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La fiducia degli italiani torna a crescere: dal 2010 al 2023 aumentano i livelli di fiducia interpersonale in quasi tutte le regioni

 

·         La fiducia generale cresce in Italia: il Sud mostra i progressi più significativi dal 2010.

·         Trentino-Alto Adige resta la regione più fiduciosa, mentre la Sicilia registra un calo marcato.

·         Calabria e Campania protagoniste della rinascita sociale con aumenti record di fiducia tra i cittadini.

 

 

L’analisi dei dati sulla fiducia generalizzata nelle diverse regioni italiane nel periodo compreso tra il 2010 e il 2023 offre un quadro articolato e ricco di sfumature, rivelando non solo le differenze territoriali ma anche le dinamiche sociali e culturali che si sono sviluppate negli ultimi quattordici anni. La fiducia generalizzata, intesa come l’attitudine a fidarsi degli altri, rappresenta un indicatore fondamentale del capitale sociale di una comunità e un termometro del grado di coesione e partecipazione civica di un territorio. L’andamento di questo indice risente inevitabilmente di fattori economici, politici e culturali, nonché degli eventi di portata nazionale e internazionale che hanno caratterizzato il periodo considerato, tra cui la crisi economica del 2011-2013, la ripresa parziale degli anni successivi, la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze sociali.

A livello generale, si osserva un’Italia ancora fortemente divisa tra Nord e Sud, con un gradiente di fiducia che tende a decrescere spostandosi verso le regioni meridionali. Tuttavia, negli anni più recenti emergono segnali di parziale convergenza, con alcune regioni del Sud che mostrano miglioramenti significativi, pur partendo da valori molto bassi. La media nazionale mostra una tendenza alla stabilità, con oscillazioni contenute ma con un leggero incremento complessivo negli ultimi anni. Le variazioni assolute e percentuali indicano come alcune regioni abbiano conosciuto progressi significativi, mentre altre, tradizionalmente caratterizzate da livelli alti di fiducia, abbiano sperimentato un calo o una stagnazione.

Partendo dal Nord-Ovest, il Piemonte evidenzia un andamento altalenante, con valori che oscillano tra il 20 e il 27 per cento. Nel 2010 la fiducia si attestava al 23,7 per cento, per poi calare nei primi anni del decennio, probabilmente in corrispondenza della crisi economica, e risalire dopo il 2014 fino a raggiungere il 27,5 per cento nel 2021. Nel biennio successivo si osserva un leggero calo, ma il valore del 2023 (25,1 per cento) rappresenta comunque un livello superiore rispetto a quello di partenza. La variazione assoluta di +1,40 punti e quella percentuale di +5,91 indicano un miglioramento moderato, segno di una fiducia sostanzialmente stabile con lievi tendenze positive.

La Valle d’Aosta presenta invece livelli decisamente più elevati, costantemente superiori alla media nazionale e tra i più alti del Paese. Con un valore iniziale del 25,8 per cento nel 2010 e picchi superiori al 33 per cento negli anni 2013 e 2021, la regione ha mantenuto un profilo di fiducia elevata, chiudendo il periodo con il 31,3 per cento. La variazione assoluta di +5,50 punti e quella percentuale di +21,32 confermano un rafforzamento del capitale sociale valdostano, probabilmente legato a una struttura territoriale più coesa e a dinamiche comunitarie forti, tipiche delle regioni di dimensioni ridotte.

La Liguria mostra una traiettoria più irregolare. Dopo un valore iniziale relativamente alto (26,3 per cento), la fiducia cala leggermente nei primi anni, tocca un minimo nel 2018 (21,5 per cento) e poi risale fino al 27,5 per cento nel 2023. La crescita complessiva di 1,2 punti e del 4,56 per cento appare modesta ma significativa, soprattutto considerando la volatilità del periodo. La Lombardia segue un andamento simile ma con un profilo più regolare: partendo da 24,7 per cento, scende lievemente fino al 2016, poi recupera stabilmente fino a raggiungere il 27,1 per cento nel 2023. La crescita assoluta di 2,4 punti e quella percentuale del 9,72 segnalano un consolidamento della fiducia nel contesto lombardo, che può essere interpretato come un riflesso di una società caratterizzata da alti livelli di sviluppo economico e istituzionale.

Il caso del Trentino-Alto Adige è particolarmente interessante. La regione parte da livelli altissimi, con il 37,8 per cento nel 2010, e si mantiene stabilmente sopra la soglia del 30 per cento per tutto il periodo, con punte di 41,7 nel 2022. Tuttavia, il valore del 2023 scende a 37,1, segnando una leggera flessione. La variazione assoluta negativa di -0,70 e quella percentuale di -1,85 mostrano un sostanziale mantenimento di livelli elevati, ma anche un segnale di possibile saturazione o di erosione marginale della fiducia, forse legata a mutamenti sociali interni o alla crescente eterogeneità del tessuto locale.

Nel Nord-Est, il Veneto mostra un’evoluzione molto positiva. Dopo un inizio modesto (22,6 per cento nel 2010) e un calo fino al 19,5 per cento nel 2015, la fiducia cresce costantemente, raggiungendo il 28,6 per cento nel 2023. L’aumento assoluto di 6 punti e quello percentuale del 26,55 segnalano una ripresa robusta e continua. Un percorso simile si osserva in Friuli-Venezia Giulia, anche se con oscillazioni più contenute: dal 26,6 per cento del 2010 al 27,2 del 2023, per una variazione complessiva di +0,6 punti e +2,26 per cento. Emilia-Romagna e Toscana, entrambe regioni del Centro-Nord con una lunga tradizione di coesione civica, mostrano incrementi moderati ma significativi. L’Emilia-Romagna passa da 22,4 a 26,7 per cento (+4,3 punti e +19,2 per cento), mentre la Toscana da 23,6 a 26,5 (+2,9 e +12,29). Questi dati testimoniano la solidità di un tessuto sociale già coeso, che ha saputo reagire positivamente anche nei momenti di crisi.

