giovedì 30 maggio 2024

Le Imprese Operanti nel Settore Real Estate nei Paesi OCSE

 



Sono cresciute dell’83,66% in media tra il 2005 ed il 2022 nei paesi considerati

L’OCSE calcola il numero delle imprese operanti nel settore real estate. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2005 ed il 2022.

Imprese operanti nel settore real estate nei paesi OCSE nel 2022. I dati forniti per il 2022 riguardanti le imprese del settore immobiliare nei paesi dell'OCSE offrono uno spaccato interessante delle dinamiche di questo mercato nei diversi contesti nazionali. In questo commento, analizzeremo e confronteremo i dati, esplorando le possibili ragioni delle differenze osservate e le implicazioni per il futuro del settore immobiliare. L'Italia e la Francia dominano la classifica con valori rispettivamente di 232.791 e 231.243. Questi due paesi, noti per le loro ricche storie e culture, attraggono una grande quantità di investimenti immobiliari, sia domestici che internazionali. La presenza di città iconiche come Roma, Milano, Parigi e Lione, che fungono da centri economici e turistici, contribuisce significativamente a questi alti valori. In particolare, in Italia, l'attrattiva per le proprietà storiche e il settore turistico in espansione giocano un ruolo cruciale. La Francia, con Parigi come uno dei mercati immobiliari più importanti del mondo, continua a vedere una forte domanda sia nel settore residenziale che commerciale. La Germania, con un valore di 201.001, e la Spagna, con 194.417, seguono da vicino. La Germania beneficia di un'economia forte e stabile, con città come Berlino, Amburgo e Monaco che sono epicentri di attività economica. L'elevata qualità della vita e una forte regolamentazione del mercato immobiliare contribuiscono a mantenere un settore solido. La Spagna, d'altro canto, ha visto una ripresa significativa dopo la crisi finanziaria del 2008, con una rinascita del settore turistico che ha stimolato il mercato immobiliare, soprattutto nelle città costiere come Barcellona e Valencia. Paesi come la Repubblica Ceca (68.722), la Polonia (66.253) e l'Ungheria (42.080) mostrano valori relativamente elevati per il loro contesto economico. Questi paesi hanno visto una crescita rapida negli ultimi anni, con investimenti significativi sia da parte di attori locali che internazionali. La crescente urbanizzazione e l'integrazione con l'economia dell'Unione Europea hanno facilitato l'espansione del settore immobiliare. Varsavia, Praga e Budapest sono diventate attraenti per investimenti immobiliari grazie alle loro economie in espansione e al costo della vita relativamente basso rispetto ai paesi dell'Europa occidentale. I paesi nordici, inclusi Norvegia (54.296), Svezia (51.150), e Finlandia (42.726), presentano mercati immobiliari stabili e ben regolamentati. Questi paesi sono noti per le loro economie avanzate, elevata qualità della vita e mercati immobiliari trasparenti. La forte protezione dei diritti di proprietà e un ambiente politico stabile attirano investitori alla ricerca di rendimenti stabili e a lungo termine. Tuttavia, i prezzi elevati delle proprietà, specialmente nelle città principali come Oslo, Stoccolma e Helsinki, possono rappresentare una barriera per nuovi investitori. Paesi come la Turchia (59.265) e Israele (43.961) mostrano valori rilevanti, evidenziando un mercato immobiliare in crescita ma anche sfide uniche. La Turchia ha visto un boom immobiliare negli ultimi anni, con Istanbul come epicentro dell'attività immobiliare. Tuttavia, l'instabilità politica e l'inflazione elevata possono rappresentare rischi significativi. Israele, con Tel Aviv come centro tecnologico e commerciale, continua ad attrarre investimenti immobiliari, ma la limitata disponibilità di terre edificabili e la complessità delle regolamentazioni rappresentano sfide notevoli. Paesi come il Belgio (48.641), i Paesi Bassi (34.608), e l'Austria (30.206) mostrano mercati immobiliari maturi e diversificati. Il Belgio, con Bruxelles come capitale dell'Unione Europea, vede una domanda costante di immobili commerciali e residenziali. I Paesi Bassi, con una forte tradizione di pianificazione urbana e infrastrutture di alta qualità, attraggono investitori grazie alla stabilità e all'innovazione. L'Austria, con Vienna spesso classificata tra le città più vivibili del mondo, mantiene un mercato immobiliare stabile e attrattivo per investitori sia locali che internazionali. Paesi come il Portogallo (61.547), la Lituania (29.629), e la Romania (28.690) mostrano segnali di crescita. Il Portogallo ha visto un aumento degli investimenti immobiliari grazie a politiche fiscali favorevoli e al programma di visti d'oro che attrae investitori stranieri. La Lituania e la Romania, con economie in crescita e costi immobiliari relativamente bassi, stanno emergendo come nuovi hub per investimenti immobiliari in Europa dell'Est. I dati includono anche mercati più piccoli come Malta (3.671), Serbia (3.233), Cipro (1.573), e Bosnia ed Erzegovina (1.203). Sebbene questi paesi rappresentino valori inferiori rispetto ai maggiori mercati OCSE, mostrano comunque un potenziale di crescita, specialmente con politiche adeguate per attrarre investimenti. Malta, ad esempio, ha visto una crescita nel settore immobiliare grazie a un ambiente fiscale favorevole e alla sua posizione strategica nel Mediterraneo. L'analisi dei dati del 2022 per il settore immobiliare nei paesi OCSE mostra un panorama variegato con alcune costanti: mercati maturi e stabili in Europa occidentale e nei paesi nordici, rapida crescita in Europa dell'Est, e opportunità emergenti in mercati minori. Le politiche governative giocano un ruolo cruciale nel modellare questi mercati, con incentivi fiscali, regolamentazioni trasparenti e investimenti in infrastrutture che influenzano significativamente l'attrattività e la stabilità dei mercati immobiliari.

Imprese operanti nel settore real estate nei paesi OCSE tra il 2005 ed il 2022. Il mercato immobiliare europeo e globale ha subito notevoli cambiamenti tra il 2005 e il 2022, con variazioni significative nei vari paesi. Questo periodo ha visto una crescita straordinaria in alcuni mercati, mentre altri hanno sperimentato aumenti più moderati. L'analisi delle variazioni assolute e percentuali dei valori immobiliari in questo periodo offre una panoramica delle dinamiche che hanno influenzato il settore. La Slovacchia ha registrato una crescita eccezionale, con un aumento di 16.071 unità e una variazione percentuale del 682,42%. Questo enorme incremento può essere attribuito a una combinazione di stabilità economica, investimenti esteri e politiche governative favorevoli. La Slovacchia ha beneficiato di una crescente domanda di immobili, sia residenziali che commerciali, alimentata da un'economia in espansione e da un ambiente politico stabile. La Grecia ha visto un notevole aumento di 10.892 unità, con una variazione percentuale del 420,38%. Questo è particolarmente significativo data la crisi finanziaria che ha colpito il paese nel 2008. Dopo anni di recessione, il mercato immobiliare greco ha iniziato a riprendersi grazie a riforme economiche e misure di austerità che hanno ristabilito la fiducia degli investitori. La Grecia è diventata una destinazione attraente per gli investimenti immobiliari, con prezzi competitivi e un clima favorevole. L'Estonia ha registrato una crescita del 385%, con un aumento di 10.241 unità. L'Estonia ha investito significativamente in tecnologia e infrastrutture, trasformandosi in un hub tecnologico e attirando professionisti del settore. Questo ha portato a una maggiore domanda di immobili, sia per uso residenziale che commerciale. Inoltre, le politiche governative favorevoli agli investimenti hanno contribuito a questa crescita sostenuta. La Finlandia ha visto un aumento di 33.443 unità e una variazione percentuale del 360,26%. La stabilità economica, l'alto livello di qualità della vita e gli investimenti sostenibili nel settore immobiliare hanno reso la Finlandia una destinazione attraente per gli investitori. Il mercato immobiliare finlandese ha beneficiato di una crescente domanda interna ed esterna, sostenuta da un'economia solida e politiche di sviluppo urbano efficaci. La Bulgaria ha registrato un aumento di 20.032 unità e una variazione percentuale del 352,92%. Il mercato immobiliare bulgaro è diventato attraente per gli investitori stranieri grazie ai prezzi competitivi e alle potenziali alte rendite. La crescita economica del paese e le politiche favorevoli agli investimenti hanno ulteriormente alimentato la domanda di immobili. Il Belgio ha visto una crescita del 335,34% con un aumento di 37.468 unità. La stabilità economica del Belgio, combinata con il ruolo di Bruxelles come capitale dell'Unione Europea, ha reso il paese una destinazione attraente per gli investimenti immobiliari. La domanda di immobili è stata sostenuta da un'economia in crescita e da una popolazione in aumento, insieme a politiche governative che hanno incentivato lo sviluppo immobiliare. L'Irlanda ha registrato un aumento del 260,13% con una variazione assoluta di 12.796 unità. Dopo la crisi finanziaria del 2008, l'Irlanda ha implementato riforme economiche significative che hanno portato a una ripresa robusta. Il mercato immobiliare irlandese è stato sostenuto da una crescente domanda interna, da politiche governative favorevoli e da un afflusso di investimenti esteri. La Slovenia ha visto una crescita del 258,67%, con un aumento di 3.430 unità. La crescita economica costante e le politiche favorevoli agli investimenti hanno contribuito all'espansione del mercato immobiliare sloveno. La Slovenia è diventata una destinazione attraente per gli investitori grazie alla sua posizione strategica e alla stabilità politica. La Lituania e i Paesi Bassi hanno registrato aumenti rispettivamente del 230,20% e del 205,45%. Entrambi i paesi hanno beneficiato di economie in crescita, stabilità politica e un aumento della domanda di immobili sia da parte di acquirenti locali che internazionali. I prezzi competitivi e le politiche favorevoli agli investimenti hanno reso questi mercati immobiliari particolarmente attraenti. Costa Rica e Romania hanno visto crescite sostanziali con variazioni percentuali superiori al 190%. Entrambi i paesi hanno beneficiato di una crescente domanda di immobili, alimentata da un'economia in crescita e da politiche governative favorevoli. La Costa Rica, in particolare, è diventata una destinazione popolare per gli investitori immobiliari grazie al suo clima favorevole e alle bellezze naturali. La Francia ha registrato una variazione percentuale del 152,96% con un aumento di 139.828 unità, mentre la Polonia ha visto un incremento del 151,01% con 39.858 unità. Entrambi i paesi hanno beneficiato di economie solide e di una crescente domanda di immobili. La Francia, con la sua economia diversificata e il suo ruolo centrale in Europa, è sempre stata un mercato immobiliare attraente. La Polonia ha visto una rapida crescita economica, che ha alimentato la domanda di immobili e ha attratto investimenti. Portogallo e Austria hanno registrato variazioni percentuali del 146,45% e 134,88% rispettivamente. Entrambi i paesi hanno beneficiato di economie stabili e di una crescente domanda di immobili, sia residenziali che commerciali. Il Portogallo, in particolare, ha visto un aumento della domanda da parte di investitori stranieri, attratti dai prezzi competitivi e dalle politiche governative favorevoli. L'Italia ha visto una crescita del 23,77%, mentre la Germania ha avuto un aumento del 9,95%. Questi mercati, sebbene stabili, non hanno sperimentato le stesse crescite esplosive di altri paesi. Questo può essere dovuto a mercati già maturi, restrizioni normative e altri fattori economici che limitano l'espansione rapida. Tuttavia, entrambi i paesi rimangono mercati immobiliari stabili e attraenti per gli investitori.

Conclusioni. Il numero delle imprese del real estate è cresciuto in media nei paesi OCSE considerati dell’83,66% tra il 2005 ed il 2022. I paesi nei quali il numero delle imprese di real estate è cresciuto di più sono la Repubblica Slovacca con +682,42%, la Grecia con +420,38% e l’Estonia con +385,00%. I paesi nei quali la crescita del numero di real estate è cresciuto in misura inferiore tra il 2005 ed il 2022 sono Svezia con +33,69%, Italia con +23,77% e Lettonia con +22,46% e Germania con +9,95%. Tuttavia, Italia, Francia, Germania e Spagna totalizzano insieme il 50% delle imprese operanti nel settore real estate (2022).




mercoledì 29 maggio 2024

Imprese Operanti nel Settore dell’Informazione e Comunicazione nei Paesi OCSE

 

Sono cresciute del 133,45% tra il 2005 ed il 2022

L’OCSE calcola il numero delle imprese operanti nel settore dell’informazione e comunicazione. Tale settore comprende anche le attività editoriali, audiovisive e radiotelevisive, le telecomunicazioni, i servizi informatici e altri servizi di informazione. I dati fanno riferimento ai paesi OCSE nel periodo tra il 2005 ed il 2022.

Imprese operanti nel settore dell’informazione e comunicazione nel 2022. I dati relativi alle imprese operanti nel settore dell'informazione e della comunicazione nei paesi OCSE per l'anno 2022 offrono uno spaccato interessante su come queste economie stanno sviluppando e sostenendo uno dei settori più cruciali e dinamici della moderna economia digitale. La Francia guida la classifica con 204.035 imprese attive, evidenziando il suo ruolo di primo piano nell'industria europea delle comunicazioni. Questo è il risultato di un forte sostegno governativo, infrastrutture avanzate e un mercato interno ampio e diversificato che favorisce l'innovazione e l'imprenditorialità nel settore tecnologico e delle comunicazioni. La Polonia segue da vicino con 193.231 imprese, un dato che sottolinea il rapido sviluppo tecnologico del paese e il suo ruolo emergente come hub tecnologico nell'Europa orientale. La presenza di una forza lavoro qualificata e di costi operativi relativamente bassi ha attratto numerose imprese del settore, favorendo un ecosistema vibrante e in crescita. La Germania, con 132.265 imprese, dimostra la solidità del suo settore delle comunicazioni, sostenuto da un'economia robusta e da una forte tradizione ingegneristica e tecnologica. La Germania è conosciuta per le sue rigorose norme di qualità e innovazione tecnologica, che si riflettono in un settore delle comunicazioni altamente sviluppato e competitivo. I Paesi Bassi e l'Italia seguono con 122.002 e 117.959 imprese rispettivamente. I Paesi Bassi beneficiano di un ambiente altamente favorevole all'innovazione, con eccellenti infrastrutture digitali e un'ottima qualità della vita che attraggono talenti da tutto il mondo. L'Italia, nonostante alcune sfide strutturali, mostra una forte presenza di piccole e medie imprese nel settore delle comunicazioni, alimentata da un mercato interno vivace e da un crescente interesse per le tecnologie digitali. La Spagna, con 75.326 imprese, mostra un settore in crescita, sostenuto da un aumento degli investimenti in tecnologie digitali e da una popolazione sempre più connessa. La digitalizzazione delle imprese spagnole sta accelerando, con un'attenzione particolare alla trasformazione digitale nel contesto del turismo e dei servizi. La Svezia (62.404 imprese) e la Repubblica Ceca (61.922 imprese) dimostrano come anche paesi di dimensioni medio-piccole possano avere un impatto significativo nel settore delle comunicazioni. La Svezia, con il suo forte focus sull'innovazione e l'eccellenza tecnologica, e la Repubblica Ceca, con un ambiente favorevole alle start-up, stanno entrambe contribuendo notevolmente all'ecosistema tecnologico europeo. L'Ungheria (59.719 imprese) e la Romania (59.379 imprese) sono esempi di paesi che stanno rapidamente recuperando terreno, grazie a politiche di incentivazione per le imprese tecnologiche e ad un crescente pool di talenti nel campo IT. Questi paesi stanno diventando destinazioni attraenti per gli investimenti nel settore delle comunicazioni. La Turchia, con 55.424 imprese, mostra una crescita significativa, riflettendo un'economia in rapida modernizzazione e un mercato interno dinamico. La Turchia ha investito pesantemente nelle infrastrutture digitali e nella formazione di una forza lavoro tecnologica per sostenere la crescita delle imprese di informazione e comunicazione. Paesi come il Belgio (45.945 imprese), la Slovacchia (31.427 imprese) e l'Austria (29.963 imprese) mantengono una presenza solida nel settore, beneficiando di una combinazione di infrastrutture avanzate, politiche di sostegno all'innovazione e un ambiente di business favorevole. Il Portogallo (29.326 imprese) e Israele (27.097 imprese) sono noti per i loro ecosistemi di start-up vivaci e per un forte focus sulla tecnologia e l'innovazione. In particolare, Israele è riconosciuto a livello globale come uno dei principali hub tecnologici, con una cultura imprenditoriale molto sviluppata e un forte sostegno alla ricerca e sviluppo. Grecia (21.989 imprese), Norvegia (21.046 imprese), Finlandia (20.967 imprese) e Danimarca (20.500 imprese) rappresentano paesi con economie ben sviluppate che stanno integrando sempre più le tecnologie digitali nei loro settori economici principali. La Finlandia e la Danimarca, in particolare, sono note per la loro alta qualità delle infrastrutture digitali e per politiche proattive nel sostenere l'innovazione. L'**Irlanda** (20.104 imprese) ha visto una crescita significativa nel settore delle comunicazioni grazie a un ambiente fiscale favorevole e alla presenza di numerose multinazionali tecnologiche. L'Irlanda è diventata un hub importante per le aziende di informazione e comunicazione in Europa. I paesi con numeri più bassi, come la Bulgaria (16.715 imprese), la Croazia (14.087 imprese), la Lituania (13.094 imprese), la Slovenia (11.830 imprese) e l'Estonia (11.794 imprese), mostrano comunque un forte potenziale di crescita. Questi paesi stanno investendo nelle loro infrastrutture digitali e stanno promuovendo politiche favorevoli alle start-up per attrarre investimenti e talenti. La Costa Rica (11.536 imprese), la Serbia (8.806 imprese) e la Lettonia (7.920 imprese) stanno emergendo come nuovi player nel settore delle comunicazioni, grazie a un crescente interesse per le tecnologie digitali e a politiche governative che incentivano l'innovazione e l'imprenditorialità. Infine, i paesi con i numeri più bassi, come la Svizzera (7.184 imprese), Cipro (3.741 imprese), il Lussemburgo (2.810 imprese), la Bosnia ed Erzegovina (2.753 imprese), Malta (2.677 imprese) e la Macedonia del Nord (2.594 imprese), riflettono economie più piccole ma con un significativo potenziale di sviluppo nel settore delle comunicazioni. Questi paesi possono trarre vantaggio da politiche mirate che incentivino la digitalizzazione e l'innovazione, migliorando le infrastrutture e creando un ambiente favorevole alle imprese tecnologiche.

