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La fiducia nel Parlamento italiano cresce
mediamente del 40 % tra il 2011 e il 2023.
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Le regioni del Centro-Sud mostrano l’aumento più
marcato, superando spesso i cinque punti nel 2023.
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Il 2020 segna la svolta: pandemia e unità
politica rafforzano la credibilità delle istituzioni parlamentari.
L’analisi dei
dati sulla fiducia nel Parlamento italiano tra il 2011 e il 2023 offre un
quadro complesso ma significativo dell’evoluzione del rapporto tra cittadini e
istituzioni. La serie storica mostra un trend generale di crescita in quasi
tutte le regioni italiane, con differenze territoriali interessanti e dinamiche
che riflettono sia fattori politici nazionali sia peculiarità socio-economiche
locali. Nel complesso, si osserva un aumento consistente della fiducia nel
Parlamento, che in molte regioni si traduce in una variazione percentuale
superiore al 40%, a testimonianza di un recupero progressivo di credibilità
dell’istituzione dopo gli anni di maggiore disillusione politica seguiti alla
crisi economica e alla frammentazione del sistema partitico.
Nel 2011, anno
di forte instabilità politica culminato con la caduta del governo Berlusconi e
l’avvio del governo tecnico di Mario Monti, la fiducia nel Parlamento si
attestava su livelli modesti in tutte le regioni, oscillando tra il 3,1 e il
3,7 su una scala da uno a dieci. Questa omogeneità iniziale rifletteva un clima
di generale sfiducia nei confronti della classe politica, percepita come
distante e inefficace nel rispondere alla crisi economico-finanziaria in corso.
Le differenze territoriali erano poco marcate: regioni tradizionalmente più
sviluppate come Lombardia, Emilia-Romagna o Toscana non si distinguevano
significativamente dalle regioni del Mezzogiorno, a testimonianza di un
malessere diffuso e trasversale.
Negli anni
immediatamente successivi, tra il 2012 e il 2014, la fiducia rimase
sostanzialmente stabile o con lievi oscillazioni, riflettendo la delusione per
le difficoltà del governo tecnico e per la percezione di un Parlamento spesso
paralizzato da divisioni interne e incapace di rispondere alle esigenze dei
cittadini. Tuttavia, il 2014 segna un primo punto di svolta. Con l’ascesa di
Matteo Renzi e il forte impulso riformatore del suo governo, si registra un
lieve incremento in molte regioni, in particolare in Toscana, Emilia-Romagna e
Lazio, dove la fiducia cresce fino a 3,9. Questo miglioramento, seppur
moderato, segnala una temporanea ripresa del consenso verso le istituzioni
rappresentative, favorita da una fase di rinnovamento politico e da una
maggiore stabilità governativa.
Tra il 2015 e il
2018 il trend si consolida lentamente. Nonostante le turbolenze politiche e il
ritorno di un clima di sfiducia diffusa dopo il referendum costituzionale del
2016, i dati mostrano una tenuta complessiva. La fiducia media si mantiene tra
3,5 e 4 in molte regioni, con punte superiori in Campania, Lazio e Liguria. È
in questo periodo che si notano le prime differenze territoriali più evidenti:
il Nord tende a mostrare una crescita più lenta, mentre il Centro e il Sud
evidenziano un miglioramento leggermente più marcato. Ciò potrebbe essere
legato a un diverso rapporto tra cittadini e istituzioni nazionali, più critico
nelle aree economicamente forti e più indulgente nelle regioni dove lo Stato
continua a rappresentare una presenza fondamentale per l’occupazione e i
servizi.
Il salto più
significativo avviene tra il 2018 e il 2020, un periodo cruciale in cui la
fiducia nel Parlamento cresce in modo evidente in tutto il Paese. In Piemonte,
la media passa da 3,7 nel 2018 a 4,5 nel 2020; in Veneto da 3,6 a 4,2; in
Toscana da 3,9 a 4,6; in Puglia da 3,9 a 4,9. Il medesimo trend si osserva
anche nel Mezzogiorno, dove la Campania raggiunge 4,8 e la Calabria 4,8. Questa
fase di crescita è legata in gran parte al contesto politico successivo alle
elezioni del 2018, che hanno segnato un cambiamento profondo nella
rappresentanza parlamentare con l’affermazione del Movimento 5 Stelle e
l’ingresso di nuove forze politiche percepite come espressione del rinnovamento
e dell’anti-establishment. La maggiore partecipazione popolare e la sensazione
di un Parlamento più vicino alle istanze dei cittadini hanno contribuito a
rafforzare la fiducia, anche se in modo temporaneo e diseguale.
