domenica 8 settembre 2024

Entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio totale

 

 

La variabile “entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio totale” rappresenta la percentuale delle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale rispetto al commercio totale di un paese. Questa misura indica quanto i ricavi legati alla concessione di diritti di proprietà intellettuale, come brevetti, marchi, copyright e altre forme di innovazioni tecnologiche o creative, contribuiscano all'insieme degli scambi commerciali. I ricavi di proprietà intellettuale comprendono le somme ricevute da entità nazionali o estere per l'utilizzo di diritti esclusivi su prodotti, tecnologie o opere protette. Il commercio totale, invece, è costituito dalla somma di esportazioni e importazioni di beni e servizi. Pertanto, la variabile permette di capire quale sia il peso relativo delle transazioni legate alla proprietà intellettuale rispetto al commercio complessivo di un paese. L'importanza di questa variabile risiede nel fatto che riflette il livello di dipendenza di un'economia da settori legati all'innovazione e alla creatività, in contrasto con l'importanza di beni e servizi tradizionali o tangibili. In paesi con industrie fortemente basate su tecnologie avanzate o su contenuti creativi, come ad esempio quelli che dominano i settori dell'informatica, farmaceutico o dell'intrattenimento, un'alta percentuale delle entrate da proprietà intellettuale rispetto al commercio totale è indice di una maggiore competitività in settori ad alto valore aggiunto. Al contrario, una percentuale bassa potrebbe indicare una minore enfasi sull'innovazione e un'economia più concentrata su settori produttivi tradizionali. Questa variabile è particolarmente rilevante nel contesto di economie moderne e globalizzate, dove la proprietà intellettuale è diventata una risorsa fondamentale per la crescita economica, la competitività internazionale e lo sviluppo tecnologico. I dati fanno riferimento al periodo 2016-2022.

 

Entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio totale nel 2022.I dati relativi alla percentuale di entrate derivanti dalla proprietà intellettuale rispetto al commercio totale evidenziano un panorama economico globale altamente diversificato. Al vertice della classifica troviamo i Paesi Bassi, con una percentuale del 100%, seguiti da Svizzera (92,4%) e Giappone (83,8%). Questi dati suggeriscono che in queste economie la proprietà intellettuale svolge un ruolo fondamentale nel loro commercio totale, evidenziando la loro forte dipendenza da settori ad alto contenuto di innovazione e creatività. I Paesi Bassi, ad esempio, vantano un sistema economico altamente avanzato, con forti investimenti in ricerca e sviluppo, tecnologia e un ambiente favorevole all'innovazione, il che può spiegare l'importanza centrale della proprietà intellettuale nel commercio. Anche la Svizzera, famosa per il suo settore farmaceutico e tecnologico, e il Giappone, leader mondiale nella produzione di tecnologie avanzate e brevetti, rientrano tra le economie più dipendenti dall'innovazione. Gli Stati Uniti, con una percentuale del 76,2%, mostrano come anche un'economia vasta e diversificata come quella americana sia altamente influenzata dalla proprietà intellettuale. Il ruolo dominante delle industrie tecnologiche, farmaceutiche e di intrattenimento negli USA giustifica questo dato, confermando che i brevetti, i marchi e i diritti d'autore rappresentano una componente cruciale del commercio totale. Paesi come Malta (73%), Islanda (71,9%), Svezia (67,3%) e Finlandia (65,6%) seguono lo stesso modello, evidenziando che le economie più piccole, ma ad alto contenuto tecnologico, riescono a trarre grande vantaggio dalla protezione e dall'esportazione della proprietà intellettuale. Scendendo nella classifica, l'Irlanda con il 61,2% e il Regno Unito con il 58,3% dimostrano l'importanza delle industrie creative, tecnologiche e farmaceutiche per il commercio di queste nazioni. L'Irlanda, in particolare, ospita molte aziende tecnologiche multinazionali che utilizzano il Paese come base per operazioni di ricerca e sviluppo, generando così entrate significative dalla proprietà intellettuale. Il Regno Unito, con una lunga tradizione di creatività, innovazione e una solida industria finanziaria e tecnologica, vede una forte influenza della proprietà intellettuale sul suo commercio. La Germania, nonostante sia una delle più grandi economie industriali al mondo, ha un valore del 52%, che indica un equilibrio tra la produzione industriale e l'innovazione tecnologica. Un aspetto interessante è rappresentato dai Paesi del Nord Europa, come la Danimarca (50,5%) e la Francia (47%), che dimostrano l'importanza della proprietà intellettuale in settori come il design, la tecnologia e la ricerca. Questi Paesi, noti per i loro elevati standard di vita e per i forti investimenti in settori innovativi, vedono una significativa partecipazione della proprietà intellettuale al commercio totale. Tuttavia, scorrendo ulteriormente la classifica, emerge un graduale calo della percentuale di entrate da proprietà intellettuale nei Paesi dell'Europa orientale, in Africa e in America Latina. L'Italia, ad esempio, con un 25,5%, mostra una percentuale inferiore rispetto a molti altri Paesi europei. Nonostante l'Italia sia conosciuta a livello globale per il suo design, la moda e la produzione industriale, questa percentuale suggerisce che il commercio italiano non dipenda in modo così preponderante dalla proprietà intellettuale. L'industria manifatturiera e il settore agricolo, ancora molto forti, rappresentano una parte significativa del commercio, riducendo il peso relativo dei brevetti e dei marchi nel calcolo complessivo. Guardando ai Paesi dell'America Latina e dell'Africa, i valori diminuiscono ulteriormente. Argentina, ad esempio, ha una percentuale del 14,1%, mentre Brasile, una delle maggiori economie della regione, si attesta al 10,5%. Questo potrebbe essere un riflesso della struttura economica di queste nazioni, dove la produzione di beni primari e il settore agricolo giocano ancora un ruolo predominante nel commercio internazionale, e dove l'innovazione tecnologica e la protezione della proprietà intellettuale non hanno ancora raggiunto lo stesso livello di importanza che hanno nei Paesi più sviluppati. In Africa, i dati evidenziano percentuali ancora più basse. Paesi come Kenya (16,3%), Ghana (22,6%) e Uganda (6,4%) mostrano che il commercio di questi Paesi dipende ancora fortemente da risorse naturali e da beni tradizionali, con un impatto limitato della proprietà intellettuale. Ciò non sorprende, considerando che molte economie africane sono ancora in fase di sviluppo e hanno una capacità limitata di innovazione tecnologica. Tuttavia, è importante notare che vi sono segnali di crescita in alcune aree, soprattutto in settori come le telecomunicazioni e le tecnologie dell'informazione, che potrebbero in futuro aumentare l'importanza della proprietà intellettuale in queste regioni. Un altro aspetto significativo emerge dai dati di alcune grandi economie emergenti come la Cina (10,8%), l'India (7,1%) e la Russia (10,1%). Questi Paesi, che hanno fatto enormi progressi in termini di crescita economica, mostrano tuttavia che la proprietà intellettuale non ha ancora raggiunto un ruolo centrale nel loro commercio. Nonostante il fatto che la Cina sia oggi una potenza tecnologica e industriale, la sua percentuale relativamente bassa può essere spiegata dalla storica dipendenza da modelli industriali a basso costo e dalla produzione di beni su larga scala, anche se il Paese sta cercando di aumentare la protezione e l'utilizzo della proprietà intellettuale. Lo stesso vale per l'India, dove il settore dei servizi e l'industria farmaceutica stanno crescendo, ma dove il commercio legato alla proprietà intellettuale non ha ancora raggiunto il livello osservato nelle economie più sviluppate. In conclusione, la variabile relativa alla percentuale di entrate da proprietà intellettuale rispetto al commercio totale mette in evidenza una divisione chiara tra le economie altamente sviluppate, che fanno forte affidamento sulla proprietà intellettuale per sostenere il loro commercio, e quelle meno sviluppate, dove l'innovazione tecnologica e la protezione della proprietà intellettuale giocano ancora un ruolo marginale. Nei Paesi con economie mature, come i Paesi Bassi, la Svizzera e il Giappone, la proprietà intellettuale è un motore cruciale di crescita economica, mentre in molte economie emergenti e in via di sviluppo, la struttura commerciale rimane fortemente legata alla produzione di beni tradizionali e alla vendita di risorse naturali. Tuttavia, con la crescente globalizzazione e la diffusione delle tecnologie, è probabile che sempre più Paesi cercheranno di aumentare il loro contributo nel commercio legato alla proprietà intellettuale, investendo in innovazione, ricerca e sviluppo.

Entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio totale tra il 2016 ed il 2022. I dati relativi alle variazioni percentuali e assolute delle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in rapporto al commercio totale tra il 2016 e il 2022 offrono uno spaccato interessante sulle dinamiche economiche globali legate alla proprietà intellettuale (IP). Alcuni paesi hanno registrato un aumento impressionante nelle entrate da IP rispetto al commercio totale, mentre altri hanno subito cali significativi, evidenziando fattori economici, politiche governative e investimenti tecnologici diversi. Un esempio eclatante è Cipro, che ha visto un aumento straordinario dal 2016 al 2022, con un incremento di 41,9 punti percentuali, che rappresenta una crescita del 2992,86%. Questo aumento eccezionale potrebbe essere attribuito alla trasformazione economica del paese, in cui Cipro è diventato un hub per le società internazionali, attirando investimenti in settori come la tecnologia, la finanza e l’innovazione. Uruguay ha seguito un trend simile, con un aumento del 2566,67%, passando dallo 0,3% all'8%. Sebbene il valore assoluto rimanga relativamente basso, il salto è notevole e suggerisce un cambiamento nella struttura economica del paese, probabilmente legato a una maggiore attenzione all'innovazione tecnologica e alla creazione di un ambiente più favorevole per le imprese che si occupano di IP. Cameroon, con una crescita del 1900%, e Albania, con un incremento del 1542,86%, mostrano come anche economie emergenti o meno sviluppate stiano lentamente aumentando la loro capacità di generare entrate attraverso la proprietà intellettuale. Questi paesi potrebbero aver adottato politiche volte a incentivare l'innovazione o attrarre investimenti esteri, incrementando così il peso dell'IP nel loro commercio totale. La crescita delle economie africane, come il Cameroon, può essere vista come un segno positivo di maggiore diversificazione economica, soprattutto considerando l’importanza storica di settori come l’agricoltura e l’estrazione mineraria. Un altro caso degno di nota è la Cina, che ha visto un aumento del 671,43% nelle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale, passando dall'1,4% al 10,8%. Questo risultato riflette lo straordinario progresso tecnologico della Cina negli ultimi decenni. Il governo cinese ha investito pesantemente in ricerca e sviluppo, promuovendo settori strategici come l’intelligenza artificiale, la robotica e l'energia rinnovabile. Di conseguenza, la Cina è emersa come una delle principali potenze mondiali nel campo della proprietà intellettuale, con un impatto sempre più significativo sul commercio globale. Anche Bangladesh ed Etiopia, con incrementi rispettivamente del 300%, indicano segnali di progresso nei loro rispettivi contesti economici. Tuttavia, i valori assoluti rimangono bassi, suggerendo che queste economie sono ancora nelle prime fasi di sviluppo delle loro capacità di generare entrate da IP. Questi paesi potrebbero trarre beneficio da ulteriori investimenti in educazione, infrastrutture tecnologiche e politiche volte a proteggere e promuovere l’innovazione. Dall'altro lato dello spettro, alcuni paesi hanno visto una significativa diminuzione delle entrate da IP rispetto al commercio totale. Il calo più drammatico è stato registrato in Rwanda, con una diminuzione del 99,47%, passando dal 94,5% nel 2016 allo 0,5% nel 2022. Questo calo straordinario potrebbe essere il risultato di cambiamenti strutturali nell'economia del paese, che potrebbe aver spostato il focus verso altre forme di commercio