Imprese operanti nel settore dell’informazione e comunicazione tra il 2005 ed il 2022. Negli ultimi anni, il settore dell'informazione e comunicazione ha visto una crescita impressionante in molti paesi, come mostrato dai dati relativi al periodo 2005-2022. Questa espansione può essere attribuita a vari fattori, tra cui l'innovazione tecnologica, l'aumento dell'accesso a internet e l'adozione di nuove tecnologie da parte delle imprese e dei consumatori. Analizziamo i dati forniti per ciascun paese per comprendere meglio queste dinamiche. Tra i paesi con la crescita più alta in termini percentuali, la Slovacchia guida la classifica con un incredibile aumento del 1432,28%. Questo straordinario incremento, da 2.051 a 31.427 imprese, può essere spiegato da una serie di politiche governative volte a incentivare l'innovazione e a supportare le start-up tecnologiche. Inoltre, la Slovacchia ha beneficiato di un ambiente favorevole per gli investimenti esteri nel settore ICT (Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione). Cipro, con un aumento del 706,25%, ed Estonia, con una crescita del 701,77%, mostrano trend simili. Questi paesi hanno implementato strategie efficaci per attrarre imprese tecnologiche e migliorare la loro infrastruttura digitale. L'Estonia, in particolare, è nota per le sue avanzate soluzioni di e-government, che hanno facilitato lo sviluppo del settore ICT. Anche la Lituania ha registrato una crescita significativa del 578,80%, passando da 1.929 a 13.094 imprese. L'adozione di politiche favorevoli alle imprese e un focus sull'educazione tecnologica hanno contribuito a questa espansione. I Paesi Bassi e la Polonia hanno visto una notevole crescita assoluta e percentuale delle loro imprese nel settore dell'informazione e comunicazione. Nei Paesi Bassi, il numero di imprese è aumentato del 436,74%, passando da 22.730 a 122.002. Questo aumento è il risultato di un forte ecosistema tecnologico, sostenuto da politiche di innovazione e un ambiente economico stabile. La Polonia ha registrato un incremento del 419,69%, con un salto da 37.182 a 193.231 imprese. L'ingresso della Polonia nell'Unione Europea e i conseguenti flussi di investimenti e fondi strutturali hanno giocato un ruolo cruciale. Inoltre, la Polonia ha sviluppato un solido settore delle start-up, con numerosi incubatori e acceleratori che supportano le nuove imprese tecnologiche. La crescita delle imprese nel settore ICT è stata robusta anche in altri paesi. L'Irlanda, con un aumento del 291,13%, ha consolidato la sua posizione come hub tecnologico europeo, attirando multinazionali e investimenti esteri grazie a una tassazione favorevole e un'alta concentrazione di competenze tecniche. In Romania e Bulgaria, rispettivamente con una crescita del 275,53% e 235,44%, si osserva un trend di crescita sostenuta, grazie all'abbondanza di manodopera qualificata e costi operativi relativamente bassi. Questi paesi stanno diventando sempre più attraenti per le aziende che cercano di delocalizzare o espandere le loro operazioni in Europa. In paesi come la Francia e la Germania, la crescita è stata più moderata in termini percentuali, ma comunque significativa in termini assoluti. La Francia ha visto un aumento del 128,81%, da 89.173 a 204.035 imprese. Questo può essere attribuito alle politiche governative a favore dell'innovazione e al supporto alle start-up tecnologiche, come dimostrato dall'iniziativa French Tech. In Germania, l'incremento è stato del 48,53%, passando da 89.050 a 132.265 imprese. Sebbene questa percentuale sia inferiore rispetto ad altri paesi, il numero assoluto di nuove imprese rimane considerevole. La Germania continua a essere un leader tecnologico in Europa, con un forte focus sulla ricerca e sviluppo e un ecosistema innovativo ben supportato. Alcuni paesi, come l'Italia e la Svezia, hanno registrato crescite più lente nel settore dell'informazione e comunicazione. L'Italia ha visto un aumento del 19,33%, con il numero di imprese che è salito da 98.847 a 117.959. Questo potrebbe essere dovuto a una serie di fattori, tra cui un ambiente normativo più complesso e una minore propensione all'innovazione rispetto ad altri paesi europei. La Svezia, con una crescita del 46,59%, è un altro esempio di crescita più lenta. Nonostante la sua reputazione come paese tecnologicamente avanzato, la saturazione del mercato e le sfide normative potrebbero aver limitato una crescita più rapida. In sintesi, il settore dell'informazione e comunicazione ha visto una crescita diffusa e significativa tra il 2005 e il 2022, con variazioni notevoli tra i diversi paesi. La Slovacchia, Cipro, Estonia e Lituania sono esempi di paesi che hanno registrato una crescita eccezionale, grazie a politiche favorevoli, innovazione e investimenti. I Paesi Bassi e la Polonia si distinguono per la loro imponente crescita assoluta e percentuale, beneficiando di forti ecosistemi tecnologici e sostegno istituzionale. Anche se paesi come la Francia e la Germania hanno avuto crescite più moderate in termini percentuali, il loro contributo assoluto rimane significativo. D'altra parte, paesi come l'Italia e la Svezia hanno mostrato crescite più lente, indicando la necessità di ulteriori riforme per stimolare l'innovazione e la competitività nel settore ICT. Questi dati evidenziano l'importanza di un ambiente politico ed economico favorevole per sostenere la crescita delle imprese nel settore dell'informazione e comunicazione.

Politiche economiche per lo sviluppo delle imprese nel settore dell’informazione e comunicazione nei paesi OCSE.  Le politiche economiche per lo sviluppo delle imprese nel settore dell’informazione e comunicazione (ICT) nei paesi dell'OCSE rivestono un ruolo cruciale nel promuovere la crescita economica e l'innovazione tecnologica. L'ICT è un settore strategico che contribuisce significativamente alla produttività e alla competitività delle economie moderne. Di seguito esploreremo le principali politiche economiche adottate dai paesi OCSE per sostenere e potenziare questo settore, focalizzandoci su incentivi fiscali, investimenti in infrastrutture, formazione e competenze, e sostegno all'innovazione e alla ricerca. Molti paesi dell'OCSE adottano incentivi fiscali per stimolare gli investimenti nel settore ICT. Questi incentivi possono includere crediti d'imposta per la ricerca e sviluppo (R&S), deduzioni fiscali per gli investimenti in nuove tecnologie e agevolazioni per le start-up tecnologiche. Ad esempio, il Regno Unito offre il "Research and Development Tax Relief", che consente alle imprese di ridurre le loro imposte in proporzione alle spese in R&S. Allo stesso modo, la Francia ha il "Crédit d'Impôt Recherche" (CIR), un incentivo fiscale per le spese di ricerca. Questi strumenti fiscali non solo riducono il costo degli investimenti in nuove tecnologie, ma incentivano anche le aziende a intraprendere progetti di ricerca che possono portare a innovazioni dirompenti. Un'infrastruttura ICT robusta è fondamentale per lo sviluppo del settore. I paesi dell'OCSE investono pesantemente in reti di telecomunicazione avanzate, come la banda larga ad alta velocità e le reti 5G. Questi investimenti sono spesso sostenuti da partenariati pubblico-privato per garantire che le infrastrutture siano all'altezza delle esigenze delle imprese moderne. La Corea del Sud, ad esempio, è leader mondiale nell'adozione del 5G, grazie a un piano nazionale che ha promosso investimenti massicci in questa tecnologia. Una rete di telecomunicazione avanzata facilita non solo la connettività aziendale ma anche lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi digitali. La formazione e lo sviluppo delle competenze sono cruciali per sostenere l'innovazione nel settore ICT. I paesi OCSE promuovono programmi educativi e di formazione per garantire che la forza lavoro sia adeguatamente preparata per le sfide del futuro digitale. Questo include l'integrazione delle competenze digitali nei curricoli scolastici, nonché programmi di formazione professionale e continua. Ad esempio, la Germania ha il programma "Digitalpakt Schule", che investe nella digitalizzazione delle scuole e nella formazione dei docenti. Inoltre, programmi di riqualificazione e aggiornamento professionale aiutano i lavoratori a mantenere le loro competenze rilevanti in un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Il sostegno all'innovazione e alla ricerca è un altro pilastro delle politiche economiche per il settore ICT. I governi dell'OCSE finanziano programmi di ricerca e sviluppo, collaborazioni tra università e industria, e incubatori di start-up per stimolare l'innovazione. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno la "Small Business Innovation Research" (SBIR) e il "Small Business Technology Transfer" (STTR), programmi che forniscono finanziamenti alle piccole imprese per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative. Inoltre, la promozione di ecosistemi di innovazione, come parchi tecnologici e cluster industriali, facilita la collaborazione tra aziende, università e centri di ricerca, accelerando il trasferimento tecnologico e l'adozione di nuove tecnologie. Per sostenere le imprese ICT, è essenziale garantire un accesso equo e aperto ai mercati nazionali e internazionali. Le politiche di liberalizzazione del commercio e la riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie facilitano l'espansione delle imprese ICT sui mercati globali. Gli accordi di libero scambio e le normative armonizzate tra i paesi OCSE promuovono la concorrenza e l'innovazione, permettendo alle imprese di raggiungere nuovi clienti e di sfruttare le economie di scala. L'Unione Europea, ad esempio, ha creato il Mercato Unico Digitale per rimuovere le barriere tra gli Stati membri, facilitando il commercio di beni e servizi digitali. L'accesso al capitale è cruciale per le imprese ICT, specialmente per le start-up e le piccole e medie imprese (PMI). I paesi OCSE offrono varie forme di supporto finanziario, tra cui sovvenzioni, prestiti agevolati e garanzie sui prestiti. Inoltre, promuovono il venture capital e il private equity per fornire finanziamenti alle imprese in fase di crescita. Israele, spesso definito la "Start-Up Nation", è un esempio notevole di come il supporto governativo e un ecosistema di venture capital ben sviluppato possano stimolare un fiorente settore tecnologico. Il governo israeliano offre vari incentivi finanziari e supporto per la ricerca, rendendo il paese un hub di innovazione tecnologica. Un quadro normativo favorevole è essenziale per lo sviluppo del settore ICT. I paesi OCSE lavorano per creare regolamentazioni che promuovano l'innovazione senza soffocare la concorrenza. Questo include la protezione della proprietà intellettuale, la sicurezza dei dati, e la regolamentazione delle nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale e l'Internet delle Cose (IoT). Ad esempio, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell'Unione Europea stabilisce standard rigorosi per la protezione dei dati personali, garantendo al contempo un mercato digitale sicuro e affidabile. La collaborazione internazionale è fondamentale per affrontare le sfide globali e promuovere l'innovazione nel settore ICT. I paesi OCSE partecipano a vari consorzi internazionali e programmi di cooperazione per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. La partecipazione a programmi come Horizon Europe, il programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea, permette ai paesi membri di collaborare su progetti di ricerca avanzata e di condividere conoscenze e risorse. Infine, le politiche economiche per il settore ICT nei paesi OCSE devono anche affrontare la questione dell'inclusione digitale. Garantire che tutti i cittadini abbiano accesso alle tecnologie digitali è essenziale per una crescita economica equa e sostenibile. Questo include iniziative per ridurre il divario digitale, fornire accesso alla banda larga nelle aree rurali e marginalizzate, e promuovere l'alfabetizzazione digitale tra tutte le fasce della popolazione. Programmi come il "Digital Inclusion Fund" nel Regno Unito finanziano progetti che mirano a portare la connettività e le competenze digitali a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione geografica o dal loro background socioeconomico. In sintesi, le politiche economiche per lo sviluppo delle imprese nel settore dell’informazione e comunicazione nei paesi OCSE sono molteplici e diversificate. Includono incentivi fiscali, investimenti in infrastrutture, formazione e sviluppo delle competenze, sostegno all'innovazione e alla ricerca, politiche di accesso ai mercati, supporto finanziario, regolamentazione favorevole, collaborazione internazionale e iniziative per l'inclusione digitale. Queste politiche, se ben implementate, possono creare un ambiente propizio per la crescita e l'innovazione, rendendo il settore ICT un motore di sviluppo economico e progresso tecnologico nei paesi dell'OCSE.

