giovedì 27 giugno 2024

Cosa Spinge la Corsa agli Armamenti ?

 

Cosa spinge la corsa agli armamenti ?

1. Troppi soldi sono stati stampati durante il Covid 19. Si è calcolato che sono stati stampati 13 trilioni di dollari (Nasdaq) . L'economia privata non ha reagito subito come si immaginava. E i soldi sono andati all'esercito perché l'economia civile era fiacca.

2. La riduzione degli scambi commerciali tra oriente ed occidente mette in crisi le aree di maggiore scambio, ovvero quelle aree che più di tutte si avvantaggiano dalla crescita degli scambi tra Est e Ovest come Medio oriente e l'area del mar Nero. Quei paesi che erano attraversati da un flusso di merci, risorse finanziarie e capitale umano, ora vedono ridurre sempre di più tali flussi come conseguenza della guerra commerciale tra Cina e USA;

3. Difficoltà di cambiamento della classe dirigente sia nei paesi Occidentali che nei paesi Orientali. I paesi maggiori, soprattutto quelli a reddito pro-capite e reddito assoluto molto elevato, sono caratterizzati da una condizione di stallo dal punto di vista del cambiamento della governance. Cina, India, Italia, Francia, Germania, USA, Israele, Turchia, Russia, Brasile, Polonia, Ungheria, sono tutti paesi dove le classi dirigenti politiche sono sempre le stesse ormai da troppo tempo. E' probabile che questo mancato cambiamento possa far pesare le relazioni e simpatie personali nelle traiettoie di lungo periodo delle alleanze nazionali. Sia le democrazie che le autocrazie sembrano incapaci di rinnovare le proprie classi dirigenti sia da un punto di vista tecnico-gestionale che dal punto di vista demografico-sociale.

4. Crescita delle diseguaglianze sia nel mondo occidentale che nel mondo orientale. Le opportunità sembrano essere sempre più ridotte per crescere socialmente. Le classi dirigenti diventano sempre più estrattive. Il "sogno americano" è diventato veramente un sogno. In Europa non c'è mobilità. La mobilità sociale è assente anche in oriente. Il fatto di non offrire a centinaia di milioni e forse qualche miliardo di persone, l'opportunità di emanciparsi, crea una condizione molto pericolosa dal punto di vista politico-economico che potrebbe generare inconseute conseguenze nel senso del radicamento di governi sempre meno in grado di governare la popolazione ed intercettare un ruolo per il proprio paese nel contesto internazionale.

Occorre quindi che le organizzazioni politiche a livello nazionale ed internazionale siano in grado di realizzare mediante una nuova fase di collaborazione tra partiti e movimenti, dei nuovi framework che siano innanzitutto extra-istituzionali e poi successivamente istituzionalizzati per affrontare le questioni più rilevanti ovvero: ripresa della produttività a livello industriale e dei servizi, rilancio del commercio internazionale, cambiamento della classe dirigente sia nei paesi occidentali che orientali, riduzione delle diseguaglianze socio-economiche, demografiche, tecnologiche e territoriali.

 


Link: https://www.nasdaq.com/articles/money-printing-and-inflation%3A-covid-cryptocurrencies-and-more

domenica 16 giugno 2024

L’Età Media dei Membri del Governo nei Paesi OCSE

 

E’ cresciuta in media tra il 2018 ed il 2022 dello 0,31%.

L’OCSE calcola il valore dell’età media dei membri del governo. I dati sono disponibili per il 2018 ed il 2022.

Età media dei membri del governo nel 2022. Nel 2022, l'età media dei membri del governo variava notevolmente tra i diversi paesi, riflettendo una serie di influenze politiche, culturali e sociali che contribuiscono alla composizione dei governi nazionali. Analizzando i dati forniti, possiamo osservare come l'età media più alta sia in Giappone, con 64,68 anni, seguita dalla Svizzera con 62 anni, e dal Messico con 61,21 anni. Questi valori indicano una presenza prevalente di leader più anziani nelle strutture governative, probabilmente a causa di fattori come la stabilità politica, il rispetto per l'esperienza e una cultura che valorizza la saggezza degli anziani. In Corea del Sud, l'età media è di 60,8 anni, mentre in Italia è leggermente inferiore, pari a 60,32 anni. Negli Stati Uniti, l'età media è di 59,58 anni, suggerendo una leadership comunque relativamente matura, ma non così anziana come nei paesi precedentemente citati. In Turchia, l'età media dei membri del governo è di 56,05 anni, e in Grecia, Canada e Colombia l'età media è intorno ai 55 anni, con valori rispettivamente di 55,71, 55,7 e 55,43 anni. Questi paesi mostrano una tendenza a mantenere un equilibrio tra esperienza e vitalità nei loro governi. In paesi come il Portogallo (55,22 anni), l'Australia (54,43 anni), l'Ungheria (54,4 anni) e Israele (54,16 anni), l'età media rimane intorno ai 54-55 anni. Questi dati suggeriscono che le loro leadership politiche tendono a essere di mezza età, il che potrebbe essere indicativo di un equilibrio tra il dinamismo e l'esperienza. Spostandoci verso età medie più basse, troviamo il Lussemburgo (53,53 anni), la Germania e la Polonia (entrambi con 53,24 anni), il Regno Unito (52,59 anni), Costa Rica (52,45 anni), e la Repubblica Ceca (52,35 anni). Questi paesi tendono a favorire una leadership leggermente più giovane, probabilmente per infondere nuove idee e un'energia rinnovata nei loro governi. Paesi come i Paesi Bassi (52,07 anni), la Spagna (51,68 anni), la Lettonia (51,27 anni) e l'Austria (51 anni) si avvicinano a un'età media di circa 51-52 anni. La Nuova Zelanda e l'Islanda si trovano appena sotto questa fascia, con età medie di 50,85 e 50,75 anni rispettivamente, suggerendo una tendenza verso una leadership giovane e progressista. In Francia, l'età media è di 50,67 anni, appena sopra i 50 anni. In Slovacchia (50,31 anni), Cile (50,08 anni) e Belgio (49,93 anni), vediamo che l'età media si avvicina alla soglia dei 50 anni, indicando un'inclinazione verso leader relativamente giovani. In Slovenia (49,41 anni), Irlanda (49 anni) e Finlandia (48,79 anni), l'età media continua a scendere, segnalando una tendenza crescente verso la gioventù nei ruoli di governo. Questo trend è ancora più marcato in Norvegia (48,63 anni) e Svezia (48,29 anni), dove l'età media è sotto i 50 anni. La Lituania (47,6 anni), l'Estonia (47,13 anni) e la Danimarca (46,13 anni) rappresentano i paesi con le età medie più basse tra i membri del governo, suggerendo una chiara preferenza per leader giovani. Questo può essere interpretato come un segno di una cultura politica che favorisce innovazione, cambiamento e una maggiore rappresentazione delle generazioni più giovani nei processi decisionali. La diversità nell'età media dei membri del governo riflette non solo le tradizioni politiche e culturali di ciascun paese, ma anche le sfide demografiche e le aspettative sociali. Nei paesi con età medie più elevate, può esserci una maggiore enfasi sull'esperienza e la continuità, mentre quelli con età medie più basse potrebbero puntare su un rinnovamento e una visione a lungo termine. Ad esempio, in Giappone e Svizzera, l'alta età media può essere correlata a un maggiore rispetto per l'anzianità e l'esperienza accumulata. Al contrario, in paesi come la Danimarca e l'Estonia, l'età media più bassa potrebbe riflettere una società più dinamica e orientata al cambiamento. Inoltre, questi dati possono essere indicativi delle politiche di inclusione generazionale adottate dai vari paesi. Un'età media più bassa potrebbe suggerire sforzi concreti per coinvolgere più giovani nel governo, potenzialmente per affrontare meglio le sfide future con prospettive nuove e innovative. In contesti con età medie più elevate, la stabilità e l'esperienza potrebbero essere considerate essenziali per mantenere la continuità delle politiche e delle relazioni internazionali. In sintesi, l'età media dei membri del governo è un indicatore significativo delle tendenze politiche e sociali di un paese. La varietà di età medie osservata nel 2022 tra i diversi paesi sottolinea come le diverse culture politiche influenzano la composizione delle loro leadership, riflettendo una gamma di valori che spaziano dall'importanza dell'esperienza alla necessità di rinnovamento e innovazione. Questa diversità contribuisce a delineare un panorama globale complesso e variegato, in cui ogni nazione cerca di bilanciare le proprie esigenze e aspirazioni attraverso la scelta dei propri leader.

