lunedì 11 marzo 2024

L’Intensità della Ricerca nelle Regioni Italiane

 

E’ cresciuta del 47% tra in media tra il 2004 ed il 2020

L’Istat calcola il valore dell’intensità della ricerca. L’intensità della ricerca è definita come la percentuale di spesa per attività di ricerca e sviluppo intra muros svolte dalle imprese, istituzioni pubbliche, Università (pubbliche e private) e dal settore non profit sul Pil. La spesa e il Pil vengono considerati in milioni di euro correnti. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2004 ed il 2020 per le 20 regioni italiane.

L’intensità di ricerca nelle regioni italiane nel 2020. L'analisi dei dati sull'intensità della ricerca nelle diverse regioni italiane offre uno sguardo approfondito sulla distribuzione e sull'impegno delle singole aree nel campo scientifico e tecnologico. Questo quadro disomogeneo riflette la complessità del paesaggio italiano, caratterizzato da varie dinamiche socioeconomiche e strutturali. Innanzitutto, emerge chiaramente una polarizzazione tra le regioni settentrionali e meridionali, con il Piemonte e l'Emilia-Romagna che primeggiano come centri di eccellenza nella ricerca. Questa tendenza potrebbe essere attribuita a una combinazione di fattori, tra cui la presenza di istituzioni accademiche prestigiose, centri di ricerca avanzati e una più forte infrastruttura industriale. La Lombardia, nonostante la sua posizione di leadership nell'economia nazionale, mostra un livello moderato di intensità di ricerca. Questo suggerisce che la correlazione tra sviluppo economico e impegno nella ricerca non è sempre lineare, e altri elementi, come la diversificazione del settore industriale o la focalizzazione su specifici campi di ricerca, possono influenzare il risultato. Il Sud Italia, rappresentato da regioni come Calabria e Basilicata, affronta sfide più evidenti in termini di intensità di ricerca. Le ragioni di questa disparità possono essere molteplici, includendo la presenza di infrastrutture limitate, opportunità di lavoro meno incentivanti e una necessità di maggiori investimenti nell'istruzione e nella ricerca. Le regioni centrali, come il Lazio e l'Umbria, si collocano a metà della classifica, indicando un coinvolgimento significativo nella ricerca scientifica. Queste regioni potrebbero beneficiare di una combinazione di fattori, tra cui la presenza di centri di eccellenza e una governance efficace nel promuovere l'innovazione. La lettura dei dati invita a una riflessione sulle opportunità e le sfide che emergono da questo scenario eterogeneo. Politiche di sviluppo mirate, investimenti nell'istruzione e nella ricerca, e incentivi per la collaborazione tra il settore pubblico e privato potrebbero contribuire a ridurre le disparità regionali e promuovere un ambiente più equilibrato e favorevole alla ricerca su tutto il territorio nazionale. In conclusione, l'analisi dei dati sull'intensità della ricerca in Italia apre la strada a un dialogo più ampio sulla necessità di strategie di sviluppo e politiche mirate, che tengano conto delle specificità regionali e contribuiscano a consolidare l'Italia come un hub dinamico e innovativo nel contesto europeo e globale.

Variazione dell’intensità di ricerca tra il 2004 ed il 2020 nelle regioni italiane. L'analisi dei dati sull'intensità di ricerca nelle diverse regioni italiane nel periodo 2004-2020 fornisce una panoramica eloquente delle dinamiche evolutive nel campo scientifico e tecnologico. Numerose considerazioni emergono da queste cifre, evidenziando tendenze significative e variazioni sostanziali tra le regioni. Molise spicca come un caso di notevole crescita, registrando un aumento del 166,67% nell'intensità di ricerca. Pur partendo da livelli iniziali relativamente bassi, questo incremento indica uno sforzo tangibile e un impegno crescente nel promuovere attività di ricerca scientifica nella regione. Veneto e Marche sono anch'esse in forte crescita, con variazioni percentuali rispettivamente del 115,63% e del 94,34%. Questi dati suggeriscono una chiara volontà di queste regioni di investire nelle attività di ricerca e sviluppo nel corso degli anni, indicando una dinamica di crescita sostenuta. Emilia-Romagna emerge come una delle regioni più dinamiche, con un aumento significativo dell'intensità di ricerca del 88,39%. Questo potrebbe essere il risultato di investimenti mirati in infrastrutture di ricerca e di un impegno continuo nell'innovazione scientifica. La performance delle regioni settentrionali presenta differenze notevoli. Mentre il Piemonte registra un aumento del 42,94%, la Lombardia mostra una crescita più moderata del 28,3%. Queste disparità possono essere influenzate da fattori quali la struttura economica e industriale, la presenza di istituzioni accademiche e le strategie di investimento in ricerca. Alcune regioni, come Lazio, Campania e Sicilia, mostrano variazioni percentuali moderate o leggermente positive. Ciò potrebbe indicare che, nonostante la presenza di centri di ricerca o istituzioni accademiche, la crescita potrebbe essere limitata da altri fattori o necessità di strategie di sviluppo più mirate. Basilicata registra una crescita moderata del 28,3%, indicando un impegno costante nella promozione della ricerca scientifica. Tuttavia, è importante sottolineare che le regioni del Sud Italia continuano a affrontare sfide significative nel ridurre il divario con le regioni settentrionali. In sintesi, l'analisi delle variazioni dell'intensità di ricerca sottolinea la complessità del panorama italiano, evidenziando regioni che hanno fatto progressi sostanziali e altre che potrebbero richiedere strategie di sviluppo più incisive. L'equità nell'accesso alle opportunità di ricerca su scala nazionale potrebbe richiedere un approccio coordinato e mirato al fine di promuovere la crescita sostenibile e l'innovazione in tutto il paese.

Intensità di ricerca nelle macro-regioni italiane. L'analisi dell'evoluzione dell'intensità di ricerca nelle diverse macroaree italiane nel periodo compreso tra il 2004 e il 2020 fornisce un quadro significativo delle dinamiche regionali in campo scientifico e tecnologico. Questi dati rivelano tendenze che vanno oltre il semplice incremento numerico, offrendo spunti di riflessione sullo sviluppo delle attività di ricerca in contesti geografici diversi. Il Nord emerge come il fulcro principale della ricerca in Italia, mostrando un aumento dell'1,07 al 1,63, con una variazione percentuale del 52,34%. Questa regione, comprendente Nord-ovest e Nord-est, ha costantemente mantenuto una leadership nella promozione dell'innovazione e dello sviluppo scientifico. All'interno del Nord, il Nord-est spicca per la sua crescita notevole del 90,91%, sottolineando un impegno considerevole nella promozione della ricerca scientifica. In parallelo, il Nord-ovest, pur mostrando una crescita più moderata del 32,50%, contribuisce in modo significativo al panorama nazionale della ricerca. La macroarea del Centro, con un incremento del 35,43%, dimostra un impegno crescente nelle attività di ricerca. Questo dato suggerisce che la regione centrale sta progressivamente consolidando la propria presenza nel panorama scientifico italiano, anche se con un tasso di crescita inferiore rispetto al Nord. Il Mezzogiorno e le Isole presentano una crescita più moderata, con variazioni percentuali rispettivamente del 25,00% e del 12,50%. Questi dati indicano una consapevolezza dell'importanza della ricerca scientifica in queste regioni, ma sottolineano la necessità di sforzi mirati per colmare il divario con le regioni settentrionali. La convergenza tra Nord e Mezzogiorno, pur rilevante, pone in evidenza la persistenza di disuguaglianze regionali. Questo fenomeno sottolinea l'importanza di politiche di sviluppo regionale che puntino a creare un ambiente favorevole alla ricerca scientifica su tutto il territorio nazionale. In conclusione, l'analisi delle macroaree italiane nel contesto della ricerca scientifica riflette una realtà complessa e articolata. Mentre il Nord continua a guidare l'innovazione, è incoraggiante notare gli sforzi di altre regioni nel promuovere attivamente la ricerca. La necessità di strategie di sviluppo regionale mirate, investimenti equi e collaborazioni tra settore pubblico e privato emerge come un elemento chiave per garantire un panorama della ricerca scientifica più equilibrato e sostenibile in Italia.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means. Di seguito viene presentata una clusterizzazione con algoritmo k-Means. Vengono individuati tre clusters ovvero:

  • ·       Cluster 0: Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana, Campania;
  • ·       Cluster 1: Valle d’Aosta, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna;
  • ·       Cluster 2: Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio.

Notiamo che considerando il valore di tali clusters è possibile creare il seguente ordinamento ovvero C2>C0>C1. Ne deriva che le regioni del Centro-Nord tendono ad avere dei livelli di intensità di ricerca assai più elevati rispetto alle regioni meridionali con l’unica eccezione della Campania. La Campania infatti ha dei livelli di intensità di ricerca più elevati delle altre regioni meridionali e condivide il cluster con rilevanti regioni ad alto reddito pro-capite come Lombardia e Veneto.

Modello econometrico per la stima del valore dell’intensità di ricerca. Di seguito presento un modello di stima dell’intensità della ricerca nelle regioni italiane tra il 2004 ed il 2020 alla luce degli indicatori ISTAT-BES relativi al sistema dell’innovazione e della ricerca. I dati sono stati analizzati attraverso l’utilizzo di vari modelli econometrici ovvero Panel Data con Effetti Fissi, Panel Data con Effetti Variabili, Pooled Ordinary Least Squares, e Weighted Least Squares-WLS. E’ stata stimata la seguente equazione ovvero:



Dove i=20 e t=[2004;2020].

Esiste una relazione positiva tra l’intensità di ricerca-IR e:

  • ·       Propensione alla brevettazione-PB: la relazione tra l'intensità di ricerca e l'attività di brevettazione è strettamente interconnessa, caratterizzata da un rapporto positivo che si manifesta attraverso diversi aspetti. Quando un'organizzazione dedica risorse significative alla ricerca e allo sviluppo, ciò spesso conduce a nuove scoperte e innovazioni. Questi progressi, derivanti da un impegno sostenuto nella ricerca, diventano spesso oggetto di brevettazione per proteggere i diritti di proprietà intellettuale associati. Un elemento chiave di questa relazione è la competitività del mercato. Le imprese, desiderose di mantenere o conquistare un vantaggio competitivo, utilizzano la brevettazione come strumento strategico. Proteggendo le innovazioni tramite brevetti, rendono più difficile per i concorrenti copiare o imitare tali progressi, consolidando così la propria posizione sul mercato. L'accesso a finanziamenti è un altro aspetto cruciale. Le organizzazioni impegnate in attività di ricerca intensiva spesso dipendono da finanziamenti esterni, come investimenti di capitale di rischio o sovvenzioni governative. In questo contesto, i brevetti possono fungere da garanzia, dimostrando un impegno tangibile per l'innovazione e fornendo una base legale per proteggere le nuove tecnologie. La creazione di un portafoglio di brevetti è una pratica comune tra le aziende orientate alla ricerca. Accumulare brevetti significa costruire una solida base di conoscenze protette legalmente, che può essere sfruttata in diverse direzioni. Tale portafoglio non solo protegge, ma può anche essere utilizzato come leva per negoziare accordi, collaborazioni o partnership. La collaborazione è un ulteriore elemento facilitato dalla brevettazione. Le imprese coinvolte in attività di ricerca intensiva possono instaurare partnership più agevolmente, basando la collaborazione su diritti di proprietà intellettuale ben definiti. I brevetti, in questo contesto, fungono da collante per accordi più stabili e benefici reciproci. Infine, la possibilità di monetizzare i brevetti è un incentivo aggiuntivo per le imprese. Oltre alla mera protezione, i brevetti offrono la prospettiva di generare entrate attraverso la vendita, la concessione in licenza o la commercializzazione delle tecnologie coperte. Questo elemento di valore economico contribuisce a giustificare ulteriormente gli investimenti in ricerca e sviluppo. In sintesi, la positiva relazione tra intensità di ricerca e brevettazione rispecchia la tendenza delle organizzazioni a proteggere e sfruttare attivamente i risultati delle loro attività di ricerca attraverso il sistema di brevetti.
  • ·       Innovazione del sistema produttivo-ISP: l'intensità di ricerca e l'innovazione del sistema produttivo sono due elementi che, quando interconnessi, creano un binomio virtuoso per lo sviluppo e la crescita delle imprese. La ricerca intensiva costituisce la base fondamentale da cui sorgono nuove conoscenze e scoperte, formando il terreno fertile per l'innovazione nel sistema produttivo. Quando le organizzazioni investono significativamente in ricerca e sviluppo, ciò non solo genera nuove idee, ma alimenta il processo di creazione di nuove tecnologie. L'introduzione di queste tecnologie nel sistema produttivo diventa il motore che guida miglioramenti sostanziali, dall'ottimizzazione dei processi produttivi all'implementazione di metodologie avanzate. L'obiettivo principale è spesso l'ottimizzazione dei processi produttivi stessi. L'adozione di nuove tecnologie e l'innovazione dei flussi di lavoro contribuiscono a rendere l'intero sistema più efficiente ed efficace. Inoltre, l'ottimizzazione può tradursi in una riduzione dei costi operativi e in un aumento della competitività sul mercato. La capacità di adattamento alle esigenze mutevoli del mercato è un altro aspetto cruciale. La ricerca continua permette alle imprese di anticipare le tendenze, di comprendere le nuove richieste dei consumatori e di adattare rapidamente il sistema produttivo di conseguenza. In un ambiente economico sempre più dinamico, questa flessibilità è essenziale per mantenere la rilevanza e la competitività sul mercato. Il collegamento tra ricerca e innovazione nel sistema produttivo è anche evidente nella differenziazione sul mercato. Le imprese che investono in ricerca e sviluppo sono in grado di offrire prodotti o servizi unici, distinguendosi dai concorrenti. Questa differenziazione crea un vantaggio competitivo sostenibile e contribuisce a costruire una reputazione di innovazione nel settore. Inoltre, l'attrazione di talenti e risorse qualificate è spesso una conseguenza diretta di un impegno serio nella ricerca. Le menti brillanti attratte da un ambiente che promuove l'innovazione diventano il motore trainante per tradurre le idee della ricerca in soluzioni concrete e miglioramenti tangibili nel sistema produttivo. In conclusione, la relazione positiva tra l'intensità di ricerca e l'innovazione del sistema produttivo è evidente nel modo in cui la ricerca crea le basi per le innovazioni che, a loro volta, plasmano e migliorano il modo in cui le imprese producono e competono sul mercato. Questo ciclo virtuoso non solo stimola la crescita aziendale, ma contribuisce anche a sviluppare e mantenere un'economia prospera e dinamica.
  • ·       Disponibilità in famiglia di almeno un computer e della connessione a Internet-DFC: La connessione tra l'intensità di ricerca e la disponibilità in famiglia di almeno un computer e una connessione a Internet è un legame profondo che si manifesta in molteplici modi, delineando il ruolo fondamentale della tecnologia nel facilitare e potenziare le attività di ricerca. In primo luogo, la presenza di un computer e una connessione a Internet fornisce agli individui un accesso senza precedenti a un vasto tesoro di risorse e informazioni. Attraverso la rete, è possibile accedere a biblioteche virtuali, banche dati scientifiche e pubblicazioni specializzate, aprendo le porte a un mondo di conoscenza che va oltre i confini fisici delle biblioteche tradizionali. La partecipazione attiva alla ricerca è ulteriormente incoraggiata dalla disponibilità di tali risorse tecnologiche. La capacità di condurre ricerche online, partecipare a comunità virtuali di esperti e contribuire a progetti di ricerca collaborativa diventa possibile grazie alla connessione a Internet. Ciò non solo democratizza l'accesso alle opportunità di ricerca, ma stimola anche una partecipazione più ampia e inclusiva da parte di individui provenienti da diverse realtà geografiche e demografiche. La comunicazione scientifica è notevolmente facilitata da un'infrastruttura tecnologica robusta. La connessione a Internet consente la condivisione immediata di risultati, idee e progetti tra ricercatori sparsi in tutto il mondo. Forum online, piattaforme collaborative e social network accademici fungono da ponti virtuali che collegano menti brillanti, accelerando il flusso di informazioni e migliorando la collaborazione. Inoltre, la disponibilità di un computer in famiglia permette l'installazione di strumenti di analisi e software specializzati essenziali per la ricerca avanzata. Software di modellazione, applicazioni di simulazione e pacchetti statistici diventano accessibili, fornendo gli strumenti necessari per affrontare sfide complesse nelle diverse discipline di ricerca. La tecnologia non solo agevola l'attività di ricerca, ma supporta anche l'apprendimento continuo. Corsi online, seminari web e risorse educative digitali diventano accessibili a chiunque, promuovendo l'aggiornamento costante delle competenze e consentendo ai ricercatori di rimanere al passo con le nuove scoperte e metodologie. Infine, la presenza di risorse tecnologiche in famiglia contribuisce a ridurre le disparità nell'accesso alle opportunità di ricerca. La democratizzazione dell'accesso alla tecnologia può svolgere un ruolo significativo nell'includere individui provenienti da diverse fasce della società nella comunità della ricerca, promuovendo la diversificazione e l'innovazione. In conclusione, la relazione positiva tra l'intensità di ricerca e la disponibilità di computer e connessione a Internet in famiglia riflette l'importanza cruciale della tecnologia nell'agevolare l'accesso, la partecipazione e la collaborazione nella ricerca scientifica e accademica. Questo legame è essenziale per promuovere un ambiente di ricerca inclusivo, dinamico e orientato al futuro.

