E’
cresciuto in media del 5% tra il 2005 ed il 2022
L’OCSE calcola il numero
delle imprese manifatturiere nei paesi OCSE. I dati fanno riferimento al
periodo tra il 2005 ed il 2022. I dati comprendono sia micro-imprese, che PMI
che grandi imprese.
Numero
di imprese manifatturiere nei paesi OCSE nel 2022.
L'analisi dei dati relativi al numero di imprese manifatturiere nei paesi OCSE
per l'anno 2022 rivela significative differenze tra i vari stati membri. Al
vertice della classifica troviamo la Turchia con 465.755 imprese
manifatturiere, seguita dall'Italia con 348.889 e dalla Francia con 248.047.
Questi tre paesi, tutti situati in Europa, mostrano una forte presenza
industriale che può essere attribuita a diverse ragioni storiche, economiche e
politiche. La Turchia, in particolare, ha visto una crescita significativa nel
settore manifatturiero negli ultimi decenni, grazie a politiche economiche
favorevoli e a un crescente accesso ai mercati internazionali. L'Italia,
tradizionalmente un centro di eccellenza per il settore manifatturiero,
continua a mantenere una posizione di rilievo nonostante le sfide economiche
degli ultimi anni. La forte presenza di piccole e medie imprese (PMI) altamente
specializzate è un fattore chiave che contribuisce al numero elevato di aziende
manifatturiere. La Francia, con un numero significativo di imprese, beneficia
di un'industria diversificata che spazia dall'aerospaziale all'agroalimentare. Polonia
e Germania, con rispettivamente 240.350 e 205.180 imprese, rappresentano due
economie industriali robuste in Europa. La Polonia ha visto una crescita
accelerata nel settore manifatturiero grazie a investimenti esteri e a una
manodopera relativamente a basso costo. La Germania, nota per la sua eccellenza
ingegneristica e per la qualità dei suoi prodotti, continua a essere un pilastro
dell'industria manifatturiera europea. Paesi come la Repubblica Ceca e la
Spagna, con 182.959 e 166.771 imprese rispettivamente, evidenziano il ruolo
centrale del settore manifatturiero nelle loro economie. La Repubblica Ceca è
diventata un hub per la produzione automobilistica e di componenti industriali,
mentre la Spagna ha un settore manifatturiero diversificato che include
industrie tessili, chimiche e alimentari. Interessante notare come anche paesi
con popolazioni più piccole, come la Slovacchia e i Paesi Bassi, mantengano un
numero relativamente alto di imprese manifatturiere, con 84.503 e 83.515
rispettivamente. Questo indica una specializzazione e una competitività elevate
in settori specifici, come l'automotive in Slovacchia e l'alta tecnologia nei
Paesi Bassi. Nella parte inferiore della classifica troviamo paesi come il
Lussemburgo e Malta, con rispettivamente 746 e 3.008 imprese. Questi numeri
riflettono le dimensioni ridotte delle loro economie e delle loro popolazioni,
oltre a una minore diversificazione industriale. Tuttavia, paesi come Malta
hanno sviluppato nicchie specifiche, ad esempio nella produzione farmaceutica e
nella tecnologia dell'informazione. Analizzando i dati nel loro complesso,
emergono alcune tendenze chiave. In primo luogo, la presenza di un alto numero
di imprese manifatturiere è spesso correlata a economie più grandi e popolose.
Tuttavia, la specializzazione settoriale e le politiche economiche giocano un
ruolo cruciale nel determinare il numero di imprese. Ad esempio, la Slovacchia
e la Repubblica Ceca hanno un numero di imprese manifatturiere
significativamente alto rispetto alla loro popolazione grazie a una forte
specializzazione nell'industria automobilistica. Un altro aspetto rilevante è
la distribuzione geografica delle imprese manifatturiere. I paesi dell'Europa
centrale e orientale, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria,
mostrano una forte presenza manifatturiera, riflettendo un trend di
decentralizzazione della produzione industriale dall'Europa occidentale a
quella orientale. Questo fenomeno è stato facilitato dall'allargamento
dell'Unione Europea e dagli incentivi fiscali e infrastrutturali offerti da
questi paesi per attrarre investimenti esteri. I dati indicano anche che paesi
con economie avanzate e diversificate, come Germania e Francia, continuano a
mantenere una base manifatturiera solida. Questi paesi investono continuamente
in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e formazione della forza lavoro
per mantenere la loro competitività nel settore manifatturiero globale.
Numero
di imprese manifatturiere nei paesi OCSE tra il 2005 ed il 2022.
