È
aumentata del +3,20% in media nei paesi considerati
La variabile
"Expenditure on education, % GDP" si riferisce alla percentuale del
Prodotto Interno Lordo (PIL) di un paese dedicata alla spesa per l'educazione.
Questa misura include tutte le spese pubbliche e private per il sistema
educativo, comprese le scuole primarie, secondarie e superiori, nonché
l'istruzione terziaria, come le università e altre istituzioni di istruzione
superiore. La spesa per l'educazione comprende gli stipendi degli insegnanti e
del personale scolastico, la costruzione e la manutenzione di edifici
scolastici, l'acquisto di libri di testo, materiali didattici e altre risorse
educative, il finanziamento di programmi educativi speciali e attività
extra-curriculari, e gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore
dell'istruzione. Espressa come percentuale del PIL, questa variabile consente
di confrontare il livello di investimento nell'educazione tra paesi con
economie di dimensioni diverse. Un'alta percentuale indica un forte impegno
nell'istruzione, che è spesso correlato a migliori risultati educativi e a un
maggiore sviluppo economico e sociale a lungo termine.
Fonte: Global Innovation
Index
Link: https://prosperitydata360.worldbank.org/en/indicator/WIPO+GII+25
La
Spesa in Istruzione in Percentuale del PIL nel 2022. L'analisi dei dati relativi alla spesa per
l'istruzione come percentuale del PIL nel 2022 rivela una varietà di approcci e
priorità tra i paesi. Namibia emerge come leader assoluto, dedicando il 100%
del proprio PIL all'istruzione, un dato che potrebbe suggerire un errore di
rilevamento o una misura straordinaria in risposta a una crisi educativa.
Seguono Botswana con un 89,2% e l'Arabia Saudita con il 78%, indicazioni di un
investimento significativo in capitale umano e infrastrutture educative. La
presenza di numerosi paesi scandinavi come Norvegia, Svezia, Islanda e Danimarca
con percentuali elevate tra il 75% e il 65,8% è coerente con la loro tradizione
di forti stati di welfare e impegno verso l'istruzione come fondamento dello
sviluppo economico e sociale. Il Nord Africa è ben rappresentato con Tunisia al
72,1% e Marocco al 65,3%, segnalando sforzi considerevoli per migliorare i loro
sistemi educativi in regioni spesso caratterizzate da sfide socio-economiche.
Anche l'America Latina mostra impegni significativi, con Costa Rica al 64,8%,
Brasile al 57,3% e Honduras al 61,5%, riflettendo politiche volte a colmare il
divario educativo e promuovere l'inclusione sociale. L'Europa presenta una
vasta gamma di investimenti, con paesi come Belgio al 60,8%, Finlandia al 59,5%
e Regno Unito al 46,2%, rispecchiando differenze nelle strategie di spesa
pubblica e nelle priorità politiche. È interessante notare che anche paesi con
economie avanzate come Canada al 47,3%, Germania al 43,9% e Stati Uniti al
43,1% non si collocano ai vertici della classifica, suggerendo modelli di spesa
più diversificati e possibili investimenti maggiori in altri settori chiave
dell'innovazione e del benessere sociale. In Asia, troviamo notevoli
variazioni: Kuwait e Hong Kong investono rispettivamente il 62,8% e il 37% del
loro PIL, evidenziando diverse priorità e capacità economiche. Paesi come India
e Cina, con percentuali del 37,9% e del 27%, rispettivamente, stanno
probabilmente bilanciando tra la necessità di sostenere una popolazione ampia e
in crescita e la sfida di mantenere la competitività economica globale. I dati
rivelano inoltre che alcuni paesi, nonostante le difficoltà economiche,
continuano a investire in istruzione. Mozambico, con il 59,4%, e Burkina Faso,
con il 50,4%, dimostrano un forte impegno verso l'istruzione nonostante le
limitate risorse economiche. Al contrario, paesi come Guinea e Cambodia, con il
10,5% e il 10,1%, indicano necessità di maggiori investimenti per migliorare
l'accesso e la qualità dell'istruzione. L'Africa subsahariana mostra un
panorama variegato: mentre paesi come Sudafrica (58,5%) e Kenya (41,8%)
investono considerevolmente, altri come Nigeria e Yemen non riportano spese,
suggerendo gravi lacune nei dati o nella priorità data all'istruzione. Questa
discrepanza evidenzia la necessità di interventi più consistenti e coordinati
per garantire che tutti i bambini abbiano accesso a un'istruzione di qualità. In
