Le spese per la proprietà
intellettuale in percentuale sul commercio totale rappresentano un indicatore
che misura la percentuale delle spese legate alla proprietà intellettuale
rispetto al totale degli scambi commerciali di un paese. Questo parametro
riflette quanto un’economia spenda per l'acquisto di diritti di utilizzo di
brevetti, marchi, diritti d'autore e altre forme di proprietà intellettuale da
entità estere. In un’economia globale basata sulla conoscenza, le imprese
spesso acquistano tecnologie, know-how e innovazioni protette da proprietà
intellettuale da altri paesi per rimanere competitive e sviluppare i propri
prodotti e servizi. Il peso di questi pagamenti all'interno del commercio
totale può indicare il livello di dipendenza di un paese dalle tecnologie o
dalle innovazioni sviluppate all’estero. Un’elevata percentuale di pagamenti
per la proprietà intellettuale in relazione al commercio totale può segnalare
che un paese fa ampio uso di tecnologie sviluppate all'estero, investendo in
licenze per accedere a brevetti e tecnologie non prodotte internamente. Questo
non significa necessariamente una debolezza, ma può indicare un forte
interscambio tecnologico e una partecipazione attiva all'innovazione globale.
Al contrario, un valore basso potrebbe indicare che un paese sviluppa
internamente le proprie tecnologie o che è meno coinvolto in accordi di
proprietà intellettuale su scala internazionale. Tale indicatore è cruciale per
comprendere i flussi globali di conoscenza e tecnologia, e come queste
dinamiche influenzino il posizionamento competitivo di un paese nell'economia
globale. Esso fornisce inoltre indicazioni su quanto un paese sia integrato nei
mercati della conoscenza e dell'innovazione. I dati disponibili fanno
riferimento al periodo tra il 2016 ed il 2022.
Spese
per la proprietà intellettuale in percentuale sul commercio totale a livello
globale nel 2022. I dati relativi alle spese per la
proprietà intellettuale come percentuale del commercio totale forniscono una
panoramica interessante su come i paesi differiscono nell'investire e pagare
per l'uso di diritti legati alla proprietà intellettuale, come brevetti,
marchi, copyright e know-how. Questi pagamenti rappresentano una quota
importante del commercio internazionale per molti paesi, soprattutto per le
economie avanzate, dove il know-how tecnologico e i diritti intellettuali sono
un motore fondamentale della crescita economica e della competitività. Nel
2022, paesi come Svizzera, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Lussemburgo dominano
la classifica con percentuali di spesa per la proprietà intellettuale che
arrivano al 100% del commercio totale, o molto vicine a questo valore. Questi
paesi sono noti per essere hub finanziari e tecnologici, dove la protezione e
lo sfruttamento della proprietà intellettuale giocano un ruolo cruciale nel
modello economico. Le spese per la proprietà intellettuale in questi casi
indicano un forte interscambio di diritti intellettuali, dovuto alla presenza
di aziende multinazionali, centri di ricerca, e industrie ad alto contenuto
tecnologico che operano a livello globale. Questi paesi spesso ospitano le sedi
legali di grandi multinazionali che gestiscono e centralizzano le loro attività
di proprietà intellettuale, contribuendo a far apparire il livello di spesa per
questi beni immateriali particolarmente alto. Costa Rica con una percentuale del 75,3% evidenzia il peso
significativo che i pagamenti per la proprietà intellettuale hanno sul
commercio di un paese emergente. Questo risultato può essere visto come
indicativo del successo di politiche volte a integrare il paese nelle catene
globali del valore, in settori che richiedono l'uso di tecnologie e brevetti
stranieri, come l'industria della tecnologia dell'informazione e delle
comunicazioni. In Giappone (71,9%) e Singapore (71,1%), l'alta percentuale
riflette la forte dipendenza di queste economie dalle tecnologie avanzate e dal
know-how proveniente dall'estero. Nonostante siano nazioni leader nello
sviluppo tecnologico, le loro economie sono fortemente integrate nei flussi
globali di proprietà intellettuale. Ciò dimostra che anche le economie
altamente sviluppate, con ampie capacità di innovazione interna, possono fare
affidamento su tecnologie esterne per sostenere la propria crescita. Paesi come Argentina (57,2%), Canada
(57%), e Cile (51,6%) si posizionano più in basso rispetto ai paesi europei, ma
mantengono comunque percentuali elevate. Nel caso dell'Argentina, ad esempio,
una percentuale così alta potrebbe suggerire una dipendenza significativa
dall'acquisto di diritti di proprietà intellettuale per supportare lo sviluppo
industriale e tecnologico. La necessità di accedere a tecnologia straniera per
potenziare i settori dell'energia, delle telecomunicazioni e della produzione
industriale è evidente in queste economie emergenti. Brasile (45,9%) e Regno Unito (45,5%) mostrano livelli di spesa
elevati rispetto ad altre economie sviluppate e in via di sviluppo,
sottolineando come il know-how estero giochi un ruolo importante nella loro
economia. Il Regno Unito, nonostante sia noto per la sua forte capacità di
innovazione, continua a investire considerevolmente nell'acquisizione di
proprietà intellettuale dall'estero, particolarmente nei settori della
tecnologia e della scienza. Stati
Uniti (38,9%) e Corea del Sud (39%), due tra le economie più tecnologicamente
avanzate al mondo, hanno percentuali relativamente moderate, suggerendo che,
pur essendo forti produttori di innovazione, fanno anche ampio uso di
tecnologie estere. La Corea del Sud, ad esempio, è un gigante nella produzione
di beni elettronici e tecnologici, ma deve anche sostenere significativi
pagamenti per l'utilizzo di tecnologie sviluppate all'estero, soprattutto nel
campo della produzione di semiconduttori e software. Tra le economie emergenti, India (34,1%) e Cina (35,1%) mostrano
una crescente partecipazione nel commercio globale di proprietà intellettuale.
La Cina, nonostante la sua crescente capacità di generare innovazione interna,
continua a fare ampio uso di tecnologia estera. Questo può essere visto come
parte della sua strategia di sviluppo economico che ha favorito l'integrazione
nelle catene di fornitura globali. D'altra parte, l'India sta emergendo come
hub tecnologico e industriale, e le sue spese per la proprietà intellettuale
indicano un significativo investimento in tecnologie straniere per sostenere il
suo rapido sviluppo economico. Nel
caso dell'Italia (19,9%), il livello più basso di spese rispetto ad altre
economie avanzate può indicare una maggiore autosufficienza nello sviluppo di
proprietà intellettuale interna, oppure una minor partecipazione nel commercio
globale di diritti intellettuali rispetto a paesi come la Francia (37,3%) o la
Germania (23,6%). Questo può essere legato alla struttura economica del paese,
con una prevalenza di PMI e una minore presenza di grandi multinazionali
rispetto ad altri paesi europei. Osservando
le percentuali più basse nella classifica, si nota che paesi come Messico
(1,7%), Bangladesh (2,5%) e Nigeria (9,1%) hanno spese molto basse per la
proprietà intellettuale. Questo può riflettere una limitata partecipazione nei
mercati della conoscenza e dell'innovazione, dovuta a una minore integrazione
nelle catene del valore globali e a un minor utilizzo di tecnologie avanzate.
In questi paesi, le industrie locali potrebbero essere più focalizzate su
settori tradizionali o a basso contenuto tecnologico, e di conseguenza la
domanda di diritti di proprietà intellettuale dall'estero è ridotta. Al fondo della classifica troviamo
paesi come Armenia, Azerbaigian, Benin, Bahrain, Kuwait, Nepal, Oman, Qatar,
Arabia Saudita e altri, che nel 2022 riportano spese pari a zero per la
proprietà intellettuale rispetto al commercio totale. Questo dato potrebbe indicare
che tali economie non hanno un grande bisogno di acquistare diritti di
proprietà intellettuale dall'estero, o che operano principalmente in settori
economici che non richiedono tecnologia avanzata. In alcuni casi, ciò potrebbe
anche riflettere una scarsità di infrastrutture o politiche insufficienti a
incentivare l'adozione di tecnologie straniere e l'innovazione. In conclusione, i dati relativi alle
spese per la proprietà intellettuale in percentuale sul commercio totale
offrono uno spaccato del grado di integrazione delle economie nei mercati
globali dell'innovazione e della conoscenza. Le economie più sviluppate tendono
a investire ampiamente in proprietà intellettuale, sia internamente che tramite
l'acquisizione di diritti dall'estero, mentre le economie emergenti e meno
sviluppate mostrano un'integrazione limitata, spesso dovuta a una minore
necessità di tecnologia avanzata o a capacità di innovazione più ridotte.
