domenica 22 settembre 2024

Knowledge and Technology Outputs a Livello Globale

 

L'indice Knowledge and Technology Outputs è una misura utilizzata nel contesto del Global Innovation Index (GII) per valutare la capacità di un paese di trasformare l'innovazione in risultati tangibili nel campo della conoscenza e della tecnologia. Questo indice prende in considerazione vari indicatori che riflettono la produzione scientifica e tecnologica di una nazione, inclusi brevetti, pubblicazioni scientifiche, e l'esportazione di beni e servizi ad alta tecnologia. Esamina anche il livello di impatto della conoscenza prodotta, come la sua applicazione nei processi industriali e il suo contributo all'economia attraverso l'innovazione. La variabile è cruciale perché misura non solo l'input nei processi di innovazione, come la spesa in ricerca e sviluppo, ma soprattutto gli output, ossia i risultati concreti derivanti dagli investimenti e dagli sforzi innovativi. Un paese con un punteggio elevato nell'indice Knowledge and Technology Outputs è considerato particolarmente abile nel tradurre la conoscenza in innovazioni tecnologiche, brevetti, e soluzioni che possono essere commercializzate o utilizzate nel miglioramento della produzione. In sintesi, questo indice offre una visione chiara dell'efficacia di un paese nel generare risultati concreti attraverso la conoscenza e l'innovazione, e fornisce informazioni preziose sulla capacità di un'economia di competere a livello globale sfruttando le sue risorse scientifiche e tecnologiche.

Knowledge and Technology Outputs a Livello Globale nel 2022.  I dati relativi ai Knowledge and Technology Outputs a livello globale nel 2022 evidenziano la capacità di diversi paesi di generare e sfruttare la conoscenza e le tecnologie avanzate. Questo indice, parte del Global Innovation Index, è essenziale per misurare come un paese riesca a trasformare gli investimenti in innovazione in risultati concreti, come brevetti, pubblicazioni scientifiche e produzione tecnologica. Esaminando i dati, emergono chiare differenze tra paesi avanzati ed economie emergenti, offrendo un'ampia panoramica di come l'innovazione si distribuisca a livello mondiale. Al vertice della classifica troviamo la Svizzera, con un punteggio di 67,1, che conferma la sua posizione di leader globale nell'innovazione tecnologica e nella produzione di conoscenza. La Svizzera, con il suo forte ecosistema di ricerca, università di alto livello e una fitta rete di collaborazioni pubblico-private, riesce a convertire efficacemente la conoscenza in prodotti e servizi di alto valore. L'innovazione svizzera è fortemente supportata dalla protezione della proprietà intellettuale e da una cultura imprenditoriale molto sviluppata, che incoraggia la nascita di start-up tecnologiche e l'applicazione commerciale delle scoperte scientifiche. La Svezia (62,9), gli Stati Uniti (60,8) e la Finlandia (59,6) si trovano anch'essi nelle prime posizioni. La Svezia, con il suo robusto sistema educativo e il forte impegno nella ricerca, riesce a produrre un flusso costante di innovazioni tecnologiche, sostenuto da politiche che favoriscono gli investimenti in R&S. Gli Stati Uniti mantengono una posizione dominante grazie al loro ecosistema tecnologico globale, alimentato da università di fama mondiale come MIT e Stanford, nonché da un settore privato dinamico, caratterizzato da giganti della tecnologia come Google, Apple e Microsoft. Il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti è anche sostenuto da un mercato interno vasto e diversificato, che facilita la sperimentazione e la scalabilità delle innovazioni. La Finlandia, nonostante la sua dimensione ridotta, si distingue per il forte sostegno governativo all'innovazione e per l'eccellente integrazione tra istruzione, ricerca e imprese. Altri paesi europei come i Paesi Bassi (57,9), la Germania (54,8) e la Danimarca (51,9) figurano tra i primi dieci, grazie a una lunga tradizione di eccellenza nella ricerca e nell'innovazione. I Paesi Bassi si sono affermati come hub per le tecnologie avanzate e le scienze della vita, grazie a politiche favorevoli agli investimenti esteri e a una forza lavoro altamente qualificata. La Germania, notoriamente un'economia manifatturiera avanzata, continua a essere un leader nella produzione tecnologica, specialmente nei settori dell'automotive, dell'ingegneria e della chimica. Le sue forti istituzioni di ricerca e l'integrazione delle imprese con le università facilitano il trasferimento tecnologico, che è cruciale per