Di seguito la trascrizione del podcast intitolato "Anti-Elitismo dell'Innovazione" disponibile al seguente link: https://www.spreaker.com/user/angelo.leogrande/angel
Che cosa mi ha colpito questo libro si chiama
The Power creato Destruction and the World for Nations, Filippa Gun serene,
Antonin Simone Brunel sono economisti francesi. Infatti il libro è apparso
innanzitutto in lingua francese e poi è stato tradotto in inglese pubblicato da
Alva University Press. Che cosa possiamo dire? di questo, di questo di questo capitolo che il
capitolo è il sesto capitolo The Seminati di base è un capitolo molto
interessante nel quale gli autori dicono che in realtà non è che ci sia tutto
questo ottimismo, necessariamente relativamente alla innovazione tecnologica e
alla e alle tecnologie. Infatti, ciò che
, gli autori contrappongono la visione di uno storico economico che si chiama
Joel Mokyr e la visione di un altro economista, Robert Gordon è
ottimista e Robert Gordon invece è pessimista. Entrambi, in realtà hanno le
loro motivazioni per essere sia ottimista che pessimista, perché non c'è
dubbio, come dice Joel Mokyr, che alla fine anche la rivoluzione informatica
produrrà una crescita economica.
Però è vero anche quello
che dice Gordon, e cioè che se noi andiamo a guardare i tassi di produttività
dell'economia statunitense ed anche dell'economia europea a partire dal duemila
in poi, notiamo una significativa riduzione dei tassi di produttività. E questo
lascia intendere che effettivamente le economie occidentali abbiano dei
problemi, allo stato attuale, che queste nuove tecnologie in realtà non sono in
grado di aumentare la produttività così come avevano inizialmente promesso, e
quindi c'è l'idea di questa stagnazione secolare. Ora la stagnazione secolare è
un'idea un po' antica che è stata interrotta nel millenovecentotrentotto da un
economista che si chiama Hansen, quando nel suo discorso all'American Economic
Association aveva messo in evidenza le difficoltà dell'economia statunitense nel
riprendersi dalla depressione. Ovviamente non aveva previsto che di lì a due o
tre anni sarebbe incominciata la guerra mondiale.
E considerazioni analoghe, sperando in un esito
sostanzialmente diverso. Sono quelle che hanno spinto l'economista presidente
di Harvard, Lawrence Summers, a usare la medesima definizione, ovvero quella di secular stagnation, con riferimento a quello che è successo dopo la crisi del 2007-2008
Sostanzialmente , ci sono degli esempi, ci sono dei casi. Per esempio qua si
dice che il Boeing sette zero sette all'inizio c'è stata una crescita esponenziale della
capacità di questo aereo di essere
veloce, di viaggiare velocemente. Però poi a un certo punto chiaramente questa
crescita esponenziale si è ridotta ed evidentemente oggi i Boeing volano anche
più piano per il semplice motivo che vogliono risparmiare carburante. Ovviamente
c'è un problema di misura,
sostanzialmente che gli autori mettono in evidenza.
Sostanzialmente qui si fa riferimento al
confronto tra due economie l'economia svedese e l'economia giapponese
l'economia svedese, che a seguito di una serie di riforme economiche e fiscali,
ha avuto la capacità di crescere molto significativamente a livello economico
da un lato, e dall'altro lato l'economia giapponese, che invece, a partire
dagli anni novanta è andata incontro ad una riduzione molto significativa dei
tassi di crescita economica.
Qual è la realtà? Dove sta la verità? La
verità è che con gli attuali strumenti di misurazione, quando noi andiamo a
calcolare la produttività, è vero che la produttività è diminuita anche negli
Stati Uniti a partire dagli anni duemila. Ora ci si chiede come mai quali sono
le motivazioni? Perché le aziende non sono così tanto efficienti? Quali sono i
motivi?
che
hanno portato le aziende a perdere capacità produttiva. che gli autori mostrano un grafico come c'è
stata effettivamente una riduzione della relazione tra aumento del numero dei
ricercatori da un lato e crescita della total factor producticity, cioè gli
autori, dicono dal millenovecentocinquanta in poi il numero di ricercatori e
ingegneri è aumentato significativamente.
Però questo aumento non ha coinciso con una
crescita anche della total factor productivity, cioè della produttività totale
dei fattori e quindi la produttività è diminuita, la competitività è diminuita,
la capacità innovativa è diminuita, nonostante l'aumento del numero dei
ricercatori. Sembra un dato controfattuale. Effettivamente lo è.
Qui si fa riferimento poi alla slow c'è, la
legge di Moore, secondo la quale ci sarebbe una crescita esponenziale, della relazione tra Innova delle
innovazioni tecnologiche nel tempo però alla fine gli autori dicono che la
legge di Moro in realtà è stata utilizzata soprattutto nel settore dei
transistor nel settore dei microchip.
Perché all'inizio si voleva semplicemente
misurare la capacità di queste aziende di microchip di o di di transistore, di aumentare il numero di
microchip all'interno di transistor. Quindi questi si diminuivano di dimensioni
e nello stesso tempo aumentava il numero di microchip.
E però se si applica un ragionamento simile
anche all'industria, per esempio all'industria, farmaceutica, si nota che anche nel caso
dell'industria farmaceutica c'è stata
un'i- una significativa riduzione del numero delle dei brevetti rispetto a
quelli che sono invece gli operatori della che lavorano nella ricerca in quello
stesso settore e quindi sostanzialmente da un lato il numero dei ricercatori è
aumentato dall'altro lato la produttività della ricerca è diminuita.
Quindi, , sembra che aggiungere un ulteriore
ricercatore ad un certo ad un certo settore non fa progredire né la ricerca né
la capacità di quel settore di essere maggiormente produttivo. Ovviamente, qui, eh? Gli autori si domandano quali sono le
motivazioni di questo e perché?
In realtà, molto spesso, quando le aziende
investono nella ricerca, non lo fanno veramente per produrre dei nuovi beni e
dei nuovi servizi, dicono gli autori. Spesso le aziende investono nella ricerca
con finalità difensiva. Cosa significa?
Investono nella vita ricerca perché vogliono
andare avanti nelle loro conoscenze per difendersi da eventuali future minacce
di mercato. Quindi ci sono aziende che hanno già raggiunto una loro condizione
di dominio di un certo mercato, continuano ad innovare semplicemente perché
vogliono mantenere quella stessa posizione e poi in alcuni settori c'è una.
Sembra che ci sia una significativa spesa in
termini di ricerca e sviluppo, semplicemente perché ci sono molte aziende che
investono in ricerca e sviluppo per fare dei prodotti che sono abbastanza
simili tra di loro.
E quindi questo significa che inevitabilmente
si viene a creare una crescita del numero di ricercatori, una crescita della
spesa in ricerca e sviluppo che non co alla quale però non corrisponde una crescita anche del settore, della crescita anche della produttività.
Quindi, , queste sono le motivazioni che
impediscono alla all'investimento in ricerca e sviluppo, di tradursi sempre ed
immediatamente in una crescita della produttività in nuovi prodotti e nuovi
servizi.
Poi, ovviamente, c'è anche il problema della relazione con
l'economia sommersa, nel senso che una delle una delle problematiche che si
riscontrano con riferimento all'innovazione tecnologica, la digitalizzazione e
così via, è la capacità di valutare il significato, il contenuto economico e
finanziario di una certa innovazione tecnologica.
Perché ovviamente le tecnologie cambiano, però
le metodologie di calcolo del prodotto interno lordo della contabilità
nazionale non riescono veramente a attualizzare quelli che sono i vantaggi
economici prodotti da certe innovazioni.
E quindi qui, per esempio, si fa il caso della
Kodak ovviamente fino al duemila c'erano circa ottanta miliardi di fotografie
che venivano scattate ogni giorno nel nella, nel mondo eh ottanta miliardi
all'anno nel mondo.
Poi si è introdotto lo smartphone, lo
smartphone ha distrutto completamente il mercato delle macchine fotografiche e
in più ha prodotto tutta una serie di alti vantaggi. Quindi dal punto di vista
del Pil che cosa è successo?