Questo indicatore è utile per comprendere il ruolo strategico della proprietà
intellettuale nel rafforzare la competitività economica e l'innovazione su
scala globale.
Spese
per la proprietà intellettuale in percentuale sul commercio totale a livello
globale tra il 2016. ed il 2022. I
dati relativi alle spese per la proprietà intellettuale in percentuale sul
commercio totale tra il 2016 e il 2022 evidenziano tendenze significative sia
di crescita che di declino tra i diversi paesi. Le spese per la proprietà
intellettuale rappresentano un indicatore chiave dell’integrazione economica di
un paese nei flussi di innovazione globale, e le variazioni riscontrate in
questo periodo riflettono cambiamenti nelle politiche economiche, nelle
dinamiche commerciali e nell'adozione di tecnologie esterne. Un caso eccezionale è rappresentato
dallo Yemen, che ha registrato un aumento impressionante delle spese per la
proprietà intellettuale, passando dall'1,2% nel 2016 al 38,1% nel 2022, con una
variazione assoluta di 36,9 punti e un aumento percentuale del 3075%. Questa
crescita può essere attribuita a un aumento della domanda di tecnologie estere
o a un mutamento nell’economia, dove le importazioni di beni ad alto contenuto
tecnologico sono diventate fondamentali per il commercio. Tuttavia, il contesto
politico e socio-economico complesso dello Yemen potrebbe aver contribuito a
questo aumento, con un’economia che fa sempre più affidamento su beni e servizi
provenienti dall’estero. Anche Zambia e Botswana hanno registrato una crescita
notevole, con aumenti rispettivamente dell'1120% e del 951,35%. Questi paesi,
tradizionalmente legati a settori economici più tradizionali, sembrano aver
aumentato la loro dipendenza da tecnologie esterne, probabilmente per
modernizzare le loro industrie e sostenere la crescita economica. La crescita
delle spese per la proprietà intellettuale in questi paesi potrebbe riflettere
un cambiamento nella struttura economica, con una maggiore enfasi su tecnologie
importate per favorire l'industrializzazione e l'innovazione. Costa Rica, con un aumento del 512,20%,
rappresenta un esempio interessante di un'economia emergente che ha adottato
una strategia di sviluppo basata sull'integrazione nei flussi globali di
proprietà intellettuale. La crescita di 63 punti percentuali può essere vista
come un segnale di successo nel posizionarsi come un centro di tecnologie e
servizi basati sulla conoscenza, attrarre investimenti stranieri, e migliorare
la propria competitività internazionale. Tra
i paesi che hanno mostrato una crescita più moderata, Svezia e Regno Unito si
sono distinti, con aumenti rispettivamente del 54,51% e del 51,16%. Entrambi
questi paesi sono noti per essere leader globali nell'innovazione, e l'aumento
delle spese per la proprietà intellettuale potrebbe riflettere una maggiore
integrazione nelle catene del valore globali e un crescente utilizzo di
tecnologie estere per mantenere un vantaggio competitivo. In Germania, la spesa per la proprietà intellettuale è cresciuta
del 66,20%, con un aumento di 9,4 punti percentuali. Questo potrebbe essere
indicativo della continua dipendenza dell'economia tedesca dalle tecnologie
estere, nonostante il paese sia un leader nell'innovazione tecnologica. Il
settore manifatturiero, in particolare, fa ampio uso di tecnologie avanzate
importate, il che potrebbe spiegare questa tendenza. Sul fronte opposto, diversi paesi hanno registrato significative
diminuzioni nelle spese per la proprietà intellettuale. Mozambico ha visto un
calo drastico, passando dall'8,3% nel 2016 allo 0,3% nel 2022, con una
riduzione del 96,39%. Questo declino può indicare una riduzione delle
importazioni di tecnologie avanzate o una minore integrazione dell’economia
locale nei flussi globali di proprietà intellettuale. Fattori come
l'instabilità economica e la mancanza di politiche di incentivazione per
l'innovazione possono aver contribuito a questo calo. Messico, con un calo dell'86,72%, rappresenta un caso altrettanto
significativo. La riduzione delle spese per la proprietà intellettuale potrebbe
essere collegata a una minore domanda di tecnologie estere, oppure a una
maggiore enfasi sulla produzione interna e l'innovazione locale, che riduce la
dipendenza da brevetti e tecnologie importate. Un'altra diminuzione rilevante è
quella di Singapore, che ha visto una riduzione del 28,9%, passando dal 100%
nel 2016 al 71,1% nel 2022. Questo calo potrebbe riflettere una strategia più
mirata verso lo sviluppo interno di tecnologie o una riduzione della dipendenza
dai flussi globali di proprietà intellettuale. Tuttavia, nonostante il calo,
Singapore rimane un h ub tecnologico globale, il che implica che il paese
continua a essere fortemente integrato nel commercio di proprietà
intellettuale. Anche Finlandia ha visto un calo significativo del 53,03%, con
una riduzione delle spese per la proprietà intellettuale che potrebbe essere
attribuita a una diminuzione della necessità di acquisire tecnologie esterne, a
favore di un maggiore sviluppo interno. Tuttavia, questo calo potrebbe anche
indicare una minore integrazione nei mercati globali della tecnologia. Tra i
paesi europei, Italia ha registrato una diminuzione del 21,96%, passando dal
25,5% nel 2016 al 19,9% nel 2022. Questo calo potrebbe essere legato alla
struttura economica del paese, caratterizzata da una forte presenza di piccole
e medie imprese (PMI) che potrebbero fare meno uso di tecnologie avanzate
esterne rispetto ad altre grandi economie europee. Tuttavia, la riduzione
potrebbe anche riflettere un miglioramento nella capacità di innovazione
interna delle imprese italiane, che riduce la necessità di ricorrere a
tecnologie estere. Stati Uniti, un altro leader globale nell'innovazione, ha
visto una riduzione delle spese per la proprietà intellettuale del 18,11%.
Sebbene gli Stati Uniti rimangano uno dei principali attori nell’economia della
conoscenza, questo calo potrebbe essere indicativo di una maggiore
autosufficienza tecnologica, o di un minor bisogno di acquisire tecnologia
estera per supportare la crescita economica. Tuttavia, il livello relativamente
elevato delle spese nel 2022 (38,9%) dimostra che gli Stati Uniti continuano a
fare ampio affidamento sui flussi globali di proprietà intellettuale. Argentina
ha subito una riduzione del 17,22%, che può essere legata alle sfide economiche
interne che il paese ha affrontato negli ultimi anni. La riduzione delle spese
per la proprietà intellettuale potrebbe riflettere un calo degli investimenti
in tecnologie estere, oppure una ristrutturazione dell’economia verso settori
meno dipendenti da tecnologie avanzate. Infine, è interessante osservare la
performance di alcuni paesi in via di sviluppo come Senegal e Etiopia, che
hanno visto crescere moderatamente le loro spese per la proprietà
intellettuale, rispettivamente del 416,67% e del 171,43%. Sebbene le
percentuali assolute siano ancora basse, questi aumenti indicano un crescente
interesse per l'adozione di tecnologie estere come strumento per promuovere la
crescita economica e l'innovazione. In conclusione, i dati sulle spese per la
proprietà intellettuale tra il 2016 e il 2022 rivelano profonde disparità tra i
paesi, con alcuni che hanno aumentato notevolmente la loro integrazione nei
flussi globali di innovazione, mentre altri hanno ridotto la loro dipendenza
dalle tecnologie esterne. Queste variazioni sono influenzate da una combinazione
di fattori economici, politici e tecnologici, che determinano il grado in cui i
paesi partecipano al commercio globale di proprietà intellettuale. Le economie
più sviluppate tendono a essere maggiormente integrate nei mercati della
conoscenza, ma anche molte economie emergenti stanno facendo progressi
significativi in questo campo, mentre alcune economie in via di sviluppo
continuano a lottare per integrarsi nei flussi globali di tecnologia e
innovazione.
Politiche
economiche. Le politiche economiche volte a
promuovere le spese per la proprietà intellettuale in percentuale sul commercio
totale devono essere progettate con un focus specifico sul miglioramento della
capacità di un paese di creare, proteggere e sfruttare la proprietà
intellettuale. In un'economia globale basata sulla conoscenza, il ruolo della
proprietà intellettuale (IP) è cruciale per incentivare l'innovazione,
stimolare la crescita economica e migliorare la competitività internazionale.
La capacità di un paese di attrarre e trattenere investimenti dipende in gran
parte dal livello di protezione e valorizzazione della proprietà intellettuale.