mantenere l'innovazione ai massimi livelli. Anche la Cina (56,8) e la Corea del Sud (54,7) si collocano nelle prime posizioni della classifica. La Cina ha compiuto enormi progressi negli ultimi decenni, passando da una semplice economia manifatturiera a una delle potenze tecnologiche più avanzate al mondo. Con massicci investimenti governativi in R&S e un settore privato in rapida crescita, il paese è oggi un leader globale in settori come l'intelligenza artificiale, le tecnologie 5G e le energie rinnovabili. La Corea del Sud, invece, è nota per il suo settore tecnologico avanzato, con aziende come Samsung e LG che guidano l'innovazione nei settori dell'elettronica e delle telecomunicazioni. Un dato interessante riguarda Singapore, che con un punteggio di 49,3 si trova tra i primi paesi asiatici, ma con un valore inferiore rispetto ad altre economie avanzate. Questo potrebbe riflettere le sfide che un piccolo stato urbano come Singapore deve affrontare nel mantenere il ritmo con paesi più grandi in termini di produzione tecnologica, nonostante le sue politiche avanzate in materia di innovazione e attrazione di investimenti esteri. Nel contesto europeo, paesi come l'Italia (45,2), la Francia (45,5) e il Belgio (44,4) si trovano in posizioni di rilievo, ma leggermente inferiori rispetto ai leader globali. Sebbene abbiano infrastrutture solide per la ricerca e l'innovazione, il loro tasso di trasformazione delle conoscenze in risultati tecnologici concreti potrebbe essere migliorato. L'Italia, ad esempio, ha un forte settore manifatturiero e un notevole patrimonio scientifico, ma soffre di una burocrazia che può frenare l'innovazione e la commercializzazione delle scoperte. Allo stesso modo, la Francia continua a essere un importante attore globale nella ricerca, ma potrebbe beneficiare di un maggiore allineamento tra il settore accademico e quello industriale per aumentare l’impatto economico delle sue innovazioni. Paesi come l'India (33,8), il Brasile (24,9) e il Messico (24,3) rappresentano economie emergenti che, nonostante significativi miglioramenti negli ultimi anni, devono ancora colmare il divario con le economie avanzate in termini di output tecnologici. L'India, in particolare, sta facendo grandi passi avanti grazie al suo settore IT e all'enorme pool di talenti tecnologici, ma necessita di ulteriori investimenti in infrastrutture e un migliore collegamento tra istituzioni di ricerca e industrie per sfruttare appieno il suo potenziale. Il Brasile e il Messico, pur avendo settori tecnologici promettenti, sono ostacolati da fattori economici e strutturali, come la disuguaglianza e la mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo. Nella parte inferiore della classifica troviamo molti paesi africani e latinoamericani, come Mauritania (1,6), Guinea (2,1), Angola (2,4) e Zimbabwe (12,3), che affrontano enormi sfide nel tradurre conoscenze in risultati tecnologici concreti. Questi paesi sono generalmente caratterizzati da bassi livelli di investimenti in istruzione, infrastrutture tecnologiche limitate e una bassa capacità istituzionale per sostenere l'innovazione. In molti casi, le economie di questi paesi dipendono ancora fortemente da settori primari come l'agricoltura e l'estrazione di risorse naturali, che offrono poche opportunità per la trasformazione tecnologica. Anche paesi del Medio Oriente come il Qatar (19,7) e l'Arabia Saudita (21) stanno cercando di migliorare i loro output tecnologici attraverso la diversificazione delle loro economie. Sebbene abbiano compiuto progressi nel creare ecosistemi di innovazione, devono ancora affrontare sfide significative per raggiungere i livelli delle economie più avanzate. Tuttavia, i loro sforzi per attrarre investimenti stranieri e sviluppare centri di ricerca tecnologici indicano un potenziale per miglioramenti futuri. In conclusione, i dati sui "Knowledge and Technology Outputs" nel 2022 mostrano una forte correlazione tra investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo e la capacità di produrre innovazioni tecnologiche concrete. I paesi con forti ecosistemi di innovazione, come Svizzera, Stati Uniti e Svezia, continuano a guidare la classifica, mentre le economie emergenti stanno facendo progressi significativi, anche se affrontano sfide strutturali. Tuttavia, il divario tra le economie avanzate e quelle in via di sviluppo rimane evidente, evidenziando l'importanza di politiche mirate per migliorare l'istruzione, le infrastrutture e la capacità di tradurre la conoscenza in innovazione economica.

Knowledge and Technology Outputs a Livello Globale tra il 2013 ed il 2022.  I dati relativi agli output di conoscenza e tecnologia tra il 2013 e il 2022 per diversi paesi evidenziano una serie di tendenze significative, sia in termini di progresso che di declino, che riflettono una varietà di fattori che hanno potenziato o ostacolato la crescita nel campo della conoscenza e dell'innovazione tecnologica. Questi risultati, espressi sia in termini di variazioni assolute (Var Ass) sia in percentuale (Var Per), offrono spunti interessanti su come le diverse nazioni stiano performando in ambito tecnologico e di innovazione. Panama è uno dei paesi con la performance più impressionante in questo periodo. Il suo indice è aumentato da 5,3 nel 2013 a 14,6 nel 2022, registrando una crescita assoluta di 9,3 punti e una crescita percentuale del 175,47%. Questo balzo è frutto degli sforzi del paese per diversificare la propria economia e puntare su settori ad alto valore aggiunto, come la tecnologia e i servizi. Panama ha rafforzato la propria infrastruttura digitale e ha attirato investimenti esteri, diventando una piattaforma strategica per la logistica, il commercio e i servizi finanziari. La sua crescita riflette anche un contesto politico relativamente stabile e la capacità di integrare tecnologie avanzate provenienti dall’esterno. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno registrato una notevole crescita, con un incremento del 94,17% tra il 2013 e il 2022. Gli Emirati hanno investito pesantemente nella creazione di un’economia basata sulla conoscenza, puntando su settori come l’intelligenza artificiale, le energie rinnovabili e l’industria spaziale. L'iniziativa "Smart Dubai", insieme a strategie nazionali per promuovere l'innovazione e lo sviluppo tecnologico, ha posizionato gli Emirati come un hub globale per il progresso tecnologico. L'integrazione delle nuove tecnologie nelle infrastrutture urbane e nei servizi pubblici, insieme a politiche mirate ad attrarre talenti internazionali, ha contribuito a consolidare questa crescita. Iran e Tunisia hanno registrato aumenti più modesti, rispettivamente del 27,75% e del 25,87%. Nonostante le sanzioni economiche e le difficoltà interne, l'Iran ha continuato a sviluppare la propria capacità tecnologica, soprattutto nei settori della biotecnologia, nanotecnologia e dell'industria aerospaziale. Questo è in parte il risultato di investimenti a lungo termine in ricerca e sviluppo, nonché dell’importanza attribuita al settore scientifico e accademico. La Tunisia, d’altro canto, pur attraversando un periodo di instabilità politica dopo la Primavera Araba, ha mantenuto una buona capacità di sviluppo tecnologico, soprattutto grazie a un solido sistema educativo e alla promozione di settori come l’ingegneria e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Danimarca, Estonia e Finlandia hanno anch'esse registrato crescite considerevoli, con aumenti rispettivamente del 23,87%, 22,26% e 17,32%. Questi paesi sono noti per avere economie avanzate con forti legami tra il settore pubblico e privato nel campo dell'innovazione. La Danimarca ha investito significativamente nell’innovazione verde e nelle energie rinnovabili, mentre l’Estonia ha costruito una delle società digitali più avanzate al mondo, diventando un modello globale per la governance elettronica. La Finlandia, con il suo sistema educativo di eccellenza e un forte focus sulla ricerca, ha continuato a fare progressi in vari settori tecnologici, inclusi la telecomunicazione e la robotica. Altri paesi, come Giappone (17,94%) e Stati Uniti (13,43%), hanno visto crescite più moderate, ma significative in valore assoluto, data la loro già elevata capacità tecnologica. Il Giappone ha continuato