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Lombardia, Lazio e Trentino guidano la ripresa culturale: Sicilia e Calabria fanalini di coda


 

·         Dopo il crollo del 2020, la partecipazione culturale riprende ma resta sotto i livelli pre-pandemia.

·         Nord e Centro confermano leadership culturale, mentre il Mezzogiorno mostra segnali di crescita ancora fragili.

·         Solo un italiano su tre partecipa ad attività culturali fuori casa nel 2023.

 

 

L’analisi dei dati relativi alla partecipazione culturale fuori casa in Italia nel periodo 2005–2023 consente di delineare un quadro complesso e articolato, in cui si intrecciano dinamiche sociali, economiche e territoriali. La partecipazione culturale, che comprende attività come la frequentazione di cinema, teatri, concerti, musei e altri eventi, rappresenta un indicatore fondamentale del livello di benessere culturale e di coesione sociale di un territorio. Nell’arco di quasi vent’anni, i valori mostrano oscillazioni significative, condizionate da fattori economici, trasformazioni sociali e, più recentemente, dalla pandemia di Covid-19. In generale, il livello medio nazionale oscilla tra il 30% e il 40%, con una chiara distinzione tra Nord e Sud del Paese: le regioni settentrionali mantengono livelli più alti e stabili, mentre il Mezzogiorno rimane su valori più bassi, pur mostrando alcuni segnali di miglioramento negli ultimi anni.

Tra il 2005 e il 2010, il quadro nazionale appare in moderata crescita, riflettendo un periodo di relativa stabilità economica e di espansione dell’offerta culturale. Tuttavia, la crisi economica globale del 2008 incide negativamente sui comportamenti di consumo culturale, provocando un calo generalizzato tra il 2009 e il 2013. In quegli anni, il potere d’acquisto delle famiglie si riduce e la partecipazione a eventi fuori casa risente delle difficoltà economiche. Dal 2014 in poi, si osserva una lenta ripresa, favorita da nuove forme di promozione culturale, dalla valorizzazione dei centri storici e dall’integrazione crescente tra turismo e cultura. Tra il 2016 e il 2019, molte regioni raggiungono i livelli più alti dell’intera serie storica. Il 2020 rappresenta però una cesura netta: la pandemia determina un crollo senza precedenti, con la chiusura totale di cinema, teatri e musei, e un conseguente spostamento verso la fruizione digitale. Negli anni successivi, la riapertura graduale e la ripresa delle attività consentono un recupero consistente, ma non ovunque completo: in molte regioni i valori del 2023 restano inferiori a quelli pre-pandemia. Nel complesso, la variazione media sul lungo periodo è prossima allo zero, a conferma di una sostanziale stagnazione della partecipazione culturale nel tempo.

Le regioni del Nord Italia si confermano come le più attive. La Lombardia, ad esempio, mostra un andamento dinamico: dopo la flessione del periodo 2011–2013, il tasso di partecipazione cresce fino al 2016 e, nonostante il calo del 2020, recupera pienamente nel 2023 con il 41,1%, segnando un leggero aumento rispetto al 2005. Il Trentino-Alto Adige, con valori sempre superiori al 40%, si distingue per la continuità e per un sistema culturale solido, sostenuto anche dall’elevato livello di capitale sociale e dalla presenza di un turismo culturale stabile. Il Veneto e l’Emilia-Romagna si collocano su livelli analoghi, attorno al 38–40%, con leggere flessioni legate alle crisi economiche ma una chiara capacità di ripresa. Il Piemonte, invece, mostra maggiore variabilità: dopo buone performance iniziali, la partecipazione scende nel 2020 e recupera solo parzialmente nel 2023, con un saldo complessivamente negativo rispetto al 2005. La Liguria, al contrario, evidenzia una crescita costante, passando dal 28,2% del 2005 al 36,2% del 2023, grazie probabilmente a politiche di valorizzazione del patrimonio culturale e all’incremento del turismo culturale costiero.

Nel Centro Italia, l’Emilia-Romagna e la Toscana si confermano aree di alta partecipazione. Entrambe raggiungono valori prossimi o superiori al 40% nel periodo pre-pandemico, mostrando un tessuto culturale vivace e ben distribuito. Nel 2020 la crisi sanitaria riduce drasticamente la partecipazione, ma la ripresa successiva è rapida e consistente. In Toscana, la crescita complessiva rispetto al 2005 è pari a +8,67%, mentre in Emilia-Romagna è di +5,77%. L’Umbria e le Marche si attestano su livelli medi più bassi, tra il 30% e il 35%, e mostrano un recupero più lento dopo la pandemia. Le Marche, in particolare, registrano una variazione negativa nel lungo periodo (-6,76%), influenzata anche dalle difficoltà economiche e dagli effetti del terremoto del 2016. Il Lazio, con Roma come centro propulsore, presenta un andamento oscillante ma sempre su valori elevati: nel 2023 il dato è del 40,6%, superiore al valore iniziale, con un incremento complessivo del 4,64%.

Nel Sud Italia, la partecipazione culturale resta complessivamente inferiore alla media nazionale, ma emergono segnali di progresso. La Campania passa dal 27,9% del 2005 al 30,6% del 2023, con un miglioramento di quasi 10 punti percentuali, e la Puglia mostra un’evoluzione simile, crescendo di circa 8 punti. In entrambe le regioni, l’aumento della partecipazione può essere collegato al rafforzamento di festival, eventi musicali e iniziative locali legate al turismo culturale. Basilicata e Calabria rimangono invece su valori bassi: la prima perde terreno rispetto al 2005 (-5,9%), mentre la seconda resta quasi invariata (-0,8%), segno di difficoltà strutturali nella diffusione dell’offerta culturale. Il Molise, pur partendo da livelli minimi, mostra una crescita interessante (+21,3%), raggiungendo nel 2023 il 29,6%, a testimonianza di un graduale processo di apertura culturale.

Le isole, Sicilia e Sardegna, offrono due casi diversi. La Sardegna, con un incremento del 3,5%, mostra un andamento altalenante ma complessivamente positivo, mentre la Sicilia rimane sostanzialmente stabile, con lo stesso valore del 2005 (24,7%). Ciò suggerisce che, nonostante le iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, l’impatto sulla partecipazione quotidiana dei cittadini resta limitato.

Il triennio 2020–2023 rappresenta un periodo di particolare interesse, segnando la ripresa dopo la crisi pandemica. Nel 2020, la partecipazione crolla in modo uniforme in tutto il Paese, raggiungendo in alcune regioni livelli inferiori al 20%. Dal 2021 al 2023 si assiste a una ripartenza sostenuta, soprattutto nel Nord e nel Centro, dove le politiche di riapertura e il rilancio di eventi e festival hanno favorito il ritorno del pubblico. Tra i casi più positivi spiccano il Veneto, che passa dal 9% nel 2021 al 39,7% nel 2023, il Lazio, che sale dal 12,3% al 40,6%, e il Piemonte, che recