È
diminuita in media del 45,11% tra il 1985 ed il 2022
L’OCSE calcola la produttiva del capitale. I dati
fanno riferimento al periodo tra il 1985 ed il 2022. Viene di seguito
utilizzato il numero indice con base 2015 ovvero 2015=100.
La produttività del capitale nei paesi OCSE nel 2022. L'analisi della produttività del capitale nei paesi OCSE per il 2022 rivela una diversità significativa nell'efficienza con cui queste economie utilizzano il loro capitale per generare reddito. La produttività del capitale varia considerevolmente tra i vari paesi, evidenziando differenze nelle politiche economiche, negli investimenti tecnologici e nelle condizioni di mercato. Al vertice della classifica troviamo la Grecia con un valore di 113,7. Seguono i Paesi Bassi con 105,15 e l'Italia con 102,2, entrambi dimostrando una capacità di generare reddito dal capitale investito. La Finlandia, con un valore di 101,85, e l'Australia, con 100,58, si posizionano anch'esse tra le prime posizioni, indicando una gestione del capitale molto efficiente. La Danimarca e il Canada, con valori di 100,46 e 100,26 rispettivamente, si trovano appena sopra la soglia del 100, che può essere considerata una media di riferimento. Questi paesi utilizzano il loro capitale in modo efficace, anche se non in modo eccezionale come i leader della classifica. Scendendo nella classifica, troviamo la Spagna (98,95), il Portogallo (97,78), e il Giappone (97,22). Questi paesi mostrano una produttività del capitale leggermente inferiore rispetto ai paesi in cima alla lista, ma ancora superiore alla media OCSE. Il Lussemburgo (97,06) e la Svizzera (96,53) presentano valori simili, seguiti dalla Germania con 96,39. Questi paesi, pur avendo una produttività inferiore rispetto ai leader, dimostrano comunque una gestione del capitale relativamente buona. Gli Stati Uniti, con un valore di 94,53, evidenziano un'efficienza del capitale inferiore rispetto a molti paesi europei, il che potrebbe riflettere diverse priorità economiche o strutture di mercato. Israele, con 93,22, si trova in una posizione simile, suggerendo possibili aree di miglioramento nella gestione del capitale. Nella parte bassa della classifica troviamo Belgio (91,86), Irlanda (91,75), Regno Unito (91,68), Nuova Zelanda (91,21), e Norvegia (90,92). Questi paesi, con valori tra 90 e 92, mostrano una gestione del capitale meno efficiente rispetto alla media OCSE, il che potrebbe indicare necessità di riforme o di investimenti mirati per migliorare la produttività. La Corea (90,48) e la Svezia (89,96) si trovano leggermente sotto la soglia dei 90, mentre Francia (89,77) e Austria (89,67) chiudono la lista. Questi paesi presentano le più basse efficienze del capitale, suggerendo significative opportunità di miglioramento nella gestione delle risorse economiche. L'analisi complessiva dei dati mostra che ci sono notevoli variazioni nella produttività del capitale tra i paesi OCSE. Queste variazioni possono essere attribuite a diversi fattori, tra cui le politiche economiche nazionali, il livello di investimenti in tecnologia e infrastrutture, e le condizioni specifiche dei mercati locali.
La
produttività del capitale nei paesi OCSE tra il 1985 ed il 2022.
