È
cresciuta in media del 37% tra il 2013 ed il 2020 per i paesi analizzati
La Banca Mondiale calcola il valore della capitalizzazione di mercato in
percentuale del PIL. La capitalizzazione di mercato (nota anche come valore di
mercato) è il prezzo delle azioni moltiplicato per il numero di azioni in
circolazione (comprese le loro diverse classi) per le società nazionali
quotate. Sono esclusi i fondi di investimento, i fondi comuni di investimento e
le società il cui unico obiettivo commerciale è detenere azioni di altre
società quotate. I dati sono valori di fine anno. I dati sono analizzati nel
periodo 2013-2020. I paesi privi di serie storica completa sono stati omessi.
Ranking dei paesi per
valore della capitalizzazione del mercato in % del PIL nel 2020. Hong
Kong è al primo posto per valore della capitalizzazione del mercato in % del
PIL nel 2020 con un valore di 1777,23%, seguito da Iran con un valore di
508,22%, seguito dall’Arabia Saudita con un ammontare di 330,82%, dal Sud
Africa con un valore di 311,45%, seguita dalla Svizzera con un ammontare di
270,52%. A metà classifica vi sono il Marocco con un ammontare di 54,04%,
seguito dalle Mauritius con un valore di 54,03%, seguito dal Vietnam con un
ammontare di 53,66%, dall’Indonesia con 46,84% e dalla Russia con 46,53%.
Chiudono la classifica la Costa d’Avorio con un ammontare di 11,64%, seguito
dall’Egitto con un ammontare di 10,77%, dalla Romania con un ammontare di
10,15%, dalle Bermuda con un ammontare di 3,20%, e dalla Costa Rica con un
ammontare di 3,5%.
Ranking dei paesi per
valore della variazione percentuale della capitalizzazione del mercato in % del
PIL tra il 2013 ed il 2020. L’Iran è al primo posto per valore
della capitalizzazione del mercato in % del PIL tra il 2013 ed il 2020 con un
ammontare di 624,28%, seguito dall’Arabia Saudita con 433,61%, dalla Jamaica
con un ammontare di 261,89%, dal Vietnam con 154,14%, dal Kazakhstan con un
ammontare di 138,38%. A metà classifica vi sono la Germania con un ammontare di
13,25%, seguita dall’Austria con un valore di 10,95%, dal Peru con 7,14%, dalla
Slovenia con 6,84%, dalla Croazia con un ammontare di 6,59%. Chiudono la
classifica la Giordania con -44,13%, l’Oman con .46,89%, l’Egitto con -49,58%,
dalla Costa d’Avorio con -57,89%, dalle Bermuda con -85,9%.
Clusterizzazione con
algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette depurato dagli
outliers. Di seguito viene presentata una clusterizzazione con
algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette depurato dagli
outliers. L’eliminazione degli outliers è necessaria in quanto i dati mettono
in risalto dei valori eccessivamente elevati per Hong Kong con una crescita
pari ad un ammontare di +1777,23%. Vengono quindi individuati due clusters
ovvero:
- ·
Cluster 1:
West Bank and Gaza, Turchia, Panama, Tunisia, Libano, Sri Lanka, Grecia,
Austria, Costa d’Avorio, Ungheria, Egitto, Kazakhstan, Slovenia, Polonia,
Cipro, Bermuda, Bangladesh, Romania, Messico, Nigeria, Croazia, Malta, Vietnam,
Costa Rica, Russia, Oman, Colombia, Perù, Nuova Zelanda, Brasile, Indonesia,
Marocco, Germania, Iran, United Arab Emirates, Jamaica;
- ·
Cluster 2:
Corea del Sud, Australia, Cile, Tailandia, Qatar, Giappone, India, Filippine,
Lussemburgo, Canada, Malaysia, Barbados, Mauritius, Spain, Israel, Jordan,
China.
Dal punto di vista della
mediana risulta che il valore della mediana del cluster 2-C2 è pari ad un
ammontare di 83,16, mentre il valore del Cluster 1-C1 è pari ad un ammontare di
28,30%. Dal punto geografico risulta che i paesi asiatici hanno dei valori
tendenzialmente più elevati rispetto a quelli occidentali. Gli unici paesi
occidentali che fanno parte del cluster 3 sono Lussemburgo, Spagna, Israele e
Canada. Nel cluster 1-C1 sono invece presenti molti paesi europei, africani e
dell’America Latina. Ne deriva che le economie asiatiche tendono ad avere un
valore della capitalizzazione di mercato tendenzialmente più elevata rispetto
ai paesi occidentali, africani e dell’America Latina. Non mancano ovviamente
delle eccezioni come per esempio il Lussemburgo, Israele, il Canada,
l’Australia, e la Spagna, che pure essendo paesi del “blocco occidentale”
hanno dei livelli elevati di capitalizzazione di mercato rispetto al PIL. Però
occorre considerare che è stata realizzata una analisi attraverso l’eliminazione
degli outliers tra i quali spiccano sicuramente Hong Kong e Usa. Le motivazioni
che possono spiegare la crescita del valore della capitalizzazione di mercato
delle economie asiatiche possono essere riconnesse alla condizione tipica di
quelle economie. Infatti, i paesi asiatici hanno tassi di crescita del PIL più
elevati rispetto alle economie europee ed occidentali. Pertanto, attraggono
maggiori investimenti e maggiori risorse finanziarie. I capitali fluiscono
maggiormente nei paesi asiatici per cogliere le opportunità di investimenti con
gli alti tassi di crescita previsti. Ovviamente occorre considerare che la
crescita della capitalizzazione di mercato in percentuale del PIL rappresenta
anche un rischio per quelle economie. Infatti l’eccesso di credito nei
confronti della finanza costituisce una delle metodologie tipiche per l’innesco
di crisi finanziarie sistemiche. Ne deriva pertanto che da un lato i mercati
finanziari asiatici crescono in termini finanziari per sostenere la crescita
dell’economia reale. Dall’altro lato però crescono i rischi sistemici in
termini di fragilità finanziaria e volatilità.
Conclusioni.
La capitalizzazione del mercato è cresciuta significativamente tra il 2013 ed
il 2020 nei paesi considerati. La crescita della capitalizzazione di mercato è
avvenuta soprattutto nei paesi asiatici. I paesi asiatici, infatti, hanno
offerto maggiori opportunità di investimento e hanno attirato maggiori risorse
finanziarie. Nei paesi occidentali, a parte gli USA, anche Israele, Canada,
Australia, Lussemburgo, Spagna hanno incrementato il proprio livello di
capitalizzazione di mercato in percentuale del PIL.Ovviamente la crescita del
valore della capitalizzazione di mercato in percentuale del PIL tende ad essere
positivamente associata anche alla crescita dei rischi finanziari che potrebbero
incrementare il rischio di crisi finanziarie, volatilità e contagio. Ne deriva
pertanto che sarebbe necessario incrementare i controlli a livello
internazionale per evitare che taluni errori di politica economica o delle
crisi di settore, come per esempio nel settore immobiliare, possano poi manifestarsi
come delle crisi economiche in grado di ridurre sia il tasso di crescita
economica dei paesi asiatici, sia di ridurre la capitalizzazione di mercato.
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