giovedì 15 agosto 2024

L’Indice di Capitale Umano e della Ricerca e Livello Globale

 

E’ diminuito tra il 2013 ed il 2022 in media del 0,52% per i paesi considerati

L'"Indice di Capitale Umano e Ricerca" è una misura che riflette la qualità e il livello delle risorse umane e delle attività di ricerca in un determinato contesto, come un paese, una regione o un'organizzazione. Questo indice tiene conto di fattori legati all'istruzione, alla formazione, alla conoscenza e all'innovazione, che sono fondamentali per sostenere la crescita economica e lo sviluppo sociale. Il capitale umano si riferisce alle competenze, conoscenze, esperienze e abilità acquisite dalle persone attraverso l'istruzione e la formazione. Una popolazione con un elevato livello di capitale umano è in grado di produrre valore economico e sociale grazie alla sua capacità di innovare, lavorare efficacemente e adattarsi ai cambiamenti del mercato. Gli investimenti in istruzione, formazione e sviluppo delle competenze sono quindi cruciali per rafforzare il capitale umano. L'aspetto della ricerca riguarda l'attività scientifica, tecnologica e innovativa. L'indice prende in considerazione la qualità e la quantità della ricerca prodotta, la capacità di innovazione, nonché la presenza di infrastrutture di ricerca e di centri di eccellenza. Un contesto in cui la ricerca è ben sviluppata tende ad attrarre investimenti, creare nuove tecnologie e migliorare la competitività globale. In sintesi, l’"Indice di Capitale Umano e Ricerca" è un indicatore complesso che valuta l'efficacia dell'istruzione e della ricerca in un contesto specifico, mostrando il potenziale di crescita sostenibile e di sviluppo innovativo in quella società.

