domenica 29 settembre 2024

L’Occupazione ad Alta Intensità di Conoscenza a Livello Globale

 

La variabile "Knowledge-intensive employment, %" nel Global Innovation Index (GII) misura la percentuale della forza lavoro di un paese impiegata in settori ad alta intensità di conoscenza, come la tecnologia, la ricerca e sviluppo (R&D), l'informazione e comunicazione (ICT), e altre attività professionali specializzate. Questa variabile indica la capacità di un'economia di generare e mantenere posti di lavoro che richiedono elevate competenze tecniche e intellettuali, rappresentando uno degli indicatori chiave dell'innovazione. Un'elevata percentuale di impiego in settori knowledge-intensive suggerisce che un paese è capace di attrarre e trattenere lavoratori qualificati, investendo in settori strategici che guidano la crescita tecnologica ed economica. Questi settori tendono a essere motori dell'innovazione, in quanto generano valore aggiunto attraverso la creazione e l'applicazione di nuove conoscenze e tecnologie. Il Knowledge-intensive employment contribuisce a migliorare la competitività economica, l'adattabilità ai cambiamenti del mercato globale e la crescita sostenibile. In sintesi, questa variabile riflette il livello di sviluppo tecnologico di un paese e il suo potenziale per affrontare le sfide future, evidenziando l'importanza del capitale umano qualificato per l'innovazione. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2013 ed il 2022.

L’occupazione ad alta intensità di conoscenza nel 2022. I dati sull'occupazione ad alta intensità di conoscenza nel 2022 offrono uno spaccato interessante sulla capacità dei vari paesi di generare e sostenere una forza lavoro impiegata in settori che richiedono competenze altamente specializzate, come la tecnologia, la ricerca e sviluppo (R&D), le scienze e l'informazione. L'importanza di questa metrica risiede nel suo legame diretto con il potenziale di innovazione di un paese: un'elevata percentuale di occupazione knowledge-intensive è indicativa di una forte capacità di innovazione e di una robusta economia basata sulla conoscenza. Al vertice della classifica troviamo il Lussemburgo con un impressionante 100%, che dimostra la totale saturazione della sua forza lavoro in settori ad alta intensità di conoscenza. Questo dato non è sorprendente, considerando la sua piccola dimensione e la natura fortemente specializzata della sua economia, che dipende da settori come la finanza, la tecnologia e i servizi avanzati. Anche Singapore (93,9%), con un'economia altamente avanzata e orientata alla tecnologia, si posiziona tra i primi, seguita da paesi nordici come Svezia (88,7%), Norvegia (82%), e Islanda (81,4%), tutti noti per i loro elevati investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo, e infrastrutture tecnologiche. Paesi come il Regno Unito (78,7%), la Svizzera (79,3%), e i Paesi Bassi (81,7%) confermano la loro posizione di hub globali per l'innovazione. Questi paesi vantano una lunga tradizione di eccellenza accademica e una forte connessione tra industria e università, facilitando il trasferimento di conoscenze e la creazione di posti di lavoro knowledge-intensive. Anche l'Israele (75,1%) spicca per il suo ecosistema tecnologico e startup vibrante, che attrae professionisti specializzati da tutto il mondo. Nel blocco di mezzo, troviamo paesi come la Francia (73,5%), la Germania (70,8%), e gli Stati Uniti (72,5%), che mantengono alti livelli di occupazione ad alta intensità di conoscenza grazie a industrie avanzate e una solida base scientifica e tecnologica. Sebbene leggermente distanti dai primi posti, queste nazioni continuano a svolgere un ruolo dominante nell'economia globale basata sulla conoscenza. L'Italia (54,7%) si trova in una posizione più bassa rispetto alla media europea, indicando una certa difficoltà a creare occupazione ad alta intensità di conoscenza. Questo dato potrebbe riflettere una minore capacità di innovazione e investimenti insufficienti in settori strategici come ricerca, sviluppo e tecnologia. La Spagna (54,2%) mostra una situazione simile, suggerendo che entrambi i paesi potrebbero dover affrontare sfide significative nel migliorare la formazione e l'integrazione dei lavoratori in settori altamente specializzati. Nei paesi più in basso nella classifica, vediamo grandi economie emergenti come il Giappone (38,5%), il Brasile (36,2%), e l'India (23,9%), che, nonostante il loro potenziale, mostrano una limitata presenza di occupazione ad alta intensità di conoscenza. Questi paesi potrebbero non sfruttare appieno le loro risorse umane in settori tecnologici avanzati, in parte a causa di disuguaglianze nel sistema educativo o di barriere strutturali che limitano l'accesso a opportunità di lavoro specializzate. Infine, molti paesi in via di sviluppo e a basso reddito, tra cui Bangladesh (9,8%), Uganda (7,1%), e Mozambico (2,5%), mostrano una bassissima percentuale di occupazione ad alta intensità di conoscenza. In queste economie, la mancanza di investimenti in infrastrutture educative e tecnologiche limita fortemente la crescita di settori knowledge-intensive. La carenza di politiche adeguate per lo sviluppo del capitale umano e l'assenza di un solido ecosistema di innovazione impediscono a queste nazioni di competere su scala globale nei settori ad alta intensità di conoscenza. In conclusione, i dati mostrano una netta polarizzazione tra le economie avanzate, che riescono a creare e mantenere una forza lavoro altamente qualificata, e le economie emergenti e in via di sviluppo, che faticano a fornire opportunità in settori knowledge-intensive. La capacità di generare occupazione ad alta intensità di conoscenza è un indicatore cruciale per il futuro sviluppo economico e tecnologico dei paesi, e richiede investimenti mirati in istruzione, innovazione e infrastrutture.