o aver subito contraccolpi dovuti a fattori interni o esterni, come instabilità politica o economica. Altri paesi che hanno subito cali significativi includono Yemen (-95,68%), Madagascar (-80,75%) ed El Salvador (-84,47%). Questi drastici declini potrebbero essere attribuiti a una combinazione di fattori, tra cui conflitti interni, crisi economiche o una mancanza di investimenti nel settore della proprietà intellettuale. In Europa, anche paesi altamente sviluppati come la Svizzera, la Finlandia e la Svezia hanno subito notevoli diminuzioni nelle loro percentuali di entrate da proprietà intellettuale rispetto al commercio totale. La Svizzera, che nel 2016 aveva una percentuale del 100%, ha registrato un calo del 7,6% nel 2022, attestandosi al 92,4%. Sebbene questo calo sembri relativamente moderato in termini percentuali, suggerisce comunque un cambiamento nelle dinamiche del commercio svizzero, forse dovuto a una maggiore concorrenza globale o a un calo delle esportazioni di IP. La Svezia e la Finlandia hanno subito cali più consistenti, rispettivamente del 32,7% e del 34,4%, passando entrambe dal 100% a percentuali inferiori. Anche in questi casi, il calo potrebbe riflettere una maggiore competizione internazionale o una riduzione degli investimenti in ricerca e sviluppo. Il caso degli Stati Uniti merita una menzione particolare. Il paese ha registrato un calo del 23,8%, passando dal 100% nel 2016 al 76,2% nel 2022. Gli Stati Uniti sono da sempre leader globali nella proprietà intellettuale, con grandi multinazionali tecnologiche, farmaceutiche e di intrattenimento che dominano il mercato globale. Tuttavia, questo calo potrebbe essere attribuito a vari fattori, tra cui un aumento della concorrenza internazionale, specialmente da parte di paesi emergenti come la Cina e l'India, o cambiamenti nelle politiche commerciali globali, come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Nonostante il calo, gli Stati Uniti rimangono uno dei principali attori globali nel settore della proprietà intellettuale. Un'altra economia importante che ha subito un calo significativo è il Regno Unito, che ha visto una diminuzione del 28,82%, passando dall'81,9% al 58,3%. Anche qui, la Brexit e le incertezze economiche associate potrebbero aver giocato un ruolo nell'influenzare negativamente la capacità del paese di mantenere le sue entrate da IP. Il Regno Unito ha storicamente avuto un forte settore creativo e tecnologico, ma la separazione dall'Unione Europea potrebbe aver avuto impatti sulle esportazioni di IP e sulla competitività globale. Altri paesi europei come Francia (-29,43%), Danimarca (-24,74%) e Malta (-26,19%) hanno registrato diminuzioni simili, suggerendo che le economie europee, sebbene ancora forti nel settore della proprietà intellettuale, potrebbero essere state influenzate da cambiamenti globali nelle dinamiche commerciali o da una crescente competizione da parte di paesi emergenti. In conclusione, i dati mostrano una diversità di esperienze tra i paesi in termini di entrate da proprietà intellettuale rispetto al commercio totale tra il 2016 e il 2022. Alcuni paesi, in particolare quelli in via di sviluppo o emergenti, hanno fatto notevoli progressi nell'incrementare il loro contributo al commercio globale attraverso la proprietà intellettuale, mentre altri, inclusi alcuni paesi sviluppati, hanno subito un calo delle loro entrate da IP. Questo potrebbe riflettere la crescente concorrenza globale, la necessità di innovazione costante e l'importanza delle politiche governative volte a sostenere e proteggere la proprietà intellettuale.

