mercoledì 12 giugno 2024

Il Debito Pubblico nei Paesi OCSE

 

E’ cresciuto tra il 2007 ed il 2022 in media del 53,12% nei paesi OCSE considerati

 

L’OCSE calcola il valore del debito pubblico in percentuale del PIL. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2007 ed il 2022.

Il debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE. Il debito pubblico in percentuale del PIL è un indicatore cruciale per valutare la sostenibilità fiscale di un paese e la sua capacità di finanziare le spese pubbliche. I dati del 2022 per i paesi OCSE mostrano notevoli differenze, riflettendo diverse strategie fiscali, condizioni economiche e risposte alla pandemia di COVID-19. La Grecia, con un debito pubblico pari al 191,51% del PIL, continua a essere in cima alla lista, una conseguenza diretta della crisi del debito sovrano iniziata nel 2009 e delle misure di austerità successive. Anche l'Italia presenta un elevato livello di debito pubblico, pari al 151,26% del PIL, dovuto a una crescita economica stagnante, alte spese pubbliche e difficoltà strutturali nel ridurre il deficit. Negli Stati Uniti, il debito pubblico ha raggiunto il 121,29% del PIL, alimentato da ingenti spese per stimoli economici e risposte alla pandemia, unito alla storica tendenza del paese ad avere disavanzi di bilancio significativi. In Europa, paesi come la Spagna (117,7%), la Francia (116,95%) e il Portogallo (116,63%) mostrano livelli di debito pubblico simili, in gran parte dovuti agli sforzi per sostenere le economie durante la crisi finanziaria globale e la pandemia. Il Belgio (103,79%) e il Regno Unito (103,57%) seguono con debiti superiori al 100% del PIL, indicando la necessità di politiche fiscali prudenti per evitare rischi di insostenibilità. Il Canada, con un debito pari al 100,77% del PIL, riflette una combinazione di politiche di spesa espansive e risposta alla pandemia, simile a quella di molti paesi sviluppati. L'Austria (82,84%), l'Ungheria (76,56%) e la Finlandia (74,17%) presentano debiti pubblici meno elevati, ma comunque significativi. Questi paesi devono gestire attentamente le loro finanze per evitare che il debito cresca ulteriormente. La Slovenia (69,34%) e la Slovacchia (65,38%) si trovano in una situazione relativamente migliore, con debiti che, sebbene alti, sono ancora sotto controllo. La Germania, con un debito del 65,33% del PIL, dimostra una gestione fiscale più rigorosa, beneficiando di una solida economia e politiche di bilancio prudenti. La Polonia (58,74%) e la Nuova Zelanda (56,65%) mantengono livelli di debito relativamente bassi, il che offre maggiore flessibilità per future politiche economiche. I Paesi Bassi (54,65%) e l'Australia (53,83%) continuano a mostrare una gestione efficace del debito pubblico, riflettendo economie resilienti e politiche fiscali prudenti. I paesi baltici e scandinavi, tra cui la Lettonia (49,32%), la Repubblica Ceca (48,05%), l'Irlanda (46,65%), la Svezia (44,36%) e la Norvegia (42,25%), mantengono livelli di debito pubblico particolarmente bassi. Questi paesi beneficiano di economie solide, gestione fiscale prudente e, in alcuni casi, abbondanza di risorse naturali, come nel caso della Norvegia. I paesi con i debiti pubblici più bassi sono il Cile (41,32%), la Lituania (38,15%), la Danimarca (37,43%), il Lussemburgo (28,85%) e l'Estonia (25,26%). Questi paesi dimostrano una forte disciplina fiscale e un'attenzione particolare alla sostenibilità del debito. La loro posizione fiscale favorevole offre un margine di manovra per rispondere a future crisi economiche senza compromettere la stabilità finanziaria. I paesi con alti livelli di debito devono affrontare sfide significative in termini di sostenibilità fiscale. Un debito elevato può limitare la capacità di un governo di rispondere a crisi future e aumentare la vulnerabilità a cambiamenti nei tassi di interesse globali. La Grecia e l'Italia, in particolare, devono implementare riforme strutturali per stimolare la crescita economica e ridurre il debito nel lungo termine. Le politiche fiscali giocano un ruolo cruciale nella gestione del debito pubblico. Durante la pandemia, molti paesi hanno aumentato le spese per sostenere le loro economie, portando a un aumento del debito. Tuttavia, una volta superata la crisi, sarà necessario trovare un equilibrio tra politiche di stimolo per sostenere la crescita economica e misure di austerità per ridurre il debito. L'adozione di politiche fiscali credibili e sostenibili sarà essenziale per mantenere la fiducia dei mercati finanziari. Per molti paesi con alto debito, riforme strutturali volte a migliorare la produttività, aumentare l'efficienza del settore pubblico e stimolare l'innovazione saranno cruciali. Tali riforme possono aiutare a ridurre il deficit e il debito pubblico nel lungo periodo. Paesi come la Grecia e l'Italia, che affrontano sfide economiche strutturali, devono continuare a implementare riforme per migliorare la competitività e la crescita economica. I tassi di interesse globali influenzano significativamente la capacità dei paesi di gestire il loro debito. Tassi di interesse bassi negli ultimi anni hanno permesso a molti paesi di finanziare il debito a costi ridotti. Tuttavia, un aumento dei tassi di interesse potrebbe creare ulteriori pressioni sui bilanci dei paesi con debiti elevati, rendendo più costoso il servizio del debito. I governi devono essere preparati a gestire il rischio di tassi di interesse più elevati in futuro.