Medio Oriente, Iraq con il 40,7% e Oman con il 49,2% riflettono sforzi per
stabilizzare e migliorare i sistemi educativi in contesti spesso segnati da
conflitti e instabilità politica. Il Qatar, con una spesa del 22,9%, può
sembrare bassa rispetto alle sue risorse economiche, suggerendo possibili
priorità diverse o efficienze nei modelli di spesa. L'America Latina presenta
anche diversità significative: oltre ai già citati Brasile e Costa Rica, paesi
come Argentina (40,9%) e Uruguay (40,6%) mostrano un buon impegno, mentre altri
come Guatemala (23,7%) e Paraguay (23,8%) indicano la necessità di maggiori
investimenti per migliorare i risultati educativi. L'Europa orientale e l'Asia
centrale mostrano livelli di spesa variegati con paesi come Moldova al 60,9% e
Bielorussia al 43,6%, mentre altri come Armenia al 16,6% e Azerbaijan al 16,3%
potrebbero beneficiare di maggiori investimenti per potenziare il settore
educativo. In generale, i dati suggeriscono una correlazione tra il livello di
sviluppo economico e la percentuale del PIL destinata all'istruzione, ma con
significative eccezioni che riflettono diverse priorità politiche e capacità
economiche.
La
Spesa in Istruzione in Percentuale del PIL tra il 2013 ed il 2022. Analizzando i dati sulla
spesa in istruzione in percentuale del PIL tra il 2013 e il 2022, emergono
diverse tendenze significative. Il caso della Georgia, che ha visto un aumento
dal 5,1% al 30,4%, con una variazione assoluta di 25,3 punti percentuali e una
variazione percentuale del 496,08%, riflette un impegno straordinario verso il
miglioramento del settore educativo. Questo potrebbe essere stato determinato
da riforme politiche, miglioramenti economici o entrambi. Allo stesso modo, il
Pakistan ha incrementato la propria spesa dal 2,8% al 14,2%, mostrando un
aumento di 11,4 punti percentuali e una variazione percentuale del 407,14%.
Questi dati indicano un notevole sforzo per migliorare l'educazione, probabilmente
in risposta alla crescente consapevolezza dell'importanza dell'istruzione per
lo sviluppo socioeconomico. Brunei Darussalam ha aumentato la spesa dal 8,3% al
37,3%, un aumento significativo di 29 punti percentuali e una variazione
percentuale del 349,4%. Questo incremento potrebbe riflettere la volontà del
governo di investire pesantemente nel capitale umano come parte di una
strategia di diversificazione economica. In modo simile, il Qatar ha visto la
spesa in istruzione crescere dal 5,9% al 22,9%, con una variazione assoluta di
17 punti percentuali e una variazione percentuale del 288,14%, sottolineando un
impegno per migliorare l'accesso e la qualità dell'istruzione nel contesto delle
sue vaste risorse economiche. Il Perù ha incrementato la propria spesa dal
10,9% al 35,1%, con un aumento di 24,2 punti percentuali e una variazione
percentuale del 222,02%, segnalando un forte impegno verso l'educazione in un
contesto di sviluppo economico e sociale. Anche il Kuwait ha mostrato un
aumento sostanziale, passando dal 22,1% al 62,8%, con una variazione assoluta
di 40,7 punti percentuali e una variazione percentuale del 184,16%,
probabilmente riflettendo investimenti significativi in infrastrutture
educative e programmi di sviluppo del capitale umano. Paesi come la Cambogia,
l'Etiopia e lo Zimbabwe hanno registrato aumenti significativi, rispettivamente
del 172,97%, 143,24% e 131,82%, dimostrando che, nonostante le risorse
limitate, questi paesi stanno facendo sforzi considerevoli per migliorare i
loro sistemi educativi. Le Filippine e la Turchia hanno anche visto aumenti
considerevoli, del 130,83% e del 127,39%, rispettivamente, indicando un
crescente riconoscimento dell'importanza dell'educazione per il progresso
nazionale. Hong Kong SAR, Cina, ha incrementato la spesa del 109,04%, mentre il
Burkina Faso del 106,56%, mostrando entrambi un impegno crescente verso
l'istruzione. Paesi come il Tajikistan, il Mozambico e la Colombia hanno visto
aumenti significativi, rispettivamente dell'88,57%, 85,63% e 85,47%, segnalando
sforzi notevoli per migliorare i sistemi educativi in contesti spesso
caratterizzati da sfide economiche e sociali. D'altro canto, alcuni paesi hanno
visto una diminuzione nella spesa per l'istruzione in percentuale del PIL.