Esiste una relazione negativa tra l’intensità di ricerca-IR e:

  • ·       Utenti regolari di internet: la relazione negativa tra l'intensità di ricerca e gli utenti regolari di Internet può rappresentare un interessante punto di riflessione in un'era in cui la connettività digitale è pervasiva. Sebbene Internet offra un accesso senza precedenti a una vasta gamma di informazioni, risorse e strumenti di ricerca, alcuni contesti potrebbero suggerire una dinamica contrastante. Un possibile scenario potrebbe emergere nel caso in cui gli utenti regolari di Internet si dedicano principalmente a attività di intrattenimento online o a interazioni sociali superficiali. In questo contesto, l'ampia varietà di contenuti digitali potrebbe fungere da distrazione, sottraendo tempo ed energia che potrebbe altrimenti essere investito in attività di ricerca più approfondita e concentrate. La ricerca, che richiede un impegno mentale significativo e la capacità di immergersi in argomenti complessi, potrebbe essere ostacolata dall'uso eccessivo di Internet per scopi ludici o sociali. La facilità di accesso a informazioni rapide e frammentate potrebbe condurre a una superficiale comprensione degli argomenti, contribuendo a una tendenza verso la ricerca di gratificazione immediata piuttosto che all'approfondimento delle conoscenze. Inoltre, la dipendenza dai social media potrebbe influenzare negativamente la propensione alla ricerca approfondita. La costante interazione su piattaforme sociali potrebbe creare un ambiente in cui la condivisione di contenuti brevi e immediati prevale sulla dedizione a studi più approfonditi. La sovrabbondanza di informazioni online potrebbe essere un altro elemento chiave. La vastità di contenuti disponibili su Internet potrebbe portare a un sovraccarico informativo, rendendo difficile per gli utenti regolari discernere tra fonti affidabili e non, e scoraggiandoli dall'approfondire determinati argomenti. Va sottolineato che la relazione negativa ipotizzata non è intrinseca a Internet, ma piuttosto è influenzata da come gli individui scelgono di utilizzare la tecnologia. L'approccio consapevole e mirato all'uso di Internet può sostenere la ricerca, facilitando l'accesso a risorse, pubblicazioni scientifiche e strumenti avanzati. In conclusione, la relazione negativa tra l'intensità di ricerca e gli utenti regolari di Internet potrebbe essere influenzata da vari fattori comportamentali e di utilizzo. L'equilibrio tra l'uso consapevole di Internet e l'impegno in attività di ricerca profonda è un aspetto critico che merita attenzione in un'epoca in cui la tecnologia digitale può fungere sia da catalizzatore che da ostacolo alla ricerca approfondita e all'apprendimento avanzato.

