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La Spesa Corrente Comunale per la Cultura nelle Regioni Italiane

 

È diminuita in media del 22,61% tra il 2010 ed il 2020

 

L’Istat calcola il valore della spesa corrente dei comuni per la cultura. La variabile è definita come il valore dei pagamenti in conto competenza per la tutela e la valorizzazione di beni e attività culturali, in euro pro capite. I dati fanno riferimento alle regioni italiane tra il 2010 ed il 2020.

Ranking delle regioni italiane per valore della spesa corrente dei comuni per la cultura nelle regioni italiane nel 2020. Il Trentino Alto Adige è al primo posto per valore della spesa corrente dei comuni per la cultura nel 2020 con un valore pari a 46,9 unità, segue il Friuli Venezia Giulia con 32,5 unità, e dall’Emilia Romagna con un ammontare di 31,1 unità. A metà classifica vi sono la Lombardia con un valore pari a 20,1 unità, seguita dal Lazio con un valore di 19,9 unità e dal Veneto con un ammontare di 19,2 unità. Chiudono la classifica il Molise con un valore di 5,3 unità, seguita dalla Calabria con un ammontare di 5,1 unità e dalla Campania con 2,7 unità.

Ranking delle regioni italiane per valore della variazione percentuale della spesa corrente dei comuni per la cultura nelle regioni italiane tra il 2010 ed il 2020. La Sardegna è al primo posto per valore delle variazioni percentuali con un ammontare pari -5,09% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 27,5 unità fino ad un valore di 26,1 unità tra il 2010 ed il 2020. Segue il Friuli Venezia Giulia con una variazione pari a -14,25% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 37,9 unità fino a 32,5 unità tra il 2010 ed il 2020. Segue il Veneto con un valore pari a -14,67% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 22,5 unità fino ad un valore di 19,2 unità. A metà classifica vi sono la Lombardia con un ammontare pari a -19,28% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 24,9 unità fino ad un valore di 20,1 unità. Seguono le Marche con una variazione corrispondente ad una riduzione di -20,39% corrispondente ad un ammontare da 25,5 fino ad un valore di 20,3 unità. Segue il Lazio con un valore pari a -30,18% corrispondente ad un ammontare da 28,5 unità fino ad un valore di 19,9 unità. Chiudono la classifica il Molise con un ammontare pari a -53,1% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 11,3 unità fino ad un valore di 5,3 unità. Segue la Calabria con un ammontare pari a -54,05% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 11,1 unità fino ad un valore di 5,1 unità. La Campania chiude la classifica con un ammontare pari a -61,97% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 7,1 unità fino ad un valore di 2,7 unità. In media il valore della spesa per la cultura dei comuni nelle regioni italiane è diminuito del 22,61% tra il 2010 ed il 2022.

La spesa corrente dei comuni per la cultura nelle macro-regioni italiane tra il 2010 ed il 2020.  Il valore della spesa corrente dei comuni per la cultura è diminuita in tutte le macro-regioni italiane tra il 2010 ed il 2020 ovvero: Sud con un -50,00%, Mezzogiorno con -38,26%, Centro con -25,09%, Isole con -22,01%, Nord-Ovest con -17,87%, Nord con -16,12%, Nord-Est con -15,29%. Possiamo notare che il valore della spesa corrente dei comuni per la cultura pure essendo diminuita in tutte le macro-regioni italiane presenta in ogni caso delle importanti differenze tra Sud e Centro Nord. Infatti la spesa corrente dei comuni per la cultura nel Mezzogiorno è inferiore del 78,14% rispetto al Centro, del 75,65% rispetto al Nord-Ovest, del 79,48% rispetto al Nord, del -83,03% rispetto al Nord-Est. Pertanto pure nella generale riduzione della spesa corrente dei comuni per la cultura nelle macro-regioni italiane viene messa in evidenza la presenza di un divario Nord-Sud che arriva fino all’83,03% confrontando il Mezzogiorno con il Nord-Est.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. Di seguito presentiamo una clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. Dall’analisi di clusterizzazione è stata esclusa la regione Valle d’Aosta per insufficienza dei dati. L’analisi mette in evidenza la presenza di quattro clusters come indicati di seguito ovvero:

  • ·       Cluster 1: Puglia, Calabria, Molise, Abruzzo, Sicilia, Basilicata, Campania;
  • ·       Cluster 2: Marche, Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Piemonte, Liguria, Sardegna;
  • ·       Cluster 3: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana;
  • ·       Cluster 4: Trentino-Alto Adige.

