Sono
diminuiti in media del -4,73% tra il 2018 ed il 2022 nelle regioni italiane
L’Istat calcola il valore
degli occupati in lavori a termine da almeno 5 anni. La variabile è definita
come la percentuale di dipendenti a tempo determinato e collaboratori che hanno
iniziato l’attuale lavoro da almeno 5 anni sul totale dei dipendenti a tempo determinato
e collaboratori. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2018 ed il 2022
nelle regioni italiane.
Ranking
delle regioni per valore degli occupati in lavori a termine da almeno 5 anni
nel 2022. La Calabria è al primo posto per valore degli occupati
in lavori a termine da almeno 5 anni nel 2022 con un valore pari a 27,60,
seguito dalla Basilicata con 27,50 unità, e dalla Sicilia con 27,40 unità. A
metà classifica vi sono la Valle d’Aosta con un valore di 17,20 unità, seguita
dal Friuli Venezia Giulia con 15,90 e dall’Emilia Romagna con 15,40 unità.
Chiudono la classifica il Piemonte con un valore di 11,20 unità, seguito dalla
Lombardia con un valore di 10,80 unità e dal Veneto con un valore di 9,50
unità.
Ranking
delle regioni per valore della variazione percentuale degli occupati in lavori
a termine da almeno 5 anni tra il 2018 ed il 2022.
La Basilicata è al primo posto per valore della variazione percentuale degli
occupati in lavori a termine da almeno 5 anni tra il 2018 ed il 2022 con una
variazione pari a +28,50% corrispondente ad una variazione da un ammontare di
21,40 unità fino ad un valore di 27,50 unità. Segue l’Umbria con una variazione
da un ammontare pari a 13,70 unità fino ad un valore di 15,20 unità tra il 2018
ed il 2022 corrispondente ad una variazione da un ammontare di 1,50 unità pari
a 10,95%. Al terzo posto vi è la Sardegna con una variazione da 10,60 unità nel
20189 fino ad un valore di 11,70 unità ovvero pari a 1,10 unità corrispondente
ad una variazione di 10,38%. A metà classifica vi sono la Campania con una
variazione da 22,00 unità nel 2018 fino a 22,10 unità nel 2022 ovvero pari a
0,10 unità corrispondente a +0,45%. Segue il Friuli Venezia Giulia con una
variazione da un ammontare di 16,40 unità nel 2014 fino a 15,90 unità nel 2022
ovvero corrispondente da una variazione di -0,50 unità pari ad un ammontare di
-3,05%. Sempre a metà classifica vi sono le Marche con una variazione da un
ammontare di 14,10 unità nel 2018 fino a 13,50 unità nel 2022 ovvero corrispondente
ad una variazione di -0,60 unità pari ad una variazione di -4,26%. Chiudono la
classifica il Veneto con una variazione da un ammontare di 12,30 unità fino ad
un valore di 9,50 unità ovvero pari ad una variazione di -2,80 unità
corrispondente ad un valore di -22,76%. Segue la Liguria con una variazione da
un ammontare da 16,50 unità nel 2018 fino ad un valore di 12,70 unità nel 2022
ovvero corrispondente ad un ammontare di -2,80 unità pari ad un valore di
-22,76%. Segue la Liguria con una variazione da un ammontare di 16,50 unità
fino ad un valore di 12,70 unità ovvero pari ad una variazione di -3,80 unità
corrispondente ad un valore di -23,03%. Chiude la classifica il Molise con una
variazione da un ammontare di 15,90 unità fino ad un valore di 11,80 unità pari
ad una variazione di -4,10 unità corrispondente ad una variazione di -25,79%.
In media il valore è diminuito per le regioni italiane dal 18,08 nel 2018 fino
ad un valore di 17,22 unità nel 2022 ovvero pari ad una variazione di -0,86 unità
corrispondente a -4,73%.
Occupati
in lavori a termine da almeno 5 anni nelle macro-regioni italiane.
Il valore degli occupati in lavori a termine da almeno 5 anni nelle Isole è
diminuito da un ammontare di 28,40 nel 2018 fino ad arrivare ad un ammontare di
23,10 unità nel 2022 ovvero pari ad una variazione di -5,30 unità corrispondente
ad una variazione di -18,66%. Il valore degli occupati nel Mezzogiorno è
diminuito da 25,00 nel 2018 fino a 22,90 unità nel 2022 ovvero pari ad una
variazione di -2,10 unità corrispondente a -8,40%. Il valore degli occupati in
lavori a termine da almeno 5 anni è diminuito da un ammontare di 23,30 unità
nel 2018 fino ad un valore di 22,70 unità nel 2022 ovvero pari ad un valore di
-0,60 unità corrispondente ad un valore di -2,58%. Il valore degli occupati in
lavori a termine da almeno 5 anni nelle macro-regioni italiane nel Centro è
diminuito da un ammontare di 18,40 unità nel 2018 fino ad un valore di 17,00
unità nel 2022 ovvero pari ad una variazione di -1,40 unità corrispondente ad
una variazione di -7,61%. Il valore degli occupati in lavori a termine da
almeno 5 anni nelle macro-regioni italiane nel Nord-Est è diminuito da un
ammontare di 14,40 unità fino ad un valore di 13,50 unità ovvero pari ad una
riduzione di -0,90 unità corrispondente ad una variazione di -6,25%. Il valore
degli occupati in lavori a termine da almeno 5 anni nelle macro-regioni
italiane nel Nord è diminuito da un ammontare di 12,70 unità nel 2018 fino ad
un valore di 12,30 unità nel 2022 ovvero pari ad una variazione di -0,40 unità
corrispondente ad una variazione di -3,15%. Il valore degli occupati in lavori
a termine da almeno 5 anni nelle macro-regioni italiane nel Nord-Ovest è
diminuito da un ammontare di 11,00 unità fino ad un valore di 11,20 unità
ovvero corrispondente ad una variazione di 0,20 unità pari a 1,82%.
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette.
Di seguito viene presentata una clusterizzazione con algoritmo k-Means
ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. Vengono individuati due clusters
ovvero:
- ·
Cluster
1:
Marche, Umbria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Lombardia,
Sardegna, Emilia Romagna, Toscana, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Valle d’Aosta;
- ·
Cluster
2:
Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata, Molise, Campania, Lazio.
Le regioni del Cluster 2
risultano essere dominanti in termini di valore medio della variabile analizzata
rispetto alle regioni del Cluster 1. Si verifica pertanto il seguente
ordinamento dei clusters ovvero: C2>C1. Possiamo notare pertanto che il
valore degli occupati che rimangono in lavori a termine da almeno 5 anni tende
ad essere più elevato nelle regioni del Sud Italia rispetto alle regioni del
Centro-Nord Italia. Tuttavia vi sono delle eccezioni. In modo particolare il
Lazio che pure essendo una regione del Centro fa parte del Cluster 2; la
Sardegna e l’Abruzzo che fanno parte del Cluster 1. Pertanto risulta una
evidente riproposizione del divario tra Centro-Nord Italia e Sud Italia.
Conclusioni.
Ovviamente dobbiamo considerare che il valore degli occupati in lavori a
termine da almeno 5 anni risulta essere in valore assoluto più elevata nelle
regioni del Centro-Nord rispetto alle regioni del Sud Italia. Infatti, anche se
i valori percentuali tendono ad essere elevati nel Sud Italia, poiché l’indicatore
è calcolato sul totale degli occupati, e poiché gli occupati tendono ad essere
più elevati nelle regioni del Centro-Nord rispetto alle regioni del Sud Italia,
ne deriva che il valore assoluto è più elevato nelle regioni settentrionali rispetto
a quelle meridionali. Tuttavia, tale indicatore conferma, se ve ne fosse
bisogno la presenza di una crepa tra il mercato del lavoro settentrionale ed il
mercato del lavoro meridionale, con un pregiudizio che grava sulle regioni del
Sud. Una conferma della diseguaglianza delle condizioni di lavoro manifesta non
solo nella dimensione contrattuale quanto anche nel riconoscimento salariale.
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