Il "Global
Innovation Index" (GII) è un indice che misura la capacità di
innovazione di un paese o di una regione, valutando vari indicatori chiave che
influenzano la creazione e lo sviluppo dell'innovazione. Tra questi indicatori,
un aspetto fondamentale è quello degli "Intangible assets", ovvero i beni immateriali. Questi
beni includono elementi come la proprietà intellettuale, i marchi, i brevetti,
il design industriale, i diritti d'autore, e persino le competenze tecniche e
organizzative. In un'economia sempre più basata sulla conoscenza, i beni
immateriali rappresentano una risorsa di grande valore per le imprese e le
economie nazionali, contribuendo significativamente al progresso tecnologico e
alla competitività internazionale. Nel contesto del GII, gli "Intangible
assets" vengono analizzati per comprendere quanto efficacemente un paese
riesca a trasformare il capitale intellettuale e creativo in innovazioni
concrete e commerciabili. Un'elevata capacità di gestione e protezione dei beni
immateriali può portare a un maggiore sviluppo di nuove idee, prodotti e
servizi che stimolano la crescita economica e l'efficienza produttiva. Ad
esempio, un sistema giuridico che protegge adeguatamente i diritti di proprietà
intellettuale incentiva la creazione di nuovi brevetti, migliorando la fiducia
degli investitori e incoraggiando l'attività di ricerca e sviluppo. Inoltre, i
beni immateriali comprendono anche il capitale umano, che si riferisce alle
competenze, alla formazione e all'educazione della forza lavoro, aspetti
cruciali per sostenere un ecosistema innovativo. La capacità di un paese di
attrarre e trattenere talenti qualificati contribuisce anch'essa a migliorare
la posizione nel Global Innovation Index. In sintesi, nel quadro del GII, i
beni immateriali sono essenziali per valutare la capacità di innovazione di una
nazione, poiché indicano la qualità e l'efficienza con cui le risorse
intellettuali e creative vengono gestite e trasformate in valore economico. I
dati sono disponibili per il periodo 2013-2022.
Gli
intangibles assets a livello globale nel 2022. I dati sugli intangible
assets del 2022, forniti dal Global Innovation Index (GII), rivelano una forte
disuguaglianza nella capacità dei vari paesi di sfruttare e gestire i beni
immateriali. Questi beni comprendono proprietà intellettuali come brevetti e
diritti d’autore, capitale umano, brand, e design. Tali elementi sono cruciali
per stimolare la crescita economica, aumentare la competitività e favorire
l’innovazione. Osservando i dati, emergono tendenze significative che
riflettono lo stato dell’economia della conoscenza a livello globale. In cima
alla classifica troviamo la Corea del Sud, con un punteggio di 85,7, seguita
dalla Cina con 82,9 e dalla Francia con 76,9. La Corea del Sud, che ha
costruito una solida reputazione come hub tecnologico e industriale, guida il
gruppo grazie al suo forte impegno in ricerca e sviluppo (R&S), alla
protezione della proprietà intellettuale, e alla formazione di una forza lavoro
altamente qualificata. Le sue grandi aziende, come Samsung e LG, hanno dato
impulso a una cultura di innovazione sostenuta dal governo e da politiche volte
a rafforzare gli asset immateriali. Anche la Cina si è affermata come una
potenza in crescita, spinta da investimenti massicci in R&S, da un
ecosistema imprenditoriale dinamico e da politiche aggressive per la protezione
della proprietà intellettuale. Il risultato è un'enorme crescita nel numero di
brevetti e marchi registrati. La Francia, terza in classifica, rappresenta
l’Europa con una forte capacità di trasformare il capitale umano in beni
immateriali attraverso l’innovazione in settori come l’aerospaziale,
l’automotive e il lusso, settori in cui il design e il brand sono fattori
determinanti. Proseguendo nell’analisi, si nota che paesi come la Germania, il
Regno Unito e la Svizzera, che sono tradizionalmente noti per la loro capacità
innovativa, si collocano a un livello relativamente inferiore rispetto a quanto
ci si aspetterebbe. Ad esempio, la Germania ottiene un punteggio di 67,8, il
Regno Unito di 68,3 e la Svizzera di 63,5. Questo potrebbe riflettere una
transizione più lenta verso una maggiore valorizzazione dei beni immateriali
rispetto a paesi asiatici come Corea e Cina. Mentre questi paesi rimangono