L’occupazione ad alta intensità di conoscenza tra il 2013 ed il 2022.  I dati relativi all'occupazione ad alta intensità di conoscenza tra il 2013 e il 2022 evidenziano significativi cambiamenti, con alcune nazioni che hanno registrato un'espansione notevole, mentre altre hanno subito gravi perdite. Questo tipo di occupazione si riferisce a settori come tecnologia, ricerca, sviluppo e istruzione avanzata, ed è spesso associata all'innovazione e alla crescita economica sostenibile. Tra i Paesi che hanno sperimentato una crescita esplosiva nell'occupazione ad alta intensità di conoscenza, spiccano Cambogia (+3300%) e Tanzania (+325%). In Cambogia, il passaggio da un valore estremamente basso (0,3%) a un 10,2% nel 2022 indica una rapida industrializzazione e un potenziamento delle infrastrutture educative e tecnologiche. La Tanzania ha anch'essa registrato un significativo progresso, benché partendo da una base iniziale modesta. Questo suggerisce che entrambi i Paesi abbiano investito in settori tecnologici e nell'istruzione, cruciali per sostenere un'economia basata sulla conoscenza. Qatar (+275,29%) è un altro esempio di come i Paesi ricchi di risorse naturali stiano cercando di diversificare le loro economie investendo in settori ad alta intensità di conoscenza. L'incremento nel numero di lavoratori della conoscenza si riflette in strategie nazionali volte a sviluppare settori come l'innovazione, la ricerca e l'istruzione superiore. Anche nazioni europee come Cipro (+103,50%) e Portogallo (+96,13%) hanno visto una crescita marcata in questo settore, consolidando la loro posizione tra le economie avanzate dell'Unione Europea. Questi Paesi hanno beneficiato di politiche europee a sostegno dell'innovazione e della digitalizzazione, che hanno contribuito ad accrescere il numero di posti di lavoro in settori avanzati. Svezia (+41,24%), Austria (+41,18%) e Germania (+26,65%) sono esempi di Paesi con economie sviluppate che continuano a rafforzare la loro base di lavoratori della conoscenza. Questi Paesi, già leader mondiali in innovazione, hanno mostrato una crescita costante grazie a continui investimenti in ricerca, sviluppo tecnologico e infrastrutture educative di alta qualità. Irlanda (+32,73%) e Israele (+25,38%) confermano ulteriormente il ruolo cruciale di una forza lavoro altamente qualificata per sostenere l'economia basata sulla conoscenza. Nonostante molti Paesi abbiano mostrato una crescita, vi sono diversi casi di forte declino. Italia (-28,59%), Giappone (-28,17%), e Canada (-17,86%) hanno registrato cali significativi. In particolare, l'Italia ha subito una riduzione drammatica nell'occupazione ad alta intensità di conoscenza, il che potrebbe riflettere una combinazione di fattori come la fuga di cervelli, la stagnazione economica e la mancanza di investimenti sufficienti in settori chiave. Il Giappone, un tempo leader globale nell'innovazione, sta affrontando sfide legate all'invecchiamento della popolazione e alla difficoltà di attrarre nuove generazioni di lavoratori qualificati. Alcuni Paesi emergenti hanno subito perdite devastanti. Etiopia (-82,94%) e Pakistan (-55,97%) hanno visto drastici cali nell'occupazione ad alta intensità di conoscenza. Questo potrebbe essere legato a fattori come instabilità politica, mancanza di investimenti in educazione e infrastrutture, nonché difficoltà nell'attrarre o trattenere talenti. Anche Ecuador (-49,23%) e Perù (-42,04%) hanno subito significativi declini, mettendo in evidenza le difficoltà strutturali che questi Paesi affrontano nel rafforzare le loro economie basate sulla conoscenza. In sintesi, mentre molti Paesi hanno fatto progressi significativi nell'espansione della loro forza lavoro ad alta intensità di conoscenza, altri stanno lottando per mantenere i livelli raggiunti. I Paesi che investono in educazione, ricerca e sviluppo tendono a vedere una crescita sostenuta in questo settore, mentre quelli che trascurano queste aree rischiano di perdere competitività a livello globale. Questo tipo di occupazione è cruciale per la crescita economica moderna e rappresenta una delle principali sfide per le economie emergenti e mature nel prossimo futuro.

Conclusioni. Il valore della percentuale dell’occupazione ad alta intensità di conoscenza è cresciuto in media tra il 2013 ed il 2022 da un ammontare di 45,37 unità fino ad un valore di 46,28 unità ovvero pari ad un ammontare di 45,02%. I top performers sono la Cambogia con un valore pari a 3.300%, la Tanzania con +325,00%, il Qatar con +275,29%, Cipro con 103,50%, Portogallo con +96,13%. I worse performers sono Perù con -42,04%, Yemen con -45,33%, Ecuador con -49,23%, Pakistan -55,97%, Etiopia -82,94%.



Fonte: Global Innovation Index

Link: https://www.wipo.int/web/global-innovation-index


I Knowledge Workers nel Global Innovation Index

 

Nel contesto del Global Innovation Index (GII), i knowledge workers sono lavoratori altamente qualificati il cui principale contributo all’economia è basato sulla loro capacità di generare, gestire e applicare conoscenze. Questi professionisti svolgono un ruolo cruciale nel processo di innovazione, poiché utilizzano competenze intellettuali, creatività e conoscenze avanzate per risolvere problemi complessi e creare valore aggiunto nei loro settori di competenza. I knowledge workers includono ingegneri, scienziati, ricercatori, analisti, sviluppatori di software, tecnici altamente specializzati, e altri professionisti impegnati in settori come la ricerca e sviluppo (R&D), tecnologia dell'informazione e comunicazione (ICT), e l'istruzione. Il GII misura l'impatto di questi lavoratori analizzando fattori come la densità di ricercatori, la formazione di capitale umano avanzato, e la diffusione di conoscenze tecniche e scientifiche. Il contributo dei knowledge workers è fondamentale per la competitività economica di un paese, poiché favoriscono l'innovazione tecnologica e l'adattamento a nuovi mercati e sfide globali. La loro presenza e attività determinano, in gran parte, la capacità di un paese di trasformare l'innovazione in crescita economica sostenibile e progresso sociale. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2013 ed il 2022.

I knowledge workers nel 2022. I dati relativi ai knowledge workers nel 2022, come misurati nel Global Innovation Index (GII), offrono una panoramica dettagliata della distribuzione di forza lavoro altamente qualificata nei vari paesi del mondo. I knowledge workers, comprendenti professionisti come ingegneri, ricercatori, scienziati e specialisti IT, sono essenziali per lo sviluppo tecnologico e l'innovazione, poiché il loro contributo è direttamente legato alla capacità di un paese di tradurre conoscenze avanzate in crescita economica. In cima alla classifica troviamo Cina (77,8), seguita da paesi notoriamente avanzati in termini di innovazione come Svezia (77,1), Corea del Sud (75,2) e Stati Uniti (75). Questi paesi dimostrano una forte presenza di lavoratori della conoscenza, che è alla base della loro leadership globale nell'innovazione. La Cina, in particolare, ha investito massicciamente nell'istruzione superiore e nella creazione di un ecosistema favorevole alla tecnologia, consolidando la sua posizione come una delle principali economie emergenti nel campo della scienza e della tecnologia. Anche la Corea del Sud ha beneficiato di politiche governative mirate allo sviluppo del capitale umano nelle aree della tecnologia e della ricerca. Gli Stati Uniti mantengono una posizione di rilievo grazie al loro storico primato nei settori della ricerca scientifica e tecnologica, nonostante la crescente competizione da parte di paesi come Cina e Corea del Sud. La presenza di università di livello mondiale e un forte sistema di incentivi per l'innovazione contribuiscono alla loro alta quota di knowledge workers. Allo stesso tempo, Belgio (74,4), Singapore (69,6), e Lussemburgo (68,9) si distinguono come nazioni più piccole che, nonostante le dimensioni limitate, hanno sviluppato un elevato livello di competenze professionali grazie a politiche mirate di attrazione di talenti globali e investimenti in settori ad alto valore tecnologico. Tra i paesi europei, la Francia (68,4) e la Svizzera (67,9) confermano la loro posizione come hub per i knowledge workers, grazie alle loro economie avanzate e sistemi educativi che supportano la formazione di professionisti altamente qualificati. Israele (67,9) si distingue per la sua abilità di attrarre talenti nel settore tecnologico e per il suo vivace ecosistema di startup, sostenuto da una forte cultura dell'innovazione e investimenti in ricerca e sviluppo. Nel segmento medio della classifica troviamo paesi come la Germania (60,7), la Gran Bretagna (62,6) e l’Australia (62,4), che mantengono una robusta quota di knowledge workers, ma che mostrano segni di competizione crescente da parte delle economie emergenti. La Germania, tradizionalmente considerata una potenza manifatturiera e tecnologica, potrebbe dover affrontare sfide per mantenere il passo con paesi in rapido sviluppo come la Cina e la Corea del Sud. Nel contesto europeo, Italia (39,5) si colloca in una posizione inferiore rispetto ad altri paesi del continente. Questo dato riflette la necessità di migliorare il sistema educativo e promuovere politiche che favoriscano l’attrazione e la crescita dei lavoratori della conoscenza. Sebbene l'Italia possieda un’eccellente tradizione accademica, c'è un divario nella capacità di trattenere e sviluppare professionisti altamente qualificati nel paese, il che limita l’impatto dell'innovazione. In fondo alla classifica si trovano nazioni come il Bangladesh (11,8), lo Yemen (10,3) e vari paesi africani come l'Etiopia (5,3) e il Mozambico (5,1). Questi paesi affrontano sfide significative nell’istruzione e nello sviluppo delle competenze tecnologiche, il che ostacola il loro potenziale innovativo. La mancanza di investimenti nelle infrastrutture educative e tecnologiche è uno dei principali fattori che contribuisce a questi bassi punteggi. Un caso particolare è rappresentato dall'Arabia Saudita, che presenta un valore pari a zero. Ciò potrebbe essere il risultato di difficoltà nel misurare con precisione la forza lavoro altamente qualificata nel paese o potrebbe riflettere una mancanza di sviluppo di questo tipo di competenze. Nonostante gli sforzi recenti per diversificare l'economia saudita e investire nella tecnologia, la dipendenza storica dall'industria petrolifera ha probabilmente ritardato la crescita dei settori basati sulla conoscenza. In conclusione, i dati sui knowledge workers evidenziano una forte disparità tra paesi avanzati ed economie emergenti. Mentre nazioni come Cina, Svezia e Stati Uniti continuano a guidare grazie a investimenti massicci nel capitale umano, molti paesi in via di sviluppo faticano a costruire le infrastrutture necessarie per sostenere la crescita di una forza lavoro altamente qualificata. La capacità di attrarre, formare e trattenere knowledge workers sarà cruciale per il futuro sviluppo economico e tecnologico di molte di queste nazioni.

I knowledge workers tra il 2013 ed il 2022. I dati relativi al numero di knowledge workers (lavoratori della conoscenza) per il periodo 2013-2022 mostrano un quadro complesso e variegato a livello globale. I knowledge workers includono professionisti altamente qualificati in settori come la tecnologia, la scienza, l'istruzione e l'innovazione, ed il loro numero è spesso considerato un indicatore chiave per misurare lo sviluppo economico e l'innovazione di un Paese. L'analisi dei cambiamenti tra il 2013 e il 2022 evidenzia trend positivi per alcuni Paesi, mentre altri hanno registrato diminuzioni significative. Alcuni Paesi hanno visto un aumento significativo nel numero di lavoratori della conoscenza. Tra questi spiccano Albania (+41,6%), Belgio (+14,1%), Cipro (+34,7%), Cina (+23,7%) e Svezia (+16,1%). Questi Paesi hanno investito in politiche mirate a rafforzare il capitale umano e la loro capacità di innovare, aumentando la formazione e l'occupazione in settori ad alta intensità di conoscenza. L'Albania, ad esempio, ha visto una crescita del 41,6% nel numero di knowledge workers, il che può essere legato a politiche di incentivo alla formazione tecnologica e scientifica, insieme a una maggiore integrazione nei mercati internazionali. La Cina ha continuato a investire pesantemente in istruzione superiore, ricerca e sviluppo tecnologico, consolidando la sua posizione come uno dei principali hub globali per l'innovazione. Anche in Europa, Belgio e Svezia hanno registrato aumenti significativi grazie a politiche mirate a promuovere l'occupazione in settori tecnologici e scientifici. Molti Paesi, però, hanno sperimentato una significativa riduzione nel numero di lavoratori della conoscenza. Alcuni dei cali più drastici si riscontrano in Paesi come Angola (-50,26%), Benin (-75,69%), Bosnia ed Erzegovina (-51,92%), Brasile (-4,57%) e Italia (-37,30%). Questa riduzione può riflettere problematiche strutturali legate a instabilità economica, mancanza di investimenti in educazione e formazione avanzata, o la fuga di cervelli verso Paesi con migliori opportunità. Ad esempio, l'Italia ha registrato una riduzione di oltre il 37% dei knowledge workers, un dato preoccupante che riflette la difficoltà del Paese nel trattenere talenti e attrarre investimenti in settori innovativi. Anche il Brasile, nonostante sia una delle maggiori economie dell'America Latina, ha visto una contrazione nel numero di lavoratori della conoscenza, probabilmente a causa delle crisi politiche ed economiche che hanno caratterizzato il Paese durante questo periodo. Paesi come il Burkina Faso (-61,3%), il Bangladesh (-57,55%), e il Mozambico (-56,78%) hanno subito cali enormi nel numero di knowledge workers. Questi Paesi, caratterizzati da economie in via di sviluppo, soffrono spesso di una mancanza di investimenti in settori strategici come l'istruzione superiore e la tecnologia. Inoltre, la fuga di cervelli e l'emigrazione verso Paesi con maggiori opportunità economiche ha probabilmente contribuito a questo declino. Alcuni Paesi hanno mostrato tendenze particolari. Ad esempio, la Bielorussia ha registrato un calo relativamente moderato (-6,32%) nonostante le difficoltà economiche e politiche, il che suggerisce una certa resilienza nel mantenere una forza lavoro qualificata. Gli Stati Uniti (+3,16%), uno dei principali Paesi in termini di knowledge workers, hanno visto una crescita modesta, a conferma della loro posizione consolidata come leader mondiale nell'innovazione. Il quadro globale relativo ai knowledge workers evidenzia una crescente polarizzazione tra Paesi che continuano ad investire in istruzione e innovazione e quelli che stanno affrontando gravi sfide economiche e sociali. I Paesi che sono riusciti a mantenere o aumentare il numero di lavoratori della conoscenza sono probabilmente destinati a beneficiare di una maggiore crescita economica e competitività, mentre quelli che hanno subito drastici cali dovranno affrontare sfide più difficili nel colmare il divario tecnologico e innovativo.