 

L’età media dei membri del governo nei paesi OCSE tra il 2018 ed il 2022.  L'analisi dei dati sull'età media dei membri del governo nei paesi OCSE tra il 2018 e il 2022 rivela una varietà di tendenze che riflettono cambiamenti demografici, politici e culturali. Complessivamente, possiamo osservare sia aumenti significativi che riduzioni nell'età media, suggerendo diverse dinamiche interne ai governi di questi paesi. In primo luogo, alcuni paesi hanno registrato aumenti marcati nell'età media dei membri del governo. L'Australia ha visto un aumento di 5,56 anni, pari a un incremento dell'11,38%. Questo potrebbe indicare una tendenza verso l'inclusione di membri più esperti nei ruoli governativi, forse in risposta a sfide politiche o economiche che richiedono una leadership più esperta. Anche il Canada ha sperimentato un aumento significativo di 5,25 anni (+10,41%), simile a quello del Messico, dove l'età media è salita di 5,96 anni (+10,79%). In Italia, l'età media è aumentata di 5,21 anni (+9,45%), segnalando forse un ricorso a politici più veterani in un periodo di cambiamenti e instabilità politica. Un altro caso notevole è l'Islanda, dove l'età media è aumentata di 5,66 anni, rappresentando un incremento del 12,55%, il più alto in termini percentuali tra tutti i paesi analizzati. D'altra parte, alcuni paesi hanno visto una riduzione dell'età media dei membri del governo. Il Cile ha registrato la diminuzione più marcata, con un calo di 7,63 anni (-13,22%), suggerendo un significativo rinnovamento della classe politica con l'inclusione di leader più giovani. La Germania ha visto una diminuzione di 6,53 anni (-10,93%), e la Francia ha ridotto l'età media di 4,61 anni (-8,34%). Anche in Grecia l'età media è scesa di 4,88 anni (-8,05%), e in Slovenia di 4,88 anni (-8,99%), indicando una tendenza simile verso una leadership più giovane e potenzialmente più innovativa. Alcuni paesi hanno mostrato una relativa stabilità nell'età media dei loro governi. L'Estonia è l'unico paese che non ha visto variazioni, mantenendo un'età media costante di 47,13 anni. Anche la Polonia ha registrato un cambiamento minimo con un aumento di soli 0,10 anni (+0,19%), e il Lussemburgo ha visto una leggera diminuzione di 0,41 anni (-0,76%). Questi dati suggeriscono una stabilità politica e una continuità nella composizione dei governi di questi paesi. Altri paesi hanno mostrato tendenze uniche. In Giappone, l'età media era già alta nel 2018 e ha continuato a crescere, raggiungendo 64,68 anni nel 2022 (+3,65%). La Corea, sebbene abbia visto una leggera diminuzione di 1,04 anni (-1,68%), mantiene comunque un'età media elevata di 60,80 anni. Questi dati potrebbero riflettere una cultura politica che valorizza l'esperienza e la saggezza degli anziani. La Svizzera ha registrato un aumento considerevole di 4,57 anni (+7,96%), mentre gli Stati Uniti, nonostante una leggera diminuzione di 1,70 anni (-2,77%), mantengono un'età media elevata di 59,58 anni. Questi cambiamenti possono essere attribuiti a vari fattori, tra cui la stabilità politica, la cultura politica nazionale e la disponibilità di leader esperti. Paesi come l'Olanda (+3,49 anni, +7,18%) e la Norvegia (+2,43 anni, +5,26%) hanno visto aumenti moderati nell'età media, indicando una tendenza verso una leadership più matura, ma senza cambiamenti drastici. Al contrario, paesi come la Spagna (-3,03 anni, -5,54%) e la Svezia (-2,35 anni, -4,64%) hanno visto una leggera riduzione, suggerendo un ricambio generazionale nei ruoli di governo. In conclusione, i dati rivelano una diversità di tendenze tra i paesi OCSE riguardo all'età media dei membri del governo. Gli aumenti significativi in paesi come l'Australia, il Canada, l'Italia e il Messico suggeriscono una preferenza per leader più esperti, forse in risposta a contesti di crisi o necessità di stabilità. Al contrario, le diminuzioni in paesi come il Cile, la Germania e la Francia indicano un rinnovamento della classe politica con l'inclusione di leader più giovani. La stabilità in paesi come l'Estonia e la Polonia potrebbe riflettere una continuità politica. Queste tendenze riflettono le diverse dinamiche politiche, culturali e demografiche che influenzano la composizione dei governi nei paesi OCSE, sottolineando l'importanza di un contesto specifico per comprendere appieno le ragioni dietro questi cambiamenti.

Conseguenze di politica economica. L'analisi delle variazioni nell'età media dei membri del governo nei paesi OCSE tra il 2018 e il 2022 evidenzia tendenze che possono avere diverse conseguenze politiche significative. In paesi come l'Australia, il Canada, l'Italia e il Messico, dove si è registrato un aumento significativo dell'età media, la presenza di leader più esperti può portare a una maggiore enfasi sulla stabilità e sulla continuità delle politiche. Questa tendenza può riflettere una risposta a periodi di crisi o incertezze politiche, in cui si cerca la guida di politici veterani percepiti come più affidabili e competenti. Tuttavia, l'aumento dell'età media può anche significare una minore rappresentanza delle generazioni più giovani, con il rischio di una disconnessione tra le politiche governative e le esigenze dei giovani cittadini, potenzialmente aumentando il divario generazionale e la frustrazione tra i giovani elettori che potrebbero sentirsi meno rappresentati. In contrasto, paesi come il Cile, la Germania, la Francia e la Slovenia, che hanno visto una significativa diminuzione dell'età media, mostrano una tendenza verso il rinnovamento della classe politica con l'inclusione di leader più giovani. Questo ricambio generazionale può portare a un'iniezione di nuove idee e approcci innovativi nella governance, potenzialmente migliorando la reattività e l'adattamento alle rapide trasformazioni sociali ed economiche. Inoltre, i giovani leader possono essere più vicini ai problemi e alle aspettative delle giovani generazioni, migliorando la rappresentanza e l'inclusione delle loro voci nel processo decisionale. Tuttavia, questa transizione può anche comportare rischi di instabilità se i nuovi leader mancano di esperienza o se il cambiamento è percepito come troppo rapido o radicale dagli elettori più conservatori. In paesi come l'Estonia e la Polonia, dove l'età media è rimasta relativamente stabile, possiamo vedere una continuità nella leadership politica che potrebbe indicare una stabilità nelle politiche governative e una moderazione nei cambiamenti. Questa stabilità può essere vantaggiosa in termini di prevedibilità e affidabilità delle politiche, ma potrebbe anche limitare l'introduzione di nuove idee e il necessario adattamento alle sfide emergenti. Nei paesi asiatici come il Giappone e la Corea del Sud, dove l'età media è alta e rimane tale, si osserva una cultura politica che valorizza l'esperienza e la saggezza degli anziani. Questo potrebbe riflettere tradizioni culturali radicate che rispettano l'autorità e l'esperienza, ma potrebbe anche comportare una lentezza nel rinnovamento politico e nella capacità di adattamento alle nuove sfide globali. La presenza di una leadership anziana potrebbe anche significare che le politiche sono più conservative e meno aperte ai cambiamenti radicali, con un'enfasi sulla preservazione dello status quo. In alcuni paesi europei come la Norvegia e i Paesi Bassi, dove si sono registrati aumenti moderati dell'età media, si può interpretare una tendenza verso un equilibrio tra esperienza e rinnovamento. Questi paesi possono beneficiare di una combinazione di saggezza acquisita e nuove prospettive, favorendo una governance che sia sia stabile che innovativa. Allo stesso modo, paesi come la Spagna e la Svezia, che hanno visto leggere riduzioni nell'età media, potrebbero essere in un periodo di transizione, cercando di bilanciare l'esperienza con la necessità di rinnovamento. Le variazioni nell'età media dei membri del governo possono anche influenzare le politiche pubbliche. I governi con leader più anziani possono tendere a dare priorità a politiche che affrontano le preoccupazioni delle generazioni più vecchie, come la sicurezza sociale e l'assistenza sanitaria, mentre i governi con leader più giovani possono concentrarsi maggiormente su questioni come l'istruzione, l'occupazione giovanile, l'innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale. Queste differenze possono influenzare significativamente la direzione delle politiche nazionali e la loro capacità di rispondere alle esigenze di diverse fasce della popolazione. Le relazioni internazionali possono essere influenzate dalla composizione demografica dei governi. I leader più anziani possono avere reti di relazioni consolidate e una comprensione profonda delle dinamiche geopolitiche tradizionali, mentre i leader più giovani possono portare una visione più globale e moderna, con una maggiore attenzione alle nuove sfide come il cambiamento climatico e la digitalizzazione. Questi diversi approcci possono influenzare le alleanze internazionali e le priorità diplomatiche dei paesi OCSE. In conclusione, le variazioni nell'età media dei membri del governo nei paesi OCSE tra il 2018 e il 2022 riflettono cambiamenti significativi che possono avere profonde conseguenze politiche. L'aumento dell'età media in alcuni paesi suggerisce un'enfasi sulla stabilità e l'esperienza, mentre la diminuzione in altri indica una tendenza verso il rinnovamento e l'innovazione. La stabilità dell'età media in alcuni paesi può riflettere una continuità politica, ma anche una potenziale mancanza di adattamento alle nuove sfide. Questi cambiamenti influenzano non solo la governance interna ma anche le politiche pubbliche e le relazioni internazionali, sottolineando l'importanza della composizione demografica dei governi nella definizione delle direzioni politiche future.

Conclusioni. L’età media dei membri del governo nei paesi OCSE è cresciuta in media tra il 2018 ed il 2022 dello 0,31%. Tuttavia vi sono dei paesi nei quali tale valore è cresciuto significativamente tra il 2018 ed il 2022 ovvero l’Islanda con +12,55%, l’Australia con +11.38%, il Messico con +10,79%. Vi sono inoltre altri paesi nei quali il valore dell’età media dei membri del governo è diminuito tra il 2018 ed il 2022 ovvero la Slovenia con -8,99%, la Germania con -10,93% e il Cile con -13,22%.





giovedì 13 giugno 2024

La Spesa Pubblica nei Paesi OCSE

 


E’ cresciuta in media del 15,75% tra il 2007 ed il 2021

L’OCSE calcola il valore della spesa pubblica in percentuale del PIL. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2007 ed il 2021.