Politiche economiche. Le politiche economiche volte ad aumentare le entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio totale sono essenziali per il rafforzamento delle economie basate sull'innovazione e sulla creatività. In un contesto globale sempre più orientato alla tecnologia e alla conoscenza, la proprietà intellettuale (IP) gioca un ruolo cruciale nello stimolare la crescita economica, nel favorire la competitività internazionale e nel garantire il ritorno sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Le politiche economiche dovrebbero dunque essere orientate a creare un ambiente favorevole alla creazione, alla protezione e alla valorizzazione della proprietà intellettuale, con un focus particolare sull'innovazione, sulla protezione legale dei diritti d'autore e brevetti, e sull'incentivazione degli investimenti privati e pubblici in settori ad alto valore aggiunto. Un elemento centrale delle politiche economiche per la promozione delle entrate da IP è l’investimento in ricerca e sviluppo (R&S). I governi dovrebbero incentivare sia le imprese private che le istituzioni pubbliche a investire in innovazione attraverso sgravi fiscali, finanziamenti diretti e partnership pubblico-private. Le economie che si distinguono per alte percentuali di entrate derivanti da IP rispetto al commercio totale, come Svizzera, Stati Uniti e Giappone, hanno storicamente sostenuto la R&S con politiche attive che agevolano la creazione di nuove tecnologie, invenzioni e prodotti innovativi. Queste politiche possono includere il credito d’imposta per la R&S, che permette alle aziende di detrarre una parte significativa delle spese sostenute per lo sviluppo di nuove tecnologie o per migliorare i prodotti esistenti. Questo tipo di incentivo spinge le imprese a rischiare di più in progetti di ricerca, aumentando la probabilità di creare proprietà intellettuale di valore, che può essere protetta tramite brevetti e quindi monetizzata. La protezione legale dei diritti di proprietà intellettuale è un altro pilastro fondamentale delle politiche economiche in questo ambito. I governi devono assicurarsi che i loro sistemi legali offrano una protezione efficace e rapida per i brevetti, i marchi, i diritti d'autore e gli altri tipi di proprietà intellettuale. Un sistema di protezione debole può scoraggiare l'innovazione, poiché le imprese potrebbero esitare a investire in nuove tecnologie se non sono sicure di poter proteggere i loro investimenti dall’appropriazione indebita o dalla concorrenza sleale. Per questo motivo, molti paesi hanno riformato o migliorato i loro sistemi di protezione IP, garantendo tempi rapidi per il rilascio dei brevetti e l'adozione di misure legali più severe contro la contraffazione. In questo contesto, è essenziale anche la cooperazione internazionale. In un'economia globale, le innovazioni spesso si diffondono rapidamente oltre i confini nazionali, il che richiede che i paesi collaborino per armonizzare le leggi sulla proprietà intellettuale e per far rispettare i diritti dei titolari di IP a livello internazionale. Gli accordi multilaterali come l'Accordo TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) dell'Organizzazione Mondiale del Commercio sono esempi di come i paesi possano lavorare insieme per garantire che i diritti di proprietà intellettuale siano protetti a livello globale. Inoltre, i governi possono implementare politiche per favorire la commercializzazione della proprietà intellettuale. Non è sufficiente creare IP; è essenziale trovare modi per trasformarla in un prodotto commerciabile che generi entrate. Qui entra in gioco il concetto di trasferimento tecnologico, ovvero il processo attraverso il quale le invenzioni e le innovazioni create nei laboratori di ricerca o nelle università vengono trasformate in prodotti o servizi che possono essere venduti sul mercato. Molti governi incentivano il trasferimento tecnologico attraverso politiche che favoriscono la collaborazione tra università, istituti di ricerca e imprese. Creare degli ecosistemi di innovazione, come distretti tecnologici o parchi scientifici, facilita lo sviluppo e la commercializzazione di nuove tecnologie. Questi ambienti favoriscono la collaborazione tra ricercatori, imprenditori e investitori, facilitando la nascita di start-up innovative che possono contribuire a incrementare