Passa ai contenuti principali

I Knowledge Workers nel Global Innovation Index

 

Nel contesto del Global Innovation Index (GII), i knowledge workers sono lavoratori altamente qualificati il cui principale contributo all’economia è basato sulla loro capacità di generare, gestire e applicare conoscenze. Questi professionisti svolgono un ruolo cruciale nel processo di innovazione, poiché utilizzano competenze intellettuali, creatività e conoscenze avanzate per risolvere problemi complessi e creare valore aggiunto nei loro settori di competenza. I knowledge workers includono ingegneri, scienziati, ricercatori, analisti, sviluppatori di software, tecnici altamente specializzati, e altri professionisti impegnati in settori come la ricerca e sviluppo (R&D), tecnologia dell'informazione e comunicazione (ICT), e l'istruzione. Il GII misura l'impatto di questi lavoratori analizzando fattori come la densità di ricercatori, la formazione di capitale umano avanzato, e la diffusione di conoscenze tecniche e scientifiche. Il contributo dei knowledge workers è fondamentale per la competitività economica di un paese, poiché favoriscono l'innovazione tecnologica e l'adattamento a nuovi mercati e sfide globali. La loro presenza e attività determinano, in gran parte, la capacità di un paese di trasformare l'innovazione in crescita economica sostenibile e progresso sociale. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2013 ed il 2022.

I knowledge workers nel 2022. I dati relativi ai knowledge workers nel 2022, come misurati nel Global Innovation Index (GII), offrono una panoramica dettagliata della distribuzione di forza lavoro altamente qualificata nei vari paesi del mondo. I knowledge workers, comprendenti professionisti come ingegneri, ricercatori, scienziati e specialisti IT, sono essenziali per lo sviluppo tecnologico e l'innovazione, poiché il loro contributo è direttamente legato alla capacità di un paese di tradurre conoscenze avanzate in crescita economica. In cima alla classifica troviamo Cina (77,8), seguita da paesi notoriamente avanzati in termini di innovazione come Svezia (77,1), Corea del Sud (75,2) e Stati Uniti (75). Questi paesi dimostrano una forte presenza di lavoratori della conoscenza, che è alla base della loro leadership globale nell'innovazione. La Cina, in particolare, ha investito massicciamente nell'istruzione superiore e nella creazione di un ecosistema favorevole alla tecnologia, consolidando la sua posizione come una delle principali economie emergenti nel campo della scienza e della tecnologia. Anche la Corea del Sud ha beneficiato di politiche governative mirate allo sviluppo del capitale umano nelle aree della tecnologia e della ricerca. Gli Stati Uniti mantengono una posizione di rilievo grazie al loro storico primato nei settori della ricerca scientifica e tecnologica, nonostante la crescente competizione da parte di paesi come Cina e Corea del Sud. La presenza di università di livello mondiale e un forte sistema di incentivi per l'innovazione contribuiscono alla loro alta quota di knowledge workers. Allo stesso tempo, Belgio (74,4), Singapore (69,6), e Lussemburgo (68,9) si distinguono come nazioni più piccole che, nonostante le dimensioni limitate, hanno sviluppato un elevato livello di competenze professionali grazie a politiche mirate di attrazione di talenti globali e investimenti in settori ad alto valore tecnologico. Tra i paesi europei, la Francia (68,4) e la Svizzera (67,9) confermano la loro posizione come hub per i knowledge workers, grazie alle loro economie avanzate e sistemi educativi che supportano la formazione di professionisti altamente qualificati. Israele (67,9) si distingue per la sua abilità di attrarre talenti nel settore tecnologico e per il suo vivace ecosistema di startup, sostenuto da una forte cultura dell'innovazione e investimenti in ricerca e sviluppo. Nel segmento medio della classifica troviamo paesi come la Germania (60,7), la Gran Bretagna (62,6) e l’Australia (62,4), che mantengono una robusta quota di knowledge workers, ma che mostrano segni di competizione crescente da parte delle economie emergenti. La Germania, tradizionalmente considerata una potenza manifatturiera e tecnologica, potrebbe dover affrontare sfide per mantenere il passo con paesi in rapido sviluppo come la Cina e la Corea del Sud. Nel contesto europeo, Italia (39,5) si colloca in una posizione inferiore rispetto ad altri paesi del continente. Questo dato riflette la necessità di migliorare il sistema educativo e promuovere politiche che favoriscano l’attrazione e la crescita dei lavoratori della conoscenza. Sebbene l'Italia possieda un’eccellente tradizione accademica, c'è un divario nella capacità di trattenere e sviluppare professionisti altamente qualificati nel paese, il che limita l’impatto dell'innovazione. In fondo alla classifica si trovano nazioni come il Bangladesh (11,8), lo Yemen (10,3) e vari paesi africani come l'Etiopia (5,3) e il Mozambico (5,1). Questi paesi affrontano sfide significative nell’istruzione e nello sviluppo delle competenze tecnologiche, il che ostacola il loro potenziale innovativo. La mancanza di investimenti nelle infrastrutture educative e tecnologiche è uno dei principali fattori che contribuisce a questi bassi punteggi. Un caso particolare è rappresentato dall'Arabia Saudita, che presenta un valore pari a zero. Ciò potrebbe essere il risultato di difficoltà nel misurare con precisione la forza lavoro altamente qualificata nel paese o potrebbe riflettere una mancanza di sviluppo di questo tipo di competenze. Nonostante gli sforzi recenti per diversificare l'economia saudita e investire nella tecnologia, la dipendenza storica dall'industria petrolifera ha probabilmente ritardato la crescita dei settori basati sulla conoscenza. In conclusione, i dati sui knowledge workers evidenziano una forte disparità tra paesi avanzati ed economie emergenti. Mentre nazioni come Cina, Svezia e Stati Uniti continuano a guidare grazie a investimenti massicci nel capitale umano, molti paesi in via di sviluppo faticano a costruire le infrastrutture necessarie per sostenere la crescita di una forza lavoro altamente qualificata. La capacità di attrarre, formare e trattenere knowledge workers sarà cruciale per il futuro sviluppo economico e tecnologico di molte di queste nazioni.