Tra i paesi che hanno visto un aumento notevole, la Slovacchia è in testa con
una crescita straordinaria: da 6.030 imprese nel 2005 a 84.503 nel 2022, con
una variazione assoluta di 78.473 imprese e una crescita percentuale del
1301,376%. Questa crescita esponenziale può essere attribuita a una serie di
fattori, tra cui investimenti stranieri, incentivi governativi e una forza
lavoro competitiva. L'Irlanda ha anch'essa registrato una crescita
impressionante, passando da 3.952 a 18.162 imprese, con un incremento assoluto
di 14.210 e una variazione percentuale del 359,565%. Questo aumento è
probabilmente dovuto al forte sostegno governativo alle PMI, alle politiche
fiscali favorevoli e alla crescente attrazione di multinazionali tecnologiche e
farmaceutiche. Costa Rica ha visto un incremento del 125,058% passando da 7.710
a 17.352 imprese, seguita dai Paesi Bassi con un aumento del 99,434%, da 41.876
a 83.515 imprese. L'Estonia, con un incremento dell'88,577%, e la Lituania, con
un aumento del 69,789%, hanno anch'esse mostrato una crescita robusta nel numero
di imprese manifatturiere. Altri paesi dell'Europa centrale e orientale, come
la Romania e la Polonia, hanno registrato aumenti significativi del 42,852% e
del 33,006% rispettivamente. Questo riflette una tendenza continua di
delocalizzazione della produzione industriale verso paesi con costi di
manodopera più bassi e politiche favorevoli agli investimenti. In paesi come la
Slovenia e la Repubblica Ceca, l'incremento del numero di imprese
manifatturiere è stato rispettivamente del 29,648% e del 23,240%. L'Austria e
il Belgio hanno visto aumenti più modesti del 14,655% e del 10,866%
rispettivamente, indicando una crescita stabile ma meno dinamica rispetto ai
paesi dell'Europa orientale. In Francia, l'aumento del numero di imprese
manifatturiere è stato del 7,114%, con una crescita da 231.572 a 248.047
imprese. Questo dato riflette una stabilità relativa nel settore manifatturiero
francese, sostenuta da una base industriale diversificata. Tra i paesi con
variazioni negative, l'Ungheria ha visto una diminuzione dell'1,760%, passando
da 61.152 a 60.076 imprese, mentre Cipro ha registrato una diminuzione del
2,491%, da 5.138 a 5.010 imprese. La Danimarca e il Lussemburgo hanno
registrato cali rispettivamente del 9,414% e dell'11,716%. La Svezia ha visto
una diminuzione significativa del 17,482%, passando da 54.352 a 44.850 imprese.
La diminuzione del 20,579% in Portogallo, da 86.408 a 68.626 imprese, e del
23,708% in Spagna, da 218.596 a 166.771 imprese, riflette le difficoltà
economiche e la ristrutturazione industriale affrontate da questi paesi negli
ultimi anni. L'Italia ha registrato la diminuzione più significativa in termini
assoluti, con una perdita di 132.924 imprese, passando da 481.813 a 348.889,
pari a una variazione percentuale del -27,588%. Questo calo può essere
attribuito a una serie di fattori, tra cui la crisi economica, la
delocalizzazione della produzione e le sfide strutturali affrontate dal settore
manifatturiero italiano. In sintesi, i dati mostrano una polarizzazione tra
paesi che hanno visto una crescita significativa e altri che hanno subito
contrazioni nel numero di imprese manifatturiere. Le economie dell'Europa
centrale e orientale, insieme a paesi come l'Irlanda e i Paesi Bassi, hanno
beneficiato di politiche favorevoli, investimenti esteri e competitività della
forza lavoro, mentre paesi come l'Italia, la Spagna e il Portogallo hanno
affrontato sfide più significative che hanno portato a una riduzione del numero
di imprese nel settore manifatturiero.
Politiche
economiche per lo sviluppo delle imprese manifatturiere nei paesi OCSE.
Le politiche economiche per le imprese manifatturiere nei paesi OCSE variano
notevolmente a seconda delle specifiche esigenze economiche e industriali di
ciascun paese, ma generalmente si concentrano su alcuni aspetti chiave per
promuovere la competitività e la crescita del settore. Innanzitutto, molte
nazioni offrono incentivi fiscali alle imprese manifatturiere, come crediti
d'imposta per ricerca e sviluppo (R&S), deduzioni fiscali per investimenti
in nuove tecnologie e macchinari, e agevolazioni per l'assunzione di personale
qualificato. Ad esempio, la Germania è nota per il suo robusto sistema di
incentivi fiscali e finanziamenti diretti per la R&S, che aiuta le imprese
a innovare e mantenere una posizione di leadership nel settore industriale
globale. Similmente, l'Irlanda ha attratto numerose multinazionali tecnologiche
e farmaceutiche grazie a un regime fiscale favorevole e a un ambiente normativo
che facilita l'innovazione. Un altro aspetto cruciale delle politiche
economiche è l'investimento nelle infrastrutture. Paesi come i Paesi Bassi e la
Polonia hanno investito massicciamente nella modernizzazione delle loro
infrastrutture di trasporto e logistica, facilitando così l'accesso ai mercati
internazionali e migliorando l'efficienza della catena di approvvigionamento.
