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Il Rischio di Povertà nelle Regioni Italiane

 

È cresciuto in media del 10,07% tra il 2004 ed il 2021

 

L’Istat calcola il rischio di povertà. Il rischio di povertà è definito come la percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito netto equivalente inferiore a una soglia di rischio di povertà fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito netto equivalente. L’anno di riferimento del reddito è l’anno solare precedente a quello di indagine. La serie storica disponibile va dal 2004 al 2021. I dati fanno riferimento alle regioni e macro-regioni italiane.

Ranking delle regioni per valore del rischio di povertà nel 2021. La Sicilia è al primo posto per valore del rischio di povertà nel 2021 con un valore pari a 38,1 %, seguita dalla Campania con un valore di 37,60 %, e dalla Calabria con un valore di 33,2 %. A metà classifica vi sono il Lazio con un valore di 20,6 %, seguito dalla Liguria con un valore del 17,8%, e dal Piemonte ed il Veneto con il 13,7%. Chiudono la classifica l’Emilia Romagna con un valore di 9,6%, seguita dalla Valle d’Aosta e dalle Marche con un valore dell’8,00%.

Ranking delle regioni italiane per valore della variazione percentuale del rischio di povertà tra il 2004 ed il 2021. L’Abruzzo è al primo posto per variazione percentuale del rischio di povertà tra il 2004 ed il 2021 con un valore pari a 64,88% passando da un ammontare di 16,8 unità fino a 27,7 unità ovvero pari ad un ammontare di 10,9 unità. Segue il Veneto con una variazione percentuale del rischio di povertà tra il 2004 ed il 2021 pari ad un valore del 39,79% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 9,89 unità fino a 13,7 unità pari ad un valore di 3,9 unità. Di seguito la Sardegna con una variazione pari a 37,62% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 20,2 unità fino ad un valore di 27,8 unità ovvero pari a +7,6 unità.

A metà classifica vi è il Friuli Venezia Giulia con una variazione pari a 21,11% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 9 unità fino a 10,9 unità pari ad una variazione di 1,9 unità. Emilia Romagna con una variazione pari a 11,62% corrispondente ad una variazione da 8,6 unità fino a 9,6 unità. Segue il Trentino Alto Adige con una variazione pari a 11,36% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 8,8 unità fino ad un valore di 9,8 unità.

Chiudono la classifica la Valle d’Aosta con una variazione pari a -15,78% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 9,5 unità fino a 8 unità pari a -1,5 unità. Segue la Puglia con una variazione pari a -16,44% corrispondente ad una variazione da un ammontare di 30,4 unità fino a 25,4 unità pari a -5 unità. Le Marche sono all’ultimo posto per valore della variazione del valore del rischio povertà con un ammontare di -31,03% corrispondente ad una variazione da 11,6 unità fino a 8 unità.

Rischio povertà nelle macro-regioni italiane tra il 2004 ed il 2021. Il rischio povertà nel Nord Italia è cresciuto da un ammontare del 10,3% nel 2004 fino a 12,5% nel 2021 ovvero una variazione di 2,20 unità pari a 21,36%. Il rischio povertà nel Nord-Ovest è cresciuto da un valore di 11,1% nel 2004 fino ad un valore di 13,2% nel 2021 ovvero pari ad un ammontare di 2,10 unità pari ad un valore di 18,92%. Il rischio di povertà nel Nord-Est è cresciuto del 25,00% partendo da un ammontare di 9,2% fino ad un valore di 11,5% ovvero pari a 2,30 unità corrispondente ad una variazione del 25,00%. Il rischio di povertà nel Centro Italia è cresciuto del 17,91% passando da un ammontare di 13,4 unità fino ad un valore di 15,8 unità ovvero pari ad un ammontare di 2,40 unità. Il valore del rischio di povertà nel Mezzogiorno è cresciuto dell’1,22% passando da un ammontare di 32,7% nel 2004 fino ad un valore del 33,1% nel 2021 ovvero pari ad una variazione di 0,4 unità. Il rischio di povertà nel Sud Italia è cresciuto dello 0,63% passando da un ammontare di 31,8% nel 2004 fino ad un valore di 32,00% nel 2021 ovvero una variazione pari ad un ammontare di 0,20 unità. Il rischio di povertà nelle Isole è cresciuto del 2,01% passando da un ammontare di 34,8% nel 2004 fino ad un valore di 35,5% nel 2021 ovvero un ammontare pari a 0,70 unità.

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. Di seguito prendiamo in considerazione la clusterizzazione con algoritmo k-Menas ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. Vengono individuati due clusters ovvero:

  • ·       Cluster 1: Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Trentino Alto Adige, Umbria, Liguria, Valle d’Aosta, Lazio, Abruzzo;
  • ·       Cluster 2: Calabria, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise, Sardegna.

Dal punto di vista della clusterizzazione possiamo quindi notare che dal punto di vista della media il Cluster 2 domina il Cluster 1 ovvero: C2>C1. Ovvero le regioni del Sud tendono ad avere dei valori di rischio di povertà assai superiori rispetto alle regioni del Nord Italia. Tuttavia possiamo notare che l’unica regione del Sud Italia ad essere presente tra le regioni del Nord Italia è l’Abruzzo.