Guardando all’ordinamento dei clusters basato sul valore della media della spesa corrente dei comuni per la cultura possiamo notare la seguente struttura ovvero: C4>C3>C2>C1. Ovvero il valore della spesa corrente dei comuni per la cultura tende ad essere alta nel centro Nord e bassa nel Sud Italia. Notiamo che l’ultimo cluster per valore della spesa comunale per la cultura, ovvero il cluster 1 è composto quasi tutte le regioni meridionali con l’unica eccezione della Sardegna che invece partecipa del cluster 2, ossia, il penultimo cluster. Particolarmente evidente è la struttura del Cluster 4-C4, composto esclusivamente dal Trentino Alto Adige, che ha un livello di spesa comunale per la cultura elevatissimo rispetto agli altri clusters. Ovvero se da un lato nel Trentino Alto Adige la spesa corrente comunale per la cultura varia tra intorno ai 50 euro pro-capite nel periodo di osservazione, dall’altro lato, per le regioni del Cluster 2, ovvero l’ultimo cluster, la spesa pro-capite comunale per la cultura si aggira intorno al 10-12 euro.

Conclusioni. Dall’analisi effettuata risulta che la spesa corrente comunale per la cultura è diminuita in tutte le regioni e macro-regioni italiane nel periodo di osservazione ovvero tra il 2010 ed il 2022. Tuttavia, pure in questa generalizzata riduzione è evidente un divario geografico tra Centro-Nord e Sud Italia. Infatti, le regioni meridionali hanno dei livelli di spesa corrente comunale per la cultura molto ridotti rispetto ai corrispondenti valori delle regioni settentrionali. Dal punto di vista strettamente quantitativo il valore della spesa pro-capite comunale per la cultura nel 2020 risulta essere nel Mezzogiorno pari a 7,1 euro contro i 21,5 euro del Centro Italia, i 27,70 euro del Nord-Est, i 19,3 euro del Nord-Ovest. Il Nord-Est è quindi la macro-regione italiana che raggiunge i massimi livelli di spesa per la cultura a livello comunale. Tuttavia, è necessario considerare che la serie storica analizzata si ferma al 2020 e non prende in considerazione gli effetti del Covid-19. E’ infatti assai probabile che il valore della spesa corrente comunale per la  cultura sia diminuita ancora di più durante il Covid per poi aumentare tra il 2022 ed il 2023. In generale possiamo notare che il valore della spesa per la cultura risulta essere molto basso in termini assoluti. Se infatti si considera che molte città italiane accolgono turisti, si comprende che tale valore dovrebbe aumentare nel medio-lungo periodo invece di diminuire. Certamente occorre considerare che la stragrande maggioranza dei comuni italiani versa in condizioni di bilancio pessime. Alcuni comuni sono anche tecnicamente falliti. Altri richiedono degli interventi finanziari continui da parte dello Stato o delle regioni. Nella realtà le politiche di bilancio esperibili a livello locale sono veramente di basso profilo. Ne consegue che i comuni tagliano la spesa corrente dove possono. Ed una delle prime voci di spesa ad essere tagliate è proprio  la cultura. Rimane quindi il paradosso. L’Italia è un paese che attrae decine di milioni di turisti dall’estero per la cultura ed il proprio patrimonio storico e purtuttavia riduce l’investimento a livello comunale. Molte attività svolte nei comuni sono in realtà finanziate dagli enti regionali e dai ministeri. Soprattutto le manifestazioni più rilevanti che hanno la capacità di attirare turisti e visitatori da altre regioni o dall’estero. Ancora da definire il ruolo del privato for profit e delle fondazioni nella promozione della cultura locale. Infatti la riduzione della spesa corrente comunale per la cultura potrebbe essere più che compensata dalla spesa regionale nei comuni e dall’intervento dei privati. Anche se per far intervenire i privati, sia for profit che no profit, è necessario stabilire dei regolamenti ed avviare una governance pubblico-privato che da un lato eviti speculazioni dei privati e dall’altro lato offra un giusto riconoscimento in termini di brand value e market share agli investitori.









 

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