La variabile “entrate
derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio
totale” rappresenta la percentuale delle entrate derivanti dalla proprietà
intellettuale rispetto al commercio totale di un paese. Questa misura indica
quanto i ricavi legati alla concessione di diritti di proprietà intellettuale,
come brevetti, marchi, copyright e altre forme di innovazioni tecnologiche o
creative, contribuiscano all'insieme degli scambi commerciali. I ricavi di
proprietà intellettuale comprendono le somme ricevute da entità nazionali o
estere per l'utilizzo di diritti esclusivi su prodotti, tecnologie o opere
protette. Il commercio totale, invece, è costituito dalla somma di esportazioni
e importazioni di beni e servizi. Pertanto, la variabile permette di capire
quale sia il peso relativo delle transazioni legate alla proprietà
intellettuale rispetto al commercio complessivo di un paese. L'importanza di
questa variabile risiede nel fatto che riflette il livello di dipendenza di
un'economia da settori legati all'innovazione e alla creatività, in contrasto
con l'importanza di beni e servizi tradizionali o tangibili. In paesi con
industrie fortemente basate su tecnologie avanzate o su contenuti creativi,
come ad esempio quelli che dominano i settori dell'informatica, farmaceutico o
dell'intrattenimento, un'alta percentuale delle entrate da proprietà
intellettuale rispetto al commercio totale è indice di una maggiore
competitività in settori ad alto valore aggiunto. Al contrario, una percentuale
bassa potrebbe indicare una minore enfasi sull'innovazione e un'economia più
concentrata su settori produttivi tradizionali. Questa variabile è
particolarmente rilevante nel contesto di economie moderne e globalizzate, dove
la proprietà intellettuale è diventata una risorsa fondamentale per la crescita
economica, la competitività internazionale e lo sviluppo tecnologico. I dati
fanno riferimento al periodo 2016-2022.
Entrate
derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio
totale nel 2022.I dati relativi alla percentuale di
entrate derivanti dalla proprietà intellettuale rispetto al commercio totale
evidenziano un panorama economico globale altamente diversificato. Al vertice
della classifica troviamo i Paesi Bassi, con una percentuale del 100%, seguiti
da Svizzera (92,4%) e Giappone (83,8%). Questi dati suggeriscono che in queste
economie la proprietà intellettuale svolge un ruolo fondamentale nel loro
commercio totale, evidenziando la loro forte dipendenza da settori ad alto
contenuto di innovazione e creatività. I Paesi Bassi, ad esempio, vantano un
sistema economico altamente avanzato, con forti investimenti in ricerca e
sviluppo, tecnologia e un ambiente favorevole all'innovazione, il che può
spiegare l'importanza centrale della proprietà intellettuale nel commercio.
Anche la Svizzera, famosa per il suo settore farmaceutico e tecnologico, e il
Giappone, leader mondiale nella produzione di tecnologie avanzate e brevetti,
rientrano tra le economie più dipendenti dall'innovazione. Gli Stati Uniti, con
una percentuale del 76,2%, mostrano come anche un'economia vasta e
diversificata come quella americana sia altamente influenzata dalla proprietà
intellettuale. Il ruolo dominante delle industrie tecnologiche, farmaceutiche e
di intrattenimento negli USA giustifica questo dato, confermando che i
brevetti, i marchi e i diritti d'autore rappresentano una componente cruciale
del commercio totale. Paesi come Malta (73%), Islanda (71,9%), Svezia (67,3%) e
Finlandia (65,6%) seguono lo stesso modello, evidenziando che le economie più
piccole, ma ad alto contenuto tecnologico, riescono a trarre grande vantaggio
dalla protezione e dall'esportazione della proprietà intellettuale. Scendendo
nella classifica, l'Irlanda con il 61,2% e il Regno Unito con il 58,3%
dimostrano l'importanza delle industrie creative, tecnologiche e farmaceutiche
per il commercio di queste nazioni. L'Irlanda, in particolare, ospita molte
aziende tecnologiche multinazionali che utilizzano il Paese come base per
operazioni di ricerca e sviluppo, generando così entrate significative dalla
proprietà intellettuale. Il Regno Unito, con una lunga tradizione di
creatività, innovazione e una solida industria finanziaria e tecnologica, vede
una forte influenza della proprietà intellettuale sul suo commercio. La
Germania, nonostante sia una delle più grandi economie industriali al mondo, ha
un valore del 52%, che indica un equilibrio tra la produzione industriale e
l'innovazione tecnologica. Un aspetto interessante è rappresentato dai Paesi
del Nord Europa, come la Danimarca (50,5%) e la Francia (47%), che dimostrano
l'importanza della proprietà intellettuale in settori come il design, la
tecnologia e la ricerca. Questi Paesi, noti per i loro elevati standard di vita
e per i forti investimenti in settori innovativi, vedono una significativa
partecipazione della proprietà intellettuale al commercio totale. Tuttavia,
scorrendo ulteriormente la classifica, emerge un graduale calo della
percentuale di entrate da proprietà intellettuale nei Paesi dell'Europa
orientale, in Africa e in America Latina. L'Italia, ad esempio, con un 25,5%,
mostra una percentuale inferiore rispetto a molti altri Paesi europei.
