E’
cresciuto tra il 2007 ed il 2022 in media del 53,12% nei paesi OCSE considerati
L’OCSE calcola il valore
del debito pubblico in percentuale del PIL. I dati fanno riferimento al periodo
tra il 2007 ed il 2022.
Il
debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE. Il
debito pubblico in percentuale del PIL è un indicatore cruciale per valutare la
sostenibilità fiscale di un paese e la sua capacità di finanziare le spese
pubbliche. I dati del 2022 per i paesi OCSE mostrano notevoli differenze,
riflettendo diverse strategie fiscali, condizioni economiche e risposte alla
pandemia di COVID-19. La Grecia, con un debito pubblico pari al 191,51% del
PIL, continua a essere in cima alla lista, una conseguenza diretta della crisi
del debito sovrano iniziata nel 2009 e delle misure di austerità successive.
Anche l'Italia presenta un elevato livello di debito pubblico, pari al 151,26%
del PIL, dovuto a una crescita economica stagnante, alte spese pubbliche e
difficoltà strutturali nel ridurre il deficit. Negli Stati Uniti, il debito
pubblico ha raggiunto il 121,29% del PIL, alimentato da ingenti spese per
stimoli economici e risposte alla pandemia, unito alla storica tendenza del
paese ad avere disavanzi di bilancio significativi. In Europa, paesi come la
Spagna (117,7%), la Francia (116,95%) e il Portogallo (116,63%) mostrano
livelli di debito pubblico simili, in gran parte dovuti agli sforzi per
sostenere le economie durante la crisi finanziaria globale e la pandemia. Il
Belgio (103,79%) e il Regno Unito (103,57%) seguono con debiti superiori al
100% del PIL, indicando la necessità di politiche fiscali prudenti per evitare
rischi di insostenibilità. Il Canada, con un debito pari al 100,77% del PIL,
riflette una combinazione di politiche di spesa espansive e risposta alla
pandemia, simile a quella di molti paesi sviluppati. L'Austria (82,84%),
l'Ungheria (76,56%) e la Finlandia (74,17%) presentano debiti pubblici meno
elevati, ma comunque significativi. Questi paesi devono gestire attentamente le
loro finanze per evitare che il debito cresca ulteriormente. La Slovenia
(69,34%) e la Slovacchia (65,38%) si trovano in una situazione relativamente
migliore, con debiti che, sebbene alti, sono ancora sotto controllo. La
Germania, con un debito del 65,33% del PIL, dimostra una gestione fiscale più
rigorosa, beneficiando di una solida economia e politiche di bilancio prudenti.
La Polonia (58,74%) e la Nuova Zelanda (56,65%) mantengono livelli di debito
relativamente bassi, il che offre maggiore flessibilità per future politiche
economiche. I Paesi Bassi (54,65%) e l'Australia (53,83%) continuano a mostrare
una gestione efficace del debito pubblico, riflettendo economie resilienti e
politiche fiscali prudenti. I paesi baltici e scandinavi, tra cui la Lettonia
(49,32%), la Repubblica Ceca (48,05%), l'Irlanda (46,65%), la Svezia (44,36%) e
la Norvegia (42,25%), mantengono livelli di debito pubblico particolarmente
bassi. Questi paesi beneficiano di economie solide, gestione fiscale prudente
e, in alcuni casi, abbondanza di risorse naturali, come nel caso della
Norvegia. I paesi con i debiti pubblici più bassi sono il Cile (41,32%), la
Lituania (38,15%), la Danimarca (37,43%), il Lussemburgo (28,85%) e l'Estonia
(25,26%). Questi paesi dimostrano una forte disciplina fiscale e un'attenzione
particolare alla sostenibilità del debito. La loro posizione fiscale favorevole
offre un margine di manovra per rispondere a future crisi economiche senza
compromettere la stabilità finanziaria. I paesi con alti livelli di debito
devono affrontare sfide significative in termini di sostenibilità fiscale. Un
debito elevato può limitare la capacità di un governo di rispondere a crisi
future e aumentare la vulnerabilità a cambiamenti nei tassi di interesse
globali. La Grecia e l'Italia, in particolare, devono implementare riforme
strutturali per stimolare la crescita economica e ridurre il debito nel lungo
termine. Le politiche fiscali giocano un ruolo cruciale nella gestione del
debito pubblico. Durante la pandemia, molti paesi hanno aumentato le spese per
sostenere le loro economie, portando a un aumento del debito. Tuttavia, una
volta superata la crisi, sarà necessario trovare un equilibrio tra politiche di
stimolo per sostenere la crescita economica e misure di austerità per ridurre
il debito. L'adozione di politiche fiscali credibili e sostenibili sarà
essenziale per mantenere la fiducia dei mercati finanziari. Per molti paesi con
alto debito, riforme strutturali volte a migliorare la produttività, aumentare
l'efficienza del settore pubblico e stimolare l'innovazione saranno cruciali.