leader nell'innovazione tecnologica e scientifica, la loro performance in
termini di gestione e sfruttamento dei beni immateriali potrebbe non essere al
passo con il dinamismo di altre nazioni emergenti. La Svizzera, nota per il suo
settore finanziario, potrebbe essere penalizzata dal fatto che il settore dei
beni immateriali richiede innovazioni tecnologiche e digitali, che crescono più
rapidamente in altre parti del mondo. Sorprende la presenza di paesi come Malta
(69,6) e la Turchia (72,2) ai vertici della classifica, superando paesi come
gli Stati Uniti (52,8) e il Giappone (53,8). La Turchia ha investito
significativamente nella propria infrastruttura tecnologica e nel capitale
umano, incoraggiando lo sviluppo di startup tecnologiche e aumentando la
produzione di brevetti e marchi. Malta, un piccolo stato insulare, ha sfruttato
la sua posizione strategica nell’Unione Europea per attrarre investimenti in
settori ad alto contenuto di conoscenza, come il fintech e l’iGaming. Gli Stati
Uniti, che storicamente sono stati un leader mondiale nell’innovazione,
potrebbero essere penalizzati in questo indice dalla crescente concorrenza
internazionale e da un rallentamento relativo nella protezione dei propri beni
immateriali rispetto ad altre nazioni. A metà classifica troviamo paesi come
l'Italia (62,2) e l’Iran (60,2), che si posizionano in modo piuttosto simile.
L'Italia, sebbene sia riconosciuta a livello internazionale per il design, il
brand e l'innovazione in settori come la moda e l’automotive, potrebbe essere
frenata da un sistema burocratico e da una minore capacità di protezione della
proprietà intellettuale. L'Iran, nonostante le sfide economiche e politiche, è
riuscito a ottenere un punteggio competitivo grazie alla sua forte base di
capitale umano, con un crescente numero di brevetti scientifici e tecnologici. Nella
seconda metà della classifica emergono paesi come il Brasile (41,8), la Russia
(40) e l'India (38), tutti grandi economie emergenti con ampie popolazioni e
mercati interni in rapida crescita. Tuttavia, la loro performance nei beni
immateriali rimane al di sotto delle aspettative. Questi paesi, pur avendo una
significativa capacità di innovazione, devono affrontare sfide legate alla
protezione dei diritti di proprietà intellettuale, alla qualità del capitale
umano e alla capacità di trasformare la conoscenza in beni economici tangibili.
Ad esempio, l’India ha un vivace ecosistema di startup tecnologiche, ma la sua
posizione relativamente bassa nel GII riflette le difficoltà nell'espandere e
proteggere i beni immateriali su larga scala. Nelle posizioni più basse della
classifica troviamo paesi come il Niger (0,1), il Mali (0,9) e l'Iraq (0,7),
che evidenziano la profonda disparità esistente nel mondo in termini di
capacità di innovazione. Questi paesi, spesso colpiti da instabilità politica,
conflitti e mancanza di infrastrutture adeguate, faticano a sviluppare sistemi
economici basati sui beni immateriali. La scarsa qualità del capitale umano,
unita a un ambiente imprenditoriale poco sviluppato e a una quasi totale
assenza di protezione della proprietà intellettuale, contribuisce a mantenere
questi paesi nelle posizioni più basse dell’indice. Infine, osservando la
posizione di alcuni paesi europei come la Spagna (50,6), la Finlandia (46) e la
Norvegia (32,9), si nota che, nonostante un ambiente tecnologico avanzato e
un'elevata qualità della vita, questi paesi potrebbero non dare la stessa
priorità alla valorizzazione dei beni immateriali come fanno altre economie
emergenti o in via di sviluppo. Potrebbe trattarsi di una differenza
nell’approccio all’innovazione, dove paesi emergenti cercano di utilizzare i
beni immateriali come leva per accelerare la crescita economica, mentre paesi
più sviluppati continuano a puntare su settori tradizionali. In conclusione, i
dati relativi agli "Intangible assets" del Global Innovation Index
del 2022 mostrano un panorama globale molto diversificato, dove paesi come la
Corea del Sud e la Cina stanno sfruttando al massimo il potenziale dei loro
beni immateriali per favorire l'innovazione e la crescita economica. Altri
paesi sviluppati, come gli Stati Uniti e la Germania, devono affrontare la
crescente concorrenza internazionale, mentre molte economie emergenti stanno
facendo passi avanti significativi nella valorizzazione dei beni immateriali.
Tuttavia, una parte significativa del mondo rimane indietro in termini di
capacità di innovazione, con gravi disuguaglianze che riflettono la necessità
di politiche mirate per promuovere l'educazione, la protezione della proprietà
intellettuale e lo sviluppo del capitale umano.
Gli intangibles assets a livello globale tra il 2013 ed il 2022. I dati sugli intangible assets (beni immateriali) tra il 2013 e il 2022 mostrano una dinamica estremamente diversificata tra i paesi, con significativi cambiamenti sia in positivo che in negativo. Questi beni comprendono la proprietà intellettuale, i marchi, i brevetti, e il capitale umano, ed essi giocano un ruolo chiave nello sviluppo economico, nel progresso tecnologico e nella competitività globale. L'analisi delle variazioni assolute e percentuali rivela modelli interessanti di crescita e declino, spesso correlati a fattori economici, politici e sociali che hanno influenzato i rispettivi paesi. Partendo dalle nazioni con il maggiore incremento, l’Iran è il paese che ha visto il più grande miglioramento in termini assoluti, con un aumento di 35,6 punti, corrispondente a una crescita percentuale del 144,7%. Questo aumento può essere attribuito a una maggiore attenzione verso la protezione della proprietà intellettuale, nonostante le sfide economiche e le sanzioni internazionali. L'Iran ha investito significativamente nello sviluppo del capitale umano, in particolare nei settori scientifici e tecnologici, e ciò ha portato a un incremento delle sue capacità in termini di innovazione e sfruttamento degli asset immateriali. Paesi come la Corea del Sud e la Cina, rispettivamente con aumenti di 42,1 e 40,1 punti, hanno anch'essi registrato progressi impressionanti, anche se in termini percentuali la crescita è stata inferiore rispetto all'Iran. Tuttavia, sia la Corea del Sud che la Cina sono esempi emblematici di come gli investimenti massicci in ricerca e sviluppo, in capitale umano, e nella protezione della proprietà intellettuale possano accelerare la crescita economica e favorire la competitività internazionale. La Corea del Sud, con le sue grandi aziende tecnologiche come Samsung e LG, ha fatto della valorizzazione degli asset immateriali una priorità strategica, mentre la Cina, in rapida ascesa, ha visto un'esplosione nella creazione di brevetti e marchi. Tra i paesi europei, la Francia ha registrato un aumento di 32,9 punti, una crescita del 74,8%, dimostrando un'elevata capacità di innovazione nei settori come l’aerospaziale, il lusso e l'automotive, dove il design e la proprietà intellettuale sono fondamentali. Tuttavia, altri paesi europei, come la Germania e il Regno Unito, pur avendo registrato incrementi (rispettivamente di 15,2 e 20,2 punti), hanno visto crescite percentuali inferiori rispetto ad altri paesi emergenti. Questo potrebbe indicare una maggiore stabilità nei loro sistemi di innovazione già avanzati, ma anche una concorrenza crescente da parte delle economie emergenti. Un altro paese che ha registrato una crescita notevole è stato l'Uzbekistan, con un incremento del 72,2%, anche se l'aumento in termini assoluti è stato solo di 5,2 punti. Questo è un segno positivo per un'economia che si sta aprendo maggiormente agli investimenti stranieri e alle riforme economiche. In Asia, anche il Giappone ha migliorato la sua posizione, con un aumento di 20,5 punti e una crescita del 61,6%, continuando a rappresentare una potenza tecnologica globale, sebbene sia stato superato da paesi come la Corea del Sud e la Cina nel decennio passato. Tuttavia, mentre molti paesi hanno registrato miglioramenti, una parte significativa del mondo ha visto un netto peggioramento nelle performance relative agli intangible assets. Ad esempio, paesi come l’Arabia Saudita, che ha perso 36,3 punti, e il Qatar, che ha registrato una diminuzione di 40,2 