Tra
il 2004 ed il 2021 è diminuita in media dello 0,04%
L’Istat calcola la bassa
intensità di lavoro nelle regioni italiane. La variabile è definita come la percentuale
di persone che vivono in famiglie per le quali il rapporto fra il numero totale
di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante l’anno di riferimento
dei redditi e il numero totale di mesi teoricamente disponibili per attività
lavorative è inferiore a 0,20. Ai fini del calcolo di tale rapporto, si
considerano i membri della famiglia di età compresa fra i 18 e i 59 anni,
escludendo gli studenti nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni. Le famiglie
composte soltanto da minori, da studenti di età inferiore a 25 anni e da persone
di 60 anni o più non sono considerate nel calcolo dell’indicatore. I dati fanno
riferimento al periodo tra il 2004 ed il 2021 per le regioni e macro-regioni
italiane.
Ranking
delle regioni italiane per valore della bassa intensità di lavoro nel 2021.
La Campania è al primo posto per valore della bassa intensità di lavoro nel
2021 con un ammontare pari a 29,6, seguita dalla Sicilia con 22,9 e dalla
Sardegna con un valore di 18,4 unità. A metà classifica vi sono la Liguria con
un valore pari a 10,6 unità, seguita dalla Basilicata con un ammontare di 9,8 e
dal Friuli Venezia Giulia con un ammontare di 8,4. Chiudono la classifica il
Trentino Alto Adige con un ammontare di 5,4, seguito dalla Lombardia con un
valore di 5,3 unità e dall’Emilia Romagna con un valore di 3,9 unità.
Ranking
delle regioni italiane per variazione percentuale della bassa intensità di
lavoro tra il 2004 ed il 2021. Il Molise è al primo
posto per valore della variazione percentuale della bassa intensità di lavoro
con un ammontare di 81,25% corrispondente ad una variazione da un ammontare di
8,00 unità fino ad un valore di 14,5 unità. Segue l’Abruzzo con una variazione
pari a +65,00% corrispondente ad un incremento da 8 unità nel 2004 fino a 13,2
unità nel 2021 ovvero pari ad un ammontare di 5,2 unità. Al terzo posto vi è la
Campania con una variazione della bassa intensità di lavoro da un ammontare di
21,1 unità nel 2004 fino ad un valore di 29,6 unità nel 2021 ovvero pari ad una
variazione di 40,28%. A metà classifica vi sono le Marche con una variazione
pari a -2,50% corrispondente ad una variazione da 8 unità nel 2004 fino a 7,8
unità nel 2021. Segue la Basilicata con una variazione pari a -11,71% corrispondente
a una diminuzione da un ammontare di 11,1 unità nel 2004 fino a 9,8 unità nel
2021 ovvero pari -1,3 unità. Al decimo posto vi è il Lazio con una variazione
da un ammontare di 13,1 unità fino a 11,4 unità ovvero pari ad una variazione di
-12,98%. Chiudono la classifica l’Umbria con una variazione pari a -31,31%
corrispondente ad una variazione da un ammontare di 9,9 nel 2004 fino a 6,8 nel
2021 ovvero pario a -3,1 unità. Segue l’Emilia Romagna con una variazione pari
ad un ammontare di -40,00% pari ad una variazione da 6,5 unità nel 2004 fino ad
un ammontare di 3,9 unità. La Calabria chiude la classifica con una variazione
pari a-40,70% pari ad una riduzione da un ammontare di 19,90 unità nel 2004
fino a 11,8 nel 2021. Tra il 2004 ed il 2021 il valore della bassa intensità di
lavoro nelle regioni italiane è rimasto più o meno costante con una tenue riduzione
da un ammontare di 11,09 unità fino ad un valore di 11,05 unità.
La
bassa intensità di lavoro nelle macro-regioni italiane tra il 2004 ed il 2021.
Il valore della bassa intensità di lavoro tra il 2004 ed il 2021 ha avuto un
andamento controverso nelle macro-regioni italiane. Vi sono macro-regioni nelle
quali il valore della bassa intensità di lavoro è diminuito mentre in altre è
aumentato. Tale contrapposizione mette in evidenza una vera frattura e
contrapposizione tra l’economia delle regioni centro-settentrionali e l’economia
meridionale. Le macro-regioni che hanno vissuto una riduzione del valore della
bassa intensità di lavoro sono il Nord con -23,38%, il Nord-Ovest con -24,10,
il Nord-Est con -22,06%, il Centro con -4,90%. Tuttavia, vi sono anche delle
macro-regioni nelle quali il valore della bassa intensità di lavoro è cresciuto
come per esempio il Mezzogiorno con 10,16%, il Sud con 11,67%, le Isole con
8,42%. Il livello di bassa intensità di lavoro nelle regioni meridionali è
pertanto molto elevato rispetto alle altre macro-regioni italiane. Infatti il
livello di bassa intensità lavorativa nel Sud Italia è pari a 3,49 volte il
corrispettivo valore del Nord, 3,27 volte il Nord-Ovest, 3,89 il Nord-Est e
2,12 il Centro Italia.
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette.
Di seguito proponiamo una clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato
con il coefficiente di Silhouette. Vengono individuati due clusters ovvero:
- ·
Cluster 1: Lombardia, Marche, Veneto,
Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Piemonte, Trentino Alto Adige,
Umbria, Valle d’Aosta, Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise;
- ·
Cluster 2: Campania, Sicilia, Sardegna,
Calabria, Puglia, Basilicata.
Considerando il valore
della media dei clusters possiamo notare il seguente ordinamento ovvero:
C2>C1. Ne deriva una netta contrapposizione tra le regioni meridionali che
hanno degli elevati livelli in termini di bassa intensità di lavoro e che
costituiscono il cluster 2 e le regioni del Cluster 1 che invece hanno dei
livelli di bassa intensità di lavoro ridotti. Tuttavia possiamo notare che Abruzzo
e Molise sono le uniche regioni meridionali a partecipare del cluster 1.
Conclusioni.
Possiamo notare che in media il valore della bassa intensità di lavoro è
rimasta abbastanza constante nelle regioni italiane tra il 2004 ed il 2021.
Infatti il valore medio della bassa intensità di lavoro nel 2004 è stato pari
ad un valore di 11,09 unità e nel 2021 pari a 11,05 unità. Tra il 2004 ed il
2021 vi sono state delle oscillazioni: il valore minimo è stato raggiunto nel
2010 con un valore pari a 9 unità mentre il valore massimo è stato raggiunto
nel 2012 con 12,38. Tuttavia il dato rilevante per la bassa intensità di lavoro
è l’enorme divario esistente tra le regioni meridionali e le regioni
settentrionali. Inoltre se da un lato nelle macro-regioni centro settentrionali
il valore della bassa intensità di lavoro è diminuito dall’altro lato nelle
regioni meridionali il medesimo valore è cresciuto determinando un
peggioramento significativo della condizione della popolazione meridionale
rispetto alla popolazione settentrionale. I dati mettono in evidenza la
necessità di intervenire con delle politiche economiche del lavoro che siano in
grado di aumentare la domanda di lavoro nelle regioni meridionali.
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