La spesa pubblica nei paesi OCSE nel 2022. Analizzando i dati relativi alle spese pubbliche nei paesi OCSE per l'anno 2021, emerge un quadro variegato della gestione delle finanze pubbliche e delle priorità economiche dei diversi Stati membri. La spesa pubblica, espressa come percentuale del PIL, rappresenta una misura significativa della capacità di uno Stato di fornire servizi pubblici e di sostenere l'economia. Esaminando i paesi con le spese pubbliche più elevate, notiamo che Francia, Grecia e Italia occupano i primi tre posti con percentuali rispettivamente del 59,09%, 57,7% e 57,32%. Questi paesi mostrano un impegno significativo nel mantenere un'ampia rete di servizi pubblici, che comprende la sanità, l'istruzione, le pensioni e altri programmi sociali. La Francia, con la spesa pubblica più alta, evidenzia un modello di welfare state robusto e una presenza statale rilevante in vari settori economici. La Grecia e l'Italia, seguendo a ruota, devono però affrontare problematiche legate all'efficienza e alla sostenibilità di tali spese, considerato che entrambe le nazioni hanno affrontato crisi finanziarie negli ultimi decenni. L'elevata spesa pubblica in Grecia può essere vista anche come una conseguenza delle misure adottate per risanare l'economia post-crisi. Paesi come Austria, Finlandia e Belgio, con spese pubbliche rispettivamente del 56,05%, 55,79% e 55,41%, mantengono una solida presenza statale, soprattutto nei settori del welfare e della sanità, garantendo un elevato livello di servizi ai cittadini. In Germania e Danimarca, con spese del 51,25% e 50,8%, vediamo un equilibrio tra elevati standard di vita e gestione oculata delle finanze pubbliche, riflesso di economie forti e di politiche fiscali prudenti. Spostandoci verso il centro della classifica, troviamo paesi come Spagna, Islanda e Slovenia con spese pubbliche intorno al 50%. Questi paesi devono bilanciare le necessità di sviluppo economico con la fornitura di servizi pubblici. La Svezia, con il 49,43%, continua la sua tradizione di stato sociale esteso, pur cercando di mantenere la sostenibilità fiscale. Nel gruppo con spese pubbliche inferiori, troviamo paesi come la Slovacchia, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti, con percentuali che variano dal 46,41% al 44,94%. In particolare, gli Stati Uniti, con il 44,94%, mostrano una differente filosofia di gestione economica rispetto ai paesi europei, con una maggiore enfasi sul settore privato e minori spese sociali relative al PIL. Alla fine della lista, con spese pubbliche notevolmente più basse, troviamo paesi come Corea, Lituania e Svizzera, con percentuali tra il 38% e il 36,47%. Questi paesi adottano un approccio più conservatore nella spesa pubblica, spesso preferendo la responsabilità individuale e la riduzione del ruolo statale nell'economia. Un caso particolare è rappresentato dall'Irlanda, con una spesa pubblica del 24,8%, che risulta essere la più bassa tra i paesi OCSE. Questo dato riflette la scelta dell'Irlanda di mantenere una tassazione bassa per attrarre investimenti esteri, pur dovendo garantire un livello minimo di servizi pubblici essenziali. Infine, paesi come Messico e Cile, con spese rispettivamente del 29% e 34,14%, indicano una gestione delle finanze pubbliche molto conservativa. In queste economie emergenti, la sfida è spesso quella di migliorare l'efficienza della spesa e ampliare la rete di servizi pubblici per sostenere uno sviluppo socio-economico inclusivo.

 La spesa pubblica nei paesi OCSE tra il 2007 ed il 2021. L'analisi dei dati relativi alla spesa pubblica nei paesi dell'OCSE tra il 2007 e il 2021 evidenzia significative variazioni sia in termini assoluti che percentuali, riflettendo le diverse politiche economiche e le risposte agli eventi globali come la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di COVID-19. In termini assoluti, i paesi con le maggiori crescite includono Cile (14,52 punti percentuali), Colombia (11,31 punti), e Costa Rica (11,94 punti), indicando una forte espansione della spesa pubblica. Il Cile, in particolare, mostra una crescita percentuale impressionante del 74,01%, riflettendo un'espansione massiccia dei programmi di spesa pubblica, probabilmente in risposta a esigenze di sviluppo infrastrutturale e sociale. Analogamente, la Colombia e Costa Rica hanno visto aumenti significativi, rispettivamente del 30,53% e del 38,52%. Questi aumenti possono essere attribuiti a riforme economiche e a investimenti in settori chiave come la sanità e l'istruzione. Altri paesi come Corea (35,52%), Messico (34,32%), e Slovacchia (27,57%) hanno anche registrato aumenti considerevoli. La Corea, ad esempio, ha incrementato la sua spesa pubblica di quasi 10 punti percentuali, con un focus sull'innovazione tecnologica e sul sostegno alle famiglie. Il Messico ha incrementato di 7,41 punti la sua spesa, con un aumento percentuale del 34,32%, suggerendo un rafforzamento dei programmi sociali e di sicurezza. In Europa, la spesa pubblica è aumentata significativamente in paesi come Spagna (28,94%), Grecia (22,58%), e Italia (22,53%). La Spagna ha aumentato la sua spesa di 11,36 punti percentuali, mentre la Grecia e l'Italia hanno incrementato rispettivamente di 10,63 e 10,54 punti, riflettendo le misure di austerità post-crisi e le riforme strutturali necessarie per stimolare la crescita economica e affrontare le crisi del debito sovrano. Paesi come Giappone (28,13%) e Lettonia (28,00%) mostrano anch'essi aumenti notevoli, indicando un'attenzione crescente alla spesa pubblica per sostenere la crescita economica e la stabilità sociale. Il Giappone, con un incremento di 9,73 punti percentuali, ha investito pesantemente in misure di stimolo economico e nel rafforzamento del welfare state. Tuttavia, non tutti i paesi hanno visto un aumento della spesa pubblica. L'Irlanda ha ridotto drasticamente la sua spesa di 10,84 punti percentuali, pari a un calo del 30,42%, il più grande tra i paesi OCSE. Questo drastico taglio può essere attribuito a politiche di austerità severe adottate dopo la crisi finanziaria del 2008 per ridurre il deficit e il debito pubblico. Anche l'Ungheria ha visto una leggera riduzione della spesa pubblica, con una diminuzione di 1,52 punti percentuali, pari al 3,05%. Paesi come Israele (con una variazione praticamente nulla, -0,04 punti) e Svezia (0,10 punti) hanno mantenuto la loro spesa pubblica relativamente stabile, suggerendo un approccio più conservativo o già equilibrato nella gestione delle finanze pubbliche. In termini di variazione percentuale, è interessante notare che paesi con una spesa pubblica già alta come la Francia (12,40%) e la Finlandia (19,80%) hanno comunque visto significativi aumenti, indicando un ulteriore impegno a mantenere e migliorare il welfare state e i servizi pubblici. Gli Stati Uniti hanno incrementato la loro spesa di 7,57 punti percentuali, un aumento del 20,26%, riflettendo politiche di stimolo economico e misure di supporto durante la pandemia di COVID-19. Il Regno Unito ha visto un incremento simile (7,54 punti, pari al 18,35%), segno di un impegno crescente verso la spesa pubblica per sostenere l'economia e i servizi pubblici. Infine, alcuni paesi europei come la Germania (18,09%) e l'Estonia (22,91%) hanno aumentato la loro spesa pubblica in modo significativo, indicando un rafforzamento delle politiche di welfare e di sviluppo economico. La Germania, con un incremento di 7,85 punti percentuali, ha investito significativamente in infrastrutture e programmi sociali, mentre l'Estonia ha visto un aumento di 7,73 punti, focalizzandosi su innovazione e digitalizzazione. In sintesi, l'analisi della spesa pubblica nei paesi OCSE tra il 2007 e il 2021 evidenzia un'ampia gamma di strategie economiche adottate per affrontare le sfide globali e locali. Mentre alcuni paesi hanno ampliato significativamente la loro spesa per sostenere la crescita e il welfare, altri hanno adottato politiche di austerità o mantenuto la spesa stabile. Le differenze nelle variazioni assolute e percentuali riflettono le diverse priorità e condizioni economiche dei paesi membri, offrendo un quadro complesso e diversificato delle politiche di spesa pubblica.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette.  La clusterizzazione k-Means ha rivelato la presenza di due gruppi distinti tra i paesi basati sui dati degli anni 2007 e 2021. L'analisi dei cluster può offrire spunti interessanti su come i paesi si siano evoluti in termini di valori rappresentati nei dati, presumibilmente relativi a un indicatore economico o sociale.

·       Cluster 0:  comprende paesi che presentano valori relativamente alti sia nel 2007 che nel 2021. Questo gruppo include Austria, Belgio, Canada, Colombia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia, e il Regno Unito. La presenza di molte nazioni europee e nordiche indica che questi paesi condividono caratteristiche simili in termini di sviluppo economico e sociale. Questi paesi, spesso considerati ad alto reddito e con economie sviluppate, mostrano valori che riflettono una crescita costante nel periodo di osservazione. Per esempio, Francia, Austria e Germania sono noti per le loro economie stabili e avanzate, il che si riflette nei loro alti valori. Inoltre, paesi come Finlandia e Danimarca sono rinomati per le loro politiche sociali avanzate e alti standard di vita. Questo cluster evidenzia come queste nazioni abbiano mantenuto o migliorato le loro posizioni di forza nel periodo considerato.

·       Cluster 1: include paesi con valori generalmente più bassi rispetto al primo gruppo e mostra una maggiore diversificazione geografica e socioeconomica. Tra questi paesi troviamo Australia, Cile, Costa Rica, Estonia, Irlanda, Israele, Giappone, Corea, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Nuova Zelanda, Repubblica Slovacca, Svizzera e Stati Uniti. Nonostante alcuni di questi paesi, come Stati Uniti, Giappone e Australia, siano noti per le loro economie forti, i valori registrati suggeriscono un diverso tipo di crescita o sfide che potrebbero aver influenzato gli indicatori considerati. Per esempio, l'Australia e gli Stati Uniti mostrano valori più bassi nel 2007 rispetto ai paesi del Cluster 0, ma hanno registrato una crescita significativa entro il 2021. Ciò potrebbe indicare che mentre queste nazioni hanno potenti economie, potrebbero avere affrontato sfide specifiche o fasi di stagnazione nel periodo iniziale. Altri paesi come Cile e Messico, che sono classificati come economie emergenti, mostrano una crescita più marcata nei valori tra il 2007 e il 2021, riflettendo i loro sforzi di sviluppo economico e modernizzazione.