Che c'è stata una riduzione del Pil, perché
tutte quelle persone che compravano le macchine fotografiche e che poi dovevano
pagare per sviluppare le fotografie non hanno più dovuto comprare né macchine
fotografiche né hanno dovuto pagare per sviluppare le fotografie. E quindi, da
un punto di vista strettamente economico, tutte quelle transazioni oggi non
sono più ricomprese nel Pil.
Certo, qualcuno potrebbe dire, però sono
ricomprese nei telefoni. È vero, però il telefono non fa solo le fotografie, fa
anche tante altre attività, tanti altri servizi che comunque non sono
adeguatamente rappresentati nel Pil.
O ancora l'autore dice Basti considerare per
esempio Wikipedia è gratis, non si paga. Però alla fine, se noi andiamo a
verificare, Wikipedia ha prodotto non soltanto un aumento della conoscenza e
quindi un valore aggiunto attivo, così
un aumento della conoscenza.
Wikipedia ha anche ridotto creato una perdita,
cioè perché molte persone che magari in passato avrebbero acquistato una
enciclopedia adesso non acquistano più. Perché appunto c'è Wikipedia.
Quindi da un lato c'è ci sono delle
transazioni che non vengono registrate perché Wikipedia è gratis e dall'altro
lato c'è una perdita economica perché tutto il settore dell'enciclopedia ha
iniziato a vendere meno prodotti è lo stesso, in generale per la tecnologia, anche un
computer. Un computer sostituisce un insieme di oggetti, quindi si crea quasi
una perdita economica.
Quindi non è chiaro effettivamente come andare
a contabilizzare, all'interno del
sistema della contabilità, contabilità nazionale, tutte queste variazioni e
inoltre c'è un ulteriore elemento, e cioè che questi smartphone, per esempio,
non vengono prodotti. È un unico paese c'è, una catena globale del valore che
coinvolge quasi una ventina o trentina di paesi.
E poi anche se vengono ideati in California, nella
realtà sono prodotti in Cina, A Shenzhen, quindi, , ci sono nell'economia
digitale, tanti elementi che non vengono adeguatamente rappresentati
all'interno della contabilità nazionale.
Ovviamente l'autore cerca gli autori cercano di trovare
un modo di dare questo di questo valore,
attraverso una nuovo tipo di un nuovo tipo di con di contabilità che loro chiamano quella
mi sarebbe la la il tasso di crescita
rilevato, la missing growth sarebbe quel valore portato dalle innovazioni che
però non viene rappresentato nel prodotto interno lordo perché non ha dato
origine a delle transazioni o è stato meno che compensato dalla scomparsa di
alcuni settore attraverso la distruzione creatrice.
E però alla fine gli autori dicono anche se
noi andiamo a sommare al tasso di crescita misurato un tasso di crescita missing, non otteniamo comunque dei valori
entusiasmanti e si dimostra comunque una perdita della produttività a partire
dagli anni Duemila.
E allora gli autori cercano di di di andare più a fondo in questa relazione che
esiste tra le imprese che sono leader in un certo settore e le imprese che sono
follower, cioè le imprese che seguono e dicono gli autori che oggi si è
verificata una situazione particolare nel mercato, dove i leader di quando sono
tecnologica leader tendono a scoraggiare tutti quanti i follower.
E quindi sostanzialmente le aziende non
entrano neanche nei mercati perché sono terrorizzati dalla presenza di aziende
cosiddette superstar. Perché le aziende superstar fanno delle performance
eccezionali perché le aziende superstar riescono a controllare i mercati.
Quindi un imprenditore prima di fare
un'azienda in un mercato dove c'è molta con molta presenza di dove c'è ci sono
delle aziende superstar, , magari fa altri investimenti e su questo possiamo dire che effettivamente questo può
avere un senso. Gli autori dicono Perché succede questo?
Perché L'azienda superstar in genere diventa
superstar perché ha una capacità di avere un markup più alto che cos'è. Questo
sarebbe la differenza tra i costi di produzione e il valore del fatturato?
Potremmo dire i ricavi, la marginalità. Ovviamente se Un'azienda ha una
marginalità più alta, cresce più velocemente e diventa leader di mercato.
Ora la tecnologia dicono gli autori. Che cosa
Che tipo di effetto ha sulle aziende leader? Un'azienda leader con la
tecnologia può gestire più processi, più operazioni, più attività, più
organizzazioni. Può gestire più mercati e quindi più prodotti, Perché la
tecnologia abbatte alcune limitazioni.
Per esempio abbatte la limitazione dei costi
fissi oppure abbatte la limitazione del tempo perché magari rende le cose più
veloci. E allora le aziende che sono leader di mercato e che sanno usare la
tecnologia la utilizzano sistematicamente per guadagnare ancora più
competitività.
E quindi questo significa che avendo, essendo
aziende che hanno un elevato profitto ed essendo aziende che sanno usare la
tecnologia, tendono ad espandere la loro attività anche in altri settori e
quindi riducono sempre di più lo spazio disponibile per altre aziende che non
sono leader nel mercato, che sono aziende che seguono e questo scoraggia ancora
di più i nuovi.
Entrambi le new entrance, cioè quelle aziende nuove
che, , hanno difficoltà ad investire perché si trovano di fronte dei mercati
già dominati da aziende che estraggono profittabilità e che hanno anche
capacità di generare valore.
E allora, le imprese superstar, , impediscono di fatto
con il loro successo l'ingresso di nuove aziende del mercato e quindi il fatto
che non ci siano. Come dire che il numero di aziende tende ad essere
subottimale a causa della presenza di aziende leader che scoraggiano i nuovi
ingressi. Tutto questo ha un impatto negativo sul Pil e sulla produttività?
Ovviamente, . Dal punto di vista della
innovazione tecnologica, però, è anche importante quello che dicono gli autori
alla fine, cioè gli autori, alla fine del capitolo dicono se è così, ed
effettivamente sembra che sia così.
Cioè se è vero che le aziende leader, che poi
sono quelle che sanno usare meglio la tecnologia grazie alla tecnologia,
svolgono più attività, aprono nuove aziende, si allargano in altri settori,
quindi assumono i connotati delle conglomerate delle holding.
Allora è vero anche dicono gli autori, che
bisogna intervenire con le Competition policy, che sarebbero le politiche della
concorrenza del mercato per evitare che tutto questo generi poi alla fine delle
conseguenze negative in termini di Pil.
Perché alla fine questi mercati non producono
le quantità ottimali che potrebbero produrre qualora esistesse una più una qualora esistessero delle regole di
concorrenza meglio disegnate allora qui si riporta in sintesi una proposta che
è stata fatta da un economista di che si chiama Richard Gilbert, in un libro
che si chiama Innovation for the high technology economy.
Allora, cosa dice questo economista? Dice in
fondo c'è un errore nelle politiche di antitrust.
Perché come calcola come si calcola, il pericolo che magari una fusione o un
acquisition tra due aziende possa generare una riduzione della competitività
del mercato, si calcola andando a vedere la market share.
E quindi si dice se poi questa market share
non è, non è poi così elevata, allora magari si consente a queste aziende di diffondersi, di fare emergere ed acquisisce
però il problema, dice L'autore. Nella realtà non è questo il discorso che
bisognerebbe fare e su questo sono molto d'accordo.
Perché L'autore dice se è vero come è vero che
le aziende leader scoraggiano i i nuovi
entranti, allora non bisogna soltanto calcolare banalmente la quota di mercato.
Bisogna anche chiedersi quale sarà l'impatto del and acquisition sulla capacità
delle altre aziende di innovare in quello stesso settore.
Perché se poi col and acquisition le aziende
che si fondono impediscono il tasso di innovazione nel mercato, magari pur
avendo una quota minima, quindi dal punto di vista della market share non è una
quota rilevante. Però è rilevante dal
punto di vista dell'innovazione, perché questi magari sono tecnologica leader e
quindi impediscono ad altre aziende scoraggiando di fare, di fare
l'innovazione.
E allora bisognerebbe dice l'autore di questo
libro dovrebbero Richard Gilbert bisognerebbe che le autorità per la
concorrenza e il mercato inizino anche a calcolare qual è la perdita di
innovazione in termini per esempio di brevetti in termini per esempio di nuovi
prodotti, nuovi servizi che un certo acquisiti andrebbe a determinare.
