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L’affollamento degli istituti di pena nelle regioni italiane

 

Tra il 2008 ed il 2020 è diminuito di circa il 21,8%

L’Istat-BES calcola l’affollamento degli istituti di pena nelle regioni italiane. La variabile è calcolata come il valore percentuale di detenuti presenti in istituti di detenzione sul totale dei posti disponibili definiti dalla capienza regolamentare.

Ranking delle regioni per valore dell’affollamento degli istituti di pena nel 2020. La Puglia è al primo posto per valore dell’affollamento degli istituti di pena nel 2020 con un valore pari a 130,3 unità, seguita dal Molise con un valore pari a 129,5 unità e dal Friuli-Venezia Giulia con un ammontare pari a 128,8 unità. A metà classifica vi sono la Campania con un valore pari a 105,8 unità, seguita dall’Emilia Romagna con un valore pari a 104,9 unità, e dalla Toscana con un valore pari a 103,4 unità. Chiudono la classifica la Sicilia con un valore pari a 88,9 unità, seguita dal Trentino-Alto Adige pari ad un valore di 77,9 unità e dalla Sardegna con un valore pari a 77 unità.

Ranking delle regioni per valore della variazione percentuale dell’affollamento degli istituti di pena. Il Molise è al primo posto per valore della variazione percentuale dell’affollamento degli istituti di pena tra il 2014 ed il 2020 con un ammontare pari a 16,46% pari ad un ammontare di 18,3 unità, seguito dall’Umbria con un valore pari a 16,31% pari ad un ammontare di 13,6 unità, e dalle Valle d’Aosta con un valore pari a 15,71% pari ad un ammontare di 13,2 unità. A metà classifica vi sono la Toscana con un ammontare pari a -16,55% pari ad un ammontare di -20,5 unità, seguita dalla Lombardia con una variazione di -17,63% pari ad un ammontare di -26,5 unità e dalla Basilicata con un ammontare di -18,44% pari ad un ammontare di -22,5%. Chiudono la classifica la Sicilia con un valore pari a -37,96% pari ad un ammontare di -54,4 unità, seguita dal Trentino-Alto Adige con un ammontare pari a -41,16% pari a -54,5 unità a pari merito con l’Emilia-Romagna con un ammontare pari a -41,46% pari ad un valore di -74,3 unità. Mediamente tra il 2014 ed il 2020 il valore dell’affollamento degli istituti di pena nelle regioni analizzate è diminuito di un ammontare pari a -15,47%.

Macro-regioni italiane. Tra il 2008 ed il 2020 il valore dell’affollamento degli istituti di pena è diminuito in tutte le macro-aree italiane. Il Mezzogiorno è al primo posto per valore della riduzione dell’affollamento degli istituti di pena con un ammontare pari a -25,43% pari ad un valore di -33,6 unità, seguito dal Nord con un valore pari a -23,06% pari ad un ammontare di -34,3 unità, e dal Centro con una variazione pari ad un ammontare di -10,37% pari ad un valore di 12,3 unità. In senso complessivo in Italia il valore dell’affollamento degli istituti di pena è diminuito di un ammontare pari a -21,85% pari ad un ammontare di -29,5 unità.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means. Di seguito viene analizzata una clusterizzazione per il tramite dell’utilizzo dell’algoritmo k-Means. L’algoritmo k-Means è un algoritmo supervisionato pertanto è necessario individuare autonomamente il numero dei cluster da utilizzare. Tuttavia, per ridurre la discrezionalità nella scelta dei clusters è possibile utilizzare il coefficiente Silhouette. Il coefficiente Silhouette varia tra -1 e +1. Viene quindi scelto il numero di clusters che hanno un valore del coefficiente Silhouette più elevato. Nell’analisi del coefficiente Silhouette il modello a tre clusters risulta avere il valore più elevato in termini del coefficiente Silhouette con un valore pari a 0.336 unità.

  • ·         Cluster 1: Toscana, Piemonte, Umbria, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Valle D’Aosta, Marche, Calabria, Lazio, Campania, Molise;
  • ·         Cluster 2: Lombardia, Puglia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria;
  • ·         Cluster 3: Trentino-Alto Adige, Sardegna.

Con riferimento all’affollamento degli istituti di pena nel 2020 è possibile calcolare la mediana dei clusters per verificare la presenza di un ordinamento dei clusters. Nello specifico risulta che il cluster 2 è al primo posto per valore della mediana dell’affollamento degli istituti di pena con un ammontare pari a 122,25 unità, seguito dalle regioni del cluster 1 che hanno un valore della mediana pari ad un ammontare di 100,1 e dal cluster 3 con un ammontare pari a 77,45 unità. Ne deriva pertanto che il valore dell’ordinamento dei clusters è indicato di seguito ovvero: C2>C1>C3. Ne deriva pertanto che generalmente le regioni del Nord con l’eccezione della Puglia hanno un livello elevato di affollamento degli istituti di pena. Mentre le regioni maggiormente virtuose in termini di affollamento degli istituti di pena sono il Trentino-Alto Adige e la Sardegna. Ne deriva pertanto che le regioni del Nord soprattutto Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria e Friuli-Venezia Giulia, che totalizzano più di 20 milioni di abitanti necessitano di interventi di edilizia penitenziaria e di politiche di recupero dei detenuti, e misure alternative alla pena, che possano consentire di ridurre il valore dell’affollamento degli istituti di pena.

Conclusioni. In sintesi, è necessario considerare che tra il 2008 ed il 2020 l’affollamento degli istituti di pena è diminuito significativamente in tutte le macro-regioni italiane. Mediamente l’affollamento degli istituti di pena è diminuito del 21,8% tra il 2008 ed il 2020 in Italia. Vi sono tuttavia delle regioni in controtendenza dove l’affollamento degli istituti di pena è cresciuto come per esempio il Molise, la Valle d’Aosta e l’Umbria. Tuttavia, la clusterizzazione mostra che l’affollamento degli istituti di pena tende a crescere nelle regioni del Nord con l’eccezione del Trentino-Alto Adige che presenta invece livelli di affollamento degli istituti di pena ridotti. Nel Sud Italia, invece, la Puglia è al primo posto per valore dell’affollamento degli istituti di pena con livelli prossimi alle regioni del Nord. Occorre considerare che soprattutto nelle regioni del Nord è necessario intervenire sia con la costruzione di nuovi istituti penitenziari, sia con nuove pene che siano alternative alla detenzione oltre che con politiche della sicurezza e dell’educazione che siano in grado di prevenire e interdire i cittadini dall’esercizio delle attività criminali.




















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