punti, hanno visto significative flessioni, con cali percentuali del 53% e del 53,6% rispettivamente. Questo declino potrebbe riflettere la difficoltà di diversificare le loro economie al di là del settore petrolifero e gasiero, in particolare nel contesto di una crescente domanda globale di innovazione tecnologica e digitale. Anche paesi come gli Emirati Arabi Uniti, che tradizionalmente sono stati considerati hub economici regionali, hanno visto un calo del 54,1%, probabilmente a causa di una ridotta enfasi sulla protezione e lo sviluppo degli asset immateriali nel loro processo di diversificazione economica. Un altro caso notevole è il declino della Svizzera, che ha perso 8,7 punti, corrispondenti a un calo percentuale del 12%. Considerata una delle economie più avanzate in termini di innovazione, il calo potrebbe essere un segnale di un leggero rallentamento nella sua capacità di mantenere il primato nell'economia della conoscenza, sebbene rimanga comunque uno dei paesi leader nel settore. Similmente, paesi come il Canada (-11,7 punti, -22,7%) e la Finlandia (-9 punti, -16,4%) hanno visto declini moderati, forse a causa della crescente competizione internazionale e della saturazione dei mercati interni dell'innovazione. Il calo più drastico si osserva però in paesi dell'Africa subsahariana e del Sudest asiatico, con paesi come il Mali (-98,4%), il Benin (-99,2%) e il Niger (-99,1%) che hanno visto riduzioni drammatiche dei loro punteggi sugli asset immateriali. Questi cali suggeriscono una mancanza di investimenti in settori chiave come l'educazione, la protezione della proprietà intellettuale e l'innovazione tecnologica, oltre a difficoltà strutturali legate alla povertà, all'instabilità politica e alla mancanza di infrastrutture adeguate. In molti casi, la mancanza di progressi in questi settori è direttamente collegata a una bassa priorità data alla gestione e allo sviluppo degli intangible assets, rendendo difficile per questi paesi competere a livello globale. Un altro elemento degno di nota è il calo dei paesi dell'Europa orientale, come la Repubblica Ceca (-44,9%) e la Lituania (-46,3%), che hanno visto cali significativi nei loro punteggi. Questo potrebbe riflettere l'impatto della recessione economica in seguito alla crisi finanziaria globale e alla lentezza della ripresa rispetto ad altre economie più avanzate. Paesi come l'Estonia, che tradizionalmente è stato un leader nell'innovazione digitale, hanno perso il 30,4%, evidenziando forse una stagnazione nelle loro capacità di espansione dell'economia immateriale in un contesto competitivo sempre più globalizzato. Infine, guardando ai paesi latinoamericani, nazioni come l’Argentina (-28,1%), il Cile (-27,6%) e il Messico (-21,2%) hanno sofferto un declino notevole nella gestione dei loro beni immateriali, probabilmente dovuto a crisi economiche interne e instabilità politica, che hanno frenato il progresso in settori strategici per l'innovazione. Allo stesso modo, paesi come il Brasile (-11,3%) hanno faticato a mantenere il passo con la domanda globale di innovazione. In sintesi, i dati mostrano che, mentre alcune economie emergenti hanno fatto passi da gigante nella valorizzazione dei loro beni immateriali, molti paesi, specialmente quelli meno sviluppati o in transizione, faticano a mantenere il ritmo. La crescita negli intangible assets è strettamente legata a fattori economici, politici e istituzionali, e i dati suggeriscono che i paesi che investono in modo strategico in capitale umano, ricerca e sviluppo, e protezione della proprietà intellettuale tendono a registrare i maggiori miglioramenti. Dall'altra parte, instabilità politica, infrastrutture deboli e mancanza di investimenti nelle tecnologie e nell'educazione limitano gravemente la capacità dei paesi di sfruttare il potenziale dei beni immateriali.