Il debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE tra il 2007 ed il 2022. L'analisi dei dati relativi al debito pubblico in percentuale del PIL nei paesi OCSE tra il 2007 e il 2022 rivela tendenze significative e differenze marcate tra i vari paesi. Questi dati illustrano l'evoluzione del debito pubblico e il suo impatto economico, offrendo una panoramica sullo stato finanziario delle economie sviluppate. Partendo dall'Australia, il debito pubblico è aumentato notevolmente dal 12,27% del PIL nel 2007 al 53,83% nel 2022, con una variazione assoluta di 41,56 punti percentuali, pari a un incremento del 338,71%. Questo aumento drammatico riflette politiche di spesa espansive, possibili risposte a crisi economiche e investimenti in infrastrutture. L'Austria ha visto un aumento più modesto, passando dal 68,96% all'82,84%, con un incremento di 13,88 punti percentuali, corrispondente al 20,13%. La crescita del debito pubblico austriaco è stata più contenuta rispetto a molti altri paesi, indicando una gestione più cauta delle finanze pubbliche. Il Belgio, partendo da un livello di debito pubblico già alto (94,63%), è salito al 103,79%, segnando un aumento di 9,16 punti percentuali (9,68%). Questo modesto incremento suggerisce un controllo relativamente efficace delle spese pubbliche nonostante le pressioni economiche. Il Canada ha visto il proprio debito pubblico crescere dal 71,33% al 100,77%, con un aumento di 29,44 punti percentuali, pari al 41,27%. Questo riflette una combinazione di spese per stimoli economici e altre misure finanziarie adottate per affrontare le sfide economiche globali. Il Cile ha registrato uno dei maggiori incrementi percentuali, con il debito pubblico che è aumentato dal 11,33% al 41,32%, segnando un incremento assoluto di 29,99 punti percentuali, pari al 264,70%. Questo aumento indica un significativo cambiamento nelle politiche fiscali del paese. In Repubblica Ceca, il debito pubblico è passato dal 30,56% al 48,05%, con un incremento di 17,49 punti percentuali (57,23%). Questo riflette una crescita delle spese pubbliche in risposta a necessità economiche interne ed esterne. La Danimarca ha mantenuto un incremento relativamente basso, passando dal 34,59% al 37,43%, con una variazione di soli 2,84 punti percentuali (8,21%). Questo basso incremento suggerisce una gestione finanziaria stabile e prudente. L'Estonia ha visto un notevole aumento del debito, passando dal 7,19% al 25,26%, con un incremento di 18,07 punti percentuali, pari al 251,32%. Questo significativo aumento percentuale parte però da una base molto bassa, indicando un'accresciuta ma ancora contenuta dipendenza dal debito pubblico. La Finlandia ha visto il debito pubblico salire dal 41,08% al 74,17%, con un incremento di 33,09 punti percentuali (80,55%). Questo aumento riflette un'espansione delle spese pubbliche, probabilmente legata a interventi economici e sociali. La Francia ha registrato un incremento dal 75,94% al 116,95%, con una crescita di 41,01 punti percentuali (54,00%). Questo aumento considerevole evidenzia un impegno significativo in politiche di spesa pubblica. La Germania è uno dei pochi paesi a registrare una diminuzione, passando dal 66,86% al 65,33%, con una riduzione di 1,53 punti percentuali (-2,29%). Questo risultato positivo riflette un'efficace gestione del debito pubblico. La Grecia ha visto un impressionante aumento del debito pubblico, dal 113,00% al 191,51%, con un incremento di 78,51 punti percentuali (69,48%). Questo aumento massiccio è in gran parte il risultato della crisi del debito sovrano che ha colpito il paese negli ultimi decenni. L'Ungheria ha visto un aumento contenuto, passando dal 71,86% al 76,56%, con una variazione di 4,70 punti percentuali (6,54%). Questo modesto incremento riflette