Quindi, le politiche devono essere finalizzate a promuovere la creazione di un
ambiente favorevole all'innovazione e alla crescita del commercio legato alla
proprietà intellettuale. Una delle priorità fondamentali per aumentare le spese
per la proprietà intellettuale in percentuale sul commercio totale è
l'investimento nella ricerca e sviluppo (R&S). Il sostegno pubblico e
privato a progetti di ricerca avanzata deve essere una componente chiave della
strategia economica. I governi possono adottare politiche fiscali che offrono
incentivi per gli investimenti in R&S, come crediti d'imposta, agevolazioni
fiscali e sussidi per le imprese che investono in tecnologie innovative e
brevettabili. Questi incentivi incoraggiano le aziende a investire nella
creazione di nuova proprietà intellettuale e a migliorare la loro capacità di
competere nei mercati internazionali. Inoltre, promuovere partenariati tra
università, centri di ricerca e settore privato è essenziale per facilitare il
trasferimento di tecnologie e conoscenze dal mondo accademico a quello
imprenditoriale, accelerando la commercializzazione delle innovazioni. Un altro
elemento cruciale è il miglioramento del quadro normativo e legale relativo
alla protezione della proprietà intellettuale. Le aziende sono più propense a
investire nella creazione e nello sfruttamento della proprietà intellettuale in
un ambiente dove i diritti di proprietà sono chiaramente definiti e
adeguatamente tutelati. Un quadro normativo solido che garantisce una
protezione rigorosa dei brevetti, marchi, diritti d'autore e segreti
industriali incentiva gli investimenti in tecnologia e innovazione. I paesi che
sviluppano e mantengono sistemi di protezione della proprietà intellettuale
efficaci sono in grado di attrarre imprese globali, che vedono in queste
economie un contesto favorevole per l'innovazione. La lotta alla contraffazione
e alla pirateria deve inoltre essere una priorità, in quanto queste pratiche
erodono il valore della proprietà intellettuale e scoraggiano l'investimento in
tecnologie avanzate. Le infrastrutture tecnologiche e digitali rappresentano un
altro pilastro fondamentale per promuovere le spese per la proprietà intellettuale.
L'adozione di tecnologie digitali avanzate, come l'intelligenza artificiale,
l'internet delle cose (IoT) e la blockchain, facilita la creazione di nuovi
prodotti e servizi che possono essere protetti da diritti di proprietà
intellettuale. Inoltre, lo sviluppo di reti di telecomunicazioni ad alta
velocità, come le reti 5G, consente alle aziende di collaborare in tempo reale
e su scala globale, favorendo l'innovazione e la crescita del commercio
digitale. Le politiche governative devono quindi concentrarsi sullo sviluppo di
infrastrutture tecnologiche moderne che supportino l'innovazione. In
particolare, è essenziale fornire alle piccole e medie imprese (PMI) l'accesso
a tecnologie avanzate e piattaforme digitali che consentano loro di partecipare
al commercio internazionale di proprietà intellettuale. Questo approccio aiuta
a ridurre il divario tecnologico e a integrare le PMI nelle catene del valore
globali. Un'altra componente fondamentale per promuovere le spese per la
proprietà intellettuale nel commercio totale è l'educazione e la formazione. Le
economie basate sulla conoscenza richiedono una forza lavoro altamente
qualificata in grado di sviluppare, gestire e proteggere i diritti di proprietà
intellettuale. I governi devono investire in programmi di formazione avanzata
in campi come la scienza, la tecnologia, l'ingegneria e la matematica (STEM),
promuovendo allo stesso tempo la formazione in ambito giuridico e commerciale
per esperti di proprietà intellettuale. L'integrazione dell'educazione
all'innovazione e alla proprietà intellettuale nei curricoli scolastici e
universitari è fondamentale per creare una nuova generazione di innovatori e
imprenditori in grado di competere a livello internazionale. Inoltre, è
cruciale che le imprese e i professionisti siano consapevoli dei vantaggi
economici derivanti dalla protezione e dall'uso strategico dei diritti di
proprietà intellettuale, incentivando una cultura dell'innovazione che permei
tutti i settori economici. Le politiche commerciali internazionali devono
svolgere un ruolo centrale nella promozione delle spese per la proprietà
intellettuale. I paesi devono negoziare accordi commerciali che includano