a innovare in settori come la robotica e l’automazione, mantenendo una posizione di leader globale. Gli Stati Uniti, pur essendo una delle nazioni più avanzate in termini di innovazione tecnologica, hanno mostrato una crescita meno pronunciata, forse perché gran parte delle innovazioni vengono sviluppate internamente, riducendo la necessità di assorbire conoscenze dall'esterno. Un caso interessante è quello delle Filippine, che ha registrato una crescita del 11,59%. Questo paese è noto per il suo ruolo di leader nell’outsourcing globale dei servizi, con un forte settore IT-BPO (Business Process Outsourcing) che continua a crescere e favorisce lo scambio di conoscenze e competenze tecnologiche. Le Filippine hanno saputo integrare tecnologie digitali nelle proprie strutture produttive, migliorando così la propria competitività. Tuttavia, non tutti i paesi hanno registrato progressi positivi. Israele, ad esempio, uno dei paesi più innovativi al mondo, ha visto un lieve calo dello 0,36% nel proprio punteggio, suggerendo che la sua già avanzata infrastruttura tecnologica potrebbe aver limitato ulteriori significativi miglioramenti. Questo potrebbe anche indicare che Israele si concentra maggiormente sull’innovazione interna piuttosto che sull’assorbimento di conoscenze dall’estero. Un calo sorprendente si osserva in paesi come il Canada (-11,49%) e l’Ungheria (-11,58%). Il Canada, che ha tradizionalmente vantato un'economia tecnologica avanzata, potrebbe aver subito la concorrenza di altri paesi in settori emergenti come l'intelligenza artificiale e le biotecnologie. L’Ungheria, che in passato ha attirato significativi investimenti esteri nel settore manifatturiero e automobilistico, potrebbe aver perso parte del suo vantaggio competitivo in questi settori a causa di sviluppi globali sfavorevoli o di politiche interne meno favorevoli all'innovazione. I paesi che hanno registrato le maggiori perdite sono generalmente caratterizzati da economie in difficoltà o da contesti politici instabili. Ad esempio, il Mozambico ha visto un crollo del 73,55% nella capacità di produrre output tecnologici e di conoscenza, riflettendo le gravi sfide economiche e infrastrutturali del paese. Allo stesso modo, paesi come il Niger (-49,75%) e la Guinea (-89,81%) hanno visto forti cali dovuti a una combinazione di instabilità politica, mancanza di investimenti e infrastrutture carenti. In America Latina, paesi come il Costa Rica (-43,66%) e l’Ecuador (-44,61%) hanno registrato un marcato declino. Nonostante questi paesi abbiano mostrato progressi nel passato, le difficoltà economiche e la mancanza di politiche sostenibili per l’innovazione potrebbero aver limitato la loro capacità di produrre output tecnologici. Il Brasile, uno dei giganti economici della regione, ha subito un calo del 6,04%, forse a causa della recente instabilità economica e politica che ha frenato gli investimenti in settori ad alta intensità tecnologica. Un caso interessante è quello del Kuwait, che ha visto una drastica diminuzione (-55,03%) nonostante la sua ricchezza derivante dal petrolio. Questo calo può essere attribuito a una dipendenza eccessiva dalle risorse naturali, a scapito degli investimenti in innovazione e tecnologia. Una simile traiettoria si osserva in altri paesi ricchi di risorse, come l’Arabia Saudita (-15,32%). In sintesi, i dati mostrano un quadro globale molto variegato. Da un lato, paesi come Panama e gli Emirati Arabi Uniti sono riusciti a ottenere impressionanti miglioramenti attraverso investimenti strategici e politiche mirate all’innovazione. Dall'altro, nazioni con economie più fragili o dipendenti da risorse naturali, come il Mozambico o il Kuwait, hanno faticato a mantenere il passo con i progressi globali.