Scendendo verso il Centro, l’Umbria mostra un andamento più irregolare: dopo una diminuzione fino al 2016, la fiducia risale, raggiungendo un massimo di 26 nel 2022 per poi scendere lievemente a 23,6 nel 2023. La variazione complessiva (+1,8 punti e +8,26 per cento) segnala un recupero rispetto al 2010, ma con un profilo disomogeneo. Le Marche si distinguono per un incremento netto, da 22,2 a 29,2 per cento (+7 e +31,53 per cento), che le colloca tra le regioni con la crescita più marcata. L’aumento può riflettere la capacità della comunità marchigiana di rafforzare i legami sociali in risposta a eventi difficili come il terremoto del 2016, che potrebbe aver stimolato forme di solidarietà diffusa.

Nel Lazio, la fiducia si mantiene su livelli medio-alti, passando da 23,4 a 25,9 per cento (+2,5 e +10,68 per cento). L’andamento mostra un miglioramento negli ultimi anni, culminato nel picco del 30,6 per cento nel 2022, seguito da un lieve calo. La capitale e l’intera regione riflettono probabilmente dinamiche complesse, in cui alla diversità sociale e culturale si accompagna una percezione alternata della fiducia istituzionale e interpersonale.

Il quadro del Mezzogiorno è più frammentato ma anche più dinamico. L’Abruzzo cresce da 20 a 22,2 per cento (+2,2 e +11 per cento), mantenendosi su valori medi. Il Molise è una delle poche regioni con variazione negativa (-1,3 punti e -6,53 per cento), mostrando un indebolimento del capitale sociale. In Campania, invece, si osserva una crescita impressionante: da 15,2 per cento nel 2010 a 23 nel 2023, con un aumento assoluto di 7,8 punti e relativo del 51,32 per cento, il più alto del Paese. Questo incremento può essere interpretato come un segnale di miglioramento nelle relazioni sociali, forse anche legato al ruolo crescente del terzo settore e delle reti associative in contesti urbani come Napoli.

Anche la Basilicata registra un aumento consistente (+6,9 punti e +43,4 per cento), passando da 15,9 a 22,8 per cento. La regione mostra un andamento altalenante ma una chiara tendenza positiva negli anni più recenti. La Calabria è la protagonista della crescita più spettacolare, con un incremento di 11,4 punti e del 73,55 per cento, passando da 15,5 a 26,9 per cento. Si tratta di un dato eccezionale, che potrebbe segnalare un rafforzamento delle reti di fiducia comunitaria, forse favorito da un rinnovato senso di identità territoriale e da iniziative locali volte alla coesione sociale.

In contrasto con questo quadro di progressi, la Sicilia presenta un andamento opposto. La fiducia, già bassa nel 2010 (15,8 per cento), cala ulteriormente fino a 12,1 per cento nel 2023, con una variazione negativa di -3,7 punti e -23,42 per cento. Si tratta del peggior risultato dell’intero Paese, indice di una crisi persistente del capitale sociale, probabilmente legata a fattori strutturali come la disoccupazione, la sfiducia nelle istituzioni e la debolezza del tessuto associativo. La Sardegna, invece, mostra una netta ripresa, da 20,2 a 27,4 per cento (+7,2 e +35,64 per cento), collocandosi tra le regioni più virtuose nella crescita della fiducia. L’isola alterna fasi di calo e ripresa, ma negli ultimi anni sembra aver consolidato un clima di maggiore fiducia reciproca.

In sintesi, il panorama complessivo mostra un’Italia che, pur mantenendo profonde differenze territoriali, tende verso un lento ma graduale miglioramento della fiducia generalizzata. Le regioni settentrionali conservano valori più elevati, ma quelle meridionali mostrano progressi più rapidi. Il Trentino-Alto Adige rimane un caso a sé, stabilmente ai vertici, mentre la Sicilia rappresenta l’eccezione negativa. L’incremento della fiducia in molte regioni del Sud può essere interpretato come un segnale incoraggiante di cambiamento culturale, anche se rimane da verificare la sostenibilità di tale tendenza nel lungo periodo.

Le dinamiche osservate suggeriscono che la fiducia non è un valore statico ma un elemento sensibile al contesto socioeconomico. Eventi collettivi come la pandemia o le crisi economiche possono ridurla temporaneamente, ma anche stimolare forme di solidarietà che la rafforzano nel tempo. Le regioni che mostrano una maggiore resilienza sono spesso quelle dotate di un forte capitale sociale preesistente e di reti associative attive. Quelle che partivano da livelli più bassi ma hanno conosciuto forti incrementi, come Calabria, Campania e Basilicata, rappresentano invece esempi di ricostruzione sociale in atto.

Nel lungo periodo, la fiducia generalizzata resta uno dei fattori più importanti per la coesione territoriale e per lo sviluppo civile del Paese. I dati mostrano come, nonostante le difficoltà, l’Italia nel suo complesso stia lentamente migliorando la propria capacità di fidarsi, di cooperare e di credere nella buona fede altrui. Questo processo, tuttavia, richiede continuità, investimenti nella cultura civica e politiche pubbliche che rafforzino la partecipazione e la trasparenza. In assenza di tali condizioni, i progressi osservati rischiano di rimanere fragili e disomogenei, perpetuando una geografia della fiducia ancora troppo diseguale.

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it













 

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