Il 2020
rappresenta poi un anno chiave. La pandemia da Covid-19, con la conseguente
emergenza sanitaria e sociale, ha prodotto un duplice effetto. Da un lato, la
crisi ha messo a dura prova la capacità delle istituzioni di gestire una
situazione senza precedenti; dall’altro, ha rafforzato nei cittadini l’idea di
uno Stato necessario e di un Parlamento chiamato a legiferare in modo rapido e
straordinario. In questo contesto, la fiducia cresce ulteriormente,
raggiungendo in molte regioni livelli mai toccati prima. In Emilia-Romagna,
Toscana, Lazio e Puglia si superano stabilmente i 4,6 punti, mentre in regioni
come Piemonte, Abruzzo e Sardegna si registrano aumenti assoluti superiori a
1,5 punti rispetto al 2011. La Sardegna, in particolare, evidenzia una crescita
del 48,3%, la più alta in assoluto, passando da 3,1 a 4,6.
Negli anni
successivi, dal 2021 al 2023, la fiducia si mantiene su livelli relativamente
alti e stabili, con un’ulteriore leggera crescita in molte aree. Nel 2023,
quasi tutte le regioni superano la soglia dei 4,5 punti e alcune, come Lazio,
Campania e Puglia, toccano o superano il valore di 5. Questi risultati
riflettono un consolidamento del rapporto di fiducia tra cittadini e
Parlamento, probabilmente favorito da una maggiore percezione di efficienza
istituzionale durante le fasi più delicate della pandemia e dalla gestione del
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La combinazione tra leadership
tecniche e governi di unità nazionale, come quello guidato da Mario Draghi, ha
temporaneamente rassicurato una parte consistente dell’opinione pubblica sulla
capacità del Parlamento di collaborare e approvare misure concrete.
Analizzando le
variazioni assolute e percentuali, si nota che le regioni con la crescita più
marcata sono Piemonte, Abruzzo, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Puglia e
Sardegna, tutte con un aumento assoluto di circa 1,5 punti e una variazione
percentuale tra il 42% e il 48%. Questo dato suggerisce che l’incremento di
fiducia è stato diffuso e generalizzato, ma leggermente più pronunciato nel
Centro-Sud, dove la fiducia istituzionale è spesso influenzata da fattori di
stabilità sociale e dalla percezione del ruolo dello Stato come garante dei
diritti e dei servizi. Le regioni settentrionali, pur crescendo anch’esse,
mostrano incrementi leggermente inferiori: in Lombardia, ad esempio, l’aumento
percentuale è del 37,1%, in Veneto e Trentino-Alto Adige del 43,7%, mentre in
Friuli-Venezia Giulia e Liguria le variazioni si attestano attorno al 30–35%.
La Valle d’Aosta
e la Basilicata rappresentano i casi di crescita più contenuta, rispettivamente
con un aumento percentuale del 28,6% e del 27%. Questi dati possono essere
interpretati alla luce delle loro dimensioni ridotte e di una maggiore
stabilità socio-politica, che tende a rendere meno pronunciati i cambiamenti di
opinione collettiva. Tuttavia, anche in questi territori il miglioramento è
evidente, segno di una tendenza nazionale omogenea.
Il dato medio
nazionale, calcolabile come media dei valori finali 2023 rispetto ai valori
iniziali 2011, suggerisce una crescita di oltre un punto e mezzo in dodici
anni, pari a circa il 40% in termini percentuali. Questo rappresenta un
risultato di rilievo, soprattutto se confrontato con il periodo di crisi di
fiducia che aveva caratterizzato l’inizio del decennio. Si può quindi affermare
che la fiducia nel Parlamento italiano abbia seguito un percorso di
ricostruzione lenta ma costante, in parallelo con la graduale stabilizzazione
del sistema politico dopo le turbolenze del decennio 2010-2020.
Dal punto di
vista interpretativo, è importante notare che l’aumento della fiducia non
coincide necessariamente con una crescita di soddisfazione verso la politica in
senso stretto. Piuttosto, può essere letto come un riconoscimento del ruolo
istituzionale del Parlamento, percepito come luogo di mediazione e
responsabilità collettiva. Negli anni recenti, la complessità delle sfide
affrontate – dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica alla
gestione dei fondi europei – ha contribuito a rafforzare l’immagine di un
Parlamento operativo e indispensabile, anche in un contesto di crescente
polarizzazione politica.
In conclusione,
l’evoluzione della fiducia nel Parlamento italiano tra il 2011 e il 2023
riflette un lento ma costante processo di riavvicinamento tra istituzioni e
cittadini. Dopo un decennio di scetticismo e disillusione, l’opinione pubblica
ha progressivamente rivalutato il ruolo del Parlamento, riconoscendone la
centralità nella gestione delle crisi e nella costruzione di risposte
collettive. Le differenze regionali, pur presenti, non intaccano la tendenza
generale di crescita, che appare stabile e diffusa. Se la sfida dei prossimi
anni sarà quella di consolidare questa fiducia, essa dipenderà dalla capacità
del Parlamento di mantenere coerenza, trasparenza e concretezza nell’azione
politica, elementi che i cittadini sembrano premiare con una rinnovata, seppur
prudente, fiducia.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
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