L'analisi dei cluster evidenzia come i paesi con economie sviluppate tendano a raggrupparsi insieme, mostrando caratteristiche comuni di crescita e stabilità. D'altro canto, i paesi con economie in via di sviluppo o che hanno attraversato periodi di crescita significativa ma instabile formano un altro gruppo distintivo. Questo suggerisce che le politiche economiche, le condizioni sociali e le infrastrutture influenzano notevolmente i valori rappresentati nei dati. La clusterizzazione ha inoltre messo in evidenza come i paesi con economie consolidate abbiano mantenuto una certa continuità nei loro valori, mentre le economie emergenti hanno registrato variazioni più pronunciate, indicative di processi di sviluppo o cambiamenti strutturali. In sintesi, la clusterizzazione k-Means ha fornito una visione chiara di come i paesi si raggruppano in base ai valori degli anni 2007 e 2021. L'analisi dei cluster rivela importanti differenze tra economie sviluppate e emergenti, offrendo spunti significativi per ulteriori ricerche e politiche mirate.

Conclusioni. La spesa pubblica in percentuale del PIL nei paesi OCSE è cresciuta in media del 15,75% tra il 2007 ed il 2021 passando da un ammontare di 39,72 fino ad un valore di 45,97. Ci sono dei paesi nei quali il valore della spesa pubblica in percentuale del PIL è cresciuta assai più della media ovvero il Cile con +74,01%, Costa Rica con +38,52%, e Corea del Sud con 35,52%. Vi sono anche dei paesi nei quali si è verificata una riduzione della spesa pubblica ovvero Israele con -0,10%, Ungheria con -3,05%, e Irlanda con -30,42%. 

 




mercoledì 12 giugno 2024

Il Debito Pubblico nei Paesi OCSE

 

E’ cresciuto tra il 2007 ed il 2022 in media del 53,12% nei paesi OCSE considerati

 

L’OCSE calcola il valore del debito pubblico in percentuale del PIL. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2007 ed il 2022.

Il debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE. Il debito pubblico in percentuale del PIL è un indicatore cruciale per valutare la sostenibilità fiscale di un paese e la sua capacità di finanziare le spese pubbliche. I dati del 2022 per i paesi OCSE mostrano notevoli differenze, riflettendo diverse strategie fiscali, condizioni economiche e risposte alla pandemia di COVID-19. La Grecia, con un debito pubblico pari al 191,51% del PIL, continua a essere in cima alla lista, una conseguenza diretta della crisi del debito sovrano iniziata nel 2009 e delle misure di austerità successive. Anche l'Italia presenta un elevato livello di debito pubblico, pari al 151,26% del PIL, dovuto a una crescita economica stagnante, alte spese pubbliche e difficoltà strutturali nel ridurre il deficit. Negli Stati Uniti, il debito pubblico ha raggiunto il 121,29% del PIL, alimentato da ingenti spese per stimoli economici e risposte alla pandemia, unito alla storica tendenza del paese ad avere disavanzi di bilancio significativi. In Europa, paesi come la Spagna (117,7%), la Francia (116,95%) e il Portogallo (116,63%) mostrano livelli di debito pubblico simili, in gran parte dovuti agli sforzi per sostenere le economie durante la crisi finanziaria globale e la pandemia. Il Belgio (103,79%) e il Regno Unito (103,57%) seguono con debiti superiori al 100% del PIL, indicando la necessità di politiche fiscali prudenti per evitare rischi di insostenibilità. Il Canada, con un debito pari al 100,77% del PIL, riflette una combinazione di politiche di spesa espansive e risposta alla pandemia, simile a quella di molti paesi sviluppati. L'Austria (82,84%), l'Ungheria (76,56%) e la Finlandia (74,17%) presentano debiti pubblici meno elevati, ma comunque significativi. Questi paesi devono gestire attentamente le loro finanze per evitare che il debito cresca ulteriormente. La Slovenia (69,34%) e la Slovacchia (65,38%) si trovano in una situazione relativamente migliore, con debiti che, sebbene alti, sono ancora sotto controllo. La Germania, con un debito del 65,33% del PIL, dimostra una gestione fiscale più rigorosa, beneficiando di una solida economia e politiche di bilancio prudenti. La Polonia (58,74%) e la Nuova Zelanda (56,65%) mantengono livelli di debito relativamente bassi, il che offre maggiore flessibilità per future politiche economiche. I Paesi Bassi (54,65%) e l'Australia (53,83%) continuano a mostrare una gestione efficace del debito pubblico, riflettendo economie resilienti e politiche fiscali prudenti. I paesi baltici e scandinavi, tra cui la Lettonia (49,32%), la Repubblica Ceca (48,05%), l'Irlanda (46,65%), la Svezia (44,36%) e la Norvegia (42,25%), mantengono livelli di debito pubblico particolarmente bassi. Questi paesi beneficiano di economie solide, gestione fiscale prudente e, in alcuni casi, abbondanza di risorse naturali, come nel caso della Norvegia. I paesi con i debiti pubblici più bassi sono il Cile (41,32%), la Lituania (38,15%), la Danimarca (37,43%), il Lussemburgo (28,85%) e l'Estonia (25,26%). Questi paesi dimostrano una forte disciplina fiscale e un'attenzione particolare alla sostenibilità del debito. La loro posizione fiscale favorevole offre un margine di manovra per rispondere a future crisi economiche senza compromettere la stabilità finanziaria. I paesi con alti livelli di debito devono affrontare sfide significative in termini di sostenibilità fiscale. Un debito elevato può limitare la capacità di un governo di rispondere a crisi future e aumentare la vulnerabilità a cambiamenti nei tassi di interesse globali. La Grecia e l'Italia, in particolare, devono implementare riforme strutturali per stimolare la crescita economica e ridurre il debito nel lungo termine. Le politiche fiscali giocano un ruolo cruciale nella gestione del debito pubblico. Durante la pandemia, molti paesi hanno aumentato le spese per sostenere le loro economie, portando a un aumento del debito. Tuttavia, una volta superata la crisi, sarà necessario trovare un equilibrio tra politiche di stimolo per sostenere la crescita economica e misure di austerità per ridurre il debito. L'adozione di politiche fiscali credibili e sostenibili sarà essenziale per mantenere la fiducia dei mercati finanziari. Per molti paesi con alto debito, riforme strutturali volte a migliorare la produttività, aumentare l'efficienza del settore pubblico e stimolare l'innovazione saranno cruciali. Tali riforme possono aiutare a ridurre il deficit e il debito pubblico nel lungo periodo. Paesi come la Grecia e l'Italia, che affrontano sfide economiche strutturali, devono continuare a implementare riforme per migliorare la competitività e la crescita economica. I tassi di interesse globali influenzano significativamente la capacità dei paesi di gestire il loro debito. Tassi di interesse bassi negli ultimi anni hanno permesso a molti paesi di finanziare il debito a costi ridotti. Tuttavia, un aumento dei tassi di interesse potrebbe creare ulteriori pressioni sui bilanci dei paesi con debiti elevati, rendendo più costoso il servizio del debito. I governi devono essere preparati a gestire il rischio di tassi di interesse più elevati in futuro.

Il debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE tra il 2007 ed il 2022. L'analisi dei dati relativi al debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE tra il 2007 e il 2022 rivela tendenze significative e differenze marcate tra i vari paesi. Questi dati illustrano l'evoluzione del debito pubblico e il suo impatto economico, offrendo una panoramica sullo stato finanziario delle economie sviluppate. Partendo dall'Australia, il debito pubblico è aumentato notevolmente dal 12,27% del PIL nel 2007 al 53,83% nel 2022, con una variazione assoluta di 41,56 punti percentuali, pari a un incremento del 338,71%. Questo aumento drammatico riflette politiche di spesa espansive, possibili risposte a crisi economiche e investimenti in infrastrutture. L'Austria ha visto un aumento più modesto, passando dal 68,96% all'82,84%, con un incremento di 13,88 punti percentuali, corrispondente al 20,13%. La crescita del debito pubblico austriaco è stata più contenuta rispetto a molti altri paesi, indicando una gestione più cauta delle finanze pubbliche. Il Belgio, partendo da un livello di debito pubblico già alto (94,63%), è salito al 103,79%, segnando un aumento di 9,16 punti percentuali (9,68%). Questo modesto incremento suggerisce un controllo relativamente efficace delle spese pubbliche nonostante le pressioni economiche. Il Canada ha visto il proprio debito pubblico crescere dal 71,33% al 100,77%, con un aumento di 29,44 punti percentuali, pari al 41,27%. Questo riflette una combinazione di spese per stimoli economici e altre misure finanziarie adottate per affrontare le sfide economiche globali. Il Cile ha registrato uno dei maggiori incrementi percentuali, con il debito pubblico che è aumentato dal 11,33% al 41,32%, segnando un incremento assoluto di 29,99 punti percentuali, pari al 264,70%. Questo aumento indica un significativo cambiamento nelle politiche fiscali del paese. In Repubblica Ceca, il debito pubblico è passato dal 30,56% al 48,05%, con un incremento di 17,49 punti percentuali (57,23%). Questo riflette una crescita delle spese pubbliche in risposta a necessità economiche interne ed esterne. La Danimarca ha mantenuto un incremento relativamente basso, passando dal 34,59% al 37,43%, con una variazione di soli 2,84 punti percentuali (8,21%). Questo basso incremento suggerisce una gestione finanziaria stabile e prudente. L'Estonia ha visto un notevole aumento del debito, passando dal 7,19% al 25,26%, con un incremento di 18,07 punti percentuali, pari al 251,32%. Questo significativo aumento percentuale parte però da una base molto bassa, indicando un'accresciuta ma ancora contenuta dipendenza dal debito pubblico. La Finlandia ha visto il debito pubblico salire dal 41,08% al 74,17%, con un incremento di 33,09 punti percentuali (80,55%). Questo aumento riflette un'espansione delle spese pubbliche, probabilmente legata a interventi economici e sociali. La Francia ha registrato un incremento dal 75,94% al 116,95%, con una crescita di 41,01 punti percentuali (54,00%). Questo aumento considerevole evidenzia un impegno significativo in politiche di spesa pubblica. La Germania è uno dei pochi paesi a registrare una diminuzione, passando dal 66,86% al 65,33%, con una riduzione di 1,53 punti percentuali (-2,29%). Questo risultato positivo riflette un'efficace gestione del debito pubblico. La Grecia ha visto un impressionante aumento del debito pubblico, dal 113,00% al 191,51%, con un incremento di 78,51 punti percentuali (69,48%). Questo aumento massiccio è in gran parte il risultato della crisi del debito sovrano che ha colpito il paese negli ultimi decenni. L'Ungheria ha visto un aumento contenuto, passando dal 71,86% al 76,56%, con una variazione di 4,70 punti percentuali (6,54%). Questo modesto incremento riflette un certo controllo delle spese pubbliche. L'Irlanda ha registrato un aumento significativo dal 27,48% al 46,65%, con una crescita di 19,17 punti percentuali (69,76%). Questo riflette le politiche di risposta alla crisi finanziaria globale. L'Italia, con un alto debito pubblico iniziale, è passata dal 110,24% al 151,26%, con un aumento di 41,02 punti percentuali (37,21%). Questo aumento sottolinea le continue sfide economiche e finanziarie del paese. La Lettonia ha visto una crescita significativa, dal 13,47% al 49,32%, con un aumento di 35,85 punti percentuali (266,15%). Questo aumento indica un'accresciuta dipendenza dal debito pubblico per finanziare le politiche economiche. La Lituania ha visto il debito aumentare dal 19,40% al 38,15%, con una crescita di 18,75 punti percentuali (96,65%). Questo riflette una significativa espansione delle spese pubbliche. Il Lussemburgo ha visto un incremento dal 17,06% al 28,85%, con una variazione di 11,79 punti percentuali (69,11%). Questo aumento, sebbene notevole in percentuale, parte da una base relativamente bassa. I Paesi Bassi hanno visto un aumento contenuto, dal 50,46% al 54,65%, con una crescita di 4,19 punti percentuali (8,30%). Questo riflette un buon controllo delle spese pubbliche. La Nuova Zelanda ha registrato un incremento significativo, dal 25,73% al 56,65%, con una crescita di 30,92 punti percentuali (120,17%). Questo aumento riflette politiche di spesa espansive. La Norvegia è uno dei pochi paesi con una riduzione del debito, passando dal 55,85% al 42,25%, con una riduzione di 13,60 punti percentuali (-24,35%). Questo riflette una gestione molto efficace delle finanze pubbliche. La Polonia ha visto un incremento dal 51,56% al 58,74%, con una crescita di 7,18 punti percentuali (13,93%). Questo aumento relativamente modesto suggerisce un buon controllo della spesa pubblica. Il Portogallo ha visto un notevole aumento del debito pubblico, passando dall'80,51% al 116,63%, con una crescita di 36,12 punti percentuali (44,86%). Questo aumento riflette le sfide economiche significative affrontate dal paese. La Slovacchia ha visto una crescita dal 36,07% al 65,38%, con un aumento di 29,31 punti percentuali (81,26%). Questo riflette un'espansione significativa delle spese pubbliche. La Slovenia ha visto un aumento del debito dal 30,35% al 69,34%, con una crescita di 38,99 punti percentuali (128,47%). Questo aumento considerevole indica una crescita delle politiche di spesa pubblica. La Spagna ha registrato uno degli incrementi più alti, dal 42,35% al 117,70%, con una crescita di 75,35 punti percentuali (177,92%). Questo aumento massiccio riflette le conseguenze della crisi finanziaria e delle misure di austerità. La Svezia ha visto una riduzione del debito pubblico, dal 47,61% al 44,36%, con una diminuzione di 3,25 punti percentuali (-6,83%). Questo riflette una gestione prudente delle finanze pubbliche. Il Regno Unito ha visto un aumento significativo, dal 53,21% al 103,57%, con una crescita di 50,36 punti percentuali (94,64%). Questo aumento riflette le misure di stimolo economico adottate negli ultimi anni. Gli Stati Uniti hanno visto un aumento considerevole, dal 64,49% al 121,29%, con una crescita di 56,80 punti percentuali (88,08%). Questo riflette le politiche di stimolo economico e le spese pubbliche aumentate per fronteggiare le crisi economiche.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. La clusterizzazione dei dati relativi ai paesi in due cluster distinti offre una visione interessante delle differenze e delle somiglianze tra le nazioni nel periodo compreso tra il 2007 e il 2022. I dati forniscono un'opportunità per esplorare i fattori che hanno portato alla formazione di questi cluster e per riflettere sulle implicazioni di tali raggruppamenti.

Il Cluster 0 è composto principalmente da paesi che hanno mostrato una crescita moderata o bassa nel periodo considerato. Questi paesi includono Australia, Cile, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Svezia, Paesi Bassi, Slovenia e Danimarca. Un tratto distintivo di questo cluster è che molti di questi paesi sono piccole economie o economie in via di sviluppo che hanno mostrato una crescita economica significativa ma non esplosiva. Ad esempio, l'Estonia e la Lettonia, due delle repubbliche baltiche, hanno mostrato una crescita notevole, ma partivano da una base economica più bassa rispetto ad altre nazioni europee. Questo cluster include anche alcune delle economie più sviluppate e stabili del mondo, come la Finlandia, i Paesi Bassi e la Svezia, che hanno mantenuto tassi di crescita stabili e sostenibili.

Il Cluster 1, invece, comprende paesi che hanno sperimentato una crescita economica più alta e spesso più volatile. Questi includono Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Questo cluster è caratterizzato da economie più grandi e sviluppate che hanno visto significative fluttuazioni economiche e finanziarie. Per esempio, la Grecia, che ha subito una delle crisi economiche più profonde nella storia recente, è inclusa in questo cluster. Anche l'Italia e il Portogallo, che hanno dovuto affrontare sfide economiche considerevoli, appartengono a questo gruppo. La presenza di nazioni come gli Stati Uniti e il Regno Unito suggerisce che il Cluster 1 comprende anche paesi con economie altamente sviluppate che, nonostante la loro forza economica complessiva, hanno visto periodi di crescita variabile e, in alcuni casi, di crisi economica. Un'analisi approfondita dei dati rivela che i paesi del Cluster 0 hanno generalmente una crescita economica più uniforme e sostenibile rispetto a quelli del Cluster 1. Questo potrebbe essere dovuto a una serie di fattori, tra cui la stabilità politica, politiche economiche prudenti e una minore esposizione alle turbolenze finanziarie globali. Ad esempio, paesi come la Svezia e i Paesi Bassi sono noti per le loro politiche economiche stabili e la loro resilienza alle crisi economiche globali. D'altro canto, i paesi del Cluster 1, pur essendo tra le economie più avanzate del mondo, hanno dimostrato una maggiore vulnerabilità alle crisi economiche e finanziarie, che ha portato a periodi di crescita economica irregolare. La presenza di paesi come la Germania e la Francia nel Cluster 1 può sembrare sorprendente, considerando che sono tra le economie più forti e stabili dell'Unione Europea. Tuttavia, la loro inclusione in questo cluster può essere attribuita alle sfide economiche affrontate negli ultimi anni, come la crisi dell'eurozona e le turbolenze finanziarie globali. Anche il Canada, un altro paese del Cluster 1, ha visto una crescita economica sostenuta ma ha dovuto affrontare sfide legate alle fluttuazioni del mercato delle materie prime, in particolare il petrolio. Una caratteristica interessante del Cluster 0 è la presenza di economie relativamente piccole ma altamente sviluppate, come il Lussemburgo e la Norvegia. Questi paesi hanno beneficiato di politiche economiche prudenti, elevati standard di vita e, nel caso della Norvegia, abbondanti risorse naturali. La loro inclusione nel Cluster 0 suggerisce che la dimensione economica non è l'unico fattore determinante per la crescita sostenibile, ma anche la gestione efficace delle risorse e delle politiche economiche gioca un ruolo cruciale. La clusterizzazione dei dati suggerisce anche che i paesi del Cluster 1 potrebbero beneficiare di un'analisi delle politiche e delle pratiche adottate dai paesi del Cluster 0 per migliorare la loro stabilità economica. Ad esempio, l'adozione di politiche fiscali e monetarie più prudenti, investimenti in infrastrutture sostenibili e la promozione dell'innovazione tecnologica potrebbero aiutare a stabilizzare la crescita economica nei paesi del Cluster 1. Inoltre, la diversità all'interno di ciascun cluster suggerisce che, sebbene ci siano tendenze comuni, ogni paese ha affrontato sfide uniche che hanno influenzato la sua crescita economica. Ad esempio, la Grecia ha affrontato una crisi del debito sovrano che ha avuto implicazioni di vasta portata per la sua economia, mentre l'Italia ha lottato con problemi strutturali a lungo termine e una crescita lenta. D'altro canto, paesi come la Finlandia e l'Irlanda, nonostante le loro dimensioni economiche relativamente piccole, hanno mostrato una notevole capacità di recupero e crescita grazie a forti settori tecnologici e politiche economiche favorevoli.

Conclusioni. Il debito pubblico in percentuale del PIL è cresciuto tra il 2007 ed il 2022 in media del 53,12% nei paesi OCSE considerati passando da un ammontare di 49,15 fino ad un valore di 75,26. Vi sono dei paesi nei quali il valore del debito pubblico in percentuale del PIL è cresciuto assai più della media ovvero Australia con +338,71%, Lettonia con +266,15%, e Cile con +264,7%. Vi sono anche dei paesi nei quali il debito pubblico in percentuale del PIL è diminuito ovvero la Germania con -2,29%, la Svezia con -6,83% e la Norvegia con -24,35%.








Le Entrate Pubbliche nei Paesi OCSE

 

Sono aumentate in media del 3,58% tra il 2007 ed il 2021

L’OCSE calcola il valore delle entrate pubbliche in percentuale del PIL. I dati sono disponibili per il periodo tra il 2007 ed il 2021.

Le entrate pubbliche nei paesi OCSE nel 2021. Iniziamo con i paesi con le entrate governative più alte. La Norvegia guida la classifica con il 58,9%, seguita da Danimarca (54,44%), Finlandia (53,03%), Francia (52,61%) e Grecia (50,56%). Questi paesi sono noti per i loro robusti stati di welfare, che richiedono alti livelli di spesa pubblica per sostenere sanità, istruzione e sicurezza sociale. Ad esempio, la Norvegia utilizza le sue entrate petrolifere per finanziare un ampio sistema di welfare, mentre la Danimarca e la Finlandia hanno tasse elevate per sostenere i loro servizi pubblici universali. In contrasto, paesi come Messico (23,05%), Irlanda (23,2%), Cile (26,8%), Stati Uniti (32,87%) e Australia (35,46%) hanno livelli di entrate governative significativamente più bassi. Questi paesi tendono ad avere politiche fiscali più favorevoli alle imprese e minori interventi statali nell'economia. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno storicamente mantenuto un sistema fiscale relativamente leggero rispetto ad altre economie avanzate, con un focus maggiore su iniziative private e meno dipendenza da spese pubbliche. Passando a un'analisi regionale, in Europa, i paesi nordici come la Danimarca e la Finlandia si distinguono per le loro alte entrate governative, che finanziano estesi sistemi di welfare. Altri paesi europei come Germania (47,53%) e Italia (48,3%) hanno anch'essi entrate elevate, riflettendo un significativo impegno pubblico in settori chiave dell'economia. Tuttavia, ci sono eccezioni come l'Irlanda, che, nonostante il suo basso livello di entrate governative, ha attratto molti investimenti esteri grazie a una bassa tassazione sulle imprese. In America Latina, il Cile (26,8%) e il Messico (23,05%) mostrano livelli di entrate governative relativamente bassi, il che può essere indicativo di sistemi fiscali meno sviluppati o di problemi come l'evasione fiscale. La Colombia (40,53%) e la Costa Rica (41,94%) hanno livelli più alti, suggerendo un impegno maggiore nella raccolta delle entrate per finanziare spese pubbliche più ampie. In Asia e Oceania, le entrate governative variano. Giappone (38,12%) e Corea (37,24%) mantengono livelli di entrate moderate, mentre Israele (37,17%) è leggermente inferiore. Australia (35,46%) e Nuova Zelanda (40,53%) presentano un contrasto interessante, con la Nuova Zelanda che mantiene un livello più alto di entrate governative, riflettendo differenze nelle loro politiche fiscali e sociali. In America del Nord, gli Stati Uniti (32,87%) e il Canada (42,29%) presentano differenze significative. Il Canada, con il suo sistema sanitario pubblico e altre spese sociali, richiede maggiori entrate rispetto agli Stati Uniti, che hanno un sistema di welfare meno esteso. L' Australia (35,46%) e la Nuova Zelanda (40,53%) offrono un interessante confronto nell'emisfero sud. Mentre entrambi i paesi hanno economie avanzate e sistemi politici simili, la Nuova Zelanda raccoglie una percentuale maggiore del suo PIL in entrate governative, il che può riflettere differenze nelle loro priorità di spesa pubblica. In conclusione, l'analisi delle entrate governative del 2021 mostra una grande varietà nelle politiche fiscali e nelle priorità di spesa pubblica tra le nazioni. I paesi con entrate governative elevate tendono a offrire ampi servizi pubblici e sistemi di welfare robusti, mentre quelli con entrate più basse spesso puntano su un ambiente fiscale favorevole alle imprese per stimolare la crescita economica. Tuttavia, il successo di queste strategie dipende da numerosi fattori, tra cui la capacità del governo di raccogliere efficacemente le tasse e la gestione efficiente delle spese pubbliche. L'analisi delle entrate governative fornisce quindi una preziosa prospettiva sulle diverse modalità con cui i governi finanziano le loro attività e rispondono alle esigenze dei loro cittadini.

Le entrate pubbliche nei paesi OCSE tra il 2007 ed il 2021. L'analisi delle entrate pubbliche nei paesi OCSE tra il 2007 e il 2021 rivela significative variazioni, tanto in termini assoluti quanto percentuali. Questi dati evidenziano come diverse nazioni abbiano affrontato cambiamenti nelle loro politiche fiscali e nei loro contesti economici. Complessivamente, si può osservare una tendenza alla crescita delle entrate pubbliche in molti paesi, mentre in altri si è registrata una diminuzione, spesso legata a particolari eventi economici o politici. Alcuni paesi hanno mostrato una variazione positiva modesta, come l'Australia con un incremento dello 0,18 punti percentuali (0,51%) e la Norvegia con un aumento di 0,30 punti percentuali (0,51%). Questi incrementi, seppur limitati, indicano una stabilità nelle politiche fiscali e un'economia relativamente stabile. Anche la Finlandia e il Belgio hanno registrato aumenti del 2,61% e 2,67% rispettivamente, indicando una crescita moderata e sostenibile. Paesi come l'Austria, il Canada e la Francia hanno registrato crescite più marcate. L'Austria ha visto un aumento di 2,39 punti percentuali (4,99%), il Canada 1,13 punti percentuali (2,75%) e la Francia 2,68 punti percentuali (5,37%). Questi incrementi riflettono possibili riforme fiscali e miglioramenti economici che hanno permesso di aumentare le entrate pubbliche. Alcuni paesi hanno sperimentato incrementi notevoli nelle loro entrate pubbliche. La Germania ha registrato un incremento di 3,87 punti percentuali (8,86%), mentre il Giappone ha visto un significativo aumento di 6,43 punti percentuali (20,29%). Questi aumenti possono essere attribuiti a riforme strutturali, miglioramenti nelle politiche fiscali o una ripresa economica robusta. Paesi come la Grecia, la Corea del Sud e la Colombia hanno mostrato incrementi sostanziali. La Grecia ha visto un incremento di 10,20 punti percentuali (25,27%), la Corea del Sud di 5,24 punti percentuali (16,38%) e la Colombia di 5,20 punti percentuali (14,72%). Questi aumenti suggeriscono significative riforme fiscali e un miglioramento delle condizioni economiche. La Costa Rica rappresenta un caso eccezionale con un incremento di 9,99 punti percentuali (31,27%), riflettendo probabilmente riforme fiscali estensive o cambiamenti drastici nelle politiche economiche. Anche la Slovacchia ha registrato un aumento significativo di 6,55 punti percentuali (19,08%). Non tutti i paesi hanno sperimentato incrementi. L'Irlanda, per esempio, ha visto una drastica diminuzione  (-17,84%). Anche Israele e l'Ungheria hanno registrato cali significativi rispettivamente del 3,39 punti percentuali (-8,36%) e 3,58 punti percentuali (-7,99%). Queste diminuzioni possono essere legate a crisi economiche, riduzioni fiscali o altre sfide economiche. La Nuova Zelanda e la Svezia hanno registrato diminuzioni più moderate rispettivamente del 2,15 punti percentuali (-5,04%) e 3,17 punti percentuali (-6,02%). Anche gli Stati Uniti hanno visto una lieve diminuzione di 0,52 punti percentuali (-1,56%), suggerendo una certa stabilità, nonostante la riduzione. L'andamento delle entrate pubbliche mostra una notevole variabilità tra i paesi OCSE. Mentre alcuni paesi come la Danimarca e l'Australia hanno mantenuto una relativa stabilità, altri come l'Irlanda e l'Islanda hanno sperimentato significative fluttuazioni. Questi dati sottolineano come fattori locali, riforme politiche e contesti economici specifici possano influenzare significativamente le entrate pubbliche di un paese. L'analisi dei dati relativi alle entrate pubbliche nei paesi OCSE tra il 2007 e il 2021 evidenzia una gamma di tendenze che riflettono le diverse realtà economiche e politiche dei paesi. Mentre molti paesi hanno visto un aumento delle entrate pubbliche, suggerendo una crescita economica e un miglioramento delle politiche fiscali, altri hanno registrato diminuzioni, spesso legate a crisi economiche o riforme fiscali significative. Questi dati offrono un'importante visione delle dinamiche economiche globali e delle sfide che i paesi affrontano nel gestire le loro finanze pubbliche.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette in un confronto tra i dati del 2007 ed il 2021.  L'analisi ha identificato 3 cluster principali che raggruppano i paesi con caratteristiche simili nelle loro entrate governative in percentuale del PIL. I cluster sono individuati di seguito:  

·       Cluster 0: questo cluster include paesi con entrate governative relativamente basse, con valori che tendono a rimanere stabili o a mostrare incrementi moderati. I paesi in questo cluster sono: Australia, Cile, Colombia, Costa Rica, Estonia, Irlanda, Israele, Giappone, Corea, Lettonia, Lituania, Messico, Repubblica Slovacca, Svizzera, Stati Uniti. Questi paesi generalmente hanno sistemi fiscali più leggeri e una minore dipendenza dalle entrate pubbliche rispetto ad altri.

·       Cluster 1: questo cluster raggruppa i paesi con entrate governative molto alte, che sono rimaste stabili o sono leggermente diminuite. I paesi in questo cluster sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Norvegia, Svezia. Questi paesi sono noti per i loro robusti stati di welfare, con alti livelli di spesa pubblica per servizi sociali come sanità e istruzione.

·       Cluster 2: questo cluster comprende paesi con entrate governative intermedie o che hanno mostrato variazioni significative tra i due periodi. I paesi in questo cluster sono: Canada, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Regno Unito. Questi paesi mostrano una varietà di approcci fiscali e di spesa pubblica, con alcuni che hanno aumentato significativamente le loro entrate nel 2021 rispetto al 2007, come la Grecia.