Conclusioni. I knowledge workers sono diminuiti tra il 2013 ed il 2022 in media dal 44,59 fino al 35,44 unità ovvero pari ad un ammontare di -20,53%. I top performers, ovvero i paesi per i quali il valore dei knowledge workers è cresciuto significativamente tra il 2013 ed il 2022 sono: Albania con +41,58%, Cipro con +34,71%, Nigeria con +32,97%, Cina con +23,69%, Corea del Sud con +18,24. I worse performers ovvero i paesi nei quali il valore dei knowledge workers è diminuito sono: l’Egitto con -68,28%, Madagascar con -69,90%, Mali con -75,00%, Benin con -75,69%, Etiopia con -78,46%.





Fonte: Global Innovation Index

Link: https://www.wipo.int/web/global-innovation-index




Il Knowledge Impact nel Global Innovation Index

 

La variabile Knowledge Impact nel contesto del Global Innovation Index (GII) misura l'effetto che l'innovazione e la conoscenza generata hanno sull'economia e la società. Si tratta di un indicatore che valuta come i risultati della ricerca, della tecnologia e dell'innovazione influenzino concretamente lo sviluppo economico e sociale di un paese, andando oltre la semplice creazione di nuove conoscenze. Include aspetti come la capacità di trasformare la ricerca e sviluppo in prodotti, servizi e processi che generano valore aggiunto. Questa variabile si concentra su elementi come la diffusione delle conoscenze, il loro impatto su settori industriali e la loro capacità di generare vantaggi economici attraverso l'aumento della produttività e delle esportazioni di beni e servizi ad alta tecnologia. In pratica, Knowledge Impact indica quanto efficacemente un paese riesce a sfruttare l'innovazione per migliorare le proprie performance economiche e creare un ambiente favorevole alla crescita sostenibile. Nel GII, questa variabile è fondamentale per comprendere come l'innovazione non si limiti alla fase di ideazione o sviluppo, ma si estenda al suo utilizzo concreto, contribuendo al benessere generale, alla competitività internazionale e al progresso tecnologico. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2013 ed il 2022.

Il Knowledge Impact nel 2022.  I dati relativi al Knowledge Impact del 2022, parte del Global Innovation Index, mostrano una distribuzione interessante tra diversi paesi in termini di come l'innovazione e la conoscenza generata si traducono in effetti economici e sociali concreti. Osservando le performance globali, emerge che l'Estonia, con un punteggio di 55,5, guida la classifica, seguita da potenze economiche come gli Stati Uniti (55) e la Cina (52,8), che condividono il punteggio con l'Italia. Questo evidenzia come anche un paese relativamente piccolo come l'Estonia possa superare nazioni con economie più grandi quando si tratta di sfruttare al meglio la conoscenza per generare impatto. È interessante notare che paesi tradizionalmente considerati innovativi come la Svizzera (51,3) e il Regno Unito (50,8) si collocano dietro l'Estonia e gli Stati Uniti, il che suggerisce che l'efficacia con cui la conoscenza viene trasferita in risultati economici può variare indipendentemente dal livello di sviluppo tecnologico o dalla quantità di risorse investite in ricerca. La Singapore (50), un altro hub globale dell'innovazione, mostra anch'essa un punteggio relativamente alto, evidenziando la sua abilità di tradurre la conoscenza in impatto economico nonostante le dimensioni ridotte del paese. A metà della classifica si trovano paesi europei come la Romania (48,6), l'Ungheria (48,4) e la Slovacchia (48,2), che, pur non essendo tra i primi, mostrano una discreta capacità di utilizzare l'innovazione per stimolare la crescita economica. La Repubblica Ceca (48) segue da vicino, mentre paesi come la Danimarca (44,5), che è spesso in cima ad altre classifiche di innovazione, qui si trova leggermente più in basso. Questo può suggerire che, nonostante un solido ecosistema innovativo, non tutti i paesi riescono a tradurre la conoscenza in un impatto economico diretto. Paesi nordici come la Svezia (43,7), l'Irlanda (44,4) e la Finlandia (40,3), tradizionalmente ben posizionati nelle classifiche di innovazione, mostrano un leggero disallineamento rispetto al loro potenziale di Knowledge Impact, probabilmente a causa di dinamiche di trasferimento tecnologico e applicazione industriale meno efficaci rispetto ad altri. Allo stesso modo, la Germania (40,2), una delle economie più forti e tecnologicamente avanzate al mondo, non si colloca tra le prime posizioni, segnalando una sfida nel convertire l'innovazione in impatti economici diffusi. Paesi emergenti come la Corea del Sud (42,1) e la Cina (52,8) dimostrano invece un forte impatto della conoscenza, evidenziando come queste economie siano in grado di sfruttare al meglio i risultati della ricerca e sviluppo per rafforzare la loro competitività globale. In particolare, il fatto che la Cina abbia un punteggio simile a quello dell'Italia e superiore a quello della Svizzera riflette il grande investimento che il paese ha fatto nel campo della tecnologia e dell'innovazione. Tra i paesi che hanno ottenuto punteggi più bassi, si nota la presenza di nazioni in via di sviluppo o con economie meno diversificate, come il Vietnam (34,8), la Turchia (34,9) e l'India (30,4), che pur registrando progressi significativi nel campo dell'innovazione, faticano a ottenere un impatto economico proporzionale. Nazioni africane e sudamericane come la Kenya (21,6), il Perù (22,5) e l'Etiopia (21,6) si collocano tra le ultime posizioni, evidenziando le difficoltà strutturali e infrastrutturali che impediscono un utilizzo efficace delle risorse innovative. In generale, questi dati mostrano come il Knowledge Impact non dipenda unicamente dalla quantità di conoscenza prodotta o dall'investimento in ricerca e sviluppo, ma anche dalla capacità di trasformare l'innovazione in risultati tangibili e duraturi, come l'aumento della produttività, la competitività economica e il miglioramento della qualità della vita.