I knowledge workers tra il 2013 ed il 2022. I dati relativi al numero di knowledge workers (lavoratori della conoscenza) per il periodo 2013-2022 mostrano un quadro complesso e variegato a livello globale. I knowledge workers includono professionisti altamente qualificati in settori come la tecnologia, la scienza, l'istruzione e l'innovazione, ed il loro numero è spesso considerato un indicatore chiave per misurare lo sviluppo economico e l'innovazione di un Paese. L'analisi dei cambiamenti tra il 2013 e il 2022 evidenzia trend positivi per alcuni Paesi, mentre altri hanno registrato diminuzioni significative. Alcuni Paesi hanno visto un aumento significativo nel numero di lavoratori della conoscenza. Tra questi spiccano Albania (+41,6%), Belgio (+14,1%), Cipro (+34,7%), Cina (+23,7%) e Svezia (+16,1%). Questi Paesi hanno investito in politiche mirate a rafforzare il capitale umano e la loro capacità di innovare, aumentando la formazione e l'occupazione in settori ad alta intensità di conoscenza. L'Albania, ad esempio, ha visto una crescita del 41,6% nel numero di knowledge workers, il che può essere legato a politiche di incentivo alla formazione tecnologica e scientifica, insieme a una maggiore integrazione nei mercati internazionali. La Cina ha continuato a investire pesantemente in istruzione superiore, ricerca e sviluppo tecnologico, consolidando la sua posizione come uno dei principali hub globali per l'innovazione. Anche in Europa, Belgio e Svezia hanno registrato aumenti significativi grazie a politiche mirate a promuovere l'occupazione in settori tecnologici e scientifici. Molti Paesi, però, hanno sperimentato una significativa riduzione nel numero di lavoratori della conoscenza. Alcuni dei cali più drastici si riscontrano in Paesi come Angola (-50,26%), Benin (-75,69%), Bosnia ed Erzegovina (-51,92%), Brasile (-4,57%) e Italia (-37,30%). Questa riduzione può riflettere problematiche strutturali legate a instabilità economica, mancanza di investimenti in educazione e formazione avanzata, o la fuga di cervelli verso Paesi con migliori opportunità. Ad esempio, l'Italia ha registrato una riduzione di oltre il 37% dei knowledge workers, un dato preoccupante che riflette la difficoltà del Paese nel trattenere talenti e attrarre investimenti in settori innovativi. Anche il Brasile, nonostante sia una delle maggiori economie dell'America Latina, ha visto una contrazione nel numero di lavoratori della conoscenza, probabilmente a causa delle crisi politiche ed economiche che hanno caratterizzato il Paese durante questo periodo. Paesi come il Burkina Faso (-61,3%), il Bangladesh (-57,55%), e il Mozambico (-56,78%) hanno subito cali enormi nel numero di knowledge workers. Questi Paesi, caratterizzati da economie in via di sviluppo, soffrono spesso di una mancanza di investimenti in settori strategici come l'istruzione superiore e la tecnologia. Inoltre, la fuga di cervelli e l'emigrazione verso Paesi con maggiori opportunità economiche ha probabilmente contribuito a questo declino. Alcuni Paesi hanno mostrato tendenze particolari. Ad esempio, la Bielorussia ha registrato un calo relativamente moderato (-6,32%) nonostante le difficoltà economiche e politiche, il che suggerisce una certa resilienza nel mantenere una forza lavoro qualificata. Gli Stati Uniti (+3,16%), uno dei principali Paesi in termini di knowledge workers, hanno visto una crescita modesta, a conferma della loro posizione consolidata come leader mondiale nell'innovazione. Il quadro globale relativo ai knowledge workers evidenzia una crescente polarizzazione tra Paesi che continuano ad investire in istruzione e innovazione e quelli che stanno affrontando gravi sfide economiche e sociali. I Paesi che sono riusciti a mantenere o aumentare il numero di lavoratori della conoscenza sono probabilmente destinati a beneficiare di una maggiore crescita economica e competitività, mentre quelli che hanno subito drastici cali dovranno affrontare sfide più difficili nel colmare il divario tecnologico e innovativo.