Conclusioni. Possiamo notare che il valore del rischio di povertà è cresciuto in media nelle regioni italiane del 10,07% tra il 2004 ed il 2021 passando da un ammontare di 17,97 fino ad un valore di 19,78 ovvero una variazione pari ad un ammontare di 1,81 unità. Tuttavia anche se il valore del rischio povertà è cresciuto in termini percentuali soprattutto nelle regioni del centro-Nord tra il 2004 ed il 2021, dal punto di vista dei valori assoluti possiamo notare che esiste ancora una notevole differenza tra Mezzogiorno e regioni settentrionali. Infatti, il rischio povertà nelle regioni meridionali è pari a circa 2,09 volte il Centro, 2,51 volte il Nord-Ovest, 2,65 volte il Nord, 2,88 volte il Nord-Est. Ne deriva pertanto che la popolazione del mezzogiorno è più esposta a rischio economici e sociali. Tuttavia, poiché le politiche di intervento sociale si sono dimostrate ampiamente fallimentari, come nel caso del reddito di cittadinanza e dei percorsi di formazione per l’aggiornamento professionale e per i disoccupati, occorre agire nel rafforzamento dei mercati del lavoro locale. Infatti è assai probabile che l’unica soluzione per la riduzione del rischio di povertà sia introdurre dei mercati del lavoro locali, istituzionalizzati con strumenti pubblico-privati di gestione della domanda-offerta del lavoro, che siano in grado di ridurre il rischio di povertà attraverso l’offerta di lavoro, adeguati salari e percorsi professionali. Occorre quindi che le politiche sociali tornino ad essere incentrate sul lavoro e sulla questione della giusta remunerazione per poter risolvere la questione della povertà.

 




Rischio di Povertà nelle Regioni Italiane

Regioni

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Piemonte

12,8

11,6

11,6

11,4

12,1

10,6

13,2

13,2

12,9

Valle d'Aosta

9,5

5,9

6,2

8,6

9

9,3

9,2

8,5

9,7

Liguria

13,3

15,3

13,9

15,3

14,4

10,4

11,1

12

14,3

Lombardia

10

9,5

10,6

11,2

10,3

10,3

10,7

9,5

9,1

Trentino-Alto Adige

8,8

7,5

6,2

6,2

6,8

7,9

7,6

9,4

10,7

Veneto

9,8

10,4

10,8

11,3

10,7

10,1

11,7

11,1

12

Friuli-Venezia Giulia

9

10,5

11,6

10

11,2

10,7

10,6

9,5

11,5

Emilia-Romagna

8,6

9,3

9,1

8,4

8,7

9,4

7,8

8,9

8,8

Toscana

9,6

9,4

8,6

9,2

9,2

9,6

11,5

12,4

11,4

Umbria

11,7

13,1

15,4

13,5

13

11,9

11,8

12,9

11,9

Marche

11,6

12,2

13,4

11,8

12,2

11

12,9

13,1

14,6

Lazio

16,8

16,3

16,1

16,2

15,1

15,9

15,9

17,2

19

Abruzzo

16,8

18

17,3

20,5

20

21,9

20,8

25,8

20,4

Molise

21,8

24,8

26,7

28,4

26,3

29

25

23,7

26,8

Campania

35,6

33,5

35,1

36,7

38,6

35,6

36,2

36,8

36,7

Puglia

30,4

33,9

35,1

31,8

27,7

27

27,4

30,3

29,6

Basilicata

27,8

30,6

28,5

29,8

30,2

32,9

25,9

31,1

32

Calabria

35,8

39

35

33,7

35,6

35,3

32,7

33,6

31,8

Sicilia

39,5

40,9

39,7

41,9

38,4

38,5

38,6

44,6

41,9

Sardegna

20,2

22,5

21,2

21,8

23,1

21,6

18,3

23

19,8

Regioni

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

Piemonte

11,1

13,8

11,9

14,2

14

14,2

13,4

13,5

13,7

Valle d'Aosta

9,5

8,4

7

14,6

13,8

12

6,1

 

8

Liguria

15,6

16,6

15,9

14,8

13,7

14

13,4

16,3

17,8

Lombardia

8,4

9

11,1

13,3

13,6

11,1

12

11,4

12,3

Trentino-Alto Adige

9,3

7,7

8,3

11

9,4

12,3

8,7

9,9

9,8

Veneto

10,3

11,6

10,9

12,2

10,4

11

8,7

10,3

13,7

Friuli-Venezia Giulia

9,8

9,2

8,2

9,2

9,3

8,2

8,4

14,6

10,9

Emilia-Romagna

10,9

10,1

9,7

8,9

10,5

10,1

10,9

8,5

9,6

Toscana

12,1

11,6

9,6

9,6

12,9

14,4

14,3

14,1

12,4

Umbria

14,8

16,5

18,4

15,5

11,1

12,5

9,8

9,5

12,1

Marche

12,7

12,2

13,9

16

15,8

11,7

13,6

11,9

8

Lazio

18

18,5

20,5

21,8

20,1

19,3

17,2

19,4

20,6

Abruzzo

18,7

22

21,7

20,5

19,8

18,7

19,5

23,2

27,7

Molise

30,8

32,1

27,1

30,6

31

23,5

26,5

35,7

29,3

Campania

37,6

38,1

35,5

36,9

34,3

41,4

41,2

39,7

37,6

Puglia

29,6

25,8

30,3

27,4

26,2

26,8

30,4

25,9

25,4

Basilicata

33,1

25,6

28,1

27,7

27,9

30,1

27,1

36,5

27,6

Calabria

33,6

32,4

33,8

34,6

36,4

32,7

30,9

36

33,2

Sicilia

40,9

40,1

42,3

41,8

41,3

40,7

41,4

38,2

38,1

Sardegna

21,3

25,9

25,5

26,4

29,6

27,1

22,9

28,6

27,8

 


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