un certo controllo delle spese pubbliche. L'Irlanda ha registrato un aumento significativo dal 27,48% al 46,65%, con una crescita di 19,17 punti percentuali (69,76%). Questo riflette le politiche di risposta alla crisi finanziaria globale. L'Italia, con un alto debito pubblico iniziale, è passata dal 110,24% al 151,26%, con un aumento di 41,02 punti percentuali (37,21%). Questo aumento sottolinea le continue sfide economiche e finanziarie del paese. La Lettonia ha visto una crescita significativa, dal 13,47% al 49,32%, con un aumento di 35,85 punti percentuali (266,15%). Questo aumento indica un'accresciuta dipendenza dal debito pubblico per finanziare le politiche economiche. La Lituania ha visto il debito aumentare dal 19,40% al 38,15%, con una crescita di 18,75 punti percentuali (96,65%). Questo riflette una significativa espansione delle spese pubbliche. Il Lussemburgo ha visto un incremento dal 17,06% al 28,85%, con una variazione di 11,79 punti percentuali (69,11%). Questo aumento, sebbene notevole in percentuale, parte da una base relativamente bassa. I Paesi Bassi hanno visto un aumento contenuto, dal 50,46% al 54,65%, con una crescita di 4,19 punti percentuali (8,30%). Questo riflette un buon controllo delle spese pubbliche. La Nuova Zelanda ha registrato un incremento significativo, dal 25,73% al 56,65%, con una crescita di 30,92 punti percentuali (120,17%). Questo aumento riflette politiche di spesa espansive. La Norvegia è uno dei pochi paesi con una riduzione del debito, passando dal 55,85% al 42,25%, con una riduzione di 13,60 punti percentuali (-24,35%). Questo riflette una gestione molto efficace delle finanze pubbliche. La Polonia ha visto un incremento dal 51,56% al 58,74%, con una crescita di 7,18 punti percentuali (13,93%). Questo aumento relativamente modesto suggerisce un buon controllo della spesa pubblica. Il Portogallo ha visto un notevole aumento del debito pubblico, passando dall'80,51% al 116,63%, con una crescita di 36,12 punti percentuali (44,86%). Questo aumento riflette le sfide economiche significative affrontate dal paese. La Slovacchia ha visto una crescita dal 36,07% al 65,38%, con un aumento di 29,31 punti percentuali (81,26%). Questo riflette un'espansione significativa delle spese pubbliche. La Slovenia ha visto un aumento del debito dal 30,35% al 69,34%, con una crescita di 38,99 punti percentuali (128,47%). Questo aumento considerevole indica una crescita delle politiche di spesa pubblica. La Spagna ha registrato uno degli incrementi più alti, dal 42,35% al 117,70%, con una crescita di 75,35 punti percentuali (177,92%). Questo aumento massiccio riflette le conseguenze della crisi finanziaria e delle misure di austerità. La Svezia ha visto una riduzione del debito pubblico, dal 47,61% al 44,36%, con una diminuzione di 3,25 punti percentuali (-6,83%). Questo riflette una gestione prudente delle finanze pubbliche. Il Regno Unito ha visto un aumento significativo, dal 53,21% al 103,57%, con una crescita di 50,36 punti percentuali (94,64%). Questo aumento riflette le misure di stimolo economico adottate negli ultimi anni. Gli Stati Uniti hanno visto un aumento considerevole, dal 64,49% al 121,29%, con una crescita di 56,80 punti percentuali (88,08%). Questo riflette le politiche di stimolo economico e le spese pubbliche aumentate per fronteggiare le crisi economiche.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. La clusterizzazione dei dati relativi ai paesi in due cluster distinti offre una visione interessante delle differenze e delle somiglianze tra le nazioni nel periodo compreso tra il 2007 e il 2022. I dati forniscono un'opportunità per esplorare i fattori che hanno portato alla formazione di questi cluster e per riflettere sulle implicazioni di tali raggruppamenti.