Conclusioni. Le imprese operanti nel settore dell’informazione e comunicazione sono cresciute del 133,45% tra il 2005 ed il 2022. I paesi che hanno vissuto una crescita significativa del numero delle imprese nel settore dell’informazione e comunicazione sono: Repubblica Slovacca con +1432,28%, Cipro con 706,25%, Estonia con +701,77%. Vi sono anche dei paesi nei quali le imprese operanti nel settore dell’informazione e comunicazione hanno avuto una bassa crescita come per esempio Germania con +48,53%, Svezia con 46,59%, Italia con 19,33%.

 




Le Imprese del Commercio all’Ingrosso e al Dettaglio nei Paesi OCSE

 

Sono cresciute in media dell’1,32% tra il 2005 ed il 2022


L’OCSE calcola il numero delle imprese esercenti l’attività di commercio all’ingrosso ed al dettaglio. Tali imprese comprendono anche la riparazione di autoveicoli e motocicli, il trasporto e lo stoccaggio, le attività di servizio, alloggio e ristorazione. I dati fanno riferimento ai paesi OCSE nel periodo tra il 2005 ed il 2022.

Le imprese del commercio all’ingrosso ed al dettaglio nei paesi OCSE nel 2022.  In cima alla classifica troviamo la Turchia, con un numero impressionante di 1.364.701 imprese. Questo dato suggerisce un mercato interno molto dinamico e un'economia in crescita che vede nel commercio all'ingrosso e al dettaglio un pilastro fondamentale. La Turchia, grazie alla sua posizione geografica strategica tra Europa e Asia, beneficia di un flusso costante di merci e di un'ampia base di consumatori, fattori che contribuiscono alla robustezza del suo settore commerciale. L'Italia segue con 1.032.984 imprese, sottolineando l'importanza del commercio al dettaglio e all'ingrosso nell'economia italiana. La tradizione commerciale italiana è lunga e consolidata, con un tessuto economico caratterizzato da piccole e medie imprese che operano in questo settore. L'elevato numero di imprese riflette anche la diversità del commercio italiano, che va dalla moda al cibo, dall'artigianato ai prodotti industriali. La Francia e la Spagna occupano rispettivamente il terzo e quarto posto, con 729.138 e 704.777 imprese. Entrambi i paesi hanno economie diversificate e un solido settore del commercio al dettaglio e all'ingrosso. In Francia, il commercio al dettaglio è fortemente influenzato dal settore del lusso e dall'enogastronomia, mentre in Spagna, la ripresa economica degli ultimi anni ha contribuito a rafforzare il commercio, soprattutto nel settore turistico. La Germania, con 537.298 imprese, e la Polonia, con 526.760, sono altri due paesi con un numero significativo di imprese commerciali. La Germania, come la principale economia europea, ha un mercato al dettaglio molto sviluppato, con una forte presenza di catene di supermercati e negozi specializzati. La Polonia, invece, ha visto una crescita notevole nel settore del commercio negli ultimi decenni, trainata da un'economia in rapido sviluppo e da un crescente potere d'acquisto dei consumatori. I Paesi Bassi e la Romania si collocano a metà classifica, con rispettivamente 300.053 e 273.479 imprese. Nei Paesi Bassi, il commercio è facilitato dalla posizione strategica del paese e dall'efficienza delle infrastrutture logistiche. La Romania, invece, sta beneficiando di una crescita economica sostenuta che si riflette nell'aumento delle attività commerciali. Proseguendo nella classifica, troviamo paesi come la Repubblica Ceca e la Grecia, con circa 226.000 imprese ciascuno. Entrambi i paesi hanno settori commerciali ben sviluppati, con la Repubblica Ceca che beneficia di una posizione centrale in Europa e la Grecia che vede nel commercio al dettaglio un'importante componente del turismo. Paesi come il Portogallo (217.201 imprese) e l'Ungheria (146.011) mostrano economie diversificate con una solida base commerciale. Il Portogallo, in particolare, ha visto una ripresa del commercio grazie all'aumento del turismo e alle politiche economiche favorevoli. Tra i paesi con un numero più basso di imprese troviamo la Lituania (57.790), la Finlandia (54.955) e l'Irlanda (50.625). Questi paesi, pur avendo un numero relativamente inferiore di imprese, mostrano comunque un settore commerciale attivo e in crescita, sostenuto da economie stabili e da una popolazione con un buon potere d'acquisto. Scendendo ulteriormente, troviamo nazioni come la Norvegia (48.970) e la Danimarca (41.492), entrambe caratterizzate da un'elevata qualità della vita e da economie forti che supportano un settore commerciale vivace. La Croazia (35.464) e la Svizzera (30.650) mostrano numeri più contenuti, riflettendo economie più piccole ma comunque dinamiche. Le nazioni con il minor numero di imprese sono la Slovenia (25.795), la Lettonia (24.283), la Bosnia ed Erzegovina (23.937), la Macedonia del Nord (21.863), e l'Estonia (21.223). Questi paesi, pur avendo un numero inferiore di imprese rispetto ai giganti del commercio, mostrano comunque un settore commerciale attivo e in crescita, sostenuto da politiche economiche favorevoli e da mercati in espansione. Infine, troviamo Cipro (17.076), Malta (10.497) e Lussemburgo (7.066). Questi paesi, per via delle loro dimensioni ridotte e delle popolazioni contenute, hanno naturalmente un numero inferiore di imprese. Tuttavia, il commercio in queste nazioni gioca comunque un ruolo cruciale nelle rispettive economie, sostenuto spesso da un turismo vivace e da politiche economiche favorevoli. In sintesi, i dati sulle imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio nei paesi dell'OCSE per il 2022 mostrano una grande variabilità tra le diverse nazioni. Questa variabilità riflette differenze nelle dimensioni delle economie, nella popolazione e nelle politiche economiche adottate. Tuttavia, in tutti i paesi analizzati, il commercio all'ingrosso e al dettaglio rappresenta un settore fondamentale per l'economia, contribuendo significativamente all'occupazione e alla crescita economica complessiva.

Le imprese del commercio all’ingrosso ed al dettaglio nei paesi OCSE tra il 2005 ed il 2022.  La Slovacchia si distingue per un impressionante incremento assoluto di 83.138 imprese, pari a una variazione percentuale del 493,08%, la più alta tra tutti i paesi analizzati. Questo indica un'espansione notevole nel settore commerciale, probabilmente dovuta a un robusto sviluppo economico e a politiche favorevoli agli affari. Un altro paese con un aumento significativo è il Costa Rica, con un incremento assoluto di 33.689 imprese e una variazione percentuale del 136,33%. Questo suggerisce una dinamica crescita del settore commerciale, favorita forse da miglioramenti nelle infrastrutture e nell'accesso ai mercati internazionali. I Paesi Bassi e l'Irlanda mostrano anch'essi aumenti rilevanti. Nei Paesi Bassi, le imprese sono cresciute di 141.617 unità, con una variazione percentuale dell'89,38%. Questo aumento potrebbe essere attribuito alla forte posizione economica del paese, alla sua stabilità e alla capacità di attrarre investimenti stranieri. L'Irlanda, con un aumento di 22.219 imprese e una variazione del 78,22%, evidenzia un'espansione sostenuta, probabilmente legata a un ambiente imprenditoriale favorevole e a incentivi fiscali. L'Estonia, con una crescita di 7.989 imprese (60,37%), e la Germania, con 150.240 imprese in più (38,82%), mostrano anch'esse trend positivi, sebbene con variazioni percentuali inferiori rispetto ai leader. L'incremento in Germania, il paese con il più alto numero assoluto di imprese nel 2022, riflette una forte base industriale e commerciale. Altri paesi come Austria, Slovenia, Lituania, Francia, Bulgaria, Lettonia, Repubblica Ceca e Cipro mostrano variazioni positive, ma con percentuali di crescita più modeste, comprese tra il 3,35% del Lussemburgo e il 24,23% dell'Austria. Questi incrementi suggeriscono stabilità economica e una crescita costante del settore commerciale in queste nazioni. Contrariamente, diversi paesi hanno registrato una diminuzione nel numero di imprese. L'Ungheria ha visto una leggera diminuzione di 3.789 imprese, pari al -2,53%, mentre la Polonia ha perso 49.151 imprese (-8,53%). La Norvegia, con una riduzione di 6.532 imprese (-11,77%), e la Spagna, con 98.146 imprese in meno (-12,22%), indicano possibili difficoltà economiche o ristrutturazioni del settore commerciale. Paesi come Danimarca, Svezia e Italia hanno mostrato diminuzioni più marcate. La Danimarca ha perso 6.599 imprese (-13,72%), la Svezia 18.180 (-14,31%), e l'Italia, con la diminuzione più significativa in termini assoluti, ha visto una riduzione di 212.080 imprese (-17,03%). Questi dati suggeriscono sfide economiche considerevoli che potrebbero includere crisi finanziarie, declini demografici o cambiamenti strutturali nell'economia. Infine, il Portogallo e la Grecia hanno registrato le maggiori perdite percentuali. Il Portogallo ha visto una diminuzione di 62.478 imprese, pari al -22,34%, mentre la Grecia ha perso 78.391 imprese (-25,73%). Queste riduzioni drastiche potrebbero riflettere gli effetti di gravi recessioni economiche, austerità o instabilità politica. In sintesi, l'analisi mostra un panorama variegato del settore commerciale all'interno dei paesi OCSE. Mentre alcuni paesi hanno visto una crescita robusta e sostenuta delle imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio, altri hanno affrontato significative riduzioni. Le variazioni possono essere attribuite a diversi fattori, tra cui politiche economiche nazionali, condizioni macroeconomiche, investimenti stranieri, e dinamiche interne del mercato. Questa analisi sottolinea l'importanza di un contesto economico stabile e di politiche favorevoli per il supporto e lo sviluppo del settore commerciale.