Tali riforme possono aiutare a ridurre il deficit e il debito pubblico nel
lungo periodo. Paesi come la Grecia e l'Italia, che affrontano sfide economiche
strutturali, devono continuare a implementare riforme per migliorare la competitività
e la crescita economica. I tassi di interesse globali influenzano
significativamente la capacità dei paesi di gestire il loro debito. Tassi di
interesse bassi negli ultimi anni hanno permesso a molti paesi di finanziare il
debito a costi ridotti. Tuttavia, un aumento dei tassi di interesse potrebbe
creare ulteriori pressioni sui bilanci dei paesi con debiti elevati, rendendo
più costoso il servizio del debito. I governi devono essere preparati a gestire
il rischio di tassi di interesse più elevati in futuro.
Il
debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE tra il 2007 ed il 2022.
L'analisi dei dati relativi al debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi
OCSE tra il 2007 e il 2022 rivela tendenze significative e differenze marcate
tra i vari paesi. Questi dati illustrano l'evoluzione del debito pubblico e il
suo impatto economico, offrendo una panoramica sullo stato finanziario delle
economie sviluppate. Partendo dall'Australia, il debito pubblico è aumentato
notevolmente dal 12,27% del PIL nel 2007 al 53,83% nel 2022, con una variazione
assoluta di 41,56 punti percentuali, pari a un incremento del 338,71%. Questo
aumento drammatico riflette politiche di spesa espansive, possibili risposte a
crisi economiche e investimenti in infrastrutture. L'Austria ha visto un
aumento più modesto, passando dal 68,96% all'82,84%, con un incremento di 13,88
punti percentuali, corrispondente al 20,13%. La crescita del debito pubblico
austriaco è stata più contenuta rispetto a molti altri paesi, indicando una gestione
più cauta delle finanze pubbliche. Il Belgio, partendo da un livello di debito
pubblico già alto (94,63%), è salito al 103,79%, segnando un aumento di 9,16
punti percentuali (9,68%). Questo modesto incremento suggerisce un controllo
relativamente efficace delle spese pubbliche nonostante le pressioni
economiche. Il Canada ha visto il proprio debito pubblico crescere dal 71,33%
al 100,77%, con un aumento di 29,44 punti percentuali, pari al 41,27%. Questo
riflette una combinazione di spese per stimoli economici e altre misure
finanziarie adottate per affrontare le sfide economiche globali. Il Cile ha
registrato uno dei maggiori incrementi percentuali, con il debito pubblico che
è aumentato dal 11,33% al 41,32%, segnando un incremento assoluto di 29,99
punti percentuali, pari al 264,70%. Questo aumento indica un significativo
cambiamento nelle politiche fiscali del paese. In Repubblica Ceca, il debito
pubblico è passato dal 30,56% al 48,05%, con un incremento di 17,49 punti
percentuali (57,23%). Questo riflette una crescita delle spese pubbliche in
risposta a necessità economiche interne ed esterne. La Danimarca ha mantenuto
un incremento relativamente basso, passando dal 34,59% al 37,43%, con una
variazione di soli 2,84 punti percentuali (8,21%). Questo basso incremento
suggerisce una gestione finanziaria stabile e prudente. L'Estonia ha visto un
notevole aumento del debito, passando dal 7,19% al 25,26%, con un incremento di
18,07 punti percentuali, pari al 251,32%. Questo significativo aumento
percentuale parte però da una base molto bassa, indicando un'accresciuta ma
ancora contenuta dipendenza dal debito pubblico. La Finlandia ha visto il
debito pubblico salire dal 41,08% al 74,17%, con un incremento di 33,09 punti
percentuali (80,55%). Questo aumento riflette un'espansione delle spese
pubbliche, probabilmente legata a interventi economici e sociali. La Francia ha
registrato un incremento dal 75,94% al 116,95%, con una crescita di 41,01 punti
percentuali (54,00%). Questo aumento considerevole evidenzia un impegno
significativo in politiche di spesa pubblica. La Germania è uno dei pochi paesi
a registrare una diminuzione, passando dal 66,86% al 65,33%, con una riduzione
di 1,53 punti percentuali (-2,29%). Questo risultato positivo riflette
un'efficace gestione del debito pubblico. La Grecia ha visto un impressionante
aumento del debito pubblico, dal 113,00% al 191,51%, con un incremento di 78,51
punti percentuali (69,48%). Questo aumento massiccio è in gran parte il
risultato della crisi del debito sovrano che ha colpito il paese negli ultimi
decenni. L'Ungheria ha visto un aumento contenuto, passando dal 71,86% al
76,56%, con una variazione di 4,70 punti percentuali (6,54%). Questo modesto