Nonostante l'Italia sia conosciuta a livello globale per il suo design, la moda
e la produzione industriale, questa percentuale suggerisce che il commercio
italiano non dipenda in modo così preponderante dalla proprietà intellettuale.
L'industria manifatturiera e il settore agricolo, ancora molto forti,
rappresentano una parte significativa del commercio, riducendo il peso relativo
dei brevetti e dei marchi nel calcolo complessivo. Guardando ai Paesi
dell'America Latina e dell'Africa, i valori diminuiscono ulteriormente.
Argentina, ad esempio, ha una percentuale del 14,1%, mentre Brasile, una delle
maggiori economie della regione, si attesta al 10,5%. Questo potrebbe essere un
riflesso della struttura economica di queste nazioni, dove la produzione di
beni primari e il settore agricolo giocano ancora un ruolo predominante nel
commercio internazionale, e dove l'innovazione tecnologica e la protezione
della proprietà intellettuale non hanno ancora raggiunto lo stesso livello di
importanza che hanno nei Paesi più sviluppati. In Africa, i dati evidenziano
percentuali ancora più basse. Paesi come Kenya (16,3%), Ghana (22,6%) e Uganda
(6,4%) mostrano che il commercio di questi Paesi dipende ancora fortemente da
risorse naturali e da beni tradizionali, con un impatto limitato della
proprietà intellettuale. Ciò non sorprende, considerando che molte economie
africane sono ancora in fase di sviluppo e hanno una capacità limitata di
innovazione tecnologica. Tuttavia, è importante notare che vi sono segnali di
crescita in alcune aree, soprattutto in settori come le telecomunicazioni e le
tecnologie dell'informazione, che potrebbero in futuro aumentare l'importanza
della proprietà intellettuale in queste regioni. Un altro aspetto significativo
emerge dai dati di alcune grandi economie emergenti come la Cina (10,8%),
l'India (7,1%) e la Russia (10,1%). Questi Paesi, che hanno fatto enormi
progressi in termini di crescita economica, mostrano tuttavia che la proprietà
intellettuale non ha ancora raggiunto un ruolo centrale nel loro commercio.
Nonostante il fatto che la Cina sia oggi una potenza tecnologica e industriale,
la sua percentuale relativamente bassa può essere spiegata dalla storica dipendenza
da modelli industriali a basso costo e dalla produzione di beni su larga scala,
anche se il Paese sta cercando di aumentare la protezione e l'utilizzo della
proprietà intellettuale. Lo stesso vale per l'India, dove il settore dei
servizi e l'industria farmaceutica stanno crescendo, ma dove il commercio
legato alla proprietà intellettuale non ha ancora raggiunto il livello
osservato nelle economie più sviluppate. In conclusione, la variabile relativa
alla percentuale di entrate da proprietà intellettuale rispetto al commercio
totale mette in evidenza una divisione chiara tra le economie altamente
sviluppate, che fanno forte affidamento sulla proprietà intellettuale per
sostenere il loro commercio, e quelle meno sviluppate, dove l'innovazione
tecnologica e la protezione della proprietà intellettuale giocano ancora un
ruolo marginale. Nei Paesi con economie mature, come i Paesi Bassi, la Svizzera
e il Giappone, la proprietà intellettuale è un motore cruciale di crescita
economica, mentre in molte economie emergenti e in via di sviluppo, la
struttura commerciale rimane fortemente legata alla produzione di beni
tradizionali e alla vendita di risorse naturali. Tuttavia, con la crescente
globalizzazione e la diffusione delle tecnologie, è probabile che sempre più
Paesi cercheranno di aumentare il loro contributo nel commercio legato alla
proprietà intellettuale, investendo in innovazione, ricerca e sviluppo.