Conclusioni. I knowledge workers sono diminuiti tra il 2013 ed il 2022 in media dal 44,59 fino al 35,44 unità ovvero pari ad un ammontare di -20,53%. I top performers, ovvero i paesi per i quali il valore dei knowledge workers è cresciuto significativamente tra il 2013 ed il 2022 sono: Albania con +41,58%, Cipro con +34,71%, Nigeria con +32,97%, Cina con +23,69%, Corea del Sud con +18,24. I worse performers ovvero i paesi nei quali il valore dei knowledge workers è diminuito sono: l’Egitto con -68,28%, Madagascar con -69,90%, Mali con -75,00%, Benin con -75,69%, Etiopia con -78,46%.





Fonte: Global Innovation Index

Link: https://www.wipo.int/web/global-innovation-index




Commenti

Post popolari in questo blog

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Superbonus, PNRR e digitalizzazione il futuro del settore dell’architettura e dell’ingegneria in Italia

  L’analisi del valore aggiunto nel settore delle attività degli studi di architettura e ingegneria, collaudi e analisi tecniche in Italia tra il 2014 e il 2022 evidenzia un incremento complessivo del 34,68%, con un aumento assoluto di 6,08 miliardi di euro. Il settore ha attraversato fasi alterne, con momenti di crescita e contrazione che riflettono l’andamento del mercato delle costruzioni, delle infrastrutture e degli investimenti pubblici e privati. Se nei primi anni del periodo analizzato il comparto ha subito una serie di difficoltà legate alla stagnazione economica e alla riduzione degli investimenti, dal 2020 in poi si è registrata una ripresa significativa, culminata nel boom del 2021 e 2022. Questo andamento è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui il rilancio degli investimenti in infrastrutture, l’impatto del Superbonus 110%, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’aumento della domanda di progettazione e collaudi nel settore edilizio e indus...

Le esportazioni di beni e servizi nell’economia italiana tra il 2014 ed il 2023

  Le esportazioni di beni e servizi FOB (Free on Board) rappresentano il valore totale di beni e servizi venduti da un paese all’estero, calcolato al prezzo FOB, che include i costi fino al punto di carico nel paese esportatore, escludendo trasporto e assicurazione internazionale. Questa variabile è una componente fondamentale della domanda aggregata nella contabilità nazionale e contribuisce direttamente alla determinazione del Prodotto Interno Lordo (PIL). Le esportazioni indicano la capacità di un’economia di competere sui mercati internazionali e riflettono la qualità, l’innovazione e la diversificazione del sistema produttivo di un paese. La loro dinamica è influenzata da fattori globali come la domanda estera, i tassi di cambio, le politiche commerciali e le condizioni macroeconomiche internazionali. Un incremento delle esportazioni favorisce la crescita economica interna, genera occupazione e stimola i settori produttivi nazionali, contribuendo al saldo positivo della bilanc...