E questa mi sembra un'idea molto, molto
interessante. Gli autori dicono che anche se Gilbert ha scritto questo libro
per criticare gli Stati Uniti, in realtà dicono gli autori, considerazioni
simili valgono anche con riferimento all'economia europea.
In conclusione gli autori si domandano
sostanzialmente se sia giusto se sia corretto essere ottimisti oppure essere
pessimisti nella realtà, . È chiaro che ci sono sia motivazioni di ottimismo
per l'incedere della tecnologia, della scienza e delle conoscenze.
Che motivazioni di pessimismo per il fatto che
la produttività non cresce, che i mercati diventano sempre più controllati, che
c'è sempre più potere di mercato da parte di alcune aziende. E questo potrebbe
essere molto negativo nel medio e lungo periodo per il tasso di crescita
economico e per il tasso di crescita delle innovazioni tecnologiche.
E quindi ci si domanda se per esempio, l'intelligenza
artificiale sarà una tecnologia inclusiva, esclusiva, se creerà ulteriore
disuguaglianza. E ovviamente, gli autori
dicono questo deve essere oggetto di politiche di concorrenza.
Cosa possiamo dire di questo? Di questo di questo capitolo? A me sembra molto, molto
interessante. E possiamo ovviamente dire che alla base di tutto, probabilmente
c'è un problema nella total factor productivity, perché probabilmente nella
total factor productivity non sono adeguatamente rappresentati i i beni cosiddetti intangibles.
Cioè, il problema è che quando noi parliamo di
economia della conoscenza, quando noi ci riferiamo all'economia informatica,
tutta questa roba qui o quando si vuole fare il discorso dell'innovazione del
capitale umano, della ricerca e sviluppo, bisogna sapere che il capitale che si
usa è un capitale di conoscenza.
Non sono macchine, non sono, sono anche
macchine. Però il capitale che si usa veramente è la capacità di usare quelle
macchine. Il know-how sono le conoscenze.
Allora il problema nostro, del nostro mondo attuale, è che noi abbiamo
sviluppato un'economia che va nel senso dei beni materiali, dell'del capitale
di conoscenza del capitale umano, del know-how, senza che tutto questo sia
adeguatamente rappresentato all'interno per esempio di un bilancio di esercizio
oppure all'interno di una contabilità nazionale.
Quindi cosa succede che noi spingiamo, ? Il
sistema economico spinge le aziende e le organizzazioni ad essere, ,
sostanzialmente attive, all'interno, , del sistema economico, però nello stesso
tempo non consente loro di generare
maggiore, valore dai beni stessi che si
aprono.
Che cosa significa questo? Se noi riusciamo a
modificare, però su questo ci vogliono delle modifiche importanti nei modelli del
gas, dei sistemi contabili, sia delle aziende che anche dello Stato.
Se noi riuscissimo a mettere nel capitale nel
patrimonio delle aziende, anche il capitale conoscitivo, il know-how però non
soltanto nella forma di brevetti.
Anche proprio facendo una valutazione del
capitale umano, del fatto che magari ci sono ricercatori, ci sono ingegneri c'è
un lavoro che viene portato, che c'è una conoscenza che viene indotta, in questa azienda. Allora avremmo un aumento
della patrimoniale, di queste imprese e
probabilmente queste imprese sarebbero più facilitate nell'ottenere fondi,
finanziamenti, debiti e mutui.
Che significa questo? Che si andrebbe a
risolvere il problema della patrimonializzazione delle aziende che magari sono
start up?
Perché magari un'azienda che c'ha è una start
up che però c'ha dieci persone che sono ingegneri, dottori di ricerca,
probabilmente potrebbe mettere nel proprio capi- nel proprio bilancio
all'interno dello stato patrimoniale dei beni intangibili, cioè beni
immateriali che potrebbero essere collaterale per avere risorse finanziarie.
Che significa che magari, a differenza di
quello che accade generalmente non si fa l'ipoteca sul capannone. In quel caso
perché il capannone non c'è. Ci sono delle persone che hanno delle competenze e delle conoscenze.
