La variabile "Knowledge-intensive
employment, %" nel Global Innovation Index (GII) misura la percentuale
della forza lavoro di un paese impiegata in settori ad alta intensità di
conoscenza, come la tecnologia, la ricerca e sviluppo (R&D), l'informazione
e comunicazione (ICT), e altre attività professionali specializzate. Questa
variabile indica la capacità di un'economia di generare e mantenere posti di
lavoro che richiedono elevate competenze tecniche e intellettuali,
rappresentando uno degli indicatori chiave dell'innovazione. Un'elevata
percentuale di impiego in settori knowledge-intensive suggerisce che un paese è
capace di attrarre e trattenere lavoratori qualificati, investendo in settori
strategici che guidano la crescita tecnologica ed economica. Questi settori
tendono a essere motori dell'innovazione, in quanto generano valore aggiunto
attraverso la creazione e l'applicazione di nuove conoscenze e tecnologie. Il Knowledge-intensive
employment contribuisce a migliorare la competitività economica, l'adattabilità
ai cambiamenti del mercato globale e la crescita sostenibile. In sintesi,
questa variabile riflette il livello di sviluppo tecnologico di un paese e il
suo potenziale per affrontare le sfide future, evidenziando l'importanza del
capitale umano qualificato per l'innovazione. I dati fanno riferimento al
periodo tra il 2013 ed il 2022.
L’occupazione
ad alta intensità di conoscenza nel 2022. I dati sull'occupazione
ad alta intensità di conoscenza nel 2022 offrono uno spaccato interessante
sulla capacità dei vari paesi di generare e sostenere una forza lavoro
impiegata in settori che richiedono competenze altamente specializzate, come la
tecnologia, la ricerca e sviluppo (R&D), le scienze e l'informazione.
L'importanza di questa metrica risiede nel suo legame diretto con il potenziale
di innovazione di un paese: un'elevata percentuale di occupazione
knowledge-intensive è indicativa di una forte capacità di innovazione e di una
robusta economia basata sulla conoscenza. Al vertice della classifica troviamo
il Lussemburgo con un impressionante 100%, che dimostra la totale saturazione
della sua forza lavoro in settori ad alta intensità di conoscenza. Questo dato
non è sorprendente, considerando la sua piccola dimensione e la natura
fortemente specializzata della sua economia, che dipende da settori come la
finanza, la tecnologia e i servizi avanzati. Anche Singapore (93,9%), con
un'economia altamente avanzata e orientata alla tecnologia, si posiziona tra i
primi, seguita da paesi nordici come Svezia (88,7%), Norvegia (82%), e Islanda
(81,4%), tutti noti per i loro elevati investimenti in istruzione, ricerca e
sviluppo, e infrastrutture tecnologiche. Paesi come il Regno Unito (78,7%), la Svizzera
(79,3%), e i Paesi Bassi (81,7%) confermano la loro posizione di hub globali
per l'innovazione. Questi paesi vantano una lunga tradizione di eccellenza
accademica e una forte connessione tra industria e università, facilitando il
trasferimento di conoscenze e la creazione di posti di lavoro
knowledge-intensive. Anche l'Israele (75,1%) spicca per il suo ecosistema
tecnologico e startup vibrante, che attrae professionisti specializzati da
tutto il mondo. Nel blocco di mezzo, troviamo paesi come la Francia (73,5%), la
Germania (70,8%), e gli Stati Uniti (72,5%), che mantengono alti livelli di
occupazione ad alta intensità di conoscenza grazie a industrie avanzate e una
solida base scientifica e tecnologica. Sebbene leggermente distanti dai primi
posti, queste nazioni continuano a svolgere un ruolo dominante nell'economia
globale basata sulla conoscenza. L'Italia (54,7%) si trova in una posizione più
bassa rispetto alla media europea, indicando una certa difficoltà a creare
occupazione ad alta intensità di conoscenza. Questo dato potrebbe riflettere
una minore capacità di innovazione e investimenti insufficienti in settori
strategici come ricerca, sviluppo e tecnologia. La Spagna (54,2%) mostra una
situazione simile, suggerendo che entrambi i paesi potrebbero dover affrontare
sfide significative nel migliorare la formazione e l'integrazione dei
lavoratori in settori altamente specializzati. Nei paesi più in basso nella
classifica, vediamo grandi economie emergenti come il Giappone (38,5%), il Brasile
(36,2%), e l'India (23,9%), che, nonostante il loro potenziale, mostrano una
limitata presenza di occupazione ad alta intensità di conoscenza. Questi paesi
potrebbero non sfruttare appieno le loro risorse umane in settori tecnologici
avanzati, in parte a causa di disuguaglianze nel sistema educativo o di
barriere strutturali che limitano l'accesso a opportunità di lavoro
specializzate. Infine, molti paesi in via di sviluppo e a basso reddito, tra
cui Bangladesh (9,8%), Uganda (7,1%), e Mozambico (2,5%), mostrano una
bassissima percentuale di occupazione ad alta intensità di conoscenza. In
queste economie, la mancanza di investimenti in infrastrutture educative e
tecnologiche limita fortemente la crescita di settori knowledge-intensive. La
carenza di politiche adeguate per lo sviluppo del capitale umano e l'assenza di
un solido ecosistema di innovazione impediscono a queste nazioni di competere
su scala globale nei settori ad alta intensità di conoscenza. In conclusione, i
dati mostrano una netta polarizzazione tra le economie avanzate, che riescono a
creare e mantenere una forza lavoro altamente qualificata, e le economie
emergenti e in via di sviluppo, che faticano a fornire opportunità in settori
knowledge-intensive. La capacità di generare occupazione ad alta intensità di
conoscenza è un indicatore cruciale per il futuro sviluppo economico e
tecnologico dei paesi, e richiede investimenti mirati in istruzione,
innovazione e infrastrutture.
