Tra il 2018 ed il 2022 sono cresciuti del 120%
L’Istat calcola il valore
degli occupati che lavorano da casa. La variabile è definita come la
percentuale di occupati che hanno svolto il loro lavoro da casa nelle ultime 4
settimane sul totale degli occupati. I dati si riferiscono al periodo 2018-2022
nelle 20 regioni italiane.
Ranking
delle regioni italiane per valore degli occupati che lavorano da casa nel 2022.
Il Lazio è al primo posto per valore degli occupati che lavorano da casa nel
2022 con un ammontare pari a 21,1 unità, seguito dalla Lombardia con un valore
pari a 15,2 unità e dalla Liguria con un valore di 13,7 unità. A metà
classifica vi sono la Toscana con un valore di 10,1 unità, seguita dalla
Sardegna con un valore di 10 unità e dall’Umbria con un valore di 8,8 unità.
Chiudono la classifica la Sicilia con un valore di 7,3 unità, seguita dalla
Valle d’Aosta con un valore di 6,7 unità, e dalla Puglia con un valore di 6,6 unità.
Ranking delle regioni
italiane per valore della variazione percentuale delle persone che lavorano da
casa tra il 2018 ed il 2022. Il Lazio è al primo posto per valore della
variazione percentuale delle persone che lavorano da casa tra il 2018 ed il 2022
con un ammontare pari a 257,63% corrispondente ad una variazione da un
ammontare di 5,90 unità nel 2018 fino ad un valore di 21,10 unità nel 2022.
Segue la Lombardia con una variazione pari a +186,79% corrispondente ad una
variazione da un ammontare di 5,30 unità fino a 15,20 unità ovvero pari ad un
ammontare di 9,90 unità. La Sardegna è al terzo posto per valore degli occupati
che lavorano da casa tra il 2018 ed il 2022 corrispondente ad una variazione di
170,27% pari ad una variazione da un ammontare di 3,70 unità fino ad un valore
di 10,00 unità. A metà classifica vi sono la Puglia con una variazione pari a
120,005 corrispondente ad una variazione da 3,00 unità nel 2018 fino ad un
valore di 6,60 unità nel 2022. Segue la Sicilia con un valore di 108,57%
corrispondente ad una variazione da un ammontare di 3,50 unità fino a 7,30
unità. Ed infine, sempre a metà classifica, vi è il Molise con una variazione
percentuale pari a 105,565 corrispondente ad una variazione da un ammontare di
3,60 unità fino ad un valore di 7,40 unità. Chiudono la classifica la Valle
d’Aosta con una variazione pari ad un ammontare di 67,505 pari ad una
variazione da un ammontare di 4,70 unità fino ad un valore di 7,40 unità.
Seguita dall’Abruzzo con una variazione pari ad un ammontare di 57,45%
corrispondente ad una variazione da un ammontare di 4,70 unità fino a 7,40
unità. Ed infine il Friuli Venezia Giulia con una variazione par ad un
ammontare di 53,62% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 6,90
unità fino a 10,60 unità. In media il valore degli occupati da casa è passato
da un ammontare di 4,67 nel 2018 fino ad un valore di 10,305 nel 2022 con una
variazione pari a +120,66%. Tuttavia la variazione positiva più rilevante si è
avuta nel passaggio tra il 2019 ed i 2020, ovvero durante il Covid-19. Infatti
tra il 2019 ed il 2020 il valore degli occupati da casa è cresciuto da un
ammontare di 4,59 unità fino ad un valore di 12,515.
Gli
occupati che lavorano da casa nella macro-regioni italiane tra il 2018 ed il
2022. Gli occupati che lavorano da casa sono cresciuti in
tutte le macro-regioni italiane tra il 2018 ed il 2022. Nello specifico tale
valore è cresciuto nel Nord per un ammontare pari a +141,82%, nel Nord-Ovest
per +173,58%, nel Nord-Est per 110,71%, nel Centro per 175,93%, nel Mezzogiorno
per un ammontare di 122,86%, e nelle
Isole per un ammontare di 120,00%. Tuttavia possiamo notare che, in tutte le
macro-regioni italiane, il valore degli occupati che lavorano da casa è
cresciuto nel 2020 e nel 2021 ed è invece leggermente diminuito nel 2022. Il
Covid 19 ha dato un rilevante contributo alla crescita degli occupati che
lavorano da casa. Tuttavia, la fine della pandemia ha determinato una
significativa riduzione di tale valore anche se complessivamente gli occupati
che lavorano da casa risultano superiori nel 2022 ai corrispettivi valori del
2018 e del 2019 nelle macro-regioni italiane.
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette.
Di seguito presentiamo una clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato
con il coefficiente di Silhouette. I dati mettono in evidenza la presenza di
due clusters ovvero:
- ·
Cluster 1: Emilia Romagna, Liguria,
Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Toscana,
Veneto;
- ·
Cluster 2: Sicilia, Molise, Basilicata,
Calabria, Puglia, Marche, Abruzzo, Campania, Valle d’Aosta, Umbria, Sardegna.
Considerando il valore
medio dei clusters possiamo notare il seguente ordinamento ovvero C1>C2. Ne
deriva che le regioni del Centro-Nord tendono ad avere dei valori di occupati
da casa assai superiore rispetto ai valori del Cluster 2. In modo particolare
le uniche regioni del centro-nord Italia che fanno parte del cluster 2 sono:
Valle d’Aosta e Umbria. Le regioni del centro-nord hanno quindi dei valori
assai più rilevanti di occupati che lavorano da casa rispetto alle
corrispondenti regioni meridionali. Tale valore può essere dovuto anche alla
presenza di aziende di maggiore dimensioni nel Centro-Nord che hanno delle
politiche del lavoro in grado di riconoscere con maggiore efficienza lo
smartworking ai propri dipendenti.
Conclusioni.
Il valore degli occupati da casa è cresciuto significativamente tra il 2018 ed
il 2022. Il Covid 19 ha fatto crescere il valore degli occupati da casa. Tuttavia
tra il 2021 ed il 2022 il valore degli occupati da casa è diminuito in media in
tutte le macro-regioni italiane. Esiste in ogni caso un divario tra regioni
meridionali e regioni del centro-Nord per valore degli occupati che lavorano da
casa. Tale differenza tra regioni meridionali e regioni settentrionali può
dipendere anche dalla presenza di una cultura del lavoro che nelle regioni
settentrionali è più orientato a riconoscere i diritti dei lavoratori e a
garantire un livello di welfare assai più efficiente rispetto alle regioni
meridionali. Infine, il fatto che nelle regioni settentrionali siano presenti
aziende di dimensioni assai più grandi rispetto alle imprese presenti nelle
regioni meridionali potrebbe avere un
impatto nella capacità delle organizzazioni produttive di riconoscere lo smart
working ai dipendenti. Infine, nelle città dove il costo a metro quadro degli
affitti degli immobili adibiti ad uffici è molto alto, ovvero nelle città del
Nord, le aziende potrebbero avere dei vantaggi economici-finanziari a proporre
lo smart working ai dipendenti riducendo il costo degli affitti aziendali.
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