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In Italia i lettori calano ovunque: solo il 40%
legge libri o quotidiani nel 2023.
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Il Nord mantiene il primato, ma perde oltre
dieci punti percentuali in vent’anni.
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La pandemia e il digitale accelerano il declino
della lettura tradizionale in tutto il Paese.
L’analisi dei
dati relativi alla lettura di libri e quotidiani in Italia dal 2005 al 2023
rivela un progressivo e diffuso declino dell’abitudine alla lettura, con
dinamiche territoriali fortemente differenziate e tendenze che riflettono i
profondi mutamenti sociali, economici e culturali avvenuti nel Paese nell’arco
di quasi vent’anni. Se nei primi anni del periodo osservato l’Italia mostrava
livelli di partecipazione alla lettura ancora discretamente diffusi,
soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, a partire dal 2010 inizia un
lento ma costante arretramento, culminato in una perdita media nazionale di
oltre dieci punti percentuali tra il 2005 e il 2023. Il dato appare ancor più
significativo se si considera che nello stesso periodo si è assistito a una
forte espansione dei mezzi digitali, dei social network e delle piattaforme di
informazione online, che hanno progressivamente eroso la fruizione dei libri e
della stampa tradizionale. La lettura, in particolare quella su carta, è
diventata un’attività minoritaria, associata a livelli più elevati di
istruzione e di reddito, e sempre meno praticata dalle fasce più giovani della
popolazione.
Nel complesso,
la media nazionale di lettori di libri e quotidiani nel 2023 si colloca intorno
al 35-40%, con forti disparità territoriali. Il Nord, che partiva nel 2005 da
valori medi attorno al 50-55%, perde quasi dieci punti percentuali, ma rimane
al di sopra della media. Il Centro, pur mostrando una certa stabilità nei primi
anni, subisce poi un calo marcato, mentre il Sud, già in ritardo nel 2005,
peggiora ulteriormente, attestandosi su valori inferiori al 25%. In termini di
dinamiche generali, si osserva una parabola comune a quasi tutte le regioni:
una fase di relativa stabilità fino al 2010, una discesa più rapida tra il 2011
e il 2016, un leggero recupero o stabilizzazione fino al 2019, seguita da un
nuovo indebolimento dopo la pandemia.
Nel Nord-Ovest,
il Piemonte mostra una contrazione significativa: dal 48,1% di lettori nel 2005
scende al 39,4% nel 2023, con una perdita del 18,09%. La regione, pur avendo
tradizionalmente un buon livello di partecipazione culturale, risente del calo
dell’abitudine alla lettura diffuso tra i giovani e del declino della stampa
quotidiana. La Lombardia segue un percorso simile, passando da 54,9% a 44,1%,
con una variazione negativa del 19,67%. In Valle d’Aosta la perdita è analoga,
-18,73%, nonostante partisse da livelli molto alti (oltre il 58%). Ancora più
marcato il calo della Liguria, che registra una flessione di oltre trenta punti
percentuali, da 57,3% a 39,7%, una delle più consistenti in Italia, segno di un
indebolimento profondo della pratica della lettura, probabilmente legato anche
all’invecchiamento demografico e alla riduzione dell’offerta libraria locale.
Nel Nord-Est, il
Trentino-Alto Adige si conferma per tutto il periodo come la regione con la più
alta propensione alla lettura, nonostante un calo del 18,95%. Partendo dal
64,9% del 2005, scende al 52,6% nel 2023, rimanendo comunque la regione più
virtuosa del Paese. Il Friuli-Venezia Giulia mostra un andamento più stabile,
con una perdita del 12,79% e valori finali vicini al 50%, mentre il Veneto
registra una diminuzione meno marcata (-14,41%) ma significativa, passando da
47,9% a 41%. L’Emilia-Romagna, anch’essa con una tradizione culturale forte,
perde oltre 10 punti, scendendo da 52,3% a 42,1%, confermando la tendenza
generale del Nord di un lento declino pur mantenendo un livello relativamente
alto.
Nel Centro
Italia la situazione è eterogenea ma complessivamente negativa. La Toscana, che
nel 2005 presentava il 53,2% di lettori, scende al 39,5% nel 2023, perdendo
quasi 14 punti percentuali. L’Umbria mostra un calo del 22,63%, passando da
43,3% a 33,5%, segno di una progressiva erosione della pratica culturale. Le
Marche, con una perdita più contenuta (-14,59%), restano stabili intorno al
35%, ma comunque in calo rispetto ai primi anni. Il Lazio, nonostante la
concentrazione di istituzioni culturali e media nazionali, scende da 49,2% a
36,7%, con una perdita del 25,41%. Ciò suggerisce che nemmeno la presenza di
una forte infrastruttura culturale riesce più a garantire una diffusa abitudine
alla lettura.
Scendendo al
Sud, il quadro peggiora ulteriormente. Abruzzo e Molise si mantengono su
livelli medio-bassi, rispettivamente 32,2% e 28,2% nel 2023, ma con cali
contenuti, segno di una stagnazione più che di un vero crollo. Molto più gravi
le situazioni della Campania, della Puglia, della Basilicata e della Calabria,
dove la percentuale di lettori si colloca tra il 20% e il 25%. La Campania, ad
esempio, scende dal 24,5% del 2005 al 21,4% del 2023, con una perdita del
12,65%, mentre la Calabria registra un calo di oltre venti punti percentuali,
dal 28,9% al 22,8%. La Basilicata, che nel 2005 si attestava al 25,1%, si ferma
al 22,3%, mentre la Puglia, pur con oscillazioni, passa dal 25% al 24,4%, segno
di una sostanziale stabilità su livelli bassi. Questi dati confermano la
persistenza di un divario strutturale tra Nord e Sud, dovuto a fattori
economici, educativi e infrastrutturali: nelle regioni meridionali la minore
diffusione di librerie, biblioteche e iniziative culturali incide fortemente
sull’abitudine alla lettura.
Le isole
mostrano andamenti divergenti ma ugualmente preoccupanti. La Sicilia passa dal
27,1% del 2005 al 21,9% del 2023, perdendo quasi 20 punti percentuali, mentre
la Sardegna, che partiva da livelli molto alti (oltre il 51%), registra un
crollo notevole, chiudendo a 38% con una variazione negativa del 25,93%. La
Sardegna resta comunque sopra la media nazionale, ma il calo di quasi tredici
punti assoluti testimonia la profondità del fenomeno.
Analizzando il
periodo più recente, tra il 2020 e il 2023, emerge chiaramente l’effetto della
pandemia. Nel 2020, le restrizioni e la chiusura di molte attività culturali
avevano determinato, paradossalmente, un temporaneo interesse per la lettura,
favorito dal maggior tempo libero trascorso in casa. Tuttavia, si è trattato di
un fenomeno effimero: già nel 2021 e nel 2022 i valori tornano a calare, segno
che la lettura non è riuscita a consolidarsi come abitudine strutturale. Il
2023 segna in quasi tutte le regioni il punto più basso dell’intera serie.
Questo declino riflette la crescente competizione di nuovi media, in
particolare dei contenuti digitali brevi, dei social network e delle
piattaforme di streaming, che assorbono gran parte del tempo dedicato un tempo
alla lettura.
A livello
socioculturale, l’indebolimento dell’abitudine alla lettura ha implicazioni
profonde. La lettura di libri e quotidiani non è solo un indicatore di consumo
culturale, ma anche un segnale di partecipazione civica, di alfabetizzazione
critica e di accesso all’informazione di qualità. La diminuzione dei lettori implica
un rischio di impoverimento del dibattito pubblico e di polarizzazione
dell’opinione, fenomeni già evidenti nella società contemporanea. Inoltre, la
disaffezione alla lettura colpisce in modo particolare le giovani generazioni,
più attratte da contenuti visivi e interattivi, e meno propense alla fruizione
testuale prolungata.
Il confronto tra
le regioni evidenzia che i territori con più alti livelli di istruzione,
reddito e infrastrutture culturali tendono a conservare una maggiore
propensione alla lettura, anche se in calo. Al contrario, le aree
economicamente più fragili, dove la lettura non è mai stata un’abitudine
diffusa, mostrano un arretramento più rapido o una stagnazione su livelli
bassi. Questo divario, già marcato all’inizio del periodo, si è ampliato
ulteriormente, accentuando la frattura tra un’Italia culturalmente attiva e
un’Italia sempre più lontana dal libro e dalla carta stampata.
La perdita di
lettori in quasi tutte le regioni suggerisce che il problema non è solo
economico, ma anche culturale e tecnologico. La digitalizzazione, pur offrendo
nuove opportunità di accesso ai testi, non ha compensato il calo della lettura
tradizionale. I lettori digitali restano una minoranza e la gran parte della
popolazione non ha sostituito il libro o il quotidiano con equivalenti
digitali, ma ha semplicemente ridotto il tempo dedicato alla lettura in
generale.
In conclusione,
tra il 2005 e il 2023 la lettura di libri e quotidiani in Italia ha subito un
ridimensionamento strutturale, che coinvolge tutte le regioni e tutte le fasce
sociali, pur con intensità diverse. La progressiva perdita di interesse verso
la lettura appare come il risultato di una combinazione di fattori: mutamenti
tecnologici, crisi economiche, cambiamenti nei modelli di consumo culturale e
declino del sistema educativo nel promuovere l’abitudine alla lettura. Il Nord
e il Centro, pur in calo, conservano una base di lettori significativa, mentre
il Sud resta distanziato e rischia una marginalizzazione culturale crescente.
Il futuro della lettura in Italia dipenderà dalla capacità delle istituzioni e
delle politiche pubbliche di contrastare questa tendenza, sostenendo
biblioteche, librerie, scuole e programmi di promozione della cultura del
libro. Solo una strategia organica potrà invertire un declino che, se non
affrontato, potrebbe compromettere la qualità della partecipazione civile e la
vitalità intellettuale del Paese nei prossimi decenni.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
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