Partendo dall'Australia, vediamo che la produttività del capitale è scesa da
154,78 a 100,58, con una variazione assoluta di -54,20 e una percentuale di
-35,02%. Questo declino significativo può essere attribuito a vari fattori, tra
cui l'evoluzione del settore minerario e l'aumento dei costi operativi. La
dipendenza dell'Australia dalle esportazioni di minerali ha reso l'economia
vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, influenzando
negativamente la produttività del capitale. L'Austria presenta una diminuzione
da 151,4 a 89,67, con una variazione assoluta di -61,73 e una percentuale di
-40,77%. La riduzione della produttività del capitale in Austria può essere
collegata alla ristrutturazione industriale e all'aumento della concorrenza
internazionale, che hanno reso più difficile mantenere alti livelli di
produttività. Il Belgio ha visto una delle diminuzioni più drastiche, passando
da 217,06 a 91,86, con una variazione assoluta di -125,20 e una percentuale di
-57,68%. Questo declino potrebbe essere dovuto alla deindustrializzazione e
alla transizione verso un'economia basata sui servizi, che tende ad avere una
produttività del capitale inferiore rispetto al settore manifatturiero. In
Canada, la produttività del capitale è diminuita da 151,13 a 100,26, con una
variazione assoluta di -50,87 e una percentuale di -33,66%. I cambiamenti nel
settore energetico, insieme alle politiche economiche che favoriscono
l'espansione del settore dei servizi, possono aver contribuito a questa
diminuzione. La Danimarca ha registrato un calo da 199,24 a 100,46, con una
variazione assoluta di -98,78 e una percentuale di -49,58%. La transizione
verso un'economia verde e sostenibile, sebbene positiva dal punto di vista
ambientale, potrebbe aver temporaneamente ridotto la produttività del capitale a
causa degli investimenti iniziali necessari per adottare tecnologie più
sostenibili. In Finlandia, la produttività del capitale è scesa da 126,01 a
101,85, con una variazione assoluta di -24,16 e una percentuale di -19,17%.
Questo è il calo percentuale più contenuto tra i paesi analizzati. La
resilienza della Finlandia potrebbe essere dovuta alla sua forte enfasi
sull'innovazione e sull'istruzione, che ha permesso al paese di adattarsi
meglio alle sfide economiche globali. La Francia ha visto una diminuzione da
163,82 a 89,77, con una variazione assoluta di -74,05 e una percentuale di
-45,20%. La produttività del capitale in Francia potrebbe essere stata
influenzata dalle rigidità del mercato del lavoro e dalla pressione fiscale
elevata, che possono aver limitato gli investimenti produttivi. La Germania ha
registrato un calo da 121,48 a 96,39, con una variazione assoluta di -25,09 e
una percentuale di -20,65%. Nonostante questa diminuzione, la Germania rimane
uno dei paesi più produttivi in Europa, grazie alla sua forte base industriale
e all'efficienza dei suoi processi produttivi. L'Irlanda ha subito il calo più
significativo, passando da 324,57 a 91,75, con una variazione assoluta di
-232,82 e una percentuale di -71,73%. Questo drastico declino può essere attribuito
alla crisi finanziaria globale e alle politiche di austerità adottate durante
la crisi del debito sovrano europeo, che hanno gravemente colpito l'economia
irlandese. Israele ha visto una diminuzione da 151,51 a 93,22, con una
variazione assoluta di -58,29 e una percentuale di -38,47%. Le spese elevate in
difesa e le tensioni geopolitiche potrebbero aver contribuito a questa
riduzione della produttività del capitale. In Italia, la produttività del
capitale è scesa da 161,23 a 102,2, con una variazione assoluta di -59,03 e una
percentuale di -36,61%. La stagnazione economica, la bassa crescita della
produttività e l'alto debito pubblico sono fattori che hanno probabilmente
contribuito a questo declino. Il Giappone ha registrato una diminuzione da 182,66
a 97,22, con una variazione assoluta di -85,44 e una percentuale di -46,78%.
L'invecchiamento della popolazione e la deflazione prolungata sono tra i
principali fattori che hanno influenzato negativamente la produttività del
capitale in Giappone. La Corea del Sud ha visto un calo da 235,7 a 90,48, con
una variazione assoluta di -145,22 e una percentuale di -61,61%. Nonostante la
rapida crescita economica, la Corea del Sud ha affrontato sfide legate alla
concentrazione industriale e alla mancanza di diversificazione economica. Nei
Paesi Bassi, la produttività del capitale è diminuita da 136,94 a 105,15, con
una variazione assoluta di -31,79 e una percentuale di -23,21%. La
diversificazione economica e le politiche favorevoli all'innovazione potrebbero
aver mitigato l'entità della diminuzione. La Nuova Zelanda ha visto un calo da
157,38 a 91,21, con una variazione assoluta di -66,17 e una percentuale di
-42,04%. Le dimensioni ridotte del mercato interno e la dipendenza dalle
esportazioni di prodotti agricoli potrebbero aver contribuito a questa riduzione.
Il Portogallo ha registrato una diminuzione da 200,32 a 97,78, con una
variazione assoluta di -102,54 e una percentuale di -51,19%. La crisi del
debito sovrano e le misure di austerità hanno avuto un impatto significativo
sulla produttività del capitale. La Spagna ha visto un calo da 191,55 a 98,95,
con una variazione assoluta di -92,60 e una percentuale di -48,34%. La bolla
immobiliare e la successiva crisi finanziaria hanno fortemente influenzato la
produttività del capitale in Spagna. La Svezia ha registrato una diminuzione da
156,19 a 89,96, con una variazione assoluta di -66,23 e una percentuale di
-42,40%. Nonostante le politiche favorevoli all'innovazione, l'aumento della
concorrenza internazionale e la transizione verso un'economia basata sui
servizi hanno influito sulla produttività. In Svizzera, la produttività del
capitale è scesa da 190,81 a 96,53, con una variazione assoluta di -94,28 e una
percentuale di -49,41%. La stabilità economica e l'elevato standard di vita
hanno mitigato l'impatto, ma la forte valuta svizzera ha reso le esportazioni
più costose, influenzando negativamente la produttività. Il Regno Unito ha
visto una diminuzione da 135,22 a 91,68, con una variazione assoluta di -43,54
e una percentuale di -32,20%. La Brexit e le incertezze economiche associate
hanno avuto un impatto significativo sulla produttività del capitale. Infine,
gli Stati Uniti hanno registrato una diminuzione da 155,75 a 94,53, con una
variazione assoluta di -61,22 e una percentuale di -39,31%. La globalizzazione
e la delocalizzazione della produzione hanno ridotto la produttività del
capitale, nonostante gli alti livelli di innovazione tecnologica. In sintesi, i
dati indicano una chiara tendenza globale alla diminuzione della produttività
del capitale dal 1985 al 2022, con variazioni significative sia in termini
assoluti che percentuali tra i diversi paesi. Questa tendenza riflette le
profonde trasformazioni economiche e strutturali che hanno caratterizzato
l'economia globale negli ultimi decenni.
Politiche economiche per incrementare la produttività del capitale. Per migliorare la produttività del capitale nei paesi OCSE, è essenziale adottare un approccio integrato che coinvolga diverse politiche economiche mirate. Un primo passo cruciale è investire in infrastrutture moderne, tra cui trasporti, energia e telecomunicazioni, che non solo migliorano l'efficienza operativa, ma stimolano anche l'attività economica attraverso la creazione di posti di lavoro e il miglioramento della logistica. Inoltre, è fondamentale promuovere investimenti in infrastrutture verdi e sostenibili, come le energie rinnovabili e le reti resilienti ai cambiamenti climatici, per ridurre i costi a lungo termine e creare un ambiente economico sostenibile. Inoltre, incentivare la ricerca e lo sviluppo (R&S) attraverso agevolazioni fiscali e partenariati pubblico-privati può stimolare l'innovazione e l'adozione di nuove tecnologie, migliorando così l'efficienza del capitale. Sostenere le start-up e le piccole e medie imprese (PMI) con finanziamenti agevolati, incubatori e acceleratori di impresa è un altro modo per promuovere l'innovazione, poiché queste entità sono spesso alla base delle nuove idee e tecnologie. Sul fronte dell'istruzione e della formazione, è imperativo investire in programmi di aggiornamento delle competenze e di formazione continua per garantire che la forza lavoro sia qualificata e in grado di utilizzare le nuove tecnologie. Collaborare con le imprese per sviluppare programmi di formazione che rispondano alle esigenze specifiche del mercato, oltre a promuovere tirocini e apprendistati, può garantire che i lavoratori acquisiscano esperienza pratica e competenze pertinenti. Riformare il mercato del lavoro per aumentarne la flessibilità è un'altra componente chiave. Politiche che permettano alle imprese di adattarsi