Tra
il 2010 ed il 2020 è cresciuta in media del 19,93% per i paesi analizzati.
La Banca Mondiale calcola
la spesa lorda per ricerca e sviluppo espressa in percentuale del PIL. I dati
prendono in considerazione sia le spese in conto capitale che quelle correnti
nei quattro settori principali: Impresa, Governo, Istruzione superiore e
Privato senza scopo di lucro. La R&S copre la ricerca di base, la ricerca
applicata e lo sviluppo sperimentale. Prendiamo in considerazione il periodo
tra il 2010 ed il 2020. Sono stati considerati solo i paesi aventi serie storica
completa per evitare il problema della trattazione dei missing values in sede
di clusterizzazione con algoritmo k-Means.
Ranking dei paesi per
valore della spesa in ricerca e sviluppo in percentuale del PIL nel 2020. Israele
è al primo posto per valore della spesa in ricerca e sviluppo in percentuale
del PIL nel 2020 con un valore di 5,44%, seguita dalla Corea del Sud con un valore
di 4,81%, dalla Svezia con un valore di 3,53%, dal Belgio con 3,48%, e dagli
Stati Uniti con un valore di 3,45%. A metà classifica vi sono l’Irlanda con un
valore di 1,23%, la Lituania con 1,16%, il Lussemburgo con 1,13%, la Russia con
1,10% e dal Turchia con 1,09%. Chiudono la classifica il Kuwait con un valore
di 0,19%, seguito dall’Uzbekistan con un valore di 0,14%, dalla Mongolia e dal Kazakhstan
con 0,13%, dalla Kyrgyz Republic e Tajikistan con 0,09%.
Ranking dei paesi per valore
della variazione percentuale in ricerca e sviluppo rispetto al Pil tra il 2010
ed il 2020. Macao è al primo posto per variazione percentuale della
spesa in ricerca e sviluppo rispetto al PIL con un valore di 795,78%, seguita
dalla Grecia con un valore di 147,92%, dall’Egitto con 121,98%, dalla Polonia con
93,36%, da Cipro con 85,17%. A metà classifica vi sono l’Austria con un valore
di 17,43%, seguita dalla Lettonia con un ammontare di 16,47%, da Malta con un
valore di 15,74%, dalla Germania con 15,16%, e dall’Estonia con 13,52%.
Chiudono la classifica la Moldova con un valore di -37,92%, seguita dal Messico
con -39,18%, dalla Kyrgyz Republic con -42,54%, dalla Mongolia con -45,57% e
dall’Ucraina con -49,42%. Tra il 2010 ed il 2020 il valore della ricerca e
sviluppo è cresciuto in media del 19,93% per i paesi analizzati.
Clusterizzazione con
algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette.
Di seguito presentiamo una clusterizzazione con l’algoritmo k-Means ottimizzato
con il coefficiente di Silhouette. Nello specifico vengono individuati 6 clusters
ovvero:
- ·
Cluster 1:
Azerbaijan, Kazakhstan, Uzbekistan, Armenia, Mongolia, Kyrgyz Republic,
Tajikistan, Macao, Colombia, Kuwait, Moldova, North Macedonia, Mexico, Cuba,
Romania;
- ·
Cluster 2: Danimarca,
Giappone, Austria, Germania, Svezia, Finlandia, Stati Uniti;
- ·
Cluster 3:
Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna, Lussemburgo, Ungheria, Estonia, Canada;
- ·
Cluster 4:
Israel, Corea del Sud;
- ·
Cluster 5:
Netherlands, France, China, Slovenia, Norvegia, Belgio, Repubblica Ceca.
- ·
Cluster 6:
Croazia, Hong Kong, Serbia, Repubblica Slovacca, Turchia, Bulgaria, Lituania, Grecia,
Egitto, Malta, Polonia, Lettonia, Bielorussia, Ucraina, Russia, Cipro.
Dal punto di vista dei
clusters possiamo notare il seguente ordinamento ovvero: C4=5,13>C2=3,20>C5=2,29>C3=1,57>C6=0,94.