Il Knowledge impact tra il 2013 ed il 2022.  Il Global Innovation Index (GII) rappresenta una misura del potenziale innovativo dei Paesi, includendo diversi fattori come la capacità di tradurre conoscenza in risultati economici. I dati relativi al "knowledge impact" evidenziano l'evoluzione della capacità di vari Paesi di trasformare l'innovazione in impatti tangibili sull'economia e sulla società, tra il 2013 e il 2022. Il confronto tra questi anni rivela andamenti molto diversi, con alcuni Paesi che hanno registrato una crescita notevole, mentre altri hanno subito un forte declino. Alcuni dei Paesi con la crescita più marcata includono nazioni africane come la Costa d'Avorio (+2814,29%) e la Guinea (+900%), insieme a paesi emergenti come il Ruanda (+518,52%) e la Mongolia (+344%). Questo aumento può essere attribuito a politiche di sviluppo mirate e investimenti nell'istruzione e nelle infrastrutture tecnologiche, che hanno permesso di stimolare l'innovazione. In particolare, la Costa d'Avorio è passata da un punteggio molto basso (0,7 nel 2013) a un livello significativamente più alto (20,4 nel 2022), indicando un incremento notevole della sua capacità di generare e applicare conoscenze innovative. Il Ruanda è un esempio significativo di come l'innovazione possa essere un fattore cruciale per la crescita economica e sociale. Negli ultimi anni, il Paese ha investito pesantemente in tecnologie digitali e nell'istruzione, permettendo una crescita significativa nel knowledge impact, che si riflette nella crescita di oltre 500 punti percentuali. Paesi come Panama (+106,90%), Tunisia (+33,67%) e Lussemburgo (+25,00%) hanno registrato una crescita più moderata ma comunque positiva. Questi Paesi hanno probabilmente raggiunto un livello di maturità innovativa, ma continuano a beneficiare di investimenti costanti in settori chiave come l'istruzione superiore, la ricerca scientifica e le infrastrutture tecnologiche. La Tunisia, pur essendo un Paese nordafricano, ha una tradizione di innovazione nel settore tecnologico che ha permesso una crescita continua. Al contrario, alcuni Paesi hanno registrato una forte riduzione nel loro impatto della conoscenza. Tra questi spiccano nazioni come il Ghana (-64,21%), il Mozambico (-73,89%) e l'Angola (-87,76%). Questi cali possono essere attribuiti a vari fattori, tra cui l'instabilità politica, la mancanza di investimenti nelle infrastrutture tecnologiche e un sistema educativo in difficoltà. La situazione in Angola, con una riduzione drastica dell'87,76%, indica un netto peggioramento della capacità del Paese di produrre e applicare innovazioni, probabilmente a causa di problemi economici e politici. Anche Paesi con economie più avanzate come la Spagna (-22,72%) e la Germania (-14,65%) hanno visto una diminuzione nel loro knowledge impact. Questo può riflettere una fase di stagnazione o una difficoltà nel mantenere alti livelli di innovazione in un contesto economico globale sempre più competitivo. In generale, i dati mostrano una crescente polarizzazione tra Paesi in via di sviluppo, molti dei quali stanno migliorando la loro capacità di innovare, e Paesi più avanzati che stanno affrontando difficoltà nel mantenere la loro posizione di leader nell'innovazione. Le ragioni alla base di queste tendenze sono complesse e comprendono fattori economici, politici e sociali, ma la chiave per la crescita sostenibile rimane l'investimento in istruzione, ricerca e sviluppo tecnologico.

Conclusioni. Il valore medio del knowledge impact è diminuito tra il 2013 ed il 2022 in media per i paesi considerati da un ammontare di 33,80 unità fino ad un valore di 27,86 unità ovvero pari ad un ammontare di -17,57%. I top performers ovvero i paesi per i quali il valore del knowledge impact è cresciuto significativamente tra il 2013 ed il 2022 sono: Costa d’Avorio con +2814,29%, Guinea con +900,00%, Ruanda con +518,52%, Mongolia con +344,00%, Togo con +220,00%. I paesi worse performers ovvero i paesi nei quali il valore del knowledge impact è diminuito tra il 2013 ed il 2022 sono: Mali con -63,78%, Ghana con -64,12%, Mozambico con -73,89%, Yemen con -86,30%, Angola con -87,67%.