Le
politiche economiche degli intangible assets. Lo sviluppo degli intangible
assets a livello globale richiede l'adozione di politiche economiche mirate e
strategiche che incentivino l'innovazione, il capitale umano, e la protezione
della proprietà intellettuale. Gli intangible assets, come la proprietà
intellettuale, i brevetti, i marchi, il design industriale e il know-how
tecnologico, rappresentano una risorsa cruciale per la crescita economica
nell'economia moderna, soprattutto in un'epoca in cui la conoscenza e
l'innovazione sono le principali leve competitive. Le politiche economiche
dovrebbero quindi concentrarsi su vari aspetti che promuovano la creazione,
l'utilizzo e la protezione di questi beni immateriali. Un primo approccio
fondamentale è quello di investire nel capitale umano, che è il cuore dello
sviluppo degli intangible assets. I governi devono promuovere sistemi educativi
robusti, con un'enfasi particolare sulla formazione scientifica e tecnologica,
sull'innovazione, e sullo sviluppo di competenze specifiche richieste in
settori ad alto contenuto tecnologico. La creazione di un sistema educativo
moderno, che supporti la ricerca e l'innovazione, è essenziale per sviluppare
competenze che favoriscano la crescita delle industrie basate sulla conoscenza.
Inoltre, l'aggiornamento continuo e la riqualificazione dei lavoratori devono
diventare priorità per consentire loro di adattarsi ai rapidi cambiamenti tecnologici.
Un altro pilastro fondamentale per lo sviluppo degli intangible assets è l'aumento
degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S). Le politiche economiche
devono incentivare sia il settore privato che quello pubblico a investire in
R&S, offrendo incentivi fiscali, finanziamenti mirati, e partenariati
pubblico-privati. Le imprese che investono in R&S tendono a sviluppare
nuove tecnologie, brevetti, e innovazioni che diventano la base dei beni
immateriali. Un ambiente favorevole agli investimenti in ricerca stimola la
creazione di nuove idee, soluzioni tecnologiche e prodotti innovativi che
possono essere commercializzati a livello globale. Inoltre, la creazione di
centri di eccellenza scientifica e tecnologica, finanziati dai governi,
favorisce la collaborazione tra università, imprese e istituzioni di ricerca. Parallelamente,
le politiche di protezione della proprietà intellettuale giocano un ruolo
chiave nello sviluppo degli intangible assets. Le normative relative ai
brevetti, ai marchi e ai diritti d'autore devono essere moderne, chiare e
applicate in modo efficiente per proteggere le innovazioni e i prodotti della
creatività intellettuale. Un sistema di protezione forte aumenta la fiducia
degli investitori, incentivando le imprese a innovare sapendo che le loro
scoperte saranno tutelate. Inoltre, la cooperazione internazionale in questo
ambito è cruciale, poiché i beni immateriali sono spesso globali per natura. Un
quadro normativo armonizzato a livello internazionale potrebbe ridurre i costi
per le imprese che operano in diversi mercati, migliorando l'accesso alla
protezione della proprietà intellettuale e riducendo le barriere burocratiche. Per
sostenere ulteriormente lo sviluppo degli intangible assets, è importante creare
ecosistemi imprenditoriali dinamici che favoriscano l'innovazione e la crescita
delle startup. Le piccole e medie imprese (PMI) e le startup, in particolare
quelle tecnologiche, sono spesso all'avanguardia nello sviluppo di beni
immateriali come software, algoritmi, brevetti e soluzioni creative. I governi
dovrebbero promuovere l'accesso ai finanziamenti per queste imprese, attraverso
fondi di venture capital, agevolazioni fiscali per le startup innovative e
programmi di accelerazione. Inoltre, la creazione di cluster tecnologici e
parchi scientifici, che mettano in contatto università, imprese e investitori,
può creare un ambiente fertile per l'innovazione. Questi hub tecnologici
forniscono l'infrastruttura necessaria e facilitano la collaborazione,
accelerando lo sviluppo di nuovi beni immateriali e la loro