Indice di capitale umano e della ricerca nel 2022. L'Indice di Capitale Umano e Ricerca presentato per il 2022 fornisce una panoramica significativa del livello di sviluppo intellettuale, tecnologico e innovativo nei vari paesi del mondo. Questo indice, che tiene conto di fattori come l'educazione, la qualità della ricerca, le infrastrutture per l'innovazione e la capacità di sviluppare e applicare nuove tecnologie, mostra chiaramente come le nazioni siano diversamente posizionate in termini di competitività globale. Al vertice della classifica troviamo la Corea del Sud con un punteggio di 66,4, seguita da Germania (64,1) e Svezia (62,6). Questi paesi dimostrano una forte sinergia tra istruzione, ricerca e innovazione. La Corea del Sud, ad esempio, ha investito enormemente in istruzione e ricerca scientifica negli ultimi decenni, diventando un leader globale nella produzione tecnologica e nella capacità di trasformare la conoscenza in prodotti ad alto valore aggiunto. La Germania, con la sua lunga tradizione di eccellenza ingegneristica e universitaria, continua a essere un punto di riferimento per la ricerca applicata e l'innovazione industriale. La Svezia e la Svizzera, rispettivamente con punteggi di 62,6 e 62,4, sono anch'essi esempi di economie avanzate che investono massicciamente in capitale umano e ricerca, promuovendo un ambiente altamente favorevole alla creatività scientifica e tecnologica. Proseguendo nella lista, Australia (61,7), Regno Unito (61,5) e Singapore (61,5) sono altre nazioni che hanno capitalizzato su politiche educative avanzate e strategie di sviluppo della ricerca per mantenere la loro competitività a livello globale. Singapore, in particolare, rappresenta un caso interessante di piccola nazione che, nonostante la mancanza di risorse naturali, ha costruito un'economia basata sulla conoscenza grazie a un sistema educativo di altissima qualità e a un ambiente favorevole all'innovazione. Il Regno Unito e l'Australia, d'altra parte, combinano tradizioni accademiche secolari con un settore della ricerca ben sviluppato e strettamente collegato all'industria. Gli Stati Uniti, con un punteggio di 59,9, pur essendo ancora una delle potenze globali in termini di ricerca e sviluppo, mostrano come le sfide interne, come la disuguaglianza nell'accesso all'istruzione e la frammentazione del sistema educativo, possano influire negativamente sull'indice complessivo. Tuttavia, rimangono leader mondiali nella produzione di brevetti e nella capacità di attrarre talenti da tutto il mondo grazie a università di fama mondiale e a un ecosistema dinamico di start-up e innovazione. Paesi scandinavi come la Finlandia (60,6) e la Danimarca (59,4), insieme ad altre nazioni europee come l'Austria (58,8) e i Paesi Bassi (57,4), si distinguono per il loro forte sostegno alle politiche di welfare e all'educazione inclusiva, che garantiscono una forza lavoro altamente qualificata e un ambiente favorevole alla ricerca. Il caso della Finlandia è emblematico: nonostante una popolazione relativamente piccola, il paese è riuscito a costruire un sistema educativo tra i migliori al mondo, che pone l'accento sul pensiero critico e sulla creatività, elementi essenziali per la ricerca e l'innovazione. Tra i paesi emergenti, la Cina (53,1) e il Giappone (52,7) occupano posizioni di rilievo, ma con differenze significative. La Cina ha compiuto passi da gigante nell'ultimo decennio, investendo massicciamente nella ricerca e nell'educazione, con l'obiettivo di diventare un leader tecnologico globale. Tuttavia, il suo sistema rimane fortemente centralizzato e deve affrontare problemi legati all'inefficienza e alla mancanza di libertà accademica. Il Giappone, pur essendo stato un pioniere in molti campi tecnologici, sembra soffrire di stagnazione, con un sistema educativo rigido e una demografia in calo che rappresentano sfide significative. Guardando più in basso nella classifica, troviamo paesi dell'Europa meridionale come Italia (46,9), Spagna (47,7) e Grecia (45,4), che, pur avendo tradizioni accademiche di lunga data, soffrono di problemi strutturali legati alla gestione inefficace delle risorse, alla disoccupazione giovanile e a una bassa capacità di trattenere talenti. Questi fattori limitano la loro capacità di competere con le nazioni del nord Europa, dove la ricerca è meglio integrata nel tessuto economico e sociale. La Russia (47) si colloca in una posizione intermedia, riflettendo un potenziale di ricerca ancora elevato, ma frenato da un contesto politico ed economico instabile che limita l'attrattività per i ricercatori e la capacità di innovare. Israele (48,1), invece, è un esempio di come un piccolo paese possa sfruttare la sua forza innovativa grazie a un ecosistema di start-up molto dinamico e a una cultura di ricerca fortemente orientata all'applicazione pratica e alla sicurezza. Le nazioni dell'Europa dell'Est, come Polonia (42,5), Ungheria (41,3) e Repubblica Ceca (43,3), pur avendo fatto notevoli progressi negli ultimi decenni, devono ancora affrontare sfide significative in termini di modernizzazione dei loro sistemi educativi e di integrazione con i mercati globali della ricerca. I paesi del Sud-est asiatico, come India (38,3), Malesia (41) e Vietnam (27,2), sono in una fase di rapido sviluppo, cercando di colmare il divario con le economie più avanzate. Tuttavia, l'indice riflette come la qualità dell'istruzione e l'accesso alle risorse di ricerca rimangano disomogenei, con forti disparità tra le aree urbane e rurali. Le nazioni dell'Africa subsahariana e dell'Asia meridionale occupano le posizioni più basse della classifica, con punteggi che scendono sotto i 20 punti, come Nigeria (17,4), Etiopia (8,8) e Bangladesh (10,8). Questi paesi sono gravemente limitati da fattori strutturali come povertà diffusa, sistemi educativi inadeguati, e scarsa capacità di investimento in ricerca e sviluppo. La mancanza di infrastrutture, di stabilità politica e di risorse finanziarie rende estremamente difficile per queste nazioni costruire un capitale umano competitivo e sostenere attività di ricerca di alto livello. Tuttavia, in alcuni contesti, sono visibili segnali di miglioramento grazie a iniziative internazionali di supporto e alla crescita di settori tecnologici emergenti, soprattutto nei grandi centri urbani. In conclusione, l'Indice di Capitale Umano e Ricerca del 2022 mostra un mondo ancora fortemente diviso in termini di capacità di valorizzare l'istruzione, la ricerca e l'innovazione. Mentre le economie più avanzate continuano a dominare grazie a politiche lungimiranti e investimenti sostenibili, molti paesi emergenti e in via di sviluppo faticano a tenere il passo. Tuttavia, il progresso tecnologico globale offre opportunità anche per i paesi più svantaggiati, a patto che riescano a superare le sfide strutturali che li trattengono. Questo indice evidenzia l'importanza cruciale di investire nel capitale umano e nella ricerca come fattori fondamentali per garantire crescita economica sostenibile e benessere sociale in un mondo sempre più competitivo e interconnesso.

Indice di capitale umano e della ricerca tra il 2013 e il 2022.

L’Indice di Capitale Umano e della Ricerca (HCRI) è una misura chiave per valutare il livello di investimenti in capitale umano e ricerca scientifica di un paese. L'analisi dei dati dal 2013 al 2022 mostra tendenze contrastanti, con alcune nazioni che registrano miglioramenti significativi, mentre altre subiscono un declino preoccupante.  Tra i paesi che hanno mostrato un incremento notevole dell'HCRI, Zambia (+117,65%), Pakistan (+107,79%) e Zimbabwe (+78,51%) sono in cima alla lista. Questi paesi, spesso classificati tra le economie emergenti, hanno evidentemente investito in modo significativo nel capitale umano e nella ricerca, una mossa essenziale per migliorare la loro competitività globale. La crescita in Zambia e Zimbabwe potrebbe riflettere politiche governative mirate all’espansione dell’istruzione e della ricerca come strumenti per lo sviluppo economico. Allo stesso modo, l’India (+76,50%) e il Perù (+76,08%) rappresentano esempi di economie in rapida crescita che riconoscono l'importanza di investire nel capitale umano per sostenere l'innovazione e lo sviluppo tecnologico. La crescita dell'India in particolare è in linea con la sua strategia di diventare un hub globale per la tecnologia e la ricerca, sostenuta da un numero crescente di istituti di ricerca e una forza lavoro qualificata. Tra i paesi con incrementi moderati, spiccano la Cina (+30,79%) e la Turchia (+30,54%). Questi incrementi riflettono gli sforzi di questi paesi per migliorare il loro ecosistema di ricerca, sebbene partissero già da una base più elevata rispetto a molti altri paesi emergenti. Anche nazioni sviluppate come la Germania (+18,05%) e il Canada (+16,80%) mostrano miglioramenti continui, segno della costante attenzione all'investimento nel capitale umano e nella ricerca per mantenere il loro status di economie avanzate e competitive. D'altra parte, alcuni paesi mostrano una crescita molto limitata o stagnazione. Per esempio, paesi come l'Austria (+0,17%), la Svezia (+0,16%), e il Benin (0,00%) hanno registrato aumenti minimi, mentre nazioni come l'Iran, la Giamaica e la Nuova Zelanda non hanno registrato alcun cambiamento nell'HCRI. Questi dati possono indicare una maturità del sistema di ricerca e sviluppo in questi paesi, oppure una mancanza di ulteriori investimenti che potrebbero spingere il settore a nuovi livelli. È allarmante osservare come molti paesi abbiano visto un declino significativo nell'indice di capitale umano e ricerca. Tra i casi più gravi ci sono Islanda (-25,04%), Armenia (-30,16%), Montenegro (-31,05%), e Uganda (-42,54%). La riduzione dell'HCRI in questi paesi potrebbe essere dovuta a vari fattori, tra cui instabilità economica, crisi politiche o una diminuzione degli investimenti in istruzione e ricerca. Ad esempio, l’Armenia e il Montenegro, che hanno visto un calo considerevole, potrebbero essere stati influenzati da vincoli economici o da una diminuzione delle priorità governative in questi settori. L'Uganda e lo Yemen, che hanno registrato cali rispettivamente del 42,54% e 42,64%, evidenziano come conflitti interni e instabilità politica possano avere effetti devastanti sugli investimenti nel capitale umano e nella ricerca. Questi dati riflettono l'importanza dell'investimento continuo e strategico nel capitale umano e nella ricerca per sostenere la crescita economica e l'innovazione. Paesi che investono in modo consistente in questi settori tendono a vedere benefici a lungo termine in termini di sviluppo tecnologico e competitività globale. Tuttavia, laddove tali investimenti sono trascurati, si osserva un declino che può avere conseguenze a lungo termine sulla capacità di innovare e rimanere competitivi. Inoltre, il declino in molti paesi potrebbe essere legato a fattori esterni come crisi economiche globali, che riducono i bilanci destinati all’istruzione e alla ricerca. In un mondo sempre più dominato dall'innovazione e dalla tecnologia, il capitale umano e la ricerca sono fondamentali per la resilienza e la crescita delle economie. Paesi con performance stabili o in declino in queste aree rischiano di rimanere indietro nella competizione globale, con effetti negativi sulle opportunità economiche future. In conclusione, i dati relativi all'Indice di Capitale Umano e della Ricerca per il periodo 2013-2022 mostrano un quadro variegato, con alcune nazioni che avanzano in modo significativo e altre che faticano a mantenere il passo o addirittura regrediscono. I paesi che hanno saputo investire strategicamente nel capitale umano stanno raccogliendo i frutti in termini di maggiore capacità innovativa e crescita economica. D'altra parte, le nazioni che stanno vedendo un declino devono considerare nuove strategie per invertire la tendenza e garantire che l'investimento in capitale umano e ricerca rimanga una priorità.