Si fa magari un mutuo garantito da questa
valutazione del capitale umano, allora questo è quello che bisogna fare, perché
se non si sviluppano delle metriche per andare a valutare il contenuto di
conoscenza che è presente all'interno delle aziende. È chiaro che non si darà
mai una rappresentazione di quanto valore c'è in quelle innovazioni tecnologiche.
Ed è chiaro che sembrerà che la total factor productivity
diminuisce, ovviamente, perché se oggi con un macchinario efficiente si fanno i
prodotti che prima si facevano con dieci macchinari, eh ci sono dieci
macchinari in meno che sono stati venduti e sembra che il capitale che tu usi è
di meno ed effettivamente è meno però quale capitale meno e quale capitale?
Più è di meno il capitale fisico ed è di più
il capitale intangibile tangibile di materiali. Quindi bisognerebbe introdurre,
quello, lo ripeto, questi sono fenomeni,
che richiedono la partecipazione alla
contabilità nazionale.
Ci sono gli international accounting standard,
insomma bisogna mettere insieme contabili, pubblici e privati.
Però questa è la l'elemento che bisogna fare se nella
productivity noi riuscissimo a introdurre valutazioni metri dell'intangible
della conoscenza che poi danno origine per le imprese possibilità di avere
finanziamenti, mutui e così via. Questo avrebbe degli impatti assolutamente positivi
sulla stessa produttività dei fattori. Perché questo sarebbe crescente.
A questo punto allora, visto che si richiede
nell'economia della conoscenza, si richiede al capitale umano di avere certe
caratteristiche. È bene che queste caratteristiche siano valutate nella
dimensione dello stato patrimoniale di alcune aziende stesse.
Questo se non si farà questo, noi andremo
avanti nell'economia della conoscenza, perché gli incentivi che si danno oggi
ai lavoratori sono quelli. Però non ne avremo mai una rappresentazione
all'interno degli stati patrimoniali, dei conti economici, dei bilanci, delle
aziende e anche del bilancio dello Stato e sembrerà come se c'è qualcosa che
sta diminuendo.
Però in realtà non è così. È semplicemente che
il processo di accumulazione capitalistico attuale avviene attraverso forme e
metodologie che non sono adeguatamente rappresentate dai sistemi di contabilità
nazionale e privati attuali.
Su questo ci sono,
, tante, tante, anche eh, come dire
tante metodologie che sono state introdotte per valutare l'intangibles. Però
ecco, non c'è stata. Per esempio, per fare un esempio, è un po' come l'idea di
misurare la felicità interna, il no felicità interna lorda invece del PIL prodotto interno lordo.
Valutare la felicità interna lorda allora qui
è la stessa cosa. Cioè invece di valutare il capitale fisico si si valuta il
capitale immateriale.
Però bisogna sviluppare delle metriche per
questo, perché attualmente non ci sono queste metriche se non per alcune
eccezioni, come per esempio i brevetti, le licenze e così via. Però il valore
del capitale umano di Un'azienda, che magari ha il capitale umano molto
elevato, non viene rappresentato all'interno dell'impresa stessa.
Quindi, in sintesi, con questo volevo dire
insomma che ci sono delle modifiche da fare, che siano conseguenze conseguenti
alla rivoluzione, alla rivoluzione che in cui ci troviamo, che è quella
tecnologica digitale. Per esempio, quando c'è stata la rivoluzione delle
macchine si è capito che nel bilancio delle aziende bisognerà mettere le
macchine perché le macchine erano capitali.
Oggi c'è una rivoluzione della conoscenza.
Però se noi prendiamo i bilanci delle aziende non troviamo da nessuna parte dei
metodi di valutazione della conoscenza. Eppure si chiede alle aziende di essere
leader nella conoscenza.
E questo è paradossale ed è il motivo per cui
non ci si trova. Da un lato abbiamo una crescita delle tecnologie disponibili e
dall'altro lato sembra come se il Pil non cresce, la produttività non cresce,
non ci sono dei vantaggi, non ci sono dei vantaggi. Lo ripetiamo l'ennesima
volta perché mancano degli adeguati strumenti di valutazione dei beni
materiali, delle degli effetti del digitale.
Gli autori fanno vari esempi su questo e loro sostanzialmente si riferiscono. Ha modi
alternativi di misurare il Pil. Però dal mio punto di vista bisognerebbe
proprio agire con una riforma strutturale che consenta di valutare la dotazione
di capitale immateriale presente all'interno dei paesi.