Politiche Economiche per lo sviluppo del Knowledge and Technology Outputs. Le politiche economiche volte allo sviluppo dei Knowledge and Technology Outputs (indicatori che misurano la capacità di un Paese di generare e applicare conoscenza e tecnologia) sono fondamentali per promuovere l'innovazione, la crescita economica sostenibile e la competitività a livello globale. Queste politiche mirano a creare un ambiente favorevole allo sviluppo della tecnologia e alla diffusione della conoscenza, sfruttando infrastrutture, capitale umano, investimenti e cooperazione internazionale. Uno degli aspetti centrali delle politiche economiche per lo sviluppo dei Knowledge and Technology Outputs riguarda il rafforzamento dell’istruzione e della formazione. I Paesi che vogliono aumentare la propria capacità di produrre e applicare tecnologia devono investire in sistemi educativi di alta qualità, soprattutto in ambiti legati a scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM). Un sistema educativo forte favorisce lo sviluppo delle competenze necessarie per la ricerca e l'innovazione, fornendo alle aziende e alle istituzioni un capitale umano qualificato. Inoltre, una formazione continua e l’aggiornamento delle competenze lavorative sono fondamentali per mantenere alta la competitività in un contesto di rapidi cambiamenti tecnologici. La ricerca e sviluppo (R&S) è un'altra componente essenziale per stimolare la creazione di Knowledge and Technology Outputs. I governi devono incentivare gli investimenti sia pubblici che privati in attività di ricerca, offrendo sgravi fiscali, sussidi, o finanziamenti diretti. Inoltre, il settore pubblico spesso gioca un ruolo cruciale nella ricerca di base, ovvero quella parte della ricerca che non ha applicazioni commerciali immediate ma che costituisce la base delle future innovazioni. L’esperienza di Paesi come gli Stati Uniti, con il suo forte impegno in ricerca accademica e centri di eccellenza, mostra che investimenti in ricerca e innovazione hanno effetti positivi a lungo termine sulla capacità di un Paese di generare nuove tecnologie e soluzioni. Parallelamente, il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche è cruciale per sostenere la diffusione della conoscenza e la creazione di nuovi prodotti e servizi tecnologici. Investimenti in infrastrutture digitali come reti a banda larga, data center e piattaforme tecnologiche innovative, consentono alle imprese di accedere a tecnologie avanzate e di operare in modo più efficiente. Inoltre, la costruzione di ecosistemi di innovazione intorno a centri di ricerca, università e parchi tecnologici permette la condivisione delle conoscenze tra diversi attori economici, facilitando la collaborazione tra imprese, istituzioni accademiche e governo. Esempi di questi ecosistemi si possono osservare in regioni come la Silicon Valley negli Stati Uniti o in città come Shenzhen in Cina, dove l’integrazione tra aziende tecnologiche e università ha favorito l’innovazione. Le politiche economiche devono anche incentivare la protezione della proprietà intellettuale per garantire che le imprese e gli individui che investono in innovazione possano proteggere i loro risultati. Un sistema robusto di brevetti, copyright e marchi è essenziale per stimolare la creatività e lo sviluppo di nuove tecnologie, permettendo agli innovatori di ottenere ritorni economici adeguati sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Tuttavia, la protezione della proprietà intellettuale deve essere bilanciata con politiche che promuovano l'accesso aperto e la diffusione della conoscenza, soprattutto in settori critici come la sanità, dove la disponibilità di tecnologie salvavita deve essere garantita a un’ampia fetta della popolazione. Un’altra leva importante è rappresentata dalle politiche di incentivazione fiscale e di sostegno alle imprese innovative, soprattutto alle startup. Le nuove imprese tecnologiche sono spesso alla base delle innovazioni più dirompenti, ma affrontano barriere significative all'ingresso, come difficoltà nel reperire capitali e competenze. I governi possono favorire lo sviluppo di queste imprese offrendo incentivi fiscali, agevolazioni per l’accesso al credito o fondi di venture capital pubblico-privati. In molti Paesi, sono stati istituiti fondi di investimento dedicati al settore