Entrate
derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio
totale tra il 2016 ed il 2022. I dati relativi alle
variazioni percentuali e assolute delle entrate derivanti dalla proprietà
intellettuale in rapporto al commercio totale tra il 2016 e il 2022 offrono uno
spaccato interessante sulle dinamiche economiche globali legate alla proprietà
intellettuale (IP). Alcuni paesi hanno registrato un aumento impressionante
nelle entrate da IP rispetto al commercio totale, mentre altri hanno subito
cali significativi, evidenziando fattori economici, politiche governative e
investimenti tecnologici diversi. Un esempio eclatante è Cipro, che ha visto un
aumento straordinario dal 2016 al 2022, con un incremento di 41,9 punti
percentuali, che rappresenta una crescita del 2992,86%. Questo aumento
eccezionale potrebbe essere attribuito alla trasformazione economica del paese,
in cui Cipro è diventato un hub per le società internazionali, attirando
investimenti in settori come la tecnologia, la finanza e l’innovazione. Uruguay
ha seguito un trend simile, con un aumento del 2566,67%, passando dallo 0,3%
all'8%. Sebbene il valore assoluto rimanga relativamente basso, il salto è
notevole e suggerisce un cambiamento nella struttura economica del paese,
probabilmente legato a una maggiore attenzione all'innovazione tecnologica e
alla creazione di un ambiente più favorevole per le imprese che si occupano di
IP. Cameroon, con una crescita del 1900%, e Albania, con un incremento del
1542,86%, mostrano come anche economie emergenti o meno sviluppate stiano
lentamente aumentando la loro capacità di generare entrate attraverso la
proprietà intellettuale. Questi paesi potrebbero aver adottato politiche volte
a incentivare l'innovazione o attrarre investimenti esteri, incrementando così
il peso dell'IP nel loro commercio totale. La crescita delle economie africane,
come il Cameroon, può essere vista come un segno positivo di maggiore
diversificazione economica, soprattutto considerando l’importanza storica di
settori come l’agricoltura e l’estrazione mineraria. Un altro caso degno di
nota è la Cina, che ha visto un aumento del 671,43% nelle entrate derivanti
dalla proprietà intellettuale, passando dall'1,4% al 10,8%. Questo risultato
riflette lo straordinario progresso tecnologico della Cina negli ultimi
decenni. Il governo cinese ha investito pesantemente in ricerca e sviluppo,
promuovendo settori strategici come l’intelligenza artificiale, la robotica e
l'energia rinnovabile. Di conseguenza, la Cina è emersa come una delle
principali potenze mondiali nel campo della proprietà intellettuale, con un
impatto sempre più significativo sul commercio globale. Anche Bangladesh ed
Etiopia, con incrementi rispettivamente del 300%, indicano segnali di progresso
nei loro rispettivi contesti economici. Tuttavia, i valori assoluti rimangono
bassi, suggerendo che queste economie sono ancora nelle prime fasi di sviluppo
delle loro capacità di generare entrate da IP. Questi paesi potrebbero trarre
beneficio da ulteriori investimenti in educazione, infrastrutture tecnologiche
e politiche volte a proteggere e promuovere l’innovazione. Dall'altro lato
dello spettro, alcuni paesi hanno visto una significativa diminuzione delle
entrate da IP rispetto al commercio totale. Il calo più drammatico è stato
registrato in Rwanda, con una diminuzione del 99,47%, passando dal 94,5% nel
2016 allo 0,5% nel 2022. Questo calo straordinario potrebbe essere il risultato
di cambiamenti strutturali nell'economia del paese, che potrebbe aver spostato
il focus verso altre forme di commercio o aver subito contraccolpi dovuti a
