Il Sud recupera terreno: Campania e Puglia tra le regioni con il maggiore aumento di fiducia nei partiti
- La fiducia nei partiti cresce
lentamente ma costantemente, segnando un’inversione di tendenza dopo anni
difficili.
- Sardegna e Marche mostrano i
progressi più marcati, con aumenti superiori al 45% dal 2011 al 2023.
- La ripresa della fiducia appare
omogenea, con miglioramenti sia nel Nord che nel Mezzogiorno italiano.
Il livello di
fiducia nei partiti politici rappresenta uno degli indicatori più significativi
dello stato di salute di una democrazia e della qualità percepita del suo
sistema politico. I dati riportati mostrano l’evoluzione di tale fiducia nelle
regioni italiane tra il 2011 e il 2023, offrendo un quadro interessante delle
trasformazioni del rapporto tra cittadini e istituzioni partitiche nell’arco di
oltre un decennio. L’analisi di queste cifre consente di cogliere sia le
dinamiche generali comuni al Paese sia le specificità territoriali che derivano
da fattori culturali, economici e politici locali.
Nel periodo
considerato, la media nazionale mostra un trend di crescita della fiducia nei
partiti, sebbene i livelli assoluti restino bassi in termini comparativi:
partendo da valori prossimi al 2,2-2,5 nei primi anni, si arriva nel 2023 a
medie attorno al 3,3-3,5 in molte regioni. Tale incremento è indicativo di un
recupero parziale rispetto al profondo disincanto che aveva caratterizzato il
decennio successivo alla crisi economica del 2008 e al collasso del sistema
bipolare tradizionale. Tuttavia, questo recupero non deve essere interpretato
come un ritorno pieno alla fiducia: i valori restano comunque modesti,
segnalando una persistente distanza tra cittadini e partiti, percepiti spesso
come strumenti di potere autoreferenziali più che come canali di partecipazione
democratica.
Analizzando i
dati regionali, si può notare che il Piemonte registra un incremento netto di
un punto (da 2,4 a 3,4) corrispondente a una variazione percentuale del 41,67%.
Dopo una fase di calo tra il 2011 e il 2013, la fiducia cresce progressivamente
fino a stabilizzarsi sopra la soglia del 3,0 dal 2019 in poi. Ciò potrebbe
riflettere la relativa stabilità del quadro politico locale e l’efficacia di
amministrazioni regionali percepite come competenti, nonostante l’alternanza
dei governi nazionali. In Valle d’Aosta la crescita è molto più contenuta: solo
0,3 punti in dodici anni, pari al 10,71%. Questa regione, caratterizzata da un
sistema politico autonomo e fortemente legato alle identità locali, mostra una
fiducia nei partiti che rimane sostanzialmente stabile, suggerendo che la
dimensione locale e la personalizzazione del consenso mitigano gli effetti
delle crisi politiche nazionali.
La Liguria
evidenzia un andamento più dinamico, con un aumento da 3,0 a 3,5 (+16,67%),
rimanendo costantemente sopra la media nazionale. La crescita, tuttavia, è meno
marcata in termini percentuali perché la base di partenza era già relativamente
alta. La Lombardia, motore economico del Paese, mostra un incremento del
34,62%, passando da 2,6 a 3,5. Qui la fiducia sembra aver beneficiato della
percezione di stabilità e competenza amministrativa a livello regionale, in un
contesto economico meno colpito dalla crisi rispetto ad altre aree. È possibile
anche che il radicamento di partiti territoriali o di leadership fortemente identificate
con l’efficienza gestionale abbia contribuito a consolidare il consenso.
Il Trentino-Alto
Adige si distingue per livelli di fiducia costantemente superiori alla media
nazionale. Il valore iniziale di 2,9 cresce fino a 3,5 nel 2023 (+20,69%), con
un andamento relativamente regolare e senza brusche oscillazioni. Tale costanza
può essere spiegata dalla particolarità del sistema politico locale, fortemente
autonomo e incentrato su partiti di ispirazione territoriale e linguistica,
percepiti come più vicini ai cittadini e meno coinvolti nelle dinamiche della
politica nazionale. Anche il Veneto mostra una crescita rilevante (+37,5%),
passando da 2,4 a 3,3. Dopo una fase di fiducia minima tra il 2013 e il 2016,
il recupero successivo coincide con l’affermazione di una leadership politica
regionale molto forte, capace di catalizzare il consenso e presentarsi come
alternativa al sistema dei partiti tradizionali.
In
Friuli-Venezia Giulia, la fiducia aumenta di 0,8 punti (+30,77%), seguendo un
andamento simile a quello del Veneto, con un netto miglioramento dopo il 2017.
L’Emilia-Romagna, storicamente associata a un elevato grado di partecipazione
politica, mostra un incremento consistente di un punto (+40%). Partendo da
livelli medio-bassi, la regione recupera rapidamente a partire dal 2018,
superando la media nazionale. La Toscana, con un aumento di 0,8 punti
(+29,63%), conferma la tendenza di una crescita costante ma non eccezionale. La
regione, tradizionalmente legata a un’identità politica solida, sembra mantenere
un equilibrio tra fiducia locale e disillusione nazionale.