Politiche economiche per sviluppare l’indice di capitale umano e della ricerca. Lo sviluppo dell'Indice di Capitale Umano e della Ricerca richiede una serie di politiche economiche integrate che mirano a migliorare l'istruzione, la formazione, l'innovazione e la capacità di ricerca di un paese. Investire in un sistema educativo di alta qualità è il primo passo per sviluppare il capitale umano. È essenziale finanziare e migliorare l'accesso a tutti i livelli di istruzione, dalla scuola primaria all'università. Questo include l'adozione di curricoli aggiornati che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro e dell'innovazione tecnologica. Promuovere l'insegnamento delle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) è particolarmente importante per preparare una forza lavoro in grado di contribuire allo sviluppo tecnologico e scientifico. Oltre all'istruzione formale, è fondamentale investire nella formazione professionale e continua. I programmi di reskilling e upskilling aiutano a mantenere la forza lavoro competitiva e adattabile ai cambiamenti tecnologici. Politiche che incentivano la collaborazione tra istituti di formazione, aziende e università possono garantire che le competenze sviluppate siano in linea con le esigenze del mercato. L'incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo è essenziale per migliorare l'indice di capitale umano e della ricerca. Le politiche economiche dovrebbero includere incentivi fiscali per le aziende che investono in R&S, oltre a finanziamenti diretti per progetti innovativi. Creare fondi pubblici per finanziare progetti di ricerca, sia nelle università che nelle imprese, può stimolare l'innovazione e portare allo sviluppo di nuove tecnologie. I partenariati pubblico-privati (PPP) sono cruciali per creare sinergie tra il settore pubblico, le aziende e le università. Tali collaborazioni possono facilitare la condivisione delle risorse, migliorare l'efficienza e garantire che i progetti di ricerca siano allineati con le necessità del mercato. Infine, è importante creare ecosistemi di innovazione attraverso la costruzione di parchi tecnologici, incubatori di start-up e cluster industriali, che possano attrarre talenti e favorire la crescita di nuovi settori ad alto valore aggiunto. Sostenere la mobilità dei ricercatori e promuovere collaborazioni internazionali è un altro aspetto chiave per espandere le conoscenze e le competenze locali. Politiche mirate a incentivare il ritorno dei cervelli possono inoltre contribuire a contrastare la fuga di talenti. Queste strategie, combinate con una visione a lungo termine orientata all’innovazione e al potenziamento delle risorse umane, possono garantire un miglioramento duraturo dell’indice di capitale umano e della ricerca.

Conclusioni. Il valore dell’indice di capitale umano e della ricerca è diminuito tra il 2013 ed il 2022 in media del 0,52% per i paesi considerati. Vi sono dei paesi nei quali tale indicatore è cresciuto significativamente come per esempio lo Zambia con +117,65%, Pakistan con +107,79%, Zimbabwe con +78,51%, India con +76,50%, Perù con +76,08%. Vi sono anche dei paesi nei quali l’indice di capitale umano e della ricerca è diminuito assai più della media come per esempio: Sri Lanka con -31,98%; Trinidad and Tobago con -33,62%, Uganda con -42,54%, Yemen con -42,64%, Guinea con -50,00%.

Fonte: Global Innovation Index

Link: https://www.wipo.int/global_innovation_index/en/

 


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