L'indice Knowledge and
Technology Outputs è una misura utilizzata nel contesto del Global Innovation
Index (GII) per valutare la capacità di un paese di trasformare l'innovazione
in risultati tangibili nel campo della conoscenza e della tecnologia. Questo indice
prende in considerazione vari indicatori che riflettono la produzione
scientifica e tecnologica di una nazione, inclusi brevetti, pubblicazioni
scientifiche, e l'esportazione di beni e servizi ad alta tecnologia. Esamina
anche il livello di impatto della conoscenza prodotta, come la sua applicazione
nei processi industriali e il suo contributo all'economia attraverso
l'innovazione. La variabile è cruciale perché misura non solo l'input nei
processi di innovazione, come la spesa in ricerca e sviluppo, ma soprattutto
gli output, ossia i risultati concreti derivanti dagli investimenti e dagli
sforzi innovativi. Un paese con un punteggio elevato nell'indice Knowledge and
Technology Outputs è considerato particolarmente abile nel tradurre la
conoscenza in innovazioni tecnologiche, brevetti, e soluzioni che possono
essere commercializzate o utilizzate nel miglioramento della produzione. In
sintesi, questo indice offre una visione chiara dell'efficacia di un paese nel
generare risultati concreti attraverso la conoscenza e l'innovazione, e
fornisce informazioni preziose sulla capacità di un'economia di competere a
livello globale sfruttando le sue risorse scientifiche e tecnologiche.
Knowledge and Technology
Outputs a Livello Globale nel 2022. I
dati relativi ai Knowledge and Technology Outputs a livello globale nel 2022
evidenziano la capacità di diversi paesi di generare e sfruttare la conoscenza
e le tecnologie avanzate. Questo indice, parte del Global Innovation Index, è
essenziale per misurare come un paese riesca a trasformare gli investimenti in
innovazione in risultati concreti, come brevetti, pubblicazioni scientifiche e
produzione tecnologica. Esaminando i dati, emergono chiare differenze tra paesi
avanzati ed economie emergenti, offrendo un'ampia panoramica di come
l'innovazione si distribuisca a livello mondiale. Al vertice della classifica
troviamo la Svizzera, con un punteggio di 67,1, che conferma la sua posizione
di leader globale nell'innovazione tecnologica e nella produzione di
conoscenza. La Svizzera, con il suo forte ecosistema di ricerca, università di
alto livello e una fitta rete di collaborazioni pubblico-private, riesce a
convertire efficacemente la conoscenza in prodotti e servizi di alto valore.
L'innovazione svizzera è fortemente supportata dalla protezione della proprietà
intellettuale e da una cultura imprenditoriale molto sviluppata, che incoraggia
la nascita di start-up tecnologiche e l'applicazione commerciale delle scoperte
scientifiche. La Svezia (62,9), gli Stati Uniti (60,8) e la Finlandia (59,6) si
trovano anch'essi nelle prime posizioni. La Svezia, con il suo robusto sistema
educativo e il forte impegno nella ricerca, riesce a produrre un flusso
costante di innovazioni tecnologiche, sostenuto da politiche che favoriscono
gli investimenti in R&S. Gli Stati Uniti mantengono una posizione dominante
grazie al loro ecosistema tecnologico globale, alimentato da università di fama
mondiale come MIT e Stanford, nonché da un settore privato dinamico,
caratterizzato da giganti della tecnologia come Google, Apple e Microsoft. Il
vantaggio tecnologico degli Stati Uniti è anche sostenuto da un mercato interno
vasto e diversificato, che facilita la sperimentazione e la scalabilità delle
innovazioni. La Finlandia, nonostante la sua dimensione ridotta, si distingue
per il forte sostegno governativo all'innovazione e per l'eccellente
integrazione tra istruzione, ricerca e imprese. Altri paesi europei come i
Paesi Bassi (57,9), la Germania (54,8) e la Danimarca (51,9) figurano tra i
primi dieci, grazie a una lunga tradizione di eccellenza nella ricerca e
nell'innovazione. I Paesi Bassi si sono affermati come hub per le tecnologie
avanzate e le scienze della vita, grazie a politiche favorevoli agli investimenti
esteri e a una forza lavoro altamente qualificata. La Germania, notoriamente
un'economia manifatturiera avanzata, continua a essere un leader nella
produzione tecnologica, specialmente nei settori dell'automotive,
dell'ingegneria e della chimica. Le sue forti istituzioni di ricerca e
l'integrazione delle imprese con le università facilitano il trasferimento
tecnologico, che è cruciale per mantenere l'innovazione ai massimi livelli. Anche
la Cina (56,8) e la Corea del Sud (54,7) si collocano nelle prime posizioni
della classifica. La Cina ha compiuto enormi progressi negli ultimi decenni,
passando da una semplice economia manifatturiera a una delle potenze
tecnologiche più avanzate al mondo. Con massicci investimenti governativi in
R&S e un settore privato in rapida crescita, il paese è oggi un leader
globale in settori come l'intelligenza artificiale, le tecnologie 5G e le
energie rinnovabili. La Corea del Sud, invece, è nota per il suo settore
tecnologico avanzato, con aziende come Samsung e LG che guidano l'innovazione
nei settori dell'elettronica e delle telecomunicazioni. Un dato interessante
riguarda Singapore, che con un punteggio di 49,3 si trova tra i primi paesi
asiatici, ma con un valore inferiore rispetto ad altre economie avanzate.