L'Italia, ad esempio, ha ridotto la propria spesa dal 37,2% al 35,2%, una
diminuzione di 2 punti percentuali e del 5,38% in termini percentuali, il che
potrebbe riflettere restrizioni fiscali o cambiamenti nelle priorità di spesa
pubblica. La Spagna ha mostrato una riduzione del 4,3 punti percentuali,
passando dal 38,6% al 34,3%, con una variazione percentuale del -11,14%,
suggerendo potenziali tagli o riduzioni negli investimenti educativi. Altri
paesi con riduzioni significative includono la Slovacchia, con una riduzione
del 2,15%, e la Polonia, che ha ridotto la propria spesa del 9,38%, indicando
possibili difficoltà economiche o priorità governative diverse. La Lituania ha
visto una riduzione del 17%, mentre la Thailandia ha ridotto la spesa del
39,08%, riflettendo potenziali riorientamenti delle politiche educative o
economiche. Alcuni paesi hanno registrato diminuzioni ancora più marcate. Ad
esempio, il Ghana ha ridotto la spesa del 62,58%, passando dall'82,3% al 30,8%,
il che potrebbe indicare gravi problemi economici o cambiamenti nelle priorità
politiche. L'Irlanda ha visto una riduzione del 63,81%, segnalando potenziali
sfide economiche o ristrutturazioni nel sistema educativo. Bangladesh e Yemen
hanno entrambi registrato un calo del 100%, con spese per l'istruzione ridotte a
zero, il che potrebbe riflettere situazioni di crisi economica o conflitto.
Conclusione.
Considerando
il periodo tra il 2013 ed il 2022 possiamo notare una crescita del valore della
spesa in istruzione in percentuale del PIL con un valore pari a +3,20%. Vi sono
tuttavia molti paesi che hanno fatto segnare una crescita assai significativa
del valore della spesa in istruzione in percentuale del PIL ovvero la Georgia
con +496,08%, il Pakistan con +407,14%, Brunei Darussalam con +394,40%, Qatar
con +288,14%, Perù con 222,02%. Vi sono inoltre altri paesi che hanno fatto
segnare un valore della spesa in istruzione in percentuale del PIL declinante
rispetto alle medie di periodo in questo senso possiamo notare Guinea con
-54,15%, Ghana con -62,58%, Irlanda con -63,81%, Bangladesh e Yemen con
-100,00%. Tendenzialmente la crescita della spesa in istruzione è un elemento
positivo. Tuttavia occorre considerare che anche paesi che hanno dei buoni
risultati in termini di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e produzione
di prodotti e servizi culturali hanno dei livelli molto differenziati di spesa
pubblica nell’istruzione in percentuale del PIL. Per esempio la Germania e gli
USA hanno un valore della spesa in istruzione in percentuale del PIL
rispettivamente pari a 43,9% e 43,10%, mentre per esempio il Giappone e la Cina
pari rispettivamente a 21% e 27%. Tali risultati appaiono controfattuali.
Infatti sia Germania, che USA che Giappone e anche la Cina sono leader nei
settori a più alta intensità di capitale umano e di conoscenza. Eppure
presentano traiettorie di spesa pubblica in percentuale del PIL assai
differenziate. E’ probabile che in Giappone e in Cina vi siano degli elementi
che contribuiscono alla formazione del capitale umano nazionale che purtuttavia
sfuggono alla rappresentazione contabile all’interno del PIL.
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