Reference: Global Innovation Index

Link: https://www.wipo.int/web/global-innovation-index


giovedì 26 settembre 2024

La Knowledge Diffusion nel Global Innovation Index

 

Nel contesto del Global Innovation Index (GII), la diffusione della conoscenza (knowledge diffusion) si riferisce al processo attraverso cui l'innovazione e le conoscenze tecnologiche si propagano tra individui, aziende, e paesi. È una componente cruciale per la competitività globale, poiché determina quanto efficacemente un'economia riesce a distribuire i benefici dell'innovazione. La diffusione della conoscenza non si limita alla semplice trasmissione di informazioni, ma include la capacità di trasferire competenze, tecnologie e modelli di business. Nel GII, la diffusione della conoscenza è misurata attraverso indicatori che tengono conto della capacità di un paese di esportare prodotti ad alta tecnologia, di licenziare tecnologie e di attirare investimenti diretti esteri (FDI) collegati alla tecnologia. Essa riflette anche la capacità di un paese di assorbire tecnologie e idee provenienti dall'esterno, favorendo il trasferimento di conoscenza attraverso la collaborazione internazionale, il commercio, e i brevetti. In sintesi, la knowledge diffusion è un indicatore chiave per valutare l'apertura e la capacità di un paese di integrare e utilizzare l'innovazione, contribuendo al progresso economico globale e all'aumento della competitività. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2013 ed il 2022.

La knowledge diffusion a livello globale nel 2022. I dati sulla knowledge diffusion del Global Innovation Index 2022 mostrano una significativa variazione tra paesi, riflettendo il loro livello di apertura all'innovazione, alla capacità di trasferire tecnologie e competenze, e al grado di connessione con l'economia globale. Irlanda guida la classifica con un punteggio di 73,3, grazie a un'economia fortemente orientata all'export tecnologico e alla presenza di numerose multinazionali innovative. Finlandia e Israele seguono con punteggi superiori a 67, segno di ecosistemi di innovazione dinamici e ben integrati a livello internazionale. Giappone, Svizzera e Svezia presentano risultati solidi, che riflettono forti investimenti in ricerca e sviluppo, oltre alla capacità di diffondere conoscenze tecnologiche attraverso brevetti e collaborazioni. Tra le economie emergenti, India (50,8) e Cina (48,2) si distinguono per l'enorme potenziale di crescita e la loro sempre maggiore capacità di assorbire e diffondere innovazioni. Tuttavia, Italia si colloca a un livello relativamente basso con 41, evidenziando una certa difficoltà nell'adottare e diffondere conoscenze tecnologiche rispetto ai principali paesi avanzati. I paesi in fondo alla classifica, come Nigeria (2,3) e Iraq (0,8), riflettono sfide legate a infrastrutture deboli, instabilità politica, e bassa integrazione nei flussi globali di innovazione, limitando la diffusione della conoscenza.

La knowledge diffusion a livello globale tra il 2013 ed il 2022. I dati relativi alla knowledge diffusion tra il 2013 e il 2022 evidenziano notevoli variazioni, con alcune nazioni che hanno fatto grandi passi avanti mentre altre hanno registrato pesanti regressi. Questa dinamica riflette la capacità di paesi ed economie di sfruttare la diffusione della conoscenza tecnologica per innovare e prosperare economicamente, nonché i fallimenti in tal senso. Alcuni paesi hanno registrato miglioramenti spettacolari in termini di diffusione della conoscenza. Gli Emirati Arabi Uniti, per esempio, hanno visto un incremento impressionante da 0,4 a 36,4, con una crescita del 9000%. Questo riflette il massiccio investimento del paese in innovazione, tecnologie avanzate e nella diversificazione economica. Anche Qatar ha registrato una crescita straordinaria (1126%), passando da 1,5 a 18,4, un chiaro segno della sua strategia di sviluppo post-petrolifero. Panama ha seguito una traiettoria simile (+429,41%), sfruttando la sua posizione geografica e il crescente ruolo come hub per il commercio e la logistica. Altri paesi che hanno beneficiato di miglioramenti significativi includono Cipro (+117,92%) e Estonia (+126,23%), che hanno consolidato le loro posizioni come leader in innovazione e tecnologia nell'Unione Europea. Filippine (+65,06%) ha fatto grandi progressi grazie al suo settore tecnologico in espansione e al crescente ecosistema delle startup. Molte economie avanzate come il Giappone (+29,88%), la Germania (+25,62%), e la Corea del Sud (+21,37%) hanno continuato a migliorare, ma a un ritmo più moderato. Questo potrebbe indicare che, essendo già ben posizionati, stanno affrontando sfide nel mantenere una crescita continua della diffusione della conoscenza. Tuttavia, questi paesi rimangono tra i leader globali in termini di innovazione tecnologica e capacità di trasferimento della conoscenza. Anche paesi come India (+21,24%) e Vietnam (+15,67%) hanno mostrato miglioramenti notevoli, ma il loro tasso di crescita è stato più contenuto rispetto ad altre economie emergenti, segnalando una crescente integrazione nei flussi di conoscenza globali. Sul fronte opposto, un numero significativo di paesi ha visto un calo sostanziale nella diffusione della conoscenza. Hong Kong ha subito un declino drammatico (-85,48%), così come Nigeria (-86,78%) e Angola (-91,10%). Il drastico calo di Hong Kong può essere attribuito alle recenti turbolenze politiche e al cambiamento del suo ruolo economico globale. Paesi come Tajikistan (-87,25%) e Benin (-93,75%) hanno visto forti regressioni, suggerendo problemi strutturali nell'adattarsi alle tecnologie globali e alla diffusione della conoscenza. La performance negativa di Kuwait (-55,56%) è preoccupante per un’economia basata sulle risorse energetiche, evidenziando la sua difficoltà a diversificarsi verso settori più innovativi. Paesi come Mali (-54,60%) e Senegal (-56,92%) hanno visto una riduzione significativa, indicando probabilmente una debolezza nelle infrastrutture per l’innovazione e la mancanza di investimenti in settori ad alta tecnologia. I dati evidenziano che la diffusione della conoscenza è fortemente influenzata da investimenti in innovazione, stabilità politica e capacità di integrazione nei flussi economici globali. Mentre alcune economie emergenti e avanzate hanno compiuto progressi significativi, molte altre faticano a mantenere il passo, spesso a causa di sfide interne come instabilità politica, infrastrutture deboli o mancanza di diversificazione economica. Questi trend mostrano chiaramente come il progresso tecnologico e la diffusione della conoscenza siano essenziali per la crescita economica a lungo termine.