Il Cluster 0 è composto principalmente da paesi che hanno mostrato una crescita moderata o bassa nel periodo considerato. Questi paesi includono Australia, Cile, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Svezia, Paesi Bassi, Slovenia e Danimarca. Un tratto distintivo di questo cluster è che molti di questi paesi sono piccole economie o economie in via di sviluppo che hanno mostrato una crescita economica significativa ma non esplosiva. Ad esempio, l'Estonia e la Lettonia, due delle repubbliche baltiche, hanno mostrato una crescita notevole, ma partivano da una base economica più bassa rispetto ad altre nazioni europee. Questo cluster include anche alcune delle economie più sviluppate e stabili del mondo, come la Finlandia, i Paesi Bassi e la Svezia, che hanno mantenuto tassi di crescita stabili e sostenibili.

Il Cluster 1, invece, comprende paesi che hanno sperimentato una crescita economica più alta e spesso più volatile. Questi includono Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Questo cluster è caratterizzato da economie più grandi e sviluppate che hanno visto significative fluttuazioni economiche e finanziarie. Per esempio, la Grecia, che ha subito una delle crisi economiche più profonde nella storia recente, è inclusa in questo cluster. Anche l'Italia e il Portogallo, che hanno dovuto affrontare sfide economiche considerevoli, appartengono a questo gruppo. La presenza di nazioni come gli Stati Uniti e il Regno Unito suggerisce che il Cluster 1 comprende anche paesi con economie altamente sviluppate che, nonostante la loro forza economica complessiva, hanno visto periodi di crescita variabile e, in alcuni casi, di crisi economica. Un'analisi approfondita dei dati rivela che i paesi del Cluster 0 hanno generalmente una crescita economica più uniforme e sostenibile rispetto a quelli del Cluster 1. Questo potrebbe essere dovuto a una serie di fattori, tra cui la stabilità politica, politiche economiche prudenti e una minore esposizione alle turbolenze finanziarie globali. Ad esempio, paesi come la Svezia e i Paesi Bassi sono noti per le loro politiche economiche stabili e la loro resilienza alle crisi economiche globali. D'altro canto, i paesi del Cluster 1, pur essendo tra le economie più avanzate del mondo, hanno dimostrato una maggiore vulnerabilità alle crisi economiche e finanziarie, che ha portato a periodi di crescita economica irregolare. La presenza di paesi come la Germania e la Francia nel Cluster 1 può sembrare sorprendente, considerando che sono tra le economie più forti e stabili dell'Unione Europea. Tuttavia, la loro inclusione in questo cluster può essere attribuita alle sfide economiche affrontate negli ultimi anni, come la crisi dell'eurozona e le turbolenze finanziarie globali. Anche il Canada, un altro paese del Cluster 1, ha visto una crescita economica sostenuta ma ha dovuto affrontare sfide legate alle fluttuazioni del mercato delle materie prime, in particolare il petrolio. Una caratteristica interessante del Cluster 0 è la presenza di economie relativamente piccole ma altamente sviluppate, come il Lussemburgo e la Norvegia. Questi paesi hanno beneficiato di politiche economiche prudenti, elevati standard di vita e, nel caso della Norvegia, abbondanti risorse naturali. La loro inclusione nel Cluster 0 suggerisce che la dimensione economica non è l'unico fattore determinante per la crescita sostenibile, ma anche la gestione efficace delle risorse e delle politiche economiche gioca un ruolo cruciale. La clusterizzazione dei dati suggerisce anche che i paesi del Cluster 1 potrebbero beneficiare di un'analisi delle politiche e delle pratiche adottate dai paesi del Cluster 0 per migliorare la loro stabilità economica. Ad esempio, l'adozione di politiche fiscali e monetarie più prudenti, investimenti in infrastrutture sostenibili e la promozione dell'innovazione tecnologica potrebbero aiutare a stabilizzare la crescita economica nei paesi del Cluster 1. Inoltre, la diversità all'interno di ciascun cluster suggerisce che, sebbene ci siano tendenze comuni, ogni paese ha affrontato sfide uniche che hanno influenzato la sua crescita economica. Ad esempio, la Grecia ha affrontato una crisi del debito sovrano che ha avuto implicazioni di vasta portata per la sua economia, mentre l'Italia ha lottato con problemi strutturali a lungo termine e una crescita lenta. D'altro canto, paesi come la Finlandia e l'Irlanda, nonostante le loro dimensioni economiche relativamente piccole, hanno mostrato una notevole capacità di recupero e crescita grazie a forti settori tecnologici e politiche economiche favorevoli.

Conclusioni. Il debito pubblico in percentuale del PIL è cresciuto tra il 2007 ed il 2022 in media del 53,12% nei paesi OCSE considerati passando da un ammontare di 49,15 fino ad un valore di 75,26. Vi sono dei paesi nei quali il valore del debito pubblico in percentuale del PIL è cresciuto assai più della media ovvero Australia con +338,71%, Lettonia con +266,15%, e Cile con +264,7%. Vi sono anche dei paesi nei quali il debito pubblico in percentuale del PIL è diminuito ovvero la Germania con -2,29%, la Svezia con -6,83% e la Norvegia con -24,35%.








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