Tra il 2004 ed il 2021 è cresciuto in media del 17,99%
L’Istat calcola il valore del reddito disponibile lordo pro-capite. La variabile è definita come rapporto tra reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici ed il numero totale di persone residenti. I dati fanno riferimento al periodo 2004 ed il 2021 per le 20 regioni italiane.
Ranking delle regioni italiane per valore del reddito disponibile lordo nel 2021. Il Trentino Alto Adige è al primo posto per valore del reddito disponibile lordo pro-capite nel 2021 con un valore di 24.324,00 euro, seguito dalla Lombardia con un ammontare di 23.862,30 euro, e dall’Emilia Romagna con un valore di 23.288,30 euro. A metà classifica vi sono il Veneto con un ammontare di 20.999,60 euro, seguito dalla Toscana con un ammontare di 20.746,00 euro, e dalle Marche con un ammontare di 20.746,00 euro. Chiudono la classifica la Sicilia con un ammontare di 14.763,80 euro, seguita dalla Campania con un ammontare di 14.512,00 euro e dalla Calabria con un ammontare di 14.108,10 euro.
Ranking delle regioni italiane per variazione percentuale del reddito disponibile lordo nelle regioni italiane tra il 2004 ed il 2021. La Sardegna è al primo posto per valore della variazione percentuale del reddito disponibile lordo con un valore pari a 32,30% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 12.742,70 euro fino a 16.859,10 euro ovvero pari ad un ammontare di 4.116,40 euro. Segue la Basilicata con una variazione pari ad un ammontare di 28,21% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 12.270,40 euro fino ad un valore di 15.732,20 euro ovvero pari ad un ammontare di 3.461,80 euro. Segue la Puglia con una variazione percentuale di 28,21% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 12.164,20 euro fino a 15.392,40 euro corrispondente ad un valore di 3.228,20 euro. A metà classifica vi è il Trentino Alto Adige con una variazione pari a 20,00% pari ad una variazione da un ammontare di 20.269.90 euro fino ad un valore di 24.324,00 euro pari ad un ammontare di 4.054,10 euro. Segue il Veneto con una variazione pari ad un ammontare di 18,95% pari ad una variazione da 17.654,20 euro fino ad un valore di 20.999,60 euro pari ad un ammontare di 3.345,40 euro. Di seguito la Campania con un valore paria 18,35% pari ad una variazione da un ammontare di 12.262,00 euro pari ad un ammontare di 14.512,50 euro pari ad un valore di +2.250,50 euro. Chiudono la classifica la Toscana con un valore di 11,49% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 18.608,90 euro fino ad un valore di 20.746,60 euro pari ad un ammontare di 2.137,70 euro. Segue l’Umbria con una variazione pari a 10,83% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 17.394,70 euro fino ad un valore di 19.277,70 euro pari ad un ammontare di 1.883,00 euro. Infine la Valle d’Aosta con una variazione pari ad un ammontare di 10,76% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 19.494,40 euro fino ad un valore di 21.592,70 euro pari ad un ammontare di 2.098,30 euro. In media il valore del reddito lordo disponibile nelle regioni italiane tra il 2004 ed il 2021 è cresciuto da un ammontare di 16.297,77 euro fino ad un valore di 19.229,88 euro ovvero pari ad un ammontare di 2.932,11 euro pari ad un ammontare di 17,99%.
Il reddito disponibile lordo pro-capite nelle macro-regioni italiane tra il 2004 ed il 2021. Il reddito disponibile lordo pro-capite è cresciuto in quasi tutte le macro-regioni italiane tra il 2004 ed il 2021. In modo particolare è cresciuto nel Nord per un ammontare di 16,12%, nel Nord-Ovest del 16,00%, nel Nord-Est del 16,33%, nel Centro del 12,83%, nel Mezzogiorno per un ammontare di 23,75%, nel Sud per un valore di 22,24%, nelle Isole per un ammontare di 27,01%. Possiamo notare che il valore del reddito disponibile lordo pro-capite è cresciuto soprattutto nelle regioni meridionali. Tale crescita è dovuta al fatto che generalmente le aree economiche che hanno redditi pro-capite bassi tendono a crescere in termini percentuali. Tuttavia non si verifica il fenomeno della convergenza dei redditi tra regioni meridionali e regioni settentrionali in valore assoluto, anche se i tassi di crescita percentuali delle regioni meridionali tendono ad essere più elevati rispetto alle regioni settentrionali.
Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. Di seguito presentiamo una clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. I dati mostrano la presenza di due clusters ovvero:
Cluster 1: Basilicata, Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Molise, Sardegna, Abruzzo;
Cluster 2: Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Umbria, Marche.
Dal punto di vista dei clusters possiamo notare il seguente ordinamento ovvero: C2>C1. Nello specifico possiamo notare che le regioni del Centro-Nord esiste un livello di reddito disponibile lordo pro-capite assai più elevato rispetto alle regioni meridionali. Dal punto di vista del reddito pro-capite la distinzione tra regioni del centro-nord e regioni meridionali è netta. Ovvero la clusterizzazione corrispondente esattamente ad una distinzione di tipo geografico ed istituzionale.
Conclusioni. Il reddito disponibile lordo pro-capite è cresciuto in media in tutte le regioni. In termini percentuali le regioni meridionali hanno avuto una crescita rilevante tra il 2004 ed il 2021 anche se il reddito pro-capite delle regioni meridionali risulta ridotto rispetto alle regioni settentrionali. Tuttavia, esiste un rilevante divario tra regioni meridionali e regioni del Centro-Nord in termini di reddito pro-capite lordo. Ne deriva che le politiche economiche della convergenza economica tra regioni meridionali e regioni settentrionali risulta essere fallimentare. L’Italia risulta essere sostanzialmente divisa tra regioni meridionali e regioni settentrionali in termini di reddito pro-capite. Ne deriva pertanto che in mancanza di adeguate forme di redistribuzione sarà molto difficile per il sud Italia competere sia nel Mediterraneo sia in Europa in mancanza di adeguati investimenti. Se si aggiunge che il Sud Italia soffre anche per questioni demografiche connesse sostanzialmente all’invecchiamento della popolazione ed all’emigrazione dei giovani, allora si può ben comprendere quanto siano state fallimentari le politiche economiche per la promozione dell’economia meridionale. L’Italia rimane un paese diviso in due. Ed è altamente improbabile che l’Italia riesca a rimanere tra i paesi che contano in Europa e a livello globale in assenza di adeguate politiche per lo sviluppo economico sociale del mezzogiorno.
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