Conclusioni. Il  livello di knowledge diffusion è diminuito in media per i paesi considerati tra il 2013 ed il 2022 passando da un ammontare di 27,8 unità fino al 27,1 unità con una riduzione in media del 2,48%. I top performers, ovvero i paesi per i quali il livello di knowledge diffusion è cresciuto significativamente sono: Emirati Arabi Uniti con +9000%, Qatar con +1126,67%, Panama con 429,415, Iran con +237,93%, Etiopia con +136,84%. I worse performers sono il Tajikistan con -87,25%, l’Angola con -91,10%, Brunei Darussalam con -92,65%, Benin con-93,75%, Guinea con -93,87%.



 

Country

2022

Country

2022

Country

2022

Ireland

73,3

Lithuania

34,1

Honduras

14,9

Finland

70

Kuwait

33,6

Albania

14,6

Israel

67,3

New Zealand

33,4

Cambodia

14,3

Netherlands

65,4

Sri Lanka

32,9

Paraguay

14

Japan

65,2

Portugal

30,9

Namibia

13,3

Switzerland

63,4

Norway

30,2

Madagascar

12,1

Sweden

63,4

Bosnia and Herzegovina

28,9

Nicaragua

12,1

Singapore

59,1

Uruguay

27,7

Ghana

12

United States

57,9

North Macedonia

27

Montenegro

11,7

Germany

55,9

Panama

27

Niger

11,5

Korea, Rep.

55,1

Tunisia

26,1

Myanmar

11,4

United Kingdom

54,5

Bahrain

25,6

Senegal

10,9

Cyprus

52,3

Armenia

25,4

Cote d'Ivoire

10,7

Philippines

51,5

Moldova

25,4

Uzbekistan

10,7

India

50,8

Saudi Arabia

25,3

Iran, Islamic Rep.

9,8

Czechia

50,6

El Salvador

24,8

Yemen, Rep.

9,1

Hungary

50,5

Greece

24,3

Ethiopia

9

France

50,4

Luxembourg

24,3

Peru

8,9

China

48,2

Guatemala

23,9

Nepal

8,7

Denmark

47,9

Brazil

23,7

Uganda

8,5

Austria

46,8

Russian Federation

23,6

Bangladesh

8,2

Malaysia

46

Kenya

23,2

Togo

8,2

Belgium

45,4

Turkiye

22,8

Botswana

7,9

Romania

44,8

Morocco

22,6

Burkina Faso

7,7

Iceland

44,1

Argentina

22,3

Zambia

7,5

Estonia

41,4

Indonesia

22,3

Zimbabwe

7

Italy

41

Kazakhstan

20,8

Tajikistan

6,9

Malta

39,8

Australia

20,3

Tanzania

6,4

Costa Rica

39,1

Colombia

20,1

Cameroon

6,1

Canada

38,8

South Africa

20,1

Ecuador

6

Belarus

38,5

Trinidad and Tobago

19,6

Mongolia

5,9

Latvia

38,5

Dominican Republic

18,9

Azerbaijan

5,4

Slovenia

38,2

Pakistan

18,7

Rwanda

5,2

Slovak Republic

37,6

Qatar

18,4

Algeria

4,8

Poland

37,4

Chile

17,6

Mozambique

3,8

Thailand

37,4

Lao PDR

17,5

Hong Kong SAR, China

3,5

Bulgaria

37,1

Mauritius

17,3

Angola

3,4

Spain

37,1

Georgia

17,2

Mauritania

3,3

Mexico

36,7

Oman

16,9

Guinea

3,1

United Arab Emirates

36,4

Jordan

16,3

Nigeria

2,3

Serbia

35,8

Egypt, Arab Rep.

16

Brunei Darussalam

2

Ukraine

35,4

Jamaica

16

Burundi

1,8

Croatia

35,3

Mali

15,8

Benin

1,5

Vietnam

34,7

Kyrgyz Republic

15,1

Iraq

0,8