Politiche economiche per incrementare il numero delle imprese commerciali all’ingrosso ed al dettaglio nei paesi OCSE.  Per incrementare il numero di imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio nei paesi dell'OCSE, è essenziale implementare una serie di politiche economiche mirate che affrontino sia le esigenze degli imprenditori esistenti sia quelle dei potenziali nuovi entranti nel mercato. Una delle politiche chiave è la riduzione degli oneri burocratici e delle barriere amministrative per la creazione e la gestione delle imprese. Questo può essere realizzato semplificando le procedure di registrazione delle imprese, digitalizzando i processi burocratici e riducendo i tempi e i costi associati alle autorizzazioni necessarie. La creazione di sportelli unici per le imprese può facilitare l'accesso alle informazioni e ai servizi necessari per avviare e gestire un'attività commerciale. Un altro aspetto cruciale è l'accesso al finanziamento. Le politiche economiche dovrebbero includere l'espansione dei programmi di credito agevolato, la promozione del microcredito e la creazione di fondi di investimento specifici per il settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio. Le garanzie pubbliche sui prestiti e il sostegno alle startup attraverso sovvenzioni e incentivi fiscali possono ridurre il rischio per gli investitori e rendere più facile per gli imprenditori ottenere i capitali necessari per avviare o espandere la loro attività. La formazione e lo sviluppo delle competenze sono altrettanto importanti. Offrire programmi di formazione imprenditoriale, corsi di gestione aziendale e workshop sul marketing digitale può aiutare i nuovi imprenditori a sviluppare le competenze necessarie per avere successo. La collaborazione tra istituzioni educative, associazioni di categoria e governi locali può facilitare la diffusione di conoscenze pratiche e l'accesso a risorse formative di alta qualità. Le infrastrutture moderne e efficienti sono un altro fattore determinante per il successo delle imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio. Investimenti in infrastrutture logistiche, come reti di trasporto e magazzini, possono migliorare la distribuzione delle merci e ridurre i costi operativi per le imprese. La digitalizzazione delle infrastrutture, attraverso l'adozione di tecnologie come l'Internet delle cose (IoT) e i sistemi di gestione della supply chain, può aumentare l'efficienza operativa e migliorare la competitività delle imprese. L'innovazione e l'adozione di tecnologie digitali sono fondamentali per il futuro del commercio. Le politiche economiche dovrebbero promuovere l'adozione di piattaforme di e-commerce, sistemi di pagamento digitali e strumenti di gestione delle relazioni con i clienti (CRM). Incentivi fiscali per l'acquisto di tecnologie avanzate e il supporto per la transizione digitale delle imprese possono aiutare le piccole e medie imprese a competere in un mercato sempre più globalizzato e digitalizzato. Il contesto normativo deve essere favorevole e stabile. Riforme legislative che favoriscano la flessibilità del mercato del lavoro, la protezione della proprietà intellettuale e la semplificazione delle normative fiscali possono creare un ambiente più attraente per le nuove imprese. È essenziale che le politiche siano prevedibili e trasparenti, in modo che gli imprenditori possano pianificare a lungo termine senza timore di cambiamenti normativi improvvisi. La promozione delle esportazioni può aprire nuovi mercati per le imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio. Programmi di sostegno all'internazionalizzazione, come fiere commerciali internazionali, missioni commerciali e consulenza per l'export, possono aiutare le imprese a esplorare e penetrare nuovi mercati esteri. Accordi commerciali bilaterali e multilaterali che riducano le barriere tariffarie e non tariffarie possono inoltre facilitare l'accesso delle imprese ai mercati globali. L'urbanistica e lo sviluppo delle aree commerciali urbane sono cruciali per attrarre imprese al dettaglio. Politiche che incentivano la riqualificazione delle aree urbane degradate e la creazione di distretti commerciali attrattivi possono aumentare il flusso di clienti e migliorare la vitalità economica delle città. Le zone a traffico limitato, i parcheggi adeguati e le aree pedonali possono migliorare l'accessibilità dei negozi e aumentare l'attrattività delle aree commerciali. Il supporto alle reti e alle associazioni di imprese può favorire la condivisione di risorse e conoscenze. Le reti di imprese possono aiutare a ridurre i costi di approvvigionamento, migliorare l'accesso ai mercati e facilitare la collaborazione su progetti comuni. Le associazioni di categoria possono inoltre svolgere un ruolo importante nel rappresentare gli interessi delle imprese presso le istituzioni pubbliche e nel fornire servizi di supporto e consulenza. La sostenibilità è un altro fattore sempre più importante nel commercio. Le politiche che promuovono pratiche commerciali sostenibili, come l'adozione di energie rinnovabili, la riduzione degli sprechi e l'uso di materiali ecocompatibili, possono attrarre clienti consapevoli e migliorare la reputazione delle imprese. Incentivi per l'efficienza energetica e la sostenibilità possono inoltre ridurre i costi operativi e aumentare la competitività a lungo termine. Infine, il monitoraggio e la valutazione continua delle politiche adottate sono fondamentali per assicurare che le iniziative intraprese siano efficaci e raggiungano gli obiettivi prefissati. La raccolta e l'analisi dei dati sul commercio e sull'imprenditorialità possono fornire informazioni preziose per l'adeguamento delle politiche e per l'introduzione di nuove misure. La partecipazione attiva degli imprenditori e delle parti interessate nel processo di formulazione e valutazione delle politiche può assicurare che le esigenze del mercato siano comprese e affrontate in modo adeguato.

Conclusioni. In media il valore delle imprese del commercio all’ingrosso ed al dettaglio è cresciuto nei paesi OCSE tra il 2005 ed il 2022 in media dell’1,32%. I paesi nei quali il valore delle imprese del commercio all’ingrosso ed al dettaglio è cresciuto di più tra il 2005 ed il 2022 sono Repubblica Slovacca con +493,08%, Costa Rica con +136,33%, Paesi Bassi con 89,38%. Tuttavia, vi sono anche dei paesi per i quali il numero delle imprese del commercio all’ingrosso ed al dettaglio è diminuito e tra questi vi sono l’Italia con -17,03%, Portogallo con -22,34%, e Grecia con -25,73%. L’Italia è il paese che ha subito la perdita più rilevante in valore assoluto con -212 mila imprese tra il 2005 ed il 2022. 





 



Le Imprese del Settore delle Attività amministrative e di Servizi di Supporto nei Paesi OCSE

 Sono aumentate in media del 105,24% tra il 2005 ed il 2022 nei paesi OCSE considerati

L'OCSE calcola il numero delle imprese operanti nel settore delle attività amministrative e di servizi di supporto. Si tratta di imprese attive nel “Attività di noleggio e leasing”, “Attività di lavoro”, “Agenzia di viaggi, tour operator, servizio di prenotazione e attività connesse”, “Attività di sicurezza e investigative; servizi all'edilizia e alle attività paesaggistiche; amministrazione d'ufficio, supporto d'ufficio e altre attività di supporto aziendale”. I dati fanno riferimento ai paesi OCSE nel periodo tra il 2005 ed il 2022.