fattori interni o esterni, come instabilità politica o economica. Altri paesi
che hanno subito cali significativi includono Yemen (-95,68%), Madagascar
(-80,75%) ed El Salvador (-84,47%). Questi drastici declini potrebbero essere
attribuiti a una combinazione di fattori, tra cui conflitti interni, crisi
economiche o una mancanza di investimenti nel settore della proprietà
intellettuale. In Europa, anche paesi altamente sviluppati come la Svizzera, la
Finlandia e la Svezia hanno subito notevoli diminuzioni nelle loro percentuali
di entrate da proprietà intellettuale rispetto al commercio totale. La
Svizzera, che nel 2016 aveva una percentuale del 100%, ha registrato un calo
del 7,6% nel 2022, attestandosi al 92,4%. Sebbene questo calo sembri
relativamente moderato in termini percentuali, suggerisce comunque un
cambiamento nelle dinamiche del commercio svizzero, forse dovuto a una maggiore
concorrenza globale o a un calo delle esportazioni di IP. La Svezia e la
Finlandia hanno subito cali più consistenti, rispettivamente del 32,7% e del
34,4%, passando entrambe dal 100% a percentuali inferiori. Anche in questi
casi, il calo potrebbe riflettere una maggiore competizione internazionale o
una riduzione degli investimenti in ricerca e sviluppo. Il caso degli Stati
Uniti merita una menzione particolare. Il paese ha registrato un calo del
23,8%, passando dal 100% nel 2016 al 76,2% nel 2022. Gli Stati Uniti sono da
sempre leader globali nella proprietà intellettuale, con grandi multinazionali
tecnologiche, farmaceutiche e di intrattenimento che dominano il mercato
globale. Tuttavia, questo calo potrebbe essere attribuito a vari fattori, tra
cui un aumento della concorrenza internazionale, specialmente da parte di paesi
emergenti come la Cina e l'India, o cambiamenti nelle politiche commerciali
globali, come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Nonostante il calo,
gli Stati Uniti rimangono uno dei principali attori globali nel settore della
proprietà intellettuale. Un'altra economia importante che ha subito un calo
significativo è il Regno Unito, che ha visto una diminuzione del 28,82%,
passando dall'81,9% al 58,3%. Anche qui, la Brexit e le incertezze economiche
associate potrebbero aver giocato un ruolo nell'influenzare negativamente la
capacità del paese di mantenere le sue entrate da IP. Il Regno Unito ha
storicamente avuto un forte settore creativo e tecnologico, ma la separazione
dall'Unione Europea potrebbe aver avuto impatti sulle esportazioni di IP e
sulla competitività globale. Altri paesi europei come Francia (-29,43%),
Danimarca (-24,74%) e Malta (-26,19%) hanno registrato diminuzioni simili,
suggerendo che le economie europee, sebbene ancora forti nel settore della
proprietà intellettuale, potrebbero essere state influenzate da cambiamenti
globali nelle dinamiche commerciali o da una crescente competizione da parte di
paesi emergenti. In conclusione, i dati mostrano una diversità di esperienze
tra i paesi in termini di entrate da proprietà intellettuale rispetto al
commercio totale tra il 2016 e il 2022. Alcuni paesi, in particolare quelli in
via di sviluppo o emergenti, hanno fatto notevoli progressi nell'incrementare
il loro contributo al commercio globale attraverso la proprietà intellettuale,
mentre altri, inclusi alcuni paesi sviluppati, hanno subito un calo delle loro
entrate da IP. Questo potrebbe riflettere la crescente concorrenza globale, la
necessità di innovazione costante e l'importanza delle politiche governative
volte a sostenere e proteggere la proprietà intellettuale.
