domenica 5 novembre 2023

Gli Occupati Sovraistruiti nelle Regioni Italiane tra il 2018 ed il 2022

 

Sono cresciuti in media del 6,39%

L’Istat calcola il valore degli occupati sovraistuiti. La variabile è definita come la percentuale di occupati che possiedono un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere quella professione sul totale degli occupati. Tale variabile è analizzata per le 20 regioni italiane dal 2018 ed il 2022.

Ranking delle regioni italiane per valore degli occupati sovraistuiti nel 2022. L’Umbria è al primo posto per valore degli occupati sovraistuiti nel 2022 con un valore pari a 33,1 unità, seguita dalle Marche con un valore di 30,8 unità, e del Molise con un valore di 30,3 unità. A metà classifica vi sono la Toscana con un valore di 27,4 unità, seguita dalla Calabria con un valore di 27,2 unità e dal Veneto con un valore di 27 unità. Chiudono la classifica la Valle d’Aosta con un valore di 23 unità, seguita dalla Lombardia con un valore di 22,5 unità, e dal Trentino Alto Adige con un valore di 21,1 unità.

Ranking delle regioni italiane per valore della variazione percentuale degli occupati sovraistuiti tra il 2018 ed il 2022. La Liguria è al primo posto per valore della variazione percentuale degli occupati sovraistuiti tra il 2018 ed il 2022 con un valore del 15,48% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 25,2 unità fino a 29,1 unità ovvero pari ad una variazione di 3,9 unità. Il Molise è al secondo posto con una variazione pari a 15,21% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 26,3 unità fino ad un valore di 30,3 unità pari ad un ammontare di 4 unità. La Sicilia è al terzo posto con un valore pari a 14,04% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 22,8 unità fino ad un valore di 26 unità corrispondente ad un valore di 3,2 unità.

A metà classifica vi sono il Lazio con un valore di 6,88% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 27,6 unità fino ad un valore di 29,5 unità pari a 1,9 unità. Segue l’Umbria con un valore di 6,77% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 31 unità fino ad un valore di 33,1 unità pari ad un valore di 2,1 unità. Di seguito il Trentino Alto Adige con un valore di 5,5% pari ad una crescita da 20,00 unità fino ad un valore di 21,1 unità pari ad un ammontare di 1,1 unità.

Agli ultimi posti vi sono la Calabria con un valore di -0,73% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 27,4 unità fino ad un valore di 27,2 unità pari a -0,2 unità. Segue l’Emilia-Romagna con una variazione di -1,52% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 26,4 unità fino a 26 unità pari a -0,4 unità. Chiude la classifica l’Abruzzo con una variazione da un ammontare di 31,6 unità fino ad un valore di 30,2 unità corrispondente ad un valore di -1,4 unità pari ad una variazione di -4,43%.

 

Gli occupati sovraistuiti nelle macro-regioni italiane tra il 2018 ed il 2022. Gli occupati sovraistuiti nel Nord Italia sono cresciuti da un ammontare di 23,4 unità fino ad un valore di 24,6 unità pari ad un valore di 1,2 unità pari ad un valore di 5,13%. Gli occupati sovraistuiti nel Nord-Ovest sono cresciuti tra il 2018 ed il 2022 da un ammontare di 22,3 unità fino ad un valore di 23,4 unità corrispondente ad una variazione di 1,1 unità pari ad un ammontare di 4,93%. Gli occupati sovraistuiti nel Nord-Est sono cresciuti da un ammontare di 24,8 unità fino ad un valore di 26,2 unità corrispondente ad un valore di 1,4 unità pari ad un valore di 5,65%. Gli occupati sovraistuiti nel Centro sono cresciuti da un ammontare di 27,2 unità fino ad un valore di 29,2 unità corrispondente ad una variazione di 2 unità pari ad un ammontare di 7,35%. Gli occupati sovraistuiti nel Mezzogiorno sono cresciuti tra il 2018 ed il 2022 da un ammontare di 24,9 unità fino a 26,1 unità pari ad un ammontare di 1,2 unità pari a 4,82%. Gli occupati sovraistuiti nel Sud Italia sono cresciuti da un ammontare di 25,8 unità fino ad un valore di 26,2 unità pari ad un ammontare di 0,4 unità pari ad un valore di 1,55%. Gli occupati sovraistuiti nelle Isole sono cresciuti da un valore di 22,9 unità fino ad un valore di 26 unità pari ad un ammontare di 3,1 unità corrispondente ad un valore di 13,54%.

Possiamo notare durante il Covid 19 il valore degli occupati sovraistuiti è cresciuto significativamente soprattutto nel Nord con +4,18%, nel Nord-Ovest pari a +5,36%, Nord-Est con +2,31%, Centro con +4,38% e nelle Isole co +1,64%. Tuttavia il valore degli occupati sovraistuiti è diminuito nel Mezzogiorno con -0,78% e il Sud con -1,92%. Il Covid 19 ha quindi tendenzialmente accresciuto il valore degli occupati sovraistuiti con dei picchi in alcune regioni ovvero: Liguria con +7,11, Trentino Alto Adige con +10,53%, Friuli Venezia Giulia con +7,09%, Marche con +10,41%, Molise con +8,28%.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. La clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzata con il coefficiente di Silhouette mette in evidenza la presenza di due clusters ovvero:

  • ·       Cluster 1: Basilicata, Lazio, Molise, Abruzzo, Marche, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Emilia Romagna;
  • ·       Cluster 2: Sardegna, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Puglia, Sicilia, Campania, Trentino Alto Adige, Veneto, Liguria, Toscana.

Dal punto di vista dell’ordinamento dei clusters possiamo notare la dominanza del cluster 1 rispetto al valore del cluster 2 ovvero C1>C2. Possiamo notare che sia il Cluster 1 che il Cluster 2 hanno una composizione eterogenea dal punto di vista sia economico che geografico. Pertanto non è possibile rinvenire all’interno dei clusters una contrapposizione e riproposizione del divario Nord-Sud.

Conclusioni. Il valore degli occupati sovraistuiti è cresciuto da un ammontare di 25,42% fino ad un valore del 27,05% ovvero una crescita del 6,39% in media nelle regioni italiane. L’analisi a cluster mostra una condizione molto eterogenea che non consente di riprodurre una contrapposizione tra Centro-Nord e Sud. Ed infine il Covid 19 ha avuto un impatto nella crescita del valore degli occupati sovraistruiti con eccezione delle macro-regioni del Mezzogiorno e del Sud dove il corrispondente valore è diminuito significativamente. Circa il 27% dei lavoratori sono quindi sovraistruiti in media. Ne deriva che sono anche sottopagati per il loro titolo di studio. Ne consegue che esiste una questione salariale che non è in grado di remunerare efficacemente il capitale umano sulla base dei percorsi di formazione. Una condizione che porta alla squalificazione professionale soprattutto per laureati, masterizzati e dottorati, rispetto alla quale la politica economica sembra essere immobile. Si è infatti diffusa, presso la classe dirigente, l’idea che i lavoratori siano tutti privi di volontà e caratterizzati da ozio ed inedia. E che pertanto non devono essere aiutati nei percorsi di reddito, carriera e lavoro. La mancanza di adeguate politiche economiche del lavoro volte a riconoscere il valore dei titoli di studio e dei percorsi professionale finisce per squalificare una parte rilevante del capitale umano e per  giustificare il rifiuto di entrare nel mondo del lavoro dei NEET, delle donne e dei disoccupati di lungo periodo.  La conseguenza di carattere macro-economico consiste nella riduzione della produttività e quindi nell’impossibilità per l’economia italiana di essere competitiva ed innovativa determinando l’uscita dell’economia italiana dalla top ten dei paesi sia per reddito pro-capite che per PIL in valore assoluto.








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