Imprese operanti nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto nel 2022. Nel 2022, il settore delle Attività amministrative e di Servizi di Supporto nei paesi dell'OCSE ha mostrato una notevole varianza in termini di numero di imprese operanti, riflettendo differenze economiche, demografiche e strutturali tra le varie nazioni. Analizzando i dati forniti, possiamo osservare che la Francia guida questa classifica con ben 294.485 imprese, seguita dalla Germania con 226.645 e dal Portogallo con 221.168. Questa forte presenza di imprese in Francia può essere attribuita a una combinazione di politiche favorevoli alle imprese, un'economia diversificata e un robusto mercato interno.  La Germania, pur avendo un numero di imprese inferiore rispetto alla Francia, rimane una delle potenze economiche dell'Europa, caratterizzata da un'industria dei servizi ben sviluppata che supporta il suo robusto settore manifatturiero. Il sorprendente posizionamento del Portogallo al terzo posto, con 221.168 imprese, riflette un'economia in crescita che ha beneficiato di politiche di sostegno alle piccole e medie imprese e di una crescente internazionalizzazione dei servizi. Spagna e Italia seguono con 206.915 e 162.462 imprese rispettivamente, evidenziando l'importanza del settore dei servizi in due delle principali economie dell'Europa meridionale. Entrambi i paesi hanno affrontato sfide economiche significative negli ultimi anni, ma continuano a mantenere una forte presenza nel settore dei servizi grazie a iniziative governative volte a stimolare l'imprenditorialità e il supporto alle PMI. I Paesi Bassi, con 112.034 imprese, dimostrano la rilevanza di un ambiente imprenditoriale favorevole e di una forza lavoro altamente qualificata, mentre la Polonia, con 101.162 imprese, rappresenta un caso di rapido sviluppo economico post-adesione all'UE, con una crescente integrazione nei mercati europei dei servizi. La Turchia, con 66.822 imprese, mostra un settore dei servizi in espansione, sebbene la sua economia affronti sfide significative dovute a instabilità politica ed economica. L'Ungheria e il Belgio, con rispettivamente 64.040 e 54.716 imprese, rappresentano economie di dimensioni medie con settori dei servizi ben sviluppati, supportati da politiche favorevoli e posizionamento geografico strategico all'interno dell'Europa. Interessante notare la presenza di paesi come la Slovacchia e la Romania, con 51.524 e 46.665 imprese rispettivamente, che stanno emergendo come hub per i servizi di supporto nell'Europa orientale, grazie a costi operativi competitivi e crescenti investimenti in infrastrutture. La Repubblica Ceca, con 40.869 imprese, segue una traiettoria simile, beneficiando della sua posizione centrale e di un forte settore industriale. La Svezia, con 39.078 imprese, e Israele, con 25.567, evidenziano come economie tecnologicamente avanzate possano mantenere un settore dei servizi robusto. L'Austria e la Grecia, con 25.393 e 25.333 imprese rispettivamente, mostrano approcci diversi ma efficaci nel sostenere le loro economie di servizi, l'Austria con una stabilità economica solida e la Grecia in recupero da una crisi economica significativa. I paesi nordici come la Finlandia, la Norvegia e la Danimarca, con rispettivamente 24.370, 22.910 e 20.865 imprese, confermano il loro impegno verso un'economia di servizi ben sviluppata e sostenibile. L'Irlanda, con 20.722 imprese, beneficia della sua posizione come hub internazionale per i servizi finanziari e tecnologici. I paesi con un numero relativamente minore di imprese, come la Costa Rica (18.145), la Lituania (13.409), e la Croazia (12.956), rappresentano economie emergenti che stanno rapidamente sviluppando il loro settore dei servizi attraverso politiche di incentivazione e investimenti in tecnologia e formazione. Paesi come la Bulgaria (11.649) e la Svizzera (9.502), con economie diverse per dimensioni e struttura, continuano a mantenere una presenza significativa nel settore dei servizi grazie a condizioni economiche favorevoli e una forza lavoro qualificata. Slovenia ed Estonia, con 9.487 e 7.671 imprese rispettivamente, riflettono economie più piccole ma dinamiche, in grado di attrarre investimenti grazie a politiche di innovazione e digitalizzazione. Le nazioni con il numero più basso di imprese operanti nel settore, come Cipro (4.529), Malta (3.421), e Lussemburgo (2.218), hanno economie di nicchia che, sebbene piccole in termini di numero di imprese, offrono servizi altamente specializzati e competitivi a livello internazionale. Infine, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia del Nord, con rispettivamente 1.817 e 1.556 imprese, rappresentano paesi in via di sviluppo con un potenziale di crescita significativo nel settore dei servizi, sebbene affrontino sfide legate a stabilità economica e attrazione di investimenti esteri. In conclusione, il settore delle Attività amministrative e di Servizi di Supporto nei paesi OCSE nel 2022 mostra una varietà di dinamiche che riflettono le differenti realtà economiche, politiche e sociali di ogni nazione. Mentre alcuni paesi dominano la scena con un numero elevato di imprese, altri emergono come nuovi protagonisti grazie a politiche innovative e investimenti strategici. Questa diversità contribuisce alla resilienza e alla competitività globale del settore dei servizi, che rimane un pilastro fondamentale per le economie moderne.

Imprese operanti nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto tra il 2005 ed il 2022.  Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2022, il settore delle Attività amministrative e di Servizi di Supporto nei paesi OCSE ha visto una crescita significativa, con variazioni assolute e percentuali che riflettono lo sviluppo economico e le politiche di supporto imprenditoriale di ciascuna nazione. Analizzando i dati, si può osservare che la Slovacchia ha registrato la crescita più impressionante con un incremento di 48.998 imprese, corrispondente a un incredibile aumento del 1939,75%. Questo straordinario aumento può essere attribuito a riforme economiche, miglioramenti infrastrutturali e un ambiente favorevole agli investimenti stranieri, che hanno trasformato la Slovacchia in un hub emergente per i servizi di supporto. La Lituania e l'Estonia seguono con incrementi percentuali rispettivamente del 403,15% e del 348,07%, con crescite assolute di 10.744 e 5.959 imprese. Questi paesi baltici hanno beneficiato di politiche governative che incentivano l'innovazione e l'imprenditorialità, nonché di un'integrazione sempre maggiore nei mercati europei. La Costa Rica, con un aumento del 328,66% e 13.912 nuove imprese, riflette una dinamica simile, con politiche che mirano a diversificare l'economia e attrarre investimenti esteri. I Paesi Bassi hanno visto un incremento notevole di 82.028 imprese, pari a un aumento del 273,37%. Questo paese ha una lunga tradizione di supporto alle attività imprenditoriali, con un ambiente economico stabile e regolamentazioni favorevoli. Slovenia e Cipro, con aumenti percentuali del 260,86% e del 254,94%, dimostrano anch'essi l'importanza di un ambiente regolamentare favorevole e di politiche di incentivazione per le piccole e medie imprese. La Romania e l'Irlanda hanno entrambe registrato crescite significative, con aumenti assoluti rispettivamente di 33.132 e 14.649 imprese, e incrementi percentuali del 244,82% e del 241,22%. Questi paesi hanno beneficiato di politiche di sviluppo economico orientate a stimolare l'innovazione e a migliorare le infrastrutture tecnologiche, rendendoli attrattivi per nuove imprese. Il Belgio e la Lettonia, con crescite del 240,29% e del 211,22%, hanno visto aumenti rispettivi di 38.637 e 4.782 imprese. In Belgio, la posizione geografica centrale e un mercato stabile hanno contribuito a questa crescita, mentre la Lettonia ha sfruttato una forza lavoro qualificata e politiche di supporto all'imprenditorialità. L'Austria e la Polonia hanno registrato incrementi rispettivamente del 183,09% e del 178,86%, con aumenti assoluti di 16.423 e 64.885 imprese. La Polonia, in particolare, ha mostrato una robusta crescita economica grazie a un aumento degli investimenti stranieri e a un miglioramento delle infrastrutture. La Bulgaria e la Finlandia hanno visto incrementi significativi, rispettivamente del 157,72% e del 133,23%, con aumenti assoluti di 7.129 e 13.921 imprese. Questi paesi hanno implementato politiche di supporto alle nuove imprese e migliorato l'accesso al finanziamento, contribuendo alla loro crescita. La Germania, con un aumento del 127,82% e 127.159 nuove imprese, riflette la stabilità e la forza della sua economia, supportata da un solido settore dei servizi. Allo stesso modo, il Portogallo, con un incremento del 126,99% e 123.733 nuove imprese, mostra una notevole ripresa economica e un crescente supporto governativo alle piccole e medie imprese. La Francia e la Spagna hanno registrato incrementi del 124,70% e del 94,24%, con aumenti assoluti rispettivamente di 163.427 e 100.391 imprese. Questi paesi, nonostante le sfide economiche, hanno continuato a sostenere il settore dei servizi attraverso politiche mirate e incentivi fiscali. Lussemburgo, Svezia e Danimarca hanno visto aumenti rispettivamente del 79,16%, 56,73% e 50,04%, con aumenti assoluti di 980, 14.144 e 6.959 imprese. Questi paesi, pur avendo un numero di imprese inferiore, mantengono un settore dei servizi altamente competitivo e innovativo. L'Ungheria e la Norvegia, con incrementi del 42,19% e del 39,41%, hanno visto crescite assolute rispettivamente di 19.002 e 6.477 imprese. Questi paesi hanno continuato a sostenere l'imprenditorialità e l'innovazione, sebbene a un ritmo più moderato rispetto ad altri. La Grecia, con un aumento del 27,77% e 5.506 nuove imprese, riflette una ripresa economica post-crisi e un crescente supporto alle PMI. La Repubblica Ceca ha registrato un incremento del 10,77% con 3.973 nuove imprese, dimostrando una crescita stabile ma contenuta. Infine, l'Italia ha visto un incremento del 2,60% con 4.123 nuove imprese, evidenziando una crescita moderata nel settore dei servizi. Questo dato riflette una combinazione di sfide economiche e politiche, ma anche il potenziale per ulteriori miglioramenti attraverso politiche di supporto più mirate. In sintesi, il periodo tra il 2005 e il 2022 ha visto una crescita variegata nel settore delle Attività amministrative e di Servizi di Supporto nei paesi OCSE, con alcuni paesi che hanno registrato incrementi notevoli grazie a politiche di supporto efficaci e a miglioramenti infrastrutturali. Altri, pur mostrando una crescita più moderata, continuano a mantenere una presenza significativa nel settore, evidenziando l'importanza di un ambiente economico favorevole per lo sviluppo delle imprese.