tecnologico, per facilitare l’accesso al capitale per le aziende in fase di avvio o espansione. Queste misure aiutano a colmare il gap finanziario che spesso impedisce alle nuove idee di raggiungere il mercato. Un'altra strategia chiave è la promozione della collaborazione internazionale in ambito scientifico e tecnologico. La globalizzazione e la digitalizzazione hanno reso le economie sempre più interconnesse, rendendo la cooperazione internazionale fondamentale per lo sviluppo delle tecnologie. La partecipazione a reti di ricerca internazionali, la condivisione di conoscenze con altri Paesi, e la cooperazione nei progetti scientifici transnazionali, permettono alle nazioni di accedere a conoscenze esterne e di potenziare le proprie capacità interne. In particolare, gli accordi di collaborazione tra università e istituti di ricerca internazionali favoriscono la mobilità dei ricercatori e lo scambio di idee, elementi cruciali per accelerare l’innovazione. Un altro fattore cruciale per il successo delle politiche di Knowledge and Technology Outputs è la creazione di un ambiente regolamentare favorevole all’innovazione. La regolamentazione in ambito tecnologico deve essere sufficientemente flessibile per consentire la sperimentazione e lo sviluppo di nuove tecnologie senza soffocare l’innovazione con regole eccessivamente restrittive. Ad esempio, normative agili che supportino lo sviluppo e l'uso di tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale, le blockchain o le biotecnologie, possono contribuire alla crescita di settori tecnologici all'avanguardia. Allo stesso tempo, è necessario garantire che l'innovazione sia sicura e sostenibile, imponendo regolamentazioni che proteggano la privacy, la sicurezza dei dati e l'ambiente. Inoltre, è importante che le politiche economiche promuovano la diversificazione economica, riducendo la dipendenza da settori tradizionali e favorendo la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza. Molti Paesi che hanno visto una rapida crescita nei Knowledge and Technology Outputs, come Corea del Sud e Israele, hanno adottato strategie di diversificazione, investendo in settori ad alta intensità tecnologica e riducendo la dipendenza da industrie a basso valore aggiunto. Questa transizione richiede investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche il rafforzamento di settori come la finanza tecnologica, la sanità e l'energia pulita, che rappresentano opportunità di crescita sostenibile nel lungo periodo. Infine, le politiche economiche devono considerare l'importanza dell'inclusività nello sviluppo tecnologico. Assicurare che i benefici derivanti dall'innovazione tecnologica siano equamente distribuiti nella società è essenziale per evitare disuguaglianze e tensioni sociali. Le tecnologie devono essere accessibili a tutti, indipendentemente dal livello di reddito o dalla posizione geografica. Questo può essere ottenuto attraverso politiche di riduzione del divario digitale, garantendo l'accesso universale a Internet e promuovendo l’alfabetizzazione digitale. Allo stesso modo, devono essere implementate politiche che sostengano le imprese e le comunità svantaggiate nell’adottare e sviluppare nuove tecnologie, per assicurare che nessuno rimanga indietro nel processo di innovazione. In sintesi, lo sviluppo dei Knowledge and Technology Outputs richiede un insieme coordinato di politiche che includono investimenti in istruzione e ricerca, incentivi per l'innovazione privata, creazione di infrastrutture tecnologiche avanzate, protezione della proprietà intellettuale e promozione della collaborazione internazionale. Solo attraverso una strategia globale e inclusiva sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’innovazione tecnologica per promuovere lo sviluppo economico sostenibile.

Conclusioni.  Il valore della variabile knowledge and technology outptus è diminuito in media trail 2013 ed il 2022 per i paesi considerati passando da 28,48 fino a 25,19 ovvero pari ad una riduzione di -11,55%. I top performers sono: Panama con +175,47%, Emirati Arabi Uniti con 94,17%, Iran cn +27,75%, Tunisia con 25,87%, Danimarca con +23,87%. I peggiori performers sono il Bruneri con -70,63%, il Mozambico con -73,55%, Benin con -74,14%, Guinea con -89,81 e Angola con -91,18%.









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