L’occupazione
ad alta intensità di conoscenza tra il 2013 ed il 2022. I dati relativi
all'occupazione ad alta intensità di conoscenza tra il 2013 e il 2022
evidenziano significativi cambiamenti, con alcune nazioni che hanno registrato
un'espansione notevole, mentre altre hanno subito gravi perdite. Questo tipo di
occupazione si riferisce a settori come tecnologia, ricerca, sviluppo e
istruzione avanzata, ed è spesso associata all'innovazione e alla crescita
economica sostenibile. Tra i Paesi che hanno sperimentato una crescita
esplosiva nell'occupazione ad alta intensità di conoscenza, spiccano Cambogia
(+3300%) e Tanzania (+325%). In Cambogia, il passaggio da un valore
estremamente basso (0,3%) a un 10,2% nel 2022 indica una rapida industrializzazione
e un potenziamento delle infrastrutture educative e tecnologiche. La Tanzania
ha anch'essa registrato un significativo progresso, benché partendo da una base
iniziale modesta. Questo suggerisce che entrambi i Paesi abbiano investito in
settori tecnologici e nell'istruzione, cruciali per sostenere un'economia
basata sulla conoscenza. Qatar (+275,29%) è un altro esempio di come i Paesi
ricchi di risorse naturali stiano cercando di diversificare le loro economie
investendo in settori ad alta intensità di conoscenza. L'incremento nel numero
di lavoratori della conoscenza si riflette in strategie nazionali volte a
sviluppare settori come l'innovazione, la ricerca e l'istruzione superiore. Anche
nazioni europee come Cipro (+103,50%) e Portogallo (+96,13%) hanno visto una
crescita marcata in questo settore, consolidando la loro posizione tra le
economie avanzate dell'Unione Europea. Questi Paesi hanno beneficiato di
politiche europee a sostegno dell'innovazione e della digitalizzazione, che hanno
contribuito ad accrescere il numero di posti di lavoro in settori avanzati. Svezia
(+41,24%), Austria (+41,18%) e Germania (+26,65%) sono esempi di Paesi con
economie sviluppate che continuano a rafforzare la loro base di lavoratori
della conoscenza. Questi Paesi, già leader mondiali in innovazione, hanno
mostrato una crescita costante grazie a continui investimenti in ricerca,
sviluppo tecnologico e infrastrutture educative di alta qualità. Irlanda
(+32,73%) e Israele (+25,38%) confermano ulteriormente il ruolo cruciale di una
forza lavoro altamente qualificata per sostenere l'economia basata sulla
conoscenza. Nonostante molti Paesi abbiano mostrato una crescita, vi sono
diversi casi di forte declino. Italia (-28,59%), Giappone (-28,17%), e Canada
(-17,86%) hanno registrato cali significativi. In particolare, l'Italia ha
subito una riduzione drammatica nell'occupazione ad alta intensità di
conoscenza, il che potrebbe riflettere una combinazione di fattori come la fuga
di cervelli, la stagnazione economica e la mancanza di investimenti sufficienti
in settori chiave. Il Giappone, un tempo leader globale nell'innovazione, sta
affrontando sfide legate all'invecchiamento della popolazione e alla difficoltà
di attrarre nuove generazioni di lavoratori qualificati. Alcuni Paesi emergenti
hanno subito perdite devastanti. Etiopia (-82,94%) e Pakistan (-55,97%) hanno
visto drastici cali nell'occupazione ad alta intensità di conoscenza. Questo
potrebbe essere legato a fattori come instabilità politica, mancanza di
investimenti in educazione e infrastrutture, nonché difficoltà nell'attrarre o
trattenere talenti. Anche Ecuador (-49,23%) e Perù (-42,04%) hanno subito
significativi declini, mettendo in evidenza le difficoltà strutturali che
questi Paesi affrontano nel rafforzare le loro economie basate sulla
conoscenza. In sintesi, mentre molti Paesi hanno fatto progressi significativi
nell'espansione della loro forza lavoro ad alta intensità di conoscenza, altri
stanno lottando per mantenere i livelli raggiunti. I Paesi che investono in
educazione, ricerca e sviluppo tendono a vedere una crescita sostenuta in
questo settore, mentre quelli che trascurano queste aree rischiano di perdere
competitività a livello globale. Questo tipo di occupazione è cruciale per la
crescita economica moderna e rappresenta una delle principali sfide per le
economie emergenti e mature nel prossimo futuro.
Conclusioni.
Il
valore della percentuale dell’occupazione ad alta intensità di conoscenza è
cresciuto in media tra il 2013 ed il 2022 da un ammontare di 45,37 unità fino
ad un valore di 46,28 unità ovvero pari ad un ammontare di 45,02%. I top
performers sono la Cambogia con un valore pari a 3.300%, la Tanzania con
+325,00%, il Qatar con +275,29%, Cipro con 103,50%, Portogallo con +96,13%. I
worse performers sono Perù con -42,04%, Yemen con -45,33%, Ecuador con -49,23%,
Pakistan -55,97%, Etiopia -82,94%.
Fonte:
Global Innovation Index
Link:
https://www.wipo.int/web/global-innovation-index