 

Politiche economiche per incrementare le imprese operanti nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto. Le politiche economiche mirate a incrementare le imprese nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto devono focalizzarsi su una serie di interventi strategici volti a creare un ambiente favorevole per lo sviluppo e la crescita di queste attività. Un approccio integrato che combina incentivi fiscali, accesso facilitato al credito, formazione e sviluppo delle competenze, e miglioramento delle infrastrutture tecnologiche può risultare particolarmente efficace. Innanzitutto, gli incentivi fiscali rappresentano una leva fondamentale per stimolare la nascita e la crescita delle imprese in questo settore. La riduzione delle imposte sul reddito per le nuove imprese, così come l’introduzione di crediti d’imposta per gli investimenti in tecnologia e formazione, possono ridurre significativamente i costi operativi iniziali e favorire l’innovazione. Inoltre, l’adozione di misure come la deducibilità delle spese per la formazione del personale e per la ricerca e sviluppo può incentivare le imprese a investire nel miglioramento continuo delle proprie competenze e capacità operative. Parallelamente, l’accesso facilitato al credito è cruciale per consentire alle imprese di finanziare le proprie attività e i propri progetti di espansione. In questo contesto, la creazione di fondi di garanzia pubblici può ridurre il rischio per le istituzioni finanziarie e aumentare la disponibilità di prestiti a condizioni favorevoli. Anche l’introduzione di strumenti finanziari innovativi, come i minibond o i finanziamenti partecipativi, può offrire alternative valide per il reperimento di capitali, soprattutto per le piccole e medie imprese che spesso incontrano difficoltà nell’accesso ai mercati finanziari tradizionali. La formazione e lo sviluppo delle competenze costituiscono un altro pilastro fondamentale per la crescita del settore. Programmi di formazione continua, corsi di aggiornamento professionale e percorsi di certificazione possono aumentare la qualità del servizio offerto dalle imprese e renderle più competitive. In questo ambito, la collaborazione tra istituzioni educative, enti pubblici e privati è essenziale per garantire che i programmi formativi rispondano effettivamente alle esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, l’adozione di politiche attive del lavoro, come gli incentivi all’assunzione di giovani e disoccupati, può contribuire a creare un flusso costante di nuovi talenti all’interno del settore. Il miglioramento delle infrastrutture tecnologiche rappresenta un ulteriore elemento chiave per supportare le imprese nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto. Investimenti in reti di comunicazione ad alta velocità, piattaforme digitali e strumenti di gestione avanzata possono aumentare l’efficienza operativa e permettere alle imprese di offrire servizi più sofisticati e di maggiore qualità. La promozione dell’adozione di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e l’automazione dei processi, può inoltre aprire nuove opportunità di business e rendere le imprese più resilienti e capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato. Infine, è fondamentale promuovere un ambiente normativo stabile e prevedibile che favorisca la crescita delle imprese. La semplificazione delle procedure burocratiche, la riduzione dei tempi e dei costi di avvio e gestione delle attività, e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale sono elementi che possono contribuire a creare un contesto favorevole per lo sviluppo del settore. La trasparenza e l’efficienza della pubblica amministrazione sono altrettanto cruciali per costruire la fiducia degli imprenditori e attrarre investimenti. In sintesi, un insieme coerente di politiche economiche che abbraccia incentivi fiscali, accesso al credito, formazione e sviluppo delle competenze, miglioramento delle infrastrutture tecnologiche e un ambiente normativo favorevole può creare le condizioni ideali per incrementare le imprese operanti nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto, contribuendo così al benessere economico complessivo.


Conclusioni. Il numero delle imprese operanti nel settore attività amministrative e servizi di supporto è cresciuto nei paesi OCSE in media del 105.24% tra il 2005 ed il 2022. I paesi nei quali tali valori sono cresciuti tra il 2005 ed il 2022 di più sono Repubblica Slovacca con +1939,75, Lituania con 403,15% e Estonia con +348,07%. I paesi nei quali tali valori sono cresciuti di meno sono Grecia con +27,77%, Repubblica Ceca con +10,77%, e Italia con 2,60%. Se il numero delle imprese operanti in questo settore in Italia fosse stato in linea con la media OCSE, l’Italia nel 2022 sarebbe stato il paese leader per numero di imprese nel settore delle attività amministrative e dei servizi di supporto. Tuttavia, la bassa crescita ha fatto scivolare l’Italia al quinto posto, superata da Spagna, Portogallo, Germania e Francia.



lunedì 27 maggio 2024

Le Imprese Operanti nel Settore dei Servizi nei Paesi OCSE

 

Sono cresciute tra il 2005 ed il 2022 in media del 41,41% nei paesi OCSE

L’OCSE calcola il numero delle imprese operanti nel settore dei servizi. I dati sono disponibili per il periodo tra il 2005 ed il 2022.

Le imprese dei servizi nei paesi OCSE nel 2022. Nel 2022, il settore dei servizi nei paesi OCSE ha mostrato una grande diversità in termini di numero di imprese operanti. Analizzando i dati forniti, emergono alcuni aspetti chiave che meritano attenzione. Italia si posiziona al vertice della classifica con ben 2.863.678 imprese nel settore dei servizi. Questo dato riflette l'importanza del settore terziario nell'economia italiana, dove le piccole e medie imprese (PMI) giocano un ruolo fondamentale. L'alta densità di imprese potrebbe essere attribuita alla struttura economica del paese, fortemente orientata verso attività come il turismo, la ristorazione, e i servizi alle imprese. Subito dopo, Türkiye e Francia seguono con 2.708.312 e 2.647.198 imprese rispettivamente. La vicinanza dei numeri tra Türkiye e Francia indica una dimensione simile del settore dei servizi in questi due paesi, nonostante le differenze economiche e culturali. La Francia, con la sua forte tradizione nei settori finanziario, turistico e della moda, dimostra una solida base di imprese terziarie. Türkiye, invece, evidenzia un settore in rapida crescita, sostenuto da un mercato interno vivace e da una posizione geografica strategica che facilita il commercio internazionale. Spagna e Germania, con 2.116.804 e 1.907.425 imprese, rappresentano altre due economie significative nel contesto europeo. La Spagna, simile all'Italia, beneficia di un forte settore turistico, mentre la Germania, nota per la sua robusta industria manifatturiera, ha anche un settore dei servizi altamente sviluppato, in particolare nei servizi tecnologici e finanziari. Polonia e Paesi Bassi, con 1.495.764 e 1.155.565 imprese, mostrano come le economie dell'Europa orientale e occidentale stiano entrambe espandendo le loro capacità nel settore dei servizi. La Polonia, con una crescita economica sostenuta negli ultimi decenni, sta vedendo un aumento delle imprese terziarie, spesso legate all'outsourcing e ai servizi IT. I Paesi Bassi, con la loro economia fortemente orientata al commercio internazionale e alla logistica, mostrano un settore dei servizi ben sviluppato. Paesi come Portogallo (840.028 imprese) e Grecia (616.062 imprese) evidenziano una dimensione relativamente più piccola del settore dei servizi, ma ancora significativa. Entrambi i paesi hanno economie che dipendono in misura rilevante dal turismo e dai servizi correlati. Tuttavia, differenze strutturali e economiche tra i due paesi possono influenzare il numero di imprese operanti in questo settore. Un caso interessante è rappresentato da Israele, con 408.948 imprese, che nonostante la sua popolazione relativamente piccola, ha un settore dei servizi molto dinamico, particolarmente nei settori tecnologici e dell'innovazione. Questo riflette l'economia orientata all'alta tecnologia del paese, con numerose start-up e imprese innovative. Nei paesi scandinavi come Svezia (499.256 imprese), Finlandia (250.873 imprese) e Norvegia (243.483 imprese), il numero di imprese nei servizi è meno elevato rispetto ai paesi dell'Europa meridionale, ma queste economie beneficiano di un alto livello di innovazione e di un forte stato di welfare che supporta il settore dei servizi. Paesi con economie più piccole come Lussemburgo (29.569 imprese) e Malta (36.190 imprese) mostrano numeri di imprese nel settore dei servizi che riflettono le loro dimensioni demografiche ed economiche. Tuttavia, entrambi i paesi vantano settori finanziari forti e ben sviluppati, che compensano in parte il numero relativamente basso di imprese. Infine, paesi come Bosnia e Erzegovina (53.745 imprese) e Macedonia del Nord (45.218 imprese) mostrano una presenza relativamente ridotta di imprese nel settore dei servizi, riflettendo economie che stanno ancora sviluppando le loro capacità terziarie e che potrebbero beneficiare di investimenti esteri e sviluppo economico per crescere ulteriormente in questo settore. In conclusione, l'analisi dei dati relativi alle imprese operanti nel settore dei servizi nei paesi OCSE per l'anno 2022 evidenzia una varietà di situazioni economiche. Mentre alcuni paesi come Italia, Türkiye e Francia mostrano una forte presenza di imprese terziarie, riflettendo economie diversificate e orientate ai servizi, altri paesi più piccoli o con economie in via di sviluppo presentano numeri più modesti ma significativi. Questa diversità è indicativa delle diverse strategie economiche, strutture di mercato e livelli di sviluppo nei paesi OCSE.