rapidamente alle condizioni economiche mutevoli, mantenendo al contempo una protezione adeguata per i lavoratori, possono migliorare la produttività. Incentivi basati sulla produttività, come la partecipazione agli utili e i premi per l'innovazione, possono aumentare la motivazione e l'efficienza. Le politiche fiscali e regolamentari devono essere orientate a facilitare la creazione e la gestione delle imprese. Ridurre la burocrazia e semplificare le regolamentazioni, insieme a un sistema fiscale che incentivi gli investimenti in capitale e innovazione, può attrarre investimenti e migliorare la produttività. Offrire agevolazioni fiscali per investimenti in nuove tecnologie e progetti di modernizzazione può ulteriormente incentivare le imprese a migliorare la loro efficienza. La digitalizzazione rappresenta un'altra area cruciale. Promuovere l'adozione di tecnologie digitali avanzate, come l'intelligenza artificiale, la blockchain e l'Internet delle cose (IoT), può migliorare significativamente l'efficienza operativa. Supportare la digitalizzazione delle PMI attraverso finanziamenti, formazione e accesso a strumenti digitali può aiutarle a competere in un mercato sempre più globalizzato. Inoltre, investire in infrastrutture digitali, come la banda larga ad alta velocità e le reti 5G, è essenziale per garantire che tutte le aree, inclusi i territori rurali, abbiano accesso alle tecnologie digitali. Promuovere la sostenibilità e l'economia circolare è un altro pilastro importante. Implementare politiche che incentivino la sostenibilità ambientale e l'economia circolare, riducendo gli sprechi e migliorando l'efficienza delle risorse, può ridurre i costi e creare un ambiente economico più sostenibile. Incentivare le imprese a adottare pratiche sostenibili attraverso sussidi, crediti d'imposta e regolamenti ambientali può stimolare l'adozione di tecnologie verdi. Supportare iniziative per il riciclo e il riutilizzo dei materiali può contribuire ulteriormente a ridurre i costi e aumentare la sostenibilità economica. Infine, la cooperazione internazionale gioca un ruolo cruciale. Partecipare ad accordi commerciali internazionali che riducano le barriere al commercio e promuovano la cooperazione economica può aprire nuovi mercati e opportunità per le imprese. Collaborare con altre nazioni per sviluppare standard comuni e pratiche migliori per l'innovazione e la produttività può creare un contesto globale più favorevole. Investire in progetti transnazionali, come reti energetiche e di trasporto, può creare sinergie e aumentare l'efficienza complessiva.
Conclusioni.
I dati relativi alla produttività del capitale mostrano uno scenario abbastanza
critico per i paesi OCSE tra il 1985 ed il 2022. Infatti, il valore della
produttività del capitale è diminuito in media del 45,11%. Vi sono dei paesi
nei quali la riduzione della produttività del capitale è stata particolarmente
marcata tra il 1985 ed il 2022 e tra questi vi sono l’Irlanda con -71,73%, la
Corea del Sud con -61,61%, ed il Belgio con -57,68%. I paesi che hanno resistito meglio hanno
comunque registrato delle significative perdite in termini di produttività del
capitale tra il 1985 ed il 2022 ovvero Paesi Bassi con -23,21%, Germania con
-20,65% e Finlandia con -19,17%. La riduzione della produttività del capitale è
dovuta ad un insieme di fattori. Certamente la delocalizzazione delle
produzioni occidentali in Asia ha ridotto gli investimenti e la produttività
nell’occidente. Infatti facendo la media del valore dell’indice della
produttività del capitale tra il 1985 ed il 2022 possiamo notare una crescita a
seguito della crescita delle tensioni sino-americane. Ovvero la guerra
commerciale tra USA e Cina ha prodotto negli esercizi 2019-2022 una crescita,
seppur modesta, della produttività del capitale.
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