commercializzazione. Un'altra importante area di intervento riguarda la digitalizzazione
e lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche. Gli intangible assets sono
spesso legati a tecnologie avanzate, e una rete di infrastrutture digitali solida
è essenziale per il loro sviluppo. I governi devono investire in infrastrutture
come la banda larga ad alta velocità, i sistemi cloud e le piattaforme di
intelligenza artificiale per permettere alle imprese di sviluppare e
commercializzare innovazioni digitali. La digitalizzazione dei processi
produttivi e dei servizi non solo migliora l'efficienza aziendale, ma apre
anche la strada alla creazione di nuovi beni immateriali, come il software
avanzato e le tecnologie basate sui dati. Le politiche fiscali e regolamentari
giocano anch'esse un ruolo importante. I governi possono introdurre
agevolazioni fiscali specifiche per le aziende che investono in R&S o che
producono beni immateriali. Questi incentivi possono ridurre i costi di
sviluppo e incoraggiare le aziende a investire maggiormente in attività
innovative. Inoltre, politiche regolamentari flessibili e pro-innovazione, che
facilitano l’accesso al mercato per le nuove tecnologie e riducono le barriere
burocratiche, possono accelerare lo sviluppo di beni immateriali. Una
regolamentazione intelligente può inoltre aiutare le imprese a bilanciare
innovazione e compliance legale, riducendo il rischio di sanzioni e ostacoli
normativi. A livello internazionale, la cooperazione tra paesi è essenziale per
massimizzare lo sviluppo degli intangible assets. Accordi commerciali
internazionali che includano la protezione della proprietà intellettuale e
incentivi all'innovazione possono facilitare lo scambio di conoscenze e
tecnologie tra le nazioni, stimolando la crescita economica a livello globale.
La cooperazione su temi come la ricerca scientifica, la formazione
professionale e lo sviluppo di standard internazionali per la proprietà intellettuale
può creare un contesto più favorevole all'innovazione a livello globale,
consentendo alle imprese di accedere a mercati più ampi e di sfruttare le
sinergie globali. Infine, è essenziale che i governi promuovano una cultura
dell'innovazione all'interno delle loro economie. Questa cultura deve permeare
il sistema educativo, le politiche economiche e la società in generale,
incoraggiando gli individui e le imprese a sperimentare, creare e condividere
nuove idee. Le politiche che incentivano l'innovazione sociale, la creatività e
la collaborazione tra settori e industrie possono favorire un ambiente in cui i
beni immateriali si sviluppano più rapidamente. Il sostegno a eventi come
hackathon, concorsi di innovazione e forum di discussione può creare una
comunità vibrante di innovatori pronti a trasformare le loro idee in valore
economico concreto. In conclusione, lo sviluppo degli intangible assets a
livello globale richiede un insieme coerente di politiche economiche che
abbraccino l'educazione, la ricerca, la protezione della proprietà
intellettuale, la digitalizzazione e la cooperazione internazionale. Solo
attraverso un impegno strategico in queste aree i governi e le imprese potranno
sfruttare pienamente il potenziale dei beni immateriali, stimolando la crescita
economica e migliorando la competitività a lungo termine.
Conclusioni.
Il livello degli intangible assets a livello globale per i paesi
considerati è diminuito da 44,09 unità nel 2013 fino a 29,75 unità nel 2022 con
una riduzione pari al 32,53%. Vi sono dei paesi nei quali il valore degli
intangible assets è cresciuto significativamente nel periodo considerato come
per esempio l’Iran con +144,7%, Corea del Sud con +96,60%, Cina con +93,7%,
Turchia con +82,80%, Francia con +74,80%. Vi sono anche dei paesi nei quali il
valore degli intangible asset è diminuito molto più della media tra il 2013 ed
il 2022 ovvero Etiopia con -96,40%, Burkina Faso con -96,50%, Cameroon con
-96,70%, Mali con -98,40%, Benin con -99,20%.
Fonte: Global Innovation Index
Link: https://www.wipo.int/
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