Politiche
economiche. Le politiche economiche volte ad aumentare
le entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al
commercio totale sono essenziali per il rafforzamento delle economie basate
sull'innovazione e sulla creatività. In un contesto globale sempre più
orientato alla tecnologia e alla conoscenza, la proprietà intellettuale (IP) gioca
un ruolo cruciale nello stimolare la crescita economica, nel favorire la
competitività internazionale e nel garantire il ritorno sugli investimenti in
ricerca e sviluppo. Le politiche economiche dovrebbero dunque essere orientate
a creare un ambiente favorevole alla creazione, alla protezione e alla
valorizzazione della proprietà intellettuale, con un focus particolare
sull'innovazione, sulla protezione legale dei diritti d'autore e brevetti, e
sull'incentivazione degli investimenti privati e pubblici in settori ad alto
valore aggiunto. Un elemento centrale delle politiche economiche per la
promozione delle entrate da IP è l’investimento in ricerca e sviluppo
(R&S). I governi dovrebbero incentivare sia le imprese private che le
istituzioni pubbliche a investire in innovazione attraverso sgravi fiscali,
finanziamenti diretti e partnership pubblico-private. Le economie che si
distinguono per alte percentuali di entrate derivanti da IP rispetto al
commercio totale, come Svizzera, Stati Uniti e Giappone, hanno storicamente
sostenuto la R&S con politiche attive che agevolano la creazione di nuove
tecnologie, invenzioni e prodotti innovativi. Queste politiche possono
includere il credito d’imposta per la R&S, che permette alle aziende di
detrarre una parte significativa delle spese sostenute per lo sviluppo di nuove
tecnologie o per migliorare i prodotti esistenti. Questo tipo di incentivo
spinge le imprese a rischiare di più in progetti di ricerca, aumentando la
probabilità di creare proprietà intellettuale di valore, che può essere
protetta tramite brevetti e quindi monetizzata. La protezione legale dei
diritti di proprietà intellettuale è un altro pilastro fondamentale delle
politiche economiche in questo ambito. I governi devono assicurarsi che i loro
sistemi legali offrano una protezione efficace e rapida per i brevetti, i
marchi, i diritti d'autore e gli altri tipi di proprietà intellettuale. Un
sistema di protezione debole può scoraggiare l'innovazione, poiché le imprese
potrebbero esitare a investire in nuove tecnologie se non sono sicure di poter
proteggere i loro investimenti dall’appropriazione indebita o dalla concorrenza
sleale. Per questo motivo, molti paesi hanno riformato o migliorato i loro
sistemi di protezione IP, garantendo tempi rapidi per il rilascio dei brevetti
e l'adozione di misure legali più severe contro la contraffazione. In questo
contesto, è essenziale anche la cooperazione internazionale. In un'economia
globale, le innovazioni spesso si diffondono rapidamente oltre i confini nazionali,
il che richiede che i paesi collaborino per armonizzare le leggi sulla
proprietà intellettuale e per far rispettare i diritti dei titolari di IP a
livello internazionale. Gli accordi multilaterali come l'Accordo TRIPS
(Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio sono esempi di come i paesi possano lavorare insieme per
garantire che i diritti di proprietà intellettuale siano protetti a livello
globale. Inoltre, i governi possono implementare politiche per favorire la
commercializzazione della proprietà intellettuale. Non è sufficiente creare IP;
è essenziale trovare modi per trasformarla in un prodotto commerciabile che
generi entrate. Qui entra in gioco il concetto di trasferimento tecnologico, ovvero
il processo attraverso il quale le invenzioni e le innovazioni create nei
laboratori di ricerca o nelle università vengono trasformate in prodotti o
servizi che possono essere venduti sul mercato. Molti governi incentivano il
trasferimento tecnologico attraverso politiche che favoriscono la
collaborazione tra università, istituti di ricerca e imprese. Creare degli
ecosistemi di innovazione, come distretti tecnologici o parchi scientifici,
facilita lo sviluppo e la commercializzazione di nuove tecnologie. Questi
ambienti favoriscono la collaborazione tra ricercatori, imprenditori e
investitori, facilitando la nascita di start-up innovative che possono
contribuire a incrementare le entrate da IP. Anche l’educazione e la formazione
giocano un ruolo chiave nel sostenere una crescita duratura delle entrate da
IP. Le politiche educative devono essere orientate a formare una forza lavoro
altamente qualificata, capace di creare e gestire la proprietà intellettuale.
Le scuole e le università devono preparare i giovani non solo nelle discipline
tecniche, come l'ingegneria, le scienze e l'informatica, ma anche nelle
competenze legali e manageriali necessarie per proteggere e valorizzare la
proprietà intellettuale. Questo significa formare professionisti che possano comprendere
i meccanismi della protezione dei brevetti, della gestione dei diritti d'autore
e della commercializzazione di prodotti basati su IP. Un'educazione di qualità,
incentrata su competenze innovative e imprenditoriali, aiuta a costruire una
base solida per la creazione di proprietà intellettuale di valore, rafforzando
così il contributo dell'IP al commercio totale di un paese. Un altro aspetto
rilevante delle politiche economiche per aumentare le entrate da IP è la
promozione delle esportazioni basate su IP. I paesi dovrebbero concentrarsi
sull'espansione dei mercati internazionali per i prodotti e i servizi basati su
IP. Ciò può essere fatto attraverso l'apertura di nuovi mercati tramite accordi
commerciali che includano clausole specifiche per la protezione e la promozione
della proprietà intellettuale, e attraverso programmi di supporto alle aziende
che vogliono esportare le loro tecnologie e i loro prodotti innovativi. I
governi possono anche offrire sostegno alle piccole e medie imprese per internazionalizzarsi,
aiutandole a comprendere e a gestire i complessi sistemi di proprietà
intellettuale nei mercati esteri. In aggiunta, il ruolo dei settori culturali e
creativi non deve essere sottovalutato. I settori come il cinema, la musica,
l'editoria e il design generano una grande quantità di proprietà intellettuale
che può essere monetizzata attraverso licenze, diritti d'autore e accordi di
distribuzione internazionali. I governi devono dunque incentivare la crescita
di questi settori, offrendo supporto per la protezione della proprietà
intellettuale anche nel campo delle arti e della cultura. L'industria
dell'intrattenimento, in particolare, è un settore che ha dimostrato una
capacità unica di generare entrate da IP, con un impatto significativo sul commercio
totale di molti paesi, in particolare gli Stati Uniti. In sintesi, le politiche
economiche per aumentare le entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in
rapporto al commercio totale devono concentrarsi su una combinazione di
fattori: promozione della ricerca e sviluppo, rafforzamento della protezione
legale dei diritti di proprietà intellettuale, supporto alla
commercializzazione delle innovazioni, educazione e formazione di una forza
lavoro altamente qualificata, e incentivi all'internazionalizzazione delle
imprese basate su IP. Solo attraverso un approccio integrato e strategico i
paesi possono massimizzare il contributo della proprietà intellettuale al loro
commercio e, di conseguenza, alla loro crescita economica. Inoltre, in un mondo
sempre più interconnesso e competitivo, le nazioni che riescono a sviluppare e
proteggere efficacemente la proprietà intellettuale saranno quelle meglio
attrezzate per affrontare le sfide economiche globali e per sostenere una
crescita a lungo termine basata sull'innovazione e la creatività.
Conclusioni.
Il
valore delle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale
rispetto al commercio totale è diminuito in media tra il 2016 ed il 2022
passando da un ammontare di 20,05 unità fino ad un valore di 16,58 unità ovvero
pari a -17,29%. Vi sono dei paesi nei quali tuttavia tale valore è cresciuto in
modo rilevante ovvero: Cipro con +2992,86%, Uruguay con +2566,67%, Cameroon con
+1900,00%, Albania con +1542,86%, Morocco con +800,00%. Vi sono anche dei paesi
nei quali il valore delle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in
percentuale del commercio internazionale è diminuito molto di più del valore
medio rilevato tra il 2016 ed il 2022 ovvero: Madagascar con -80,75%, El
Salvador con -84,47%, Messico con -90,00%, Yemen con -95,68%, Rwanda con -99,47%.
Fonte: Global Innovation
Index
Link: https://www.wipo.int/
Nessun commento:
Posta un commento