La Polonia, in particolare, ha beneficiato dei fondi dell'Unione Europea per
migliorare le sue infrastrutture, rendendo il paese un hub attraente per la
produzione e la distribuzione in Europa. Inoltre, molti paesi OCSE stanno
investendo nelle infrastrutture digitali per supportare la trasformazione
digitale del settore manifatturiero, promuovendo l'adozione di tecnologie
avanzate come l'Internet delle Cose (IoT), l'intelligenza artificiale (IA) e la
robotica. La formazione e lo sviluppo della forza lavoro sono altri pilastri
fondamentali delle politiche economiche per il settore manifatturiero. In paesi
come la Repubblica Ceca e la Slovacchia, dove la produzione automobilistica è
una componente chiave dell'economia, i governi hanno implementato programmi di
formazione professionale e collaborazioni con le università per garantire che
la forza lavoro sia adeguatamente preparata per le esigenze del settore. Questi
programmi spesso includono stage, apprendistati e corsi di aggiornamento per
lavoratori esistenti, con l'obiettivo di migliorare le competenze tecniche e
manageriali. Le politiche industriali mirate sono un altro strumento utilizzato
per sostenere il settore manifatturiero. La Francia, ad esempio, ha lanciato
diverse iniziative strategiche come il piano "Industria del Futuro",
che mira a modernizzare il settore manifatturiero attraverso la
digitalizzazione, la robotica e l'automazione. Questi piani includono anche
supporto finanziario e consulenza per le PMI, che spesso hanno maggiori
difficoltà a investire in nuove tecnologie rispetto alle grandi imprese.
Similmente, l'Italia ha introdotto il piano "Industria 4.0", che
prevede incentivi fiscali per investimenti in tecnologie avanzate e supporto
per la formazione della forza lavoro. Inoltre, la cooperazione internazionale e
l'accesso ai mercati globali sono aspetti cruciali per le politiche economiche
dei paesi OCSE. La liberalizzazione del commercio e la partecipazione a accordi
commerciali regionali e globali, come l'Accordo di libero scambio nordamericano
(NAFTA) o l'Accordo di partenariato transpacifico (TPP), hanno facilitato
l'accesso ai mercati esteri per le imprese manifatturiere. Paesi come il Canada
e il Messico hanno beneficiato di questi accordi, che hanno contribuito a
stimolare la crescita del settore manifatturiero attraverso l'aumento delle
esportazioni e l'attrazione di investimenti esteri. La sostenibilità è un altro
elemento sempre più importante nelle politiche economiche per il settore
manifatturiero. I paesi OCSE stanno implementando politiche ambientali rigorose
per promuovere pratiche di produzione sostenibili e ridurre l'impatto
ambientale dell'industria. Ad esempio, la Svezia è all'avanguardia nelle
politiche di sostenibilità, con un forte focus sulle energie rinnovabili e
sull'efficienza energetica nelle operazioni manifatturiere. Questo non solo
aiuta a ridurre le emissioni di carbonio, ma rende anche le imprese più
competitive a livello globale, poiché i consumatori e i partner commerciali
sono sempre più attenti alle pratiche sostenibili. Le politiche economiche per
il settore manifatturiero nei paesi OCSE includono anche il supporto
finanziario diretto. Molti paesi offrono sovvenzioni, prestiti agevolati e
garanzie sui prestiti per aiutare le imprese a investire in nuove tecnologie,
espandere la capacità produttiva e penetrare nuovi mercati. Ad esempio, il
Giappone ha un lungo storico di politiche industriali attive, con un forte
supporto finanziario per le imprese manifatturiere attraverso istituzioni come
la Japan Bank for International Cooperation (JBIC) e l'Organizzazione per lo
sviluppo delle nuove energie e delle tecnologie industriali (NEDO).
Conclusioni.
Il numero delle imprese manifatturiere nei paesi OCSE è cresciuto in media del
5% tra il 2005 ed il 2022. Tuttavia tale crescita non è uniforme in tutti
paesi. Vi sono paesi che sono cresciuti sopra la media, e paesi che sono
cresciuti sotto la media. Tra i paesi che hanno visto crescere in misura
significativa il numero delle imprese manifatturiere vi stono la Repubblica
Slovacca con +1301,37%, l’Irlanda con +359,56%, la Costa Rica con +125,05%. Vi
sono tuttavia dei paesi in cui il numero delle imprese manifatturiere è
diminuito significativamente tra il 2005 ed il 2022 come per esempio il
Portogallo con -20,57%, la Spagna con -23,70%, l’Italia con -27,58%. L’Italia è
il paese che ha subito le perdite peggiori in termini di numero di imprese
manifatturiere anche in valore assoluto con un ammontare pari a -133 mila unità
tra il 2005 ed il 2022. Fatto 100 il numero delle imprese manifatturiere nei
paesi OCSE considerati possiamo notare che nel 2022 il 17,11 % delle imprese
manifatturiere sono allocate in Turchia, il 12,82% in Italia, il 9,11% in
Francia, l’8,83% in Polonia, il 7,54% in Germania.
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