Questo potrebbe riflettere le sfide che un piccolo stato urbano come Singapore
deve affrontare nel mantenere il ritmo con paesi più grandi in termini di
produzione tecnologica, nonostante le sue politiche avanzate in materia di
innovazione e attrazione di investimenti esteri. Nel contesto europeo, paesi
come l'Italia (45,2), la Francia (45,5) e il Belgio (44,4) si trovano in
posizioni di rilievo, ma leggermente inferiori rispetto ai leader globali.
Sebbene abbiano infrastrutture solide per la ricerca e l'innovazione, il loro
tasso di trasformazione delle conoscenze in risultati tecnologici concreti
potrebbe essere migliorato. L'Italia, ad esempio, ha un forte settore
manifatturiero e un notevole patrimonio scientifico, ma soffre di una
burocrazia che può frenare l'innovazione e la commercializzazione delle
scoperte. Allo stesso modo, la Francia continua a essere un importante attore
globale nella ricerca, ma potrebbe beneficiare di un maggiore allineamento tra
il settore accademico e quello industriale per aumentare l’impatto economico
delle sue innovazioni. Paesi come l'India (33,8), il Brasile (24,9) e il
Messico (24,3) rappresentano economie emergenti che, nonostante significativi
miglioramenti negli ultimi anni, devono ancora colmare il divario con le
economie avanzate in termini di output tecnologici. L'India, in particolare,
sta facendo grandi passi avanti grazie al suo settore IT e all'enorme pool di
talenti tecnologici, ma necessita di ulteriori investimenti in infrastrutture e
un migliore collegamento tra istituzioni di ricerca e industrie per sfruttare
appieno il suo potenziale. Il Brasile e il Messico, pur avendo settori
tecnologici promettenti, sono ostacolati da fattori economici e strutturali,
come la disuguaglianza e la mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo. Nella
parte inferiore della classifica troviamo molti paesi africani e
latinoamericani, come Mauritania (1,6), Guinea (2,1), Angola (2,4) e Zimbabwe
(12,3), che affrontano enormi sfide nel tradurre conoscenze in risultati
tecnologici concreti. Questi paesi sono generalmente caratterizzati da bassi
livelli di investimenti in istruzione, infrastrutture tecnologiche limitate e
una bassa capacità istituzionale per sostenere l'innovazione. In molti casi, le
economie di questi paesi dipendono ancora fortemente da settori primari come
l'agricoltura e l'estrazione di risorse naturali, che offrono poche opportunità
per la trasformazione tecnologica. Anche paesi del Medio Oriente come il Qatar
(19,7) e l'Arabia Saudita (21) stanno cercando di migliorare i loro output
tecnologici attraverso la diversificazione delle loro economie. Sebbene abbiano
compiuto progressi nel creare ecosistemi di innovazione, devono ancora
affrontare sfide significative per raggiungere i livelli delle economie più
avanzate. Tuttavia, i loro sforzi per attrarre investimenti stranieri e
sviluppare centri di ricerca tecnologici indicano un potenziale per
miglioramenti futuri. In conclusione, i dati sui "Knowledge and Technology
Outputs" nel 2022 mostrano una forte correlazione tra investimenti in
istruzione, ricerca e sviluppo e la capacità di produrre innovazioni
tecnologiche concrete. I paesi con forti ecosistemi di innovazione, come
Svizzera, Stati Uniti e Svezia, continuano a guidare la classifica, mentre le
economie emergenti stanno facendo progressi significativi, anche se affrontano
sfide strutturali. Tuttavia, il divario tra le economie avanzate e quelle in
via di sviluppo rimane evidente, evidenziando l'importanza di politiche mirate
per migliorare l'istruzione, le infrastrutture e la capacità di tradurre la
conoscenza in innovazione economica.
Knowledge
and Technology Outputs a Livello Globale tra il 2013 ed il 2022. I dati relativi agli output di conoscenza e
tecnologia tra il 2013 e il 2022 per diversi paesi evidenziano una serie di
tendenze significative, sia in termini di progresso che di declino, che
riflettono una varietà di fattori che hanno potenziato o ostacolato la crescita
nel campo della conoscenza e dell'innovazione tecnologica. Questi risultati,
espressi sia in termini di variazioni assolute (Var Ass) sia in percentuale
(Var Per), offrono spunti interessanti su come le diverse nazioni stiano
performando in ambito tecnologico e di innovazione. Panama è uno dei paesi con
la performance più impressionante in questo periodo. Il suo indice è aumentato
da 5,3 nel 2013 a 14,6 nel 2022, registrando una crescita assoluta di 9,3 punti
e una crescita percentuale del 175,47%. Questo balzo è frutto degli sforzi del
paese per diversificare la propria economia e puntare su settori ad alto valore
aggiunto, come la tecnologia e i servizi. Panama ha rafforzato la propria
infrastruttura digitale e ha attirato investimenti esteri, diventando una
piattaforma strategica per la logistica, il commercio e i servizi finanziari.
La sua crescita riflette anche un contesto politico relativamente stabile e la
capacità di integrare tecnologie avanzate provenienti dall’esterno. Anche gli Emirati
Arabi Uniti hanno registrato una notevole crescita, con un incremento del
94,17% tra il 2013 e il 2022. Gli Emirati hanno investito pesantemente nella
creazione di un’economia basata sulla conoscenza, puntando su settori come
l’intelligenza artificiale, le energie rinnovabili e l’industria spaziale.
L'iniziativa "Smart Dubai", insieme a strategie nazionali per
promuovere l'innovazione e lo sviluppo tecnologico, ha posizionato gli Emirati
come un hub globale per il progresso tecnologico. L'integrazione delle nuove
tecnologie nelle infrastrutture urbane e nei servizi pubblici, insieme a
politiche mirate ad attrarre talenti internazionali, ha contribuito a
consolidare questa crescita. Iran e Tunisia hanno registrato aumenti più
modesti, rispettivamente del 27,75% e del 25,87%. Nonostante le sanzioni
economiche e le difficoltà interne, l'Iran ha continuato a sviluppare la
propria capacità tecnologica, soprattutto nei settori della biotecnologia,
nanotecnologia e dell'industria aerospaziale. Questo è in parte il risultato di
investimenti a lungo termine in ricerca e sviluppo, nonché dell’importanza
attribuita al settore scientifico e accademico. La Tunisia, d’altro canto, pur
attraversando un periodo di instabilità politica dopo la Primavera Araba, ha
mantenuto una buona capacità di sviluppo tecnologico, soprattutto grazie a un
solido sistema educativo e alla promozione di settori come l’ingegneria e le
tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Danimarca, Estonia e Finlandia
hanno anch'esse registrato crescite considerevoli, con aumenti rispettivamente
del 23,87%, 22,26% e 17,32%. Questi paesi sono noti per avere economie avanzate
con forti legami tra il settore pubblico e privato nel campo dell'innovazione.