Perché noi oggi se noi andiamo sul sito dell’ISTAT,
sul sito dell’Eurostat, sul sito dell’OCSE o andiamo a vedere i dati della
Banca Mondiale, non troviamo mai delle misure dell'Intel. Al massimo cosa
troviamo? Troviamo il numero di ricercatori per mille abitanti troviamo la
spesa in ricerca e sviluppo in percentuale del Pil.
Però non abbiamo mai delle misure che ci
dicono quanto capitale immateriale sta in un certo Paese. Quanti intangible ci
sono in un certo Paese? Perché è utile saperlo? Perché ovviamente se in un
paese ci sono tanti intangible che possono essere utilizzati nell'economia
della conoscenza, ovviamente in quei paesi sarà assai più facile andare ad
investire.
E attenzione si possono anche combinare delle
variabili che già esistono, per esempio su questo. In questo senso mi riferisco
allo European Innovation Scoreboard, che è una statistica della Commissione
Europea che è tutta rivolta.
a
questa dimensione di valutare gli elementi immateriali. Però, ecco, al di là di
questo, noi non abbiamo veramente un sistema contabile, sia pubblico che
privato, che ci consenta di intendere chiaramente di rispondere a una certa
domanda qual è il capitale immateriale che si trova in un certo posto?
Questo non non lo sappiamo. Sappiamo quanti
lavoratori ci sono. Sappiamo che certi lavoratori sono laureati e altri no.
Però quanto vale? la conoscenza di un certo
lavoratore? Non lo sappiamo. Questo non abbiamo, non siamo riusciti a stimarlo.
Ecco, se si trovassero delle metodologie per
stimare questi elementi, ovviamente si avrebbe la possibilità di inserire
questi valori negli Stati patrimoniali. Perché è importante questo? Perché
adesso noi dobbiamo immaginare che i leader di mercato sono leader di mercato.
E vabbè, hanno già vinto la partita. Però l'azienda piccola che c'ha dieci
dipendenti e che deve iniziare a produrre e a rinnovare.
Se potesse mettere nel suo bilancio il
capitale umano, le conoscenze, il capitale materiale che ha potrebbe avere già
una patrimonializzazione. Quindi potrebbe chiedere delle risorse finanziarie ai
capitali, alle banche, ai mercati, a quello che sia questa è la motivazione per
cui, , ci sono c'è bisogno di intervenire a livello di contabilità pubblica e
privata per il riconoscimento di.
A quel punto potremmo verificare che in realtà
non c'è stata una riduzione della total productivity c'è stata al massimo una, una un investimento da alcuni fattori di
produzione verso altri fattori di produzione.
Questo è quello che . Si potrebbe verificare
in quel punto. E probabilmente questo aiuterebbe tante aziende ad andare meglio
nel mercato, perché potrebbero vincere più facilmente la partita finanziaria.
Per quanto riguarda infine il modello che gli
autori propongono azienda le dell'azienda incumbent azienda le dell'azienda
entrante e io sono d'accordo con quello che dicono gli autori. È vero, quando
in un mercato ci sono i leader di mercato c'è poco da fare.
Oggi nessuno immaginerebbe di fare un motore
di ricerca, non ci sono startup che si propongono come motori di ricerca,
nessuna startup si propone di fare un social network. Non ci sono start up, che si propongono di fare un market place per
l'e-commerce.
Perché questi mercati sono così evoluti e sono
due servizi così aggressivi che ovviamente chiunque verrebbe fatto fuori, da questo tipo di mercati che già ci sono.
Però ecco, quello che noi possiamo dire è che se appunto si eh, si dessero valori finanziari a queste aziende
nuove, magari questi avrebbero più risorse per fare nuove cose.
E poi bisognerebbe forse impedire alle grandi
aziende. Per esempio bisognerebbe impedire a Facebook, a Google e ad Amazon di
fare lo shopping aziendale, cioè di andare in giro a comprarsi tutte le
startup, perché è questo quello che fanno Facebook, Google e Amazon.