Possiamo quindi notare che vi sono due
paesi che guidano a livello mondiale la ricerca e sviluppo ovvero Israele e la
Corea del Sud, ovvero i paesi del Cluster 4. Al secondo posto vi sono i paesi
del centro-Nord Europa e gli Stati Uniti. Seguono, nel Cluster 5 paesi dell’Europa
centro-settentrionale e la Cina. Infine, l’ultimo cluster è molto variegato dal
punto di vista geografico e contiene sia paesi europei che non-europei come per
esempio la Cina e l’Egitto. Occorre considerare che l’investimento nella
ricerca e sviluppo ha un significativo impatto in termini di prodotto interno
lordo e di crescita economica. Infatti, sia nei classici modelli della crescita
economica che anche nella modellistica endogena, l’investimento nella ricerca e
sviluppo è essenziale per far crescere il PIL. Una delle motivazioni che favoriscono
l’utilizzo della spesa in ricerca e sviluppo come driver della crescita consiste
nell’innovazione tecnologica. Infatti l’innovazione tecnologica è in genere un
prodotto generato a seguito dell’investimento in ricerca e sviluppo. Gli economisti,
già a partire da Joseph Alois Schumpeter, si erano chiesti cosa consentisse al
PIL di crescere da un esercizio all’altro pure mantenendo fissa la dotazione
dei fattori ovvero capitale, terra e lavoro. E attraverso l’indagine empirica
già all’inizio del 900 era chiaro che l’unica opportunità per incrementare il
PIL fosse investire nell’innovazione tecnologica, che si ottiene attraverso la
ricerca e sviluppo. Certo anche la ricerca e sviluppo non è un elemento che può
auto-prodursi all’interno di un sistema economico. Essa, infatti, richiede l’investimento
nel capitale umano e quindi una stretta connessione tra sistema universitario, imprese
e enti di ricerca. Infine, i paesi che hanno un sistema finanziario più pronto
a farsi carico dei rischi della ricerca scientifica sono anche in grado di
ottenere migliori risultati incrementando ulteriormente il proprio PIL.
Conclusioni. Nonostante
sia noto che nell’economia della conoscenza l’investimento nella ricerca e sviluppo
sia necessario per incrementare il PIL non tutti i paesi prendono seriamente
questa raccomandazione pure sostenuta da ampia evidenza empirica. Ed in realtà
anche tra i paesi europei ve ne sono molti, come l’Italia, la Croazia, la
Serbia, la Slovacchia, la Bulgaria, la Grecia, la Polonia, Malta, la Lettonia,
e Cipro, che ha un valore ridotto in termini di investimento nella ricerca e
sviluppo. Sulla quale circostanza è intervenuta l’Unione Europea che ha disposto
che il 3% del PIL sia investito in
ricerca e sviluppo. Ne deriva che molti paesi europei dovranno incrementare la
propria spesa in ricerca e sviluppo in percentuale del PIL per ottemperare alle
richieste dell’UE. Tuttavia, i paesi non-europei hanno comunque interesse ad incrementare
la spesa in ricerca e sviluppo per incrementare la competitività a livello
paese e accedere a livelli più alti di produttività e di reddito pro capite. Inoltre,
le attuali sfide dell’intelligenza artificiale e del cambiamento climatico,
insieme con il rischio di nuove pandemie, impongono ai paesi di investire nella
ricerca e sviluppo anche per motivi connessi alla sicurezza nazionale, ambientale
e sanitaria.
References
European Union, The 3% objective: brief history, https://ec.europa.eu/invest-in-research/action/history_en.htm
Solow, R. M. (1956). A contribution to the theory of
economic growth. The quarterly journal of economics, 70(1), 65-94.
Romer, P. M. (1990). Endogenous technological change.
Journal of political Economy, 98(5, Part 2), S71-S102.
Schumpeter, J. A., & Swedberg, R. (2021). The
theory of economic development. Routledge.
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