La Danimarca ha investito significativamente nell’innovazione verde e nelle
energie rinnovabili, mentre l’Estonia ha costruito una delle società digitali
più avanzate al mondo, diventando un modello globale per la governance
elettronica. La Finlandia, con il suo sistema educativo di eccellenza e un
forte focus sulla ricerca, ha continuato a fare progressi in vari settori
tecnologici, inclusi la telecomunicazione e la robotica. Altri paesi, come Giappone
(17,94%) e Stati Uniti (13,43%), hanno visto crescite più moderate, ma
significative in valore assoluto, data la loro già elevata capacità
tecnologica. Il Giappone ha continuato a innovare in settori come la robotica e
l’automazione, mantenendo una posizione di leader globale. Gli Stati Uniti, pur
essendo una delle nazioni più avanzate in termini di innovazione tecnologica,
hanno mostrato una crescita meno pronunciata, forse perché gran parte delle
innovazioni vengono sviluppate internamente, riducendo la necessità di
assorbire conoscenze dall'esterno. Un caso interessante è quello delle Filippine,
che ha registrato una crescita del 11,59%. Questo paese è noto per il suo ruolo
di leader nell’outsourcing globale dei servizi, con un forte settore IT-BPO
(Business Process Outsourcing) che continua a crescere e favorisce lo scambio
di conoscenze e competenze tecnologiche. Le Filippine hanno saputo integrare
tecnologie digitali nelle proprie strutture produttive, migliorando così la
propria competitività. Tuttavia, non tutti i paesi hanno registrato progressi
positivi. Israele, ad esempio, uno dei paesi più innovativi al mondo, ha visto
un lieve calo dello 0,36% nel proprio punteggio, suggerendo che la sua già
avanzata infrastruttura tecnologica potrebbe aver limitato ulteriori
significativi miglioramenti. Questo potrebbe anche indicare che Israele si
concentra maggiormente sull’innovazione interna piuttosto che sull’assorbimento
di conoscenze dall’estero. Un calo sorprendente si osserva in paesi come il Canada
(-11,49%) e l’Ungheria (-11,58%). Il Canada, che ha tradizionalmente vantato
un'economia tecnologica avanzata, potrebbe aver subito la concorrenza di altri
paesi in settori emergenti come l'intelligenza artificiale e le biotecnologie.
L’Ungheria, che in passato ha attirato significativi investimenti esteri nel
settore manifatturiero e automobilistico, potrebbe aver perso parte del suo
vantaggio competitivo in questi settori a causa di sviluppi globali sfavorevoli
o di politiche interne meno favorevoli all'innovazione. I paesi che hanno
registrato le maggiori perdite sono generalmente caratterizzati da economie in
difficoltà o da contesti politici instabili. Ad esempio, il Mozambico ha visto
un crollo del 73,55% nella capacità di produrre output tecnologici e di
conoscenza, riflettendo le gravi sfide economiche e infrastrutturali del paese.
Allo stesso modo, paesi come il Niger (-49,75%) e la Guinea (-89,81%) hanno
visto forti cali dovuti a una combinazione di instabilità politica, mancanza di
investimenti e infrastrutture carenti. In America Latina, paesi come il Costa
Rica (-43,66%) e l’Ecuador (-44,61%) hanno registrato un marcato declino.
Nonostante questi paesi abbiano mostrato progressi nel passato, le difficoltà
economiche e la mancanza di politiche sostenibili per l’innovazione potrebbero
aver limitato la loro capacità di produrre output tecnologici. Il Brasile, uno
dei giganti economici della regione, ha subito un calo del 6,04%, forse a causa
della recente instabilità economica e politica che ha frenato gli investimenti
in settori ad alta intensità tecnologica. Un caso interessante è quello del Kuwait,
che ha visto una drastica diminuzione (-55,03%) nonostante la sua ricchezza
derivante dal petrolio. Questo calo può essere attribuito a una dipendenza
eccessiva dalle risorse naturali, a scapito degli investimenti in innovazione e
tecnologia. Una simile traiettoria si osserva in altri paesi ricchi di risorse,
come l’Arabia Saudita (-15,32%). In sintesi, i dati mostrano un quadro globale
molto variegato. Da un lato, paesi come Panama e gli Emirati Arabi Uniti sono
riusciti a ottenere impressionanti miglioramenti attraverso investimenti
strategici e politiche mirate all’innovazione. Dall'altro, nazioni con economie
più fragili o dipendenti da risorse naturali, come il Mozambico o il Kuwait,
hanno faticato a mantenere il passo con i progressi globali.