Imprese nel settore dei servizi nei paesi OCSE tra il 2005 ed il 2022.  Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2022, il settore dei servizi nei paesi OCSE ha registrato variazioni significative nel numero di imprese operanti. Analizzando i dati forniti, emergono alcune tendenze e fenomeni rilevanti che meritano una riflessione approfondita. La Slovacchia è il paese con la variazione percentuale più impressionante, passando da 31.846 imprese nel 2005 a 339.851 nel 2022, con un incremento assoluto di 308.005 imprese e una variazione percentuale del 967,17%. Questo straordinario aumento può essere attribuito a diverse riforme economiche e politiche adottate dal paese, che hanno facilitato l'apertura di nuove imprese e attratto investimenti esteri. La Slovacchia ha migliorato notevolmente il proprio ambiente imprenditoriale, semplificando la burocrazia e promuovendo l'innovazione e l'imprenditorialità. Anche l'Estonia ha registrato un incremento significativo, con una crescita del 208,95%, passando da 28.613 a 88.399 imprese. Questo riflette l'efficace strategia digitale del paese, che ha favorito la crescita delle start-up e delle imprese tecnologiche. L'Estonia è diventata un hub per l'innovazione digitale, grazie a politiche lungimiranti che hanno reso il paese un leader nel settore dell'e-governance e delle tecnologie emergenti. I Paesi Bassi, con un incremento del 205,83%, da 377.840 a 1.155.565 imprese, mostrano una forte crescita del settore dei servizi. Questo aumento è indicativo della resilienza e della diversificazione dell'economia olandese, che ha investito notevolmente in infrastrutture, logistica e servizi finanziari. La posizione geografica favorevole e una politica economica aperta hanno contribuito a fare dei Paesi Bassi un centro nevralgico per il commercio e i servizi in Europa. La Finlandia, con un aumento del 188,20% (da 87.049 a 250.873 imprese), riflette una crescita sostenuta nel settore dei servizi, alimentata da innovazioni tecnologiche e un forte sistema educativo che promuove l'imprenditorialità. La Finlandia ha investito in settori ad alto valore aggiunto come l'ICT, l'educazione e i servizi sanitari, sostenendo così la crescita delle PMI nel settore terziario. Costa Rica e Irlanda mostrano entrambe crescite notevoli con variazioni percentuali di 176,65% e 160,29% rispettivamente. Costa Rica ha beneficiato della sua stabilità politica e delle politiche economiche favorevoli agli investimenti esteri, specialmente nei settori del turismo e dei servizi. L'Irlanda, invece, ha attirato numerose multinazionali grazie alla sua politica fiscale favorevole, diventando un importante hub per le tecnologie dell'informazione e la finanza. Altri paesi come Lituania (151,08%), Slovenia (101,13%) e Belgio (84,63%) hanno registrato aumenti significativi nel numero di imprese del settore dei servizi. Questi incrementi riflettono una transizione economica verso settori ad alta intensità di conoscenza e un miglioramento generale delle condizioni economiche. Francia e Germania, con variazioni percentuali rispettivamente del 66,43% e del 48,46%, hanno visto aumenti significativi nel numero di imprese operanti nei servizi, indicando una continua espansione dei loro settori terziari. La Francia, in particolare, ha beneficiato di riforme economiche che hanno migliorato l'attrattiva del paese per gli investitori e facilitato la crescita delle imprese. La Germania, nonostante la sua forte base industriale, ha visto una crescita sostenuta nel settore dei servizi, riflettendo una diversificazione dell'economia. Paesi come Bulgaria, Polonia, e Ungheria hanno registrato aumenti rispettivamente del 44,36%, 43,14%, e 34,14%. Questi incrementi sono indicativi di una crescita economica generale e della transizione verso economie di mercato più mature, con un maggiore enfasi sul settore dei servizi. Le riforme strutturali e l'integrazione nell'Unione Europea hanno contribuito a questa crescita, facilitando l'apertura di nuove imprese e l'attrazione di investimenti esteri. Invece, paesi come Italia (4,09%) e Grecia (0,41%) hanno mostrato incrementi modesti. L'Italia, pur avendo un alto numero di imprese nel settore dei servizi, ha registrato una crescita limitata, forse a causa di problemi strutturali e burocratici che frenano la dinamica imprenditoriale. La Grecia, con una crescita praticamente stagnante, riflette le difficoltà economiche e le incertezze politiche che hanno caratterizzato il paese negli ultimi anni, limitando la capacità di espansione del settore dei servizi. Infine, Spagna, con un incremento del 13,16%, mostra una crescita moderata, riflettendo un'economia che, nonostante la crisi economica del passato decennio, ha visto una certa ripresa nel settore dei servizi, trainata soprattutto dal turismo e dalle nuove tecnologie. In sintesi, i dati mostrano una crescita diversificata del settore dei servizi nei paesi OCSE, con alcuni paesi che registrano incrementi straordinari e altri che mostrano crescite più modeste o stagnanti. Le differenze nei tassi di crescita possono essere attribuite a vari fattori, tra cui politiche economiche, condizioni di mercato, attrattività per gli investimenti esteri, e infrastrutture. Questi risultati sottolineano l'importanza di politiche efficaci e un ambiente imprenditoriale favorevole per sostenere la crescita delle imprese nel settore dei servizi.

 

Politiche economiche per la promozione delle imprese dei servizi nei paesi OCSE.  Promuovere le imprese di servizi nei paesi OCSE richiede un approccio integrato che combina politiche economiche efficaci e mirate. Una delle prime misure è la riforma regolamentare per semplificare le procedure burocratiche. Snellire i processi di creazione e gestione delle imprese attraverso la digitalizzazione delle pratiche amministrative riduce i costi e i tempi, rendendo più facile l'avvio e l'espansione delle imprese. Inoltre, offrire agevolazioni fiscali, come la riduzione delle tasse per le start-up nei primi anni di attività, è cruciale per aiutare le nuove imprese a superare le sfide iniziali. L'introduzione di crediti d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) incoraggia l'innovazione e la creazione di nuovi servizi tecnologici. Accesso al finanziamento è un altro pilastro fondamentale. Creare fondi di venture capital e seed funding fornisce il capitale necessario alle start-up e alle piccole imprese innovative. Programmi di garanzia sui prestiti riducono il rischio per le banche, incentivandole a finanziare nuove imprese e PMI. Parallelamente, la creazione di parchi tecnologici e incubatori d'impresa offre spazi di lavoro e supporto tecnico, favorendo l'innovazione e la crescita delle nuove imprese. La promozione di collaborazioni tra università e industria facilita il trasferimento di conoscenze e tecnologie, aumentando la competitività delle imprese di servizi. Investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze è essenziale. Offrire programmi di formazione imprenditoriale sviluppa competenze manageriali, aiutando gli imprenditori a gestire efficacemente le loro attività. L'educazione STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) è fondamentale per creare una forza lavoro qualificata, capace di supportare l'innovazione nei servizi. La promozione di programmi di formazione continua garantisce che i lavoratori possano adattarsi ai cambiamenti tecnologici e di mercato, mantenendo alta la competitività delle imprese. Le infrastrutture di supporto, come le infrastrutture digitali, sono cruciali per le imprese di servizi, in particolare quelle che dipendono dalle tecnologie dell'informazione. Migliorare la banda larga ad alta velocità e creare spazi di co-working offre ambienti di lavoro flessibili e opportunità di networking. Tali spazi possono diventare focolai di innovazione, dove le imprese possono collaborare e condividere risorse, riducendo i costi operativi e aumentando l'efficienza. La promozione dell'export di servizi è un'altra area chiave. Facilitare l'accesso ai mercati internazionali attraverso accordi commerciali e la riduzione delle barriere non tariffarie permette alle imprese di servizi di espandersi globalmente. Programmi di supporto all'export, che includono consulenza, formazione e assistenza, possono aiutare le imprese a navigare i mercati esteri, aumentando le opportunità di crescita. Inoltre, la partecipazione a fiere internazionali e missioni commerciali promuove la visibilità delle imprese sui mercati globali. In un'era in cui la sostenibilità sta diventando sempre più importante, promuovere servizi sostenibili attraverso incentivi fiscali e sovvenzioni è vitale. Le imprese che adottano pratiche sostenibili non solo contribuiscono alla protezione dell'ambiente, ma possono anche beneficiare di un vantaggio competitivo. Politiche che favoriscono l'economia circolare e riducono l'impatto ambientale delle attività di servizio possono attrarre consumatori consapevoli e migliorare la reputazione aziendale. Un'altra strategia efficace è l'integrazione delle tecnologie digitali. Supportare l'adozione di tecnologie avanzate, come l'intelligenza artificiale, l'Internet delle cose (IoT) e la blockchain, può trasformare i servizi, rendendoli più efficienti e personalizzati. Politiche che incentivano la digitalizzazione delle imprese, tramite sussidi o crediti d'imposta per l'acquisto di tecnologie innovative, possono accelerare la transizione digitale. La promozione di politiche di inclusione e diversità è altrettanto importante. Imprese che valorizzano la diversità culturale e di genere spesso registrano migliori performance. Programmi che incoraggiano l'imprenditoria femminile e delle minoranze possono portare a una maggiore innovazione e crescita. Inoltre, creare un ambiente di lavoro inclusivo migliora la soddisfazione dei dipendenti e può ridurre il turnover, portando a una maggiore stabilità aziendale. Le politiche economiche devono anche considerare la protezione dei diritti dei lavoratori. Garantire condizioni di lavoro dignitose, salari equi e sicurezza sul lavoro non solo è eticamente corretto, ma migliora anche la produttività e la lealtà dei dipendenti. Politiche che favoriscono la conciliazione tra vita lavorativa e privata, come il lavoro flessibile e il telelavoro, possono aumentare il benessere dei lavoratori e attrarre talenti. La cooperazione internazionale tra i paesi OCSE può amplificare l'efficacia delle politiche nazionali. Scambi di best practices, collaborazioni su progetti di ricerca e sviluppo e armonizzazione delle normative possono creare un ambiente più favorevole per le imprese di servizi. Organismi internazionali possono facilitare queste collaborazioni e promuovere standard comuni che agevolino l'operatività transfrontaliera delle imprese. Infine, è cruciale monitorare e valutare l'impatto delle politiche implementate. Utilizzare indicatori chiave di performance (KPI) per misurare il successo delle iniziative permette di apportare aggiustamenti e miglioramenti continui. I feedback delle imprese e degli stakeholder sono essenziali per comprendere le sfide e le opportunità emergenti, garantendo che le politiche rimangano pertinenti e efficaci. In conclusione, la promozione delle imprese di servizi nei paesi OCSE richiede un mix di riforme regolamentari, incentivi fiscali, accesso al finanziamento, supporto all'innovazione, sviluppo delle competenze, infrastrutture adeguate, promozione dell'export, sostenibilità, digitalizzazione, inclusione, protezione dei lavoratori e cooperazione internazionale. Solo attraverso un approccio olistico e coordinato si può creare un ambiente favorevole alla crescita e alla competitività del settore dei servizi, che è fondamentale per il benessere economico e sociale dei paesi OCSE.

Conclusioni. Il numero delle imprese operanti nel settore dei servizi è cresciuto tra il 2005 ed il 2022 in media del 41,41% nei paesi OCSE considerati. I paesi nei quali le imprese di servizi sono cresciute di più sono la Slovacchia con +967,17%, Estonia +208,95%, Paesi Bassi con +205,83%. Chiudono la classifica la Spagna con +13,16%, Italia con +4,09% e Grecia con +0,41%. Nel 2022 l’Italia ha raggiunto la testa della classifica per imprese nel settore dei servizi con un valore di 2,8 milioni di unità. Tuttavia la Turchia è al secondo posto con 2,7 milioni di imprese nel settore dei servizi. Occorre considerare che la Turchia potrebbe presto superare l’Italia per numero di imprese nel settore dei servizi, divenendo paese leader nell’OCSE.