Il clustering dei paesi basato sulle entrate governative del 2007 e del 2021 evidenzia le differenze nei modelli di fiscalità e spesa pubblica. I paesi con entrate elevate tendono a mantenere queste tendenze, riflettendo una forte presenza del settore pubblico. Al contrario, i paesi con entrate più basse mantengono politiche fiscali più leggere. Questo tipo di analisi può aiutare a comprendere meglio come i diversi paesi gestiscono le loro finanze pubbliche e le implicazioni per la politica economica e sociale.

Conclusioni. Il valore delle entrate pubbliche in percentuale del PIL nei paesi OCSE è aumentato in media del 3,58% tra il 2007 ed il 2021 passando da 40,26 fino a 41,7. Vi sono comunque delle nazioni nelle quali le entrate pubbliche sono aumentate considerevolmente come per esempio nel caso di Costa Rica con +31,27%, Grecia con +23,27%, e Giappone con +20,29%. Vi sono anche dei paesi nei quali il valore delle entrate pubbliche in percentuale del PIL è diminuito significativamente come per esempio nel caso di Israele con -8,36%, Islanda con -17,84%, e Irlanda con -35,39%. Occorre considerare che il valore delle entrate pubbliche potrebbe aumentare o diminuire in relazione a contrazioni ed aumenti del PIL. Pertanto paesi con una economia dinamica potrebbero manifestare valori ridotti di entrate pubbliche rispetto al PIL in contrapposizione ai paesi a bassa crescita che potrebbero evidenziare un andamento all’aumento delle entrate pubbliche.






martedì 11 giugno 2024

La fiducia nel sistema giudiziario nei paesi OCSE

 

È aumentata del 10,91%

L’OCSE calcola il valore della fiducia nel sistema giudiziario. Il dato prende in considerazione il periodo tra il 2017 ed il 2022.

La fiducia nel sistema giudiziario nei paesi OCSE nel 2022. La fiducia nel sistema giudiziario varia notevolmente tra i paesi, come evidenziato dai dati del 2022. Questa analisi esamina la percentuale di fiducia espressa dai cittadini di vari paesi, mettendo in luce differenze significative e riflettendo sulle possibili cause e implicazioni di queste variazioni. I paesi nordici, come Norvegia (87%), Danimarca (85%), e Finlandia (82%), mostrano i livelli più alti di fiducia nel sistema giudiziario. Questo alto grado di fiducia può essere attribuito a vari fattori, tra cui la trasparenza del sistema giudiziario, l'efficacia delle istituzioni legali, e la percezione di imparzialità e indipendenza del sistema giudiziario. La fiducia nei sistemi giudiziari di questi paesi riflette un forte stato di diritto e una gestione efficace della giustizia, che sono elementi fondamentali per il mantenimento di società democratiche e stabili. La Svizzera (84%) e la Svezia (77%) seguono da vicino, consolidando l'immagine positiva dell'Europa Occidentale in termini di fiducia nella giustizia. La Germania (70%) e il Lussemburgo (75%) sono altri esempi di paesi con alti livelli di fiducia, suggerendo che questi sistemi sono percepiti come giusti, efficienti e affidabili. Anche l'Austria (76%) e l'Irlanda (67%) mostrano alti livelli di fiducia, confermando un trend positivo nei paesi con solidi sistemi democratici e giuridici. In contrasto con i paesi con alti livelli di fiducia, molti paesi europei mostrano un grado di fiducia significativamente inferiore. La Grecia (48%), la Repubblica Ceca (49%), e la Polonia (48%) indicano una percezione più negativa del loro sistema giudiziario. Questo può essere dovuto a vari fattori, tra cui corruzione percepita, inefficienza, eccessiva burocrazia, e mancanza di trasparenza. L'Italia, con un livello di fiducia del 36%, rappresenta un caso particolarmente critico in Europa Occidentale, suggerendo una forte insoddisfazione tra i cittadini per come viene amministrata la giustizia. Questa insoddisfazione potrebbe essere legata a lunghi tempi processuali, percezioni di corruzione e influenze politiche sul sistema giudiziario. Paesi come l'Estonia (63%) e l'Islanda (59%) mostrano livelli di fiducia relativamente alti, sebbene inferiori ai loro vicini nordici, indicando che ci sono aree di miglioramento, ma nel complesso, i sistemi giudiziari sono ancora visti in modo positivo. Il Belgio (61%) e la Francia (55%) si collocano a metà classifica, suggerendo che mentre una parte significativa della popolazione ha fiducia nel sistema, ci sono ancora sfide da affrontare per migliorare ulteriormente questa percezione. In America, i dati mostrano una disparità significativa. Il Canada (65%) e gli Stati Uniti (45%) evidenziano una differenza notevole, con il Canada che gode di una fiducia significativamente maggiore. Questo può riflettere differenze nei sistemi giudiziari e nelle percezioni di imparzialità e corruzione. Il Cile (23%) e la Colombia (28%) mostrano livelli estremamente bassi di fiducia, indicando gravi problemi percepiti nella giustizia, che potrebbero includere corruzione, inefficienza e mancanza di trasparenza. Anche il Messico (43%) si colloca nella fascia bassa, suggerendo la necessità di riforme significative per migliorare la fiducia nel sistema giudiziario. In Asia, la fiducia varia ampiamente. Il Giappone (67%) e la Corea del Sud (26%) mostrano un contrasto netto. La fiducia relativamente alta in Giappone può essere attribuita a un sistema giudiziario percepito come altamente efficiente e imparziale, mentre la bassa fiducia in Corea del Sud potrebbe riflettere preoccupazioni sulla corruzione e l'influenza politica. La Turchia (33%) mostra un livello di fiducia molto basso, che potrebbe essere influenzato dalle recenti tensioni politiche e dai problemi di indipendenza giudiziaria. Alcuni paesi mostrano livelli di fiducia moderati. La Costa Rica (50%) e la Slovenia (50%) indicano che metà della popolazione ha fiducia nel sistema giudiziario, ma c'è ancora una significativa parte che è scettica. La Lituania (37%) e la Lettonia (45%) evidenziano una fiducia relativamente bassa, suggerendo che ci sono percezioni di inefficienza o corruzione che devono essere affrontate. In paesi come Israele (59%) e l'Islanda (59%), la fiducia è moderatamente alta, ma c'è ancora margine per migliorare. L'Australia (55%) si colloca anch'essa a metà classifica, indicando che sebbene il sistema giudiziario sia generalmente visto in modo positivo, ci sono aree che necessitano di attenzione per aumentare la fiducia pubblica. Le variazioni nei livelli di fiducia nel sistema giudiziario hanno implicazioni significative per la stabilità sociale e la coesione nazionale. Nei paesi con alta fiducia, il sistema giudiziario può svolgere il suo ruolo di arbitro imparziale con l'appoggio del pubblico, contribuendo alla stabilità e alla fiducia nelle istituzioni. Al contrario, nei paesi con bassa fiducia, possono emergere sentimenti di ingiustizia e disillusione, che potrebbero alimentare disordini sociali e sfiducia nelle istituzioni governative. Per migliorare la fiducia nel sistema giudiziario, è essenziale che i paesi affrontino le cause principali della sfiducia. Questo include combattere la corruzione, migliorare la trasparenza e l'efficienza, e garantire l'indipendenza del sistema giudiziario dalle influenze politiche. Investimenti in formazione e risorse per il sistema giudiziario possono aiutare a ridurre i tempi processuali e aumentare la qualità della giustizia. Infine, la comunicazione e l'educazione pubblica svolgono un ruolo cruciale nel migliorare la fiducia. Campagne informative che spiegano il funzionamento del sistema giudiziario e promuovono storie di successo possono aiutare a migliorare la percezione pubblica. Coinvolgere la comunità e promuovere la trasparenza nei processi giudiziari può anche contribuire a costruire una fiducia duratura nel sistema. In sintesi, la fiducia nel sistema giudiziario è un indicatore fondamentale della salute democratica di una nazione. I dati del 2022 evidenziano la necessità di riforme continue e impegno per garantire che tutti i cittadini possano avere fiducia nella giustizia e nell'equità del loro sistema legale.