E ovviamente alla startup gli conviene perché
faccio l'esempio di Google Brain, per esempio, che è una startup che poi è
stata comprata da che è diventata Google Brain.
Però prima ero una startup che poi è stata
comprata ed internalizzata nell'azienda. Ma così come ci sono tanti altri
servizi e su questo probabilmente
bisogna intervenire.
Però il problema è sempre lo stesso Come fa ad
intervenire il garante della concorrenza e del mercato in un sistema dove c'è
lobbismo e dove le aziende tech finanziano? una importante attività di lobby nei confronti
del Parlamento nei confronti delle istituzioni e del Governo? Praticamente
impossibile.
Quindi noi quello di cui abbiamo bisogno oggi
sono tre cose se vogliamo cambiare, questo sistema io sono d'accordo con quello
che dicono gli autori ci sono delle criticità c'è bisogno di tre cose punto
numero uno l'abbiamo già detto serve, , una contabilità nuova punto numero due
servono, , delle mettere dei limiti alle grandi aziende quando queste vogliono
comprare le startup e numero tre serve una nuova, come dire una nuova
generazione di quelli che sono i civil.
Cioè sono come dire i servitori dello Stato.
Possiamo dire così, che abbiano in mente un mondo di valori democratici e di
libero mercato e non invece l'idea di appartenere ad un elite, ad una classe
che si deve autodifende, che si deve auto perpetrare perché il problema
occidentale questo è vero.
Noi adesso io lo dico qui però l'ho detto anche in altri
podcast e in altre cose che ho letto è vero che l'o- l'occidente si sta
orientali realizzando è vero, perché l'occidente sta sviluppando un'idea
elitaria di classe dirigente chiusa e lo vediamo lo vediamo noi politici che
sono sempre gli stessi, lo vediamo nelle classi dirigenti che sono sempre gli stessi.
Lo vediamo nella circolazione, per esempio,
della classe dirigente da Google al Governo Americano e dal Governo Americano a
Google. In questo sistema di porte girevoli vediamo un mondo che diventa in
Italia questo non è l'occidente.
Attenzione. Il mondo occidentale quando si è
orientato l'elitismo ha sempre avuto tantissimi problemi, perché poi aumentano
le diseguaglianze perché poi si rompono i sistemi democratici perché poi
succedono le cose che sono successe già in passato. Quindi bisogna essere molto
attenti a questo.
E soprattutto bisogna tenere il fatto che la classe
dirigente occidentale oggi strizza l'occhio, all'oriente e magari invidia
l'oriente no, si invidiano le classi dirigenti orientali perché sono chiuse,
perché sono elitarie, perché possono permettersi di usare la diseguaglianza
contro la popolazione. E allora anche l'occidente si chiude l'elitismo di una
classe dirigente che si ritiene abbia dei privilegi.
Ecco, questo lo ripetiamo non è l'occidente,
non è la democrazia, non è il libero mercato, è un mondo vecchio che abbiamo
già visto, che ha già capito che non funziona perché, come a come dicono gli
autori, è vero che ci troviamo in una crisi di produttività e che se continua
così, ovviamente porterà a vincere gli orientali.
Giustamente diremo anche perché alla fine
questo è il loro modello è il modello degli orientali, quello di avere una
classe dirigente chiusa. E invece noi abbiamo bisogno, in Europa e negli Stati
Uniti, nel mondo occidentale di una nuova era di civil servant di cioè di
servitori dello stato, di servitori della comunità, di persone che svolgono il
lavoro con l'idea dei principi, dei valori della democrazia e di buon mercato.
Perché questo ci consentirà di impedire la
corruzione, di impedire che il lobbismo vinca sulla giustizia, laddove invece
sia la giustizia a vincere sul lobbismo e di creare un sistema che sia più
equo, dove certamente ci saranno ancora dei ricchi. Però saranno ricchi perché
avranno fatto qualcosa, oltre che dare una tangente o pagare, un lobbista.
Quindi bisogna tornare ad un Occidente che produce, ad un incidente che Innova e ad un Occidente che confuta se stesso e la propria classe dirigente che mette in crisi la propria classe dirigente, perché in quella crisi della classe dirigente c'è la democrazia c'è la libertà e c'è la possibilità di prosperare
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