incremento riflette un certo controllo delle spese pubbliche. L'Irlanda ha
registrato un aumento significativo dal 27,48% al 46,65%, con una crescita di
19,17 punti percentuali (69,76%). Questo riflette le politiche di risposta alla
crisi finanziaria globale. L'Italia, con un alto debito pubblico iniziale, è
passata dal 110,24% al 151,26%, con un aumento di 41,02 punti percentuali
(37,21%). Questo aumento sottolinea le continue sfide economiche e finanziarie
del paese. La Lettonia ha visto una crescita significativa, dal 13,47% al
49,32%, con un aumento di 35,85 punti percentuali (266,15%). Questo aumento
indica un'accresciuta dipendenza dal debito pubblico per finanziare le
politiche economiche. La Lituania ha visto il debito aumentare dal 19,40% al
38,15%, con una crescita di 18,75 punti percentuali (96,65%). Questo riflette
una significativa espansione delle spese pubbliche. Il Lussemburgo ha visto un
incremento dal 17,06% al 28,85%, con una variazione di 11,79 punti percentuali
(69,11%). Questo aumento, sebbene notevole in percentuale, parte da una base
relativamente bassa. I Paesi Bassi hanno visto un aumento contenuto, dal 50,46%
al 54,65%, con una crescita di 4,19 punti percentuali (8,30%). Questo riflette
un buon controllo delle spese pubbliche. La Nuova Zelanda ha registrato un
incremento significativo, dal 25,73% al 56,65%, con una crescita di 30,92 punti
percentuali (120,17%). Questo aumento riflette politiche di spesa espansive. La
Norvegia è uno dei pochi paesi con una riduzione del debito, passando dal
55,85% al 42,25%, con una riduzione di 13,60 punti percentuali (-24,35%).
Questo riflette una gestione molto efficace delle finanze pubbliche. La Polonia
ha visto un incremento dal 51,56% al 58,74%, con una crescita di 7,18 punti
percentuali (13,93%). Questo aumento relativamente modesto suggerisce un buon controllo
della spesa pubblica. Il Portogallo ha visto un notevole aumento del debito
pubblico, passando dall'80,51% al 116,63%, con una crescita di 36,12 punti
percentuali (44,86%). Questo aumento riflette le sfide economiche significative
affrontate dal paese. La Slovacchia ha visto una crescita dal 36,07% al 65,38%,
con un aumento di 29,31 punti percentuali (81,26%). Questo riflette
un'espansione significativa delle spese pubbliche. La Slovenia ha visto un
aumento del debito dal 30,35% al 69,34%, con una crescita di 38,99 punti
percentuali (128,47%). Questo aumento considerevole indica una crescita delle
politiche di spesa pubblica. La Spagna ha registrato uno degli incrementi più
alti, dal 42,35% al 117,70%, con una crescita di 75,35 punti percentuali
(177,92%). Questo aumento massiccio riflette le conseguenze della crisi
finanziaria e delle misure di austerità. La Svezia ha visto una riduzione del
debito pubblico, dal 47,61% al 44,36%, con una diminuzione di 3,25 punti
percentuali (-6,83%). Questo riflette una gestione prudente delle finanze
pubbliche. Il Regno Unito ha visto un aumento significativo, dal 53,21% al
103,57%, con una crescita di 50,36 punti percentuali (94,64%). Questo aumento
riflette le misure di stimolo economico adottate negli ultimi anni. Gli Stati
Uniti hanno visto un aumento considerevole, dal 64,49% al 121,29%, con una
crescita di 56,80 punti percentuali (88,08%). Questo riflette le politiche di
stimolo economico e le spese pubbliche aumentate per fronteggiare le crisi
economiche.
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette.
La clusterizzazione dei dati relativi ai paesi in due cluster distinti offre
una visione interessante delle differenze e delle somiglianze tra le nazioni
nel periodo compreso tra il 2007 e il 2022. I dati forniscono un'opportunità
per esplorare i fattori che hanno portato alla formazione di questi cluster e
per riflettere sulle implicazioni di tali raggruppamenti.
Il Cluster 0 è composto
principalmente da paesi che hanno mostrato una crescita moderata o bassa nel
periodo considerato. Questi paesi includono Australia, Cile, Estonia,
Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia,
Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Svezia, Paesi Bassi, Slovenia e
Danimarca. Un tratto distintivo di questo cluster è che molti di questi paesi
sono piccole economie o economie in via di sviluppo che hanno mostrato una
crescita economica significativa ma non esplosiva. Ad esempio, l'Estonia e la
Lettonia, due delle repubbliche baltiche, hanno mostrato una crescita notevole,
ma partivano da una base economica più bassa rispetto ad altre nazioni europee.