L’Umbria mostra
un andamento altalenante ma in crescita nel lungo periodo (+25%), con un
miglioramento marcato dopo il 2017. Le Marche registrano una delle variazioni
più significative: +1,2 punti, pari a +48%, la più alta dopo la Sardegna. Tale
balzo potrebbe riflettere una combinazione di fattori, tra cui il rinnovamento
del panorama politico locale e il rafforzamento di forze percepite come più
rappresentative delle esigenze del territorio. Nel Lazio, cuore politico e
istituzionale del Paese, la fiducia cresce di 0,9 punti (+33,33%). Il dato è
interessante perché, nonostante l’esposizione diretta alla politica nazionale,
la regione mostra un trend positivo che potrebbe derivare da una migliore
percezione dell’efficacia amministrativa e dalla presenza di leadership
carismatiche.
Nel Mezzogiorno
i dati mostrano una certa eterogeneità. L’Abruzzo segna una crescita del 37,5%,
passando da 2,4 a 3,3, mentre il Molise guadagna 0,8 punti (+28,57%). In
Campania la fiducia cresce di 0,9 punti (+31,03%), attestandosi su livelli
relativamente elevati nel 2023 (3,8), tra i più alti in Italia. Questo dato
potrebbe essere legato alla percezione di una maggiore vicinanza dei partiti
regionali alle problematiche sociali e occupazionali locali, nonché alla
personalizzazione della politica campana, dove il consenso è spesso legato a
figure di rilievo piuttosto che a schieramenti ideologici. La Puglia mostra un
aumento analogo (+37,04%), con un miglioramento progressivo dopo il 2016.
L’andamento riflette un consolidamento del rapporto tra cittadini e
amministrazione regionale, in un contesto di crescita economica e maggiore
protagonismo politico del Sud.
La Basilicata
presenta un incremento più modesto (+21,43%), con valori che restano medi. La
Calabria, invece, registra un aumento del 25,93%, passando da 2,7 a 3,4. Dopo
una lunga fase di stabilità attorno al 2,5-2,7, la fiducia cresce sensibilmente
dal 2018 in avanti, probabilmente in risposta a un rinnovamento percepito della
classe politica regionale e alla speranza di una maggiore attenzione alle
questioni infrastrutturali e sociali. La Sicilia mostra una traiettoria di
crescita marcata (+37,5%), partendo da uno dei livelli più bassi del Paese (1,8
nel 2013) e raggiungendo 3,3 nel 2023. Questo miglioramento, pur significativo,
va interpretato alla luce della volatilità elettorale e della frammentazione
del sistema politico isolano, dove la fiducia nei partiti rimane fragile e
fortemente legata alle dinamiche contingenti.
Infine, la
Sardegna rappresenta il caso di crescita più eclatante: +1,1 punti, pari al
50%. Partendo da un valore molto basso (2,2 nel 2011), la fiducia raggiunge 3,3
nel 2023. L’aumento, pur partendo da una base ridotta, indica una dinamica
positiva forse legata alla percezione di una maggiore autonomia decisionale e
alla capacità di esprimere leadership regionali riconosciute. Tuttavia, la
volatilità politica sarda e la frequente alternanza di schieramenti rendono il
dato da interpretare con cautela.
Nel complesso,
il periodo 2011-2023 evidenzia una risalita diffusa della fiducia nei partiti,
che, pur restando su livelli contenuti, mostra una tendenza positiva in quasi
tutte le regioni italiane. La variazione percentuale media si colloca attorno al
30-35%, con picchi superiori al 40% in diverse aree. Questa tendenza suggerisce
un lento riavvicinamento dei cittadini alla politica organizzata dopo anni di
crisi di rappresentanza e di disaffezione. Tuttavia, il dato non deve essere
interpretato come un ritorno alla fiducia piena nelle istituzioni partitiche.
Piuttosto, potrebbe riflettere un processo di adattamento e di accettazione
pragmatica del ruolo dei partiti come strumenti ancora necessari del sistema
democratico, in assenza di alternative efficaci di partecipazione collettiva.
È interessante
notare che il miglioramento della fiducia non segue una netta frattura
Nord-Sud, come spesso accade in altri indicatori socioeconomici. Le regioni
settentrionali mostrano una crescita più omogenea e costante, mentre nel
Mezzogiorno si osservano aumenti più discontinui ma talvolta più accentuati.
Ciò suggerisce che la fiducia nei partiti dipende meno da fattori economici
strutturali e più da dinamiche politiche e comunicative, dalla qualità
percepita della classe dirigente e dalla capacità dei partiti di rappresentare
interessi locali.
In definitiva, i
dati rivelano che, sebbene la fiducia nei partiti rimanga fragile, il periodo
più recente segna una tendenza al miglioramento. Le cause possono essere
molteplici: un parziale ricambio generazionale della classe politica,
l’emergere di nuove forze percepite come più vicine ai cittadini, l’effetto
stabilizzante di amministrazioni locali efficienti e, in parte, una reazione di
fiducia residua nei momenti di crisi globale come la pandemia. Tuttavia, per
consolidare questa fiducia sarà necessario che i partiti dimostrino
concretamente la loro capacità di rappresentare e servire l’interesse
collettivo, evitando di ricadere nelle logiche personalistiche e nelle inefficienze
che hanno minato la loro credibilità negli anni precedenti.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
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