le entrate da IP. Anche l’educazione e la formazione giocano un ruolo chiave nel sostenere una crescita duratura delle entrate da IP. Le politiche educative devono essere orientate a formare una forza lavoro altamente qualificata, capace di creare e gestire la proprietà intellettuale. Le scuole e le università devono preparare i giovani non solo nelle discipline tecniche, come l'ingegneria, le scienze e l'informatica, ma anche nelle competenze legali e manageriali necessarie per proteggere e valorizzare la proprietà intellettuale. Questo significa formare professionisti che possano comprendere i meccanismi della protezione dei brevetti, della gestione dei diritti d'autore e della commercializzazione di prodotti basati su IP. Un'educazione di qualità, incentrata su competenze innovative e imprenditoriali, aiuta a costruire una base solida per la creazione di proprietà intellettuale di valore, rafforzando così il contributo dell'IP al commercio totale di un paese. Un altro aspetto rilevante delle politiche economiche per aumentare le entrate da IP è la promozione delle esportazioni basate su IP. I paesi dovrebbero concentrarsi sull'espansione dei mercati internazionali per i prodotti e i servizi basati su IP. Ciò può essere fatto attraverso l'apertura di nuovi mercati tramite accordi commerciali che includano clausole specifiche per la protezione e la promozione della proprietà intellettuale, e attraverso programmi di supporto alle aziende che vogliono esportare le loro tecnologie e i loro prodotti innovativi. I governi possono anche offrire sostegno alle piccole e medie imprese per internazionalizzarsi, aiutandole a comprendere e a gestire i complessi sistemi di proprietà intellettuale nei mercati esteri. In aggiunta, il ruolo dei settori culturali e creativi non deve essere sottovalutato. I settori come il cinema, la musica, l'editoria e il design generano una grande quantità di proprietà intellettuale che può essere monetizzata attraverso licenze, diritti d'autore e accordi di distribuzione internazionali. I governi devono dunque incentivare la crescita di questi settori, offrendo supporto per la protezione della proprietà intellettuale anche nel campo delle arti e della cultura. L'industria dell'intrattenimento, in particolare, è un settore che ha dimostrato una capacità unica di generare entrate da IP, con un impatto significativo sul commercio totale di molti paesi, in particolare gli Stati Uniti. In sintesi, le politiche economiche per aumentare le entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in rapporto al commercio totale devono concentrarsi su una combinazione di fattori: promozione della ricerca e sviluppo, rafforzamento della protezione legale dei diritti di proprietà intellettuale, supporto alla commercializzazione delle innovazioni, educazione e formazione di una forza lavoro altamente qualificata, e incentivi all'internazionalizzazione delle imprese basate su IP. Solo attraverso un approccio integrato e strategico i paesi possono massimizzare il contributo della proprietà intellettuale al loro commercio e, di conseguenza, alla loro crescita economica. Inoltre, in un mondo sempre più interconnesso e competitivo, le nazioni che riescono a sviluppare e proteggere efficacemente la proprietà intellettuale saranno quelle meglio attrezzate per affrontare le sfide economiche globali e per sostenere una crescita a lungo termine basata sull'innovazione e la creatività.

Conclusioni. Il valore delle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale rispetto al commercio totale è diminuito in media tra il 2016 ed il 2022 passando da un ammontare di 20,05 unità fino ad un valore di 16,58 unità ovvero pari a -17,29%. Vi sono dei paesi nei quali tuttavia tale valore è cresciuto in modo rilevante ovvero: Cipro con +2992,86%, Uruguay con +2566,67%, Cameroon con +1900,00%, Albania con +1542,86%, Morocco con +800,00%. Vi sono anche dei paesi nei quali il valore delle entrate derivanti dalla proprietà intellettuale in percentuale del commercio internazionale è diminuito molto di più del valore medio rilevato tra il 2016 ed il 2022 ovvero: Madagascar con -80,75%, El Salvador con -84,47%, Messico con -90,00%, Yemen con -95,68%, Rwanda con -99,47%.



Fonte: Global Innovation Index

Link: https://www.wipo.int/


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