Politiche
Economiche per lo sviluppo del Knowledge and Technology Outputs. Le
politiche economiche volte allo sviluppo dei Knowledge and Technology Outputs
(indicatori che misurano la capacità di un Paese di generare e applicare
conoscenza e tecnologia) sono fondamentali per promuovere l'innovazione, la
crescita economica sostenibile e la competitività a livello globale. Queste
politiche mirano a creare un ambiente favorevole allo sviluppo della tecnologia
e alla diffusione della conoscenza, sfruttando infrastrutture, capitale umano,
investimenti e cooperazione internazionale. Uno degli aspetti centrali delle
politiche economiche per lo sviluppo dei Knowledge and Technology Outputs
riguarda il rafforzamento dell’istruzione e della formazione. I Paesi che
vogliono aumentare la propria capacità di produrre e applicare tecnologia
devono investire in sistemi educativi di alta qualità, soprattutto in ambiti
legati a scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM). Un sistema
educativo forte favorisce lo sviluppo delle competenze necessarie per la
ricerca e l'innovazione, fornendo alle aziende e alle istituzioni un capitale
umano qualificato. Inoltre, una formazione continua e l’aggiornamento delle
competenze lavorative sono fondamentali per mantenere alta la competitività in
un contesto di rapidi cambiamenti tecnologici. La ricerca e sviluppo (R&S)
è un'altra componente essenziale per stimolare la creazione di Knowledge and
Technology Outputs. I governi devono incentivare gli investimenti sia pubblici
che privati in attività di ricerca, offrendo sgravi fiscali, sussidi, o
finanziamenti diretti. Inoltre, il settore pubblico spesso gioca un ruolo
cruciale nella ricerca di base, ovvero quella parte della ricerca che non ha
applicazioni commerciali immediate ma che costituisce la base delle future
innovazioni. L’esperienza di Paesi come gli Stati Uniti, con il suo forte
impegno in ricerca accademica e centri di eccellenza, mostra che investimenti
in ricerca e innovazione hanno effetti positivi a lungo termine sulla capacità
di un Paese di generare nuove tecnologie e soluzioni. Parallelamente, il rafforzamento
delle infrastrutture tecnologiche è cruciale per sostenere la diffusione della
conoscenza e la creazione di nuovi prodotti e servizi tecnologici. Investimenti
in infrastrutture digitali come reti a banda larga, data center e piattaforme
tecnologiche innovative, consentono alle imprese di accedere a tecnologie
avanzate e di operare in modo più efficiente. Inoltre, la costruzione di ecosistemi
di innovazione intorno a centri di ricerca, università e parchi tecnologici
permette la condivisione delle conoscenze tra diversi attori economici,
facilitando la collaborazione tra imprese, istituzioni accademiche e governo.
Esempi di questi ecosistemi si possono osservare in regioni come la Silicon
Valley negli Stati Uniti o in città come Shenzhen in Cina, dove l’integrazione
tra aziende tecnologiche e università ha favorito l’innovazione. Le politiche
economiche devono anche incentivare la protezione della proprietà intellettuale
per garantire che le imprese e gli individui che investono in innovazione
possano proteggere i loro risultati. Un sistema robusto di brevetti, copyright
e marchi è essenziale per stimolare la creatività e lo sviluppo di nuove
tecnologie, permettendo agli innovatori di ottenere ritorni economici adeguati
sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Tuttavia, la protezione della
proprietà intellettuale deve essere bilanciata con politiche che promuovano
l'accesso aperto e la diffusione della conoscenza, soprattutto in settori
critici come la sanità, dove la disponibilità di tecnologie salvavita deve
essere garantita a un’ampia fetta della popolazione. Un’altra leva importante è
rappresentata dalle politiche di incentivazione fiscale e di sostegno alle
imprese innovative, soprattutto alle startup. Le nuove imprese tecnologiche
sono spesso alla base delle innovazioni più dirompenti, ma affrontano barriere
significative all'ingresso, come difficoltà nel reperire capitali e competenze.