clausole sulla protezione e sul rispetto dei diritti di proprietà
intellettuale, garantendo che le imprese nazionali possano operare in un
ambiente sicuro quando esportano i loro prodotti e servizi innovativi. La
creazione di reti globali per il commercio della proprietà intellettuale
facilita l'accesso ai mercati esteri, riducendo le barriere e consentendo alle
imprese di monetizzare i propri diritti di proprietà intellettuale su scala
globale. I governi devono quindi sostenere attivamente le proprie imprese nel
navigare i complessi sistemi normativi internazionali e negoziare trattati
bilaterali e multilaterali che favoriscano lo scambio di tecnologie e
innovazioni protette da brevetti e marchi. Un altro strumento importante per
promuovere la proprietà intellettuale nel commercio globale è il sostegno all'internazionalizzazione
delle imprese, in particolare delle PMI. Le piccole e medie imprese spesso non
dispongono delle risorse necessarie per proteggere i propri diritti di
proprietà intellettuale nei mercati internazionali. I governi possono offrire
incentivi e supporto finanziario per la registrazione di brevetti e marchi
all'estero, nonché consulenze su come gestire e proteggere i diritti di
proprietà intellettuale a livello internazionale. Inoltre, possono essere
implementati programmi di sostegno per facilitare l'accesso delle PMI ai mercati
esteri e consentire loro di sfruttare le opportunità offerte dal commercio
globale di diritti di proprietà intellettuale. Le politiche di innovazione
regionale possono svolgere un ruolo chiave nel promuovere la crescita della
proprietà intellettuale. I governi possono creare ecosistemi di innovazione,
come parchi tecnologici e distretti industriali, che favoriscano la
collaborazione tra imprese, università e istituti di ricerca. Questi hub
possono facilitare il trasferimento tecnologico e il commercio di diritti di
proprietà intellettuale, creando un ambiente fertile per la creazione di nuovi
brevetti, marchi e diritti d'autore. Le regioni che sviluppano politiche mirate
per incentivare la proprietà intellettuale possono attrarre investimenti stranieri
e diventare centri di innovazione globale. Infine, la cooperazione
internazionale è fondamentale per promuovere il commercio di proprietà
intellettuale. I governi devono collaborare per armonizzare i sistemi di
protezione della proprietà intellettuale, rendendo più facile e sicuro per le
imprese registrare e proteggere i propri diritti in diversi paesi. La
partecipazione attiva alle organizzazioni internazionali che regolamentano la
proprietà intellettuale, come l'Organizzazione Mondiale della Proprietà
Intellettuale (OMPI), è essenziale per garantire che le politiche nazionali
siano allineate con gli standard globali e facilitino il commercio
transfrontaliero di diritti di proprietà intellettuale. In conclusione, per
promuovere le spese per la proprietà intellettuale in percentuale sul commercio
totale, i governi devono adottare un approccio multidimensionale che coinvolga
incentivi per la ricerca e sviluppo, un quadro normativo solido, lo sviluppo di
infrastrutture tecnologiche, l'educazione e la formazione, politiche
commerciali internazionali favorevoli e il supporto all'internazionalizzazione
delle imprese. Solo attraverso un impegno concertato in queste aree sarà
possibile aumentare la partecipazione delle economie globali ai flussi di proprietà
intellettuale, promuovendo l'innovazione, la competitività e la crescita
economica su scala globale.
Conclusioni. Il
valore medio delle spese per la proprietà intellettuale in percentuale del
commercio internazionale è cresciuto tra il 2016 ed il 2022 da 22,33 fino a
23,46 ovvero del 5,04%. Questo dato significa che più del 20% del commercio
internazionale riguarda la proprietà intellettuale. Vi sono dei paesi nei quali
il valore della spesa per la proprietà intellettuale in percentuale del
commercio internazionale è cresciuta significativamente assai più della media
ovvero: Yemen con +3075,00% tra il 2016 ed il 2022, Zambia con +1200 %,
Botswana con +951,35%, Costa Rica con +512,20%, Senegal con +416,67%. Vi sono
anche dei paesi nei quali tale valore è diminuito nel periodo considerato
ovvero Togo con -67,74%, Namibia con -77,14%, Messico con -86,72%, Rwanda con
-93,33%, Mozambico con -96,39%.
Fonte: Global Innovation
Index
Link:
https://www.wipo.int/
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