Conclusioni. L’intensità della ricerca è cresciuta in tutte le regioni e macro-regioni italiane. Persiste tuttavia un rilevante divario tra Sud e Centro-Nord in termini di intensità della ricerca. Migliorare l'intensità della ricerca nelle regioni italiane è una sfida che richiede un impegno congiunto e una visione strategica a lungo termine. In questo contesto, diversi fattori devono essere presi in considerazione per stimolare un ambiente di ricerca più dinamico e prospero. In primo luogo, è essenziale aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, sia da parte del settore pubblico che privato. L'allocazione di risorse finanziarie a progetti di ricerca innovativi e la creazione di incentivi fiscali per le imprese che investono in attività di R&S possono contribuire a stimolare la crescita del settore. Parallelamente, lo sviluppo di infrastrutture di ricerca avanzate è cruciale. La creazione di centri di eccellenza, laboratori specializzati e poli tecnologici può attrarre talenti e favorire la collaborazione tra istituti accademici, industrie e enti di ricerca. La promozione di collaborazioni tra università, industria e istituzioni è fondamentale per garantire la trasferibilità delle conoscenze e l'applicazione pratica dei risultati di ricerca. Incentivare la formazione di partnership strategiche può favorire la creazione di un ecosistema di innovazione più coeso. Un altro aspetto da considerare è il supporto alla formazione e allo sviluppo delle competenze. Investire nella formazione di personale qualificato attraverso programmi di dottorato, master e corsi specializzati è essenziale per garantire la presenza di una forza lavoro altamente qualificata. La creazione di un ambiente favorevole alle startup e agli spin-off è anch'essa cruciale. Incentivare la nascita di nuove imprese ad alta tecnologia attraverso agevolazioni fiscali e finanziamenti agevolati può favorire la crescita di settori innovativi. La mobilità internazionale dei ricercatori e degli studenti è un elemento chiave per arricchire il panorama della ricerca. Promuovere scambi e collaborazioni internazionali può portare a una maggiore diversità di prospettive e contribuire alla creazione di reti di ricerca più robuste. Infine, è fondamentale coinvolgere attivamente la comunità locale nelle attività di ricerca e sensibilizzare sull'importanza della scienza e dell'innovazione. La partecipazione della società civile può contribuire a creare un senso di appartenenza e a garantire il supporto a lungo termine per le attività di ricerca. In sintesi, migliorare l'intensità della ricerca nelle regioni italiane richiede una combinazione di investimenti mirati, collaborazioni strategiche, sviluppo delle competenze e coinvolgimento attivo della comunità. Solo attraverso un approccio integrato e sostenibile si può costruire un ecosistema di ricerca vibrante e in grado di generare impatti significativi sulla società e sull'economia.





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