La fiducia nel sistema giudiziario nei paesi OCSE tra il 2017 ed il 2022. Il confronto dei dati sulla fiducia nel sistema giudiziario nei paesi dell'OCSE tra il 2017 e il 2022 rivela tendenze interessanti e differenziate. I dati mostrano variazioni significative in alcuni paesi, indicando cambiamenti nella percezione pubblica dell'efficacia e dell'integrità dei sistemi giudiziari. In particolare, paesi come Repubblica Ceca, Estonia, Lituania e Slovenia hanno registrato aumenti notevoli nella fiducia, mentre altri come la Turchia e gli Stati Uniti hanno visto una diminuzione marcata. Partendo dai paesi con il maggior incremento di fiducia, la Repubblica Ceca ha visto un aumento di 17 punti percentuali, equivalente a un incremento del 53,13%. Questo potrebbe essere attribuito a riforme significative nel sistema giudiziario ceco o a miglioramenti nella trasparenza e nell'efficacia dei processi legali. Analogamente, l'Estonia ha registrato un incremento di 20 punti, pari a un sorprendente 46,51%, forse dovuto agli avanzamenti tecnologici nel sistema giudiziario e alla digitalizzazione dei processi legali, che hanno migliorato l'accessibilità e la trasparenza. La Lituania, con un aumento di 14 punti (60,87%), e la Slovenia, con un incremento di 20 punti (66,67%), mostrano anch'esse miglioramenti significativi. Questi paesi potrebbero aver implementato riforme giudiziarie che hanno rafforzato l'indipendenza della magistratura o migliorato l'efficienza delle procedure legali. Inoltre, il miglioramento della formazione e della professionalità del personale giudiziario potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nel rinforzare la fiducia pubblica. Tra gli altri paesi con aumenti moderati nella fiducia, troviamo l'Australia con un incremento di 6 punti (12,24%) e il Belgio con 9 punti (17,31%). Questi incrementi potrebbero riflettere percezioni positive dovute a miglioramenti nella gestione dei casi giudiziari o a campagne di comunicazione volte a rafforzare la fiducia nel sistema legale. Il Canada ha visto un incremento di 5 punti (8,33%), che potrebbe essere collegato a riforme mirate a migliorare l'accesso alla giustizia e la riduzione delle tempistiche dei processi. Paesi come la Francia (7 punti, 14,58%), Israele (10 punti, 20,41%) e il Giappone (14 punti, 26,42%) hanno mostrato aumenti significativi, suggerendo che le iniziative per migliorare l'efficacia e la trasparenza del sistema giudiziario stanno avendo un impatto positivo. La Germania ha registrato un aumento notevole di 19 punti (37,25%), indicando probabilmente riforme profonde nel sistema giudiziario o miglioramenti nella percezione pubblica della giustizia e della sua imparzialità. D'altro canto, alcuni paesi hanno visto una diminuzione nella fiducia. La Turchia ha registrato la più grande diminuzione con una perdita di 34 punti, pari a una riduzione del 50,75%. Questo significativo calo potrebbe riflettere preoccupazioni riguardo all'indipendenza della magistratura e alle interferenze politiche. Gli Stati Uniti hanno visto una riduzione di 10 punti (18,18%), suggerendo un calo nella fiducia dovuto forse a percezioni di iniquità o a episodi di ingiustizia percepita. Altri paesi con diminuzioni includono Colombia (6 punti, -17,65%), Italia (3 punti, -7,69%), e Ungheria (2 punti, -4,08%). Questi cali potrebbero indicare problemi strutturali o percezioni negative legate a episodi di corruzione, inefficienza o lentezza nei processi giudiziari. La Slovacchia e il Lussemburgo hanno visto una leggera diminuzione di 1 punto ciascuno, indicando una relativa stabilità ma con una lieve tendenza al ribasso. Infine, alcuni paesi hanno mostrato variazioni minime, come l'Austria (2 punti, 2,70%), la Danimarca (1 punto, 1,19%), la Grecia (1 punto, 2,13%), e i Paesi Bassi (2 punti, 3,08%). Questa stabilità suggerisce che in questi paesi la fiducia nel sistema giudiziario è rimasta relativamente costante, forse grazie a un sistema giudiziario consolidato e percepito come equo e trasparente.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means.  La clusterizzazione dei livelli di fiducia nel sistema giudiziario ha suddiviso i paesi in cinque gruppi distinti. Questi cluster offrono una panoramica delle differenze regionali e delle similitudini tra paesi con livelli di fiducia simili, evidenziando le diverse percezioni e potenziali sfide che i sistemi giudiziari affrontano in ciascuna regione. Di seguito, analizziamo ciascun cluster in dettaglio, esplorando le possibili cause e implicazioni delle variazioni nella fiducia.

·       Cluster 0: Fiducia Moderata. Il primo cluster include paesi come Spagna, Slovenia, Ungheria, Grecia, Portogallo, Costa Rica, Repubblica Ceca e Polonia, con livelli di fiducia compresi tra 47 e 51. Questi paesi condividono una fiducia moderata nel sistema giudiziario. Le ragioni di questo livello di fiducia possono essere varie. In molti di questi paesi, ci sono problemi di corruzione percepita, inefficienza burocratica e lunghi tempi processuali, che possono influenzare negativamente la percezione pubblica del sistema giudiziario. Tuttavia, la fiducia non è così bassa da indicare una totale mancanza di speranza nella giustizia. Questi paesi potrebbero beneficiare di riforme mirate a migliorare l'efficienza e la trasparenza, che potrebbero innalzare ulteriormente i livelli di fiducia.

·       Cluster 1: Fiducia Relativamente Alta. Il secondo cluster comprende Australia, Belgio, Canada, Estonia, Francia, Islanda, Irlanda, Israele, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Regno Unito, con livelli di fiducia che vanno da 55 a 67. Questi paesi mostrano una fiducia relativamente alta nel sistema giudiziario. Questa fiducia può essere attribuita a un buon grado di trasparenza, efficienza e indipendenza del sistema giudiziario. Molti di questi paesi hanno solide istituzioni democratiche e un forte stato di diritto, che contribuiscono a mantenere la fiducia dei cittadini. Tuttavia, ci sono ancora margini di miglioramento, come dimostrato dalle continue riforme e innovazioni nei sistemi giudiziari di questi paesi.

·       Cluster 2: Fiducia Molto Alta. Il terzo cluster è costituito da Austria, Germania, Finlandia, Danimarca, Svezia, Svizzera, Norvegia e Lussemburgo, con livelli di fiducia molto alti che variano tra 75 e 87. Questi paesi sono noti per i loro sistemi giudiziari estremamente efficienti, trasparenti e indipendenti. La fiducia molto alta è spesso il risultato di una lunga storia di governance democratica, forti istituzioni e un impegno costante per la giustizia sociale e l'equità. In questi paesi, la fiducia nel sistema giudiziario è sostenuta da un alto grado di integrità istituzionale e dalla percezione che il sistema giudiziario sia imparziale e accessibile a tutti i cittadini.

·       Cluster 3: Fiducia Bassa. Il quarto cluster include Italia, Lituania, Messico, Lettonia e Stati Uniti, con livelli di fiducia che vanno da 36 a 45. Questi paesi mostrano una fiducia bassa nel sistema giudiziario. In Italia, ad esempio, la lunga durata dei processi e le percezioni di corruzione sono fattori che influenzano negativamente la fiducia. Negli Stati Uniti, la fiducia può essere minata da preoccupazioni riguardo a disparità razziali e sociali nel sistema giudiziario. Il Messico, Lettonia e Lituania affrontano sfide simili, con percezioni di inefficienza e corruzione. Per migliorare la fiducia, questi paesi potrebbero dover affrontare riforme strutturali significative, migliorare la trasparenza e combattere la corruzione.

·       Cluster 4: Fiducia Molto Bassa. Il quinto e ultimo cluster comprende Cile, Colombia, Corea e Turchia, con livelli di fiducia molto bassi, che vanno da 23 a 33. Questi paesi affrontano le sfide più gravi in termini di fiducia nel sistema giudiziario. La bassa fiducia può essere attribuita a fattori come la corruzione diffusa, l'inefficienza cronica, l'influenza politica sul sistema giudiziario e violazioni dei diritti umani. In Corea, ad esempio, scandali di corruzione ad alto livello hanno eroso la fiducia pubblica. In Turchia, l'interferenza politica e le repressioni contro la magistratura indipendente sono questioni critiche. Il Cile e la Colombia affrontano problemi simili con la corruzione e l'inefficienza. Questi paesi richiedono riforme radicali per ristabilire la fiducia pubblica, inclusi sforzi concertati per garantire l'indipendenza giudiziaria e combattere la corruzione.

Le implicazioni di questi risultati sono significative per le politiche pubbliche e la governance. Nei paesi con alta fiducia, è essenziale mantenere e rafforzare le pratiche che garantiscono trasparenza e indipendenza giudiziaria. In quelli con fiducia moderata o bassa, è necessario identificare e affrontare i problemi specifici che minano la fiducia pubblica. Per i paesi nel primo cluster, la fiducia può essere incrementata attraverso misure che migliorino l'efficienza processuale e riducano la burocrazia. Programmi di formazione per i giudici e l'introduzione di tecnologie per accelerare i processi giudiziari possono essere particolarmente utili. Nei paesi del secondo cluster, mantenere l'alta fiducia richiede un monitoraggio continuo e l'implementazione di miglioramenti innovativi. La trasparenza deve essere una priorità, insieme a campagne di sensibilizzazione che mostrino ai cittadini come il sistema giudiziario lavora per proteggere i loro diritti. Nei paesi del terzo cluster, la sfida è più complessa. È essenziale affrontare la corruzione percepita e reale attraverso riforme strutturali. Migliorare l'accessibilità e la comprensione del sistema giudiziario per i cittadini comuni può aiutare a ricostruire la fiducia. Gli sforzi dovrebbero includere campagne educative e miglioramenti nella comunicazione tra il sistema giudiziario e il pubblico. Per i paesi del quarto cluster, le riforme devono essere profonde e sistematiche. Garantire l'indipendenza della magistratura è fondamentale. La comunità internazionale può giocare un ruolo significativo attraverso il sostegno e la supervisione di riforme giudiziarie, assicurando che vengano implementate in modo efficace. In sintesi, la clusterizzazione dei paesi in base al livello di fiducia nel sistema giudiziario fornisce una chiara visione delle sfide e delle opportunità presenti nei diversi contesti nazionali. Comprendere queste variazioni è cruciale per sviluppare politiche mirate che possano migliorare la fiducia pubblica e, di conseguenza, rafforzare lo stato di diritto in tutto il mondo. Ogni paese deve affrontare le proprie specificità con soluzioni personalizzate, basate su un'analisi approfondita delle cause sottostanti alla fiducia o alla mancanza di essa nel proprio sistema giudiziario.

Conclusioni. La fiducia nel sistema giudiziario nei paesi OCSE è cresciuta del 10,91% tra il 2017 ed il 2021 passando da un valore medio di 50,91 ad un valore di 56,47. Tuttavia vi sono dei paesi nei quali il valore della fiducia nel sistema giudiziario è cresciuto significativamente tra il 2017 ed il 2022 ovvero la Slovenia con +66,67%, la Lithuania con +60,87% e la Repubblica Ceca con +53,13%. Tuttavia vi sono dei paesi nei quali la fiducia nel sistema giudiziario è diminuita significativamente ovvero l’Italia con -7,69%, la Colombia con -17,65%, gli Stati Uniti con -18,18% e la Turchia con -50,75%. Possiamo notare che la riduzione della fiducia nel sistema giudiziario tende ad essere indipendente sia dal livello del reddito pro-capite che anche dall’orientamento più o meno democratico dei paesi considerati.