I governi possono favorire lo sviluppo di queste imprese offrendo incentivi
fiscali, agevolazioni per l’accesso al credito o fondi di venture capital
pubblico-privati. In molti Paesi, sono stati istituiti fondi di investimento
dedicati al settore tecnologico, per facilitare l’accesso al capitale per le
aziende in fase di avvio o espansione. Queste misure aiutano a colmare il gap
finanziario che spesso impedisce alle nuove idee di raggiungere il mercato. Un'altra
strategia chiave è la promozione della collaborazione internazionale in ambito
scientifico e tecnologico. La globalizzazione e la digitalizzazione hanno reso
le economie sempre più interconnesse, rendendo la cooperazione internazionale
fondamentale per lo sviluppo delle tecnologie. La partecipazione a reti di
ricerca internazionali, la condivisione di conoscenze con altri Paesi, e la
cooperazione nei progetti scientifici transnazionali, permettono alle nazioni
di accedere a conoscenze esterne e di potenziare le proprie capacità interne.
In particolare, gli accordi di collaborazione tra università e istituti di ricerca
internazionali favoriscono la mobilità dei ricercatori e lo scambio di idee,
elementi cruciali per accelerare l’innovazione. Un altro fattore cruciale per
il successo delle politiche di Knowledge and Technology Outputs è la creazione
di un ambiente regolamentare favorevole all’innovazione. La regolamentazione in
ambito tecnologico deve essere sufficientemente flessibile per consentire la
sperimentazione e lo sviluppo di nuove tecnologie senza soffocare l’innovazione
con regole eccessivamente restrittive. Ad esempio, normative agili che
supportino lo sviluppo e l'uso di tecnologie emergenti come l'intelligenza
artificiale, le blockchain o le biotecnologie, possono contribuire alla
crescita di settori tecnologici all'avanguardia. Allo stesso tempo, è necessario
garantire che l'innovazione sia sicura e sostenibile, imponendo
regolamentazioni che proteggano la privacy, la sicurezza dei dati e l'ambiente.
Inoltre, è importante che le politiche economiche promuovano la diversificazione
economica, riducendo la dipendenza da settori tradizionali e favorendo la
transizione verso un’economia basata sulla conoscenza. Molti Paesi che hanno
visto una rapida crescita nei Knowledge and Technology Outputs, come Corea del
Sud e Israele, hanno adottato strategie di diversificazione, investendo in
settori ad alta intensità tecnologica e riducendo la dipendenza da industrie a
basso valore aggiunto. Questa transizione richiede investimenti in ricerca e
sviluppo, ma anche il rafforzamento di settori come la finanza tecnologica, la
sanità e l'energia pulita, che rappresentano opportunità di crescita
sostenibile nel lungo periodo. Infine, le politiche economiche devono
considerare l'importanza dell'inclusività nello sviluppo tecnologico.
Assicurare che i benefici derivanti dall'innovazione tecnologica siano
equamente distribuiti nella società è essenziale per evitare disuguaglianze e
tensioni sociali. Le tecnologie devono essere accessibili a tutti,
indipendentemente dal livello di reddito o dalla posizione geografica. Questo
può essere ottenuto attraverso politiche di riduzione del divario digitale,
garantendo l'accesso universale a Internet e promuovendo l’alfabetizzazione
digitale. Allo stesso modo, devono essere implementate politiche che sostengano
le imprese e le comunità svantaggiate nell’adottare e sviluppare nuove
tecnologie, per assicurare che nessuno rimanga indietro nel processo di
innovazione. In sintesi, lo sviluppo dei Knowledge and Technology Outputs
richiede un insieme coordinato di politiche che includono investimenti in
istruzione e ricerca, incentivi per l'innovazione privata, creazione di
infrastrutture tecnologiche avanzate, protezione della proprietà intellettuale
e promozione della collaborazione internazionale. Solo attraverso una strategia
globale e inclusiva sarà possibile sfruttare appieno il potenziale
dell’innovazione tecnologica per promuovere lo sviluppo economico sostenibile.
Conclusioni.
Il valore della variabile
knowledge and technology outptus è diminuito in media trail 2013 ed il 2022 per
i paesi considerati passando da 28,48 fino a 25,19 ovvero pari ad una riduzione
di -11,55%. I top performers sono: Panama con +175,47%, Emirati Arabi Uniti con
94,17%, Iran cn +27,75%, Tunisia con 25,87%, Danimarca con +23,87%. I peggiori
performers sono il Bruneri con -70,63%, il Mozambico con -73,55%, Benin con
-74,14%, Guinea con -89,81 e Angola con -91,18%.
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