Questo cluster include anche alcune delle economie più sviluppate e stabili del
mondo, come la Finlandia, i Paesi Bassi e la Svezia, che hanno mantenuto tassi
di crescita stabili e sostenibili.
Il Cluster 1, invece,
comprende paesi che hanno sperimentato una crescita economica più alta e spesso
più volatile. Questi includono Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania,
Grecia, Ungheria, Italia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Questo
cluster è caratterizzato da economie più grandi e sviluppate che hanno visto
significative fluttuazioni economiche e finanziarie. Per esempio, la Grecia,
che ha subito una delle crisi economiche più profonde nella storia recente, è
inclusa in questo cluster. Anche l'Italia e il Portogallo, che hanno dovuto
affrontare sfide economiche considerevoli, appartengono a questo gruppo. La
presenza di nazioni come gli Stati Uniti e il Regno Unito suggerisce che il
Cluster 1 comprende anche paesi con economie altamente sviluppate che,
nonostante la loro forza economica complessiva, hanno visto periodi di crescita
variabile e, in alcuni casi, di crisi economica. Un'analisi approfondita dei
dati rivela che i paesi del Cluster 0 hanno generalmente una crescita economica
più uniforme e sostenibile rispetto a quelli del Cluster 1. Questo potrebbe
essere dovuto a una serie di fattori, tra cui la stabilità politica, politiche
economiche prudenti e una minore esposizione alle turbolenze finanziarie
globali. Ad esempio, paesi come la Svezia e i Paesi Bassi sono noti per le loro
politiche economiche stabili e la loro resilienza alle crisi economiche
globali. D'altro canto, i paesi del Cluster 1, pur essendo tra le economie più
avanzate del mondo, hanno dimostrato una maggiore vulnerabilità alle crisi
economiche e finanziarie, che ha portato a periodi di crescita economica
irregolare. La presenza di paesi come la Germania e la Francia nel Cluster 1
può sembrare sorprendente, considerando che sono tra le economie più forti e
stabili dell'Unione Europea. Tuttavia, la loro inclusione in questo cluster può
essere attribuita alle sfide economiche affrontate negli ultimi anni, come la
crisi dell'eurozona e le turbolenze finanziarie globali. Anche il Canada, un
altro paese del Cluster 1, ha visto una crescita economica sostenuta ma ha
dovuto affrontare sfide legate alle fluttuazioni del mercato delle materie prime,
in particolare il petrolio. Una caratteristica interessante del Cluster 0 è la
presenza di economie relativamente piccole ma altamente sviluppate, come il
Lussemburgo e la Norvegia. Questi paesi hanno beneficiato di politiche economiche
prudenti, elevati standard di vita e, nel caso della Norvegia, abbondanti
risorse naturali. La loro inclusione nel Cluster 0 suggerisce che la dimensione
economica non è l'unico fattore determinante per la crescita sostenibile, ma
anche la gestione efficace delle risorse e delle politiche economiche gioca un
ruolo cruciale. La clusterizzazione dei dati suggerisce anche che i paesi del
Cluster 1 potrebbero beneficiare di un'analisi delle politiche e delle pratiche
adottate dai paesi del Cluster 0 per migliorare la loro stabilità economica. Ad
esempio, l'adozione di politiche fiscali e monetarie più prudenti, investimenti
in infrastrutture sostenibili e la promozione dell'innovazione tecnologica
potrebbero aiutare a stabilizzare la crescita economica nei paesi del Cluster
1. Inoltre, la diversità all'interno di ciascun cluster suggerisce che, sebbene
ci siano tendenze comuni, ogni paese ha affrontato sfide uniche che hanno
influenzato la sua crescita economica. Ad esempio, la Grecia ha affrontato una
crisi del debito sovrano che ha avuto implicazioni di vasta portata per la sua
economia, mentre l'Italia ha lottato con problemi strutturali a lungo termine e
una crescita lenta. D'altro canto, paesi come la Finlandia e l'Irlanda,
nonostante le loro dimensioni economiche relativamente piccole, hanno mostrato
una notevole capacità di recupero e crescita grazie a forti settori tecnologici
e politiche economiche favorevoli.
Conclusioni.
Il debito pubblico in percentuale del PIL è cresciuto tra il 2007 ed il 2022 in
media del 53,12% nei paesi OCSE considerati passando da un ammontare di 49,15
fino ad un valore di 75,26. Vi sono dei paesi nei quali il valore del debito
pubblico in percentuale del PIL è cresciuto assai più della media ovvero
Australia con +338,71%, Lettonia con +266,15%, e Cile con +264,7%. Vi sono
anche dei paesi nei quali il debito pubblico in percentuale del PIL è diminuito
ovvero la Germania con -2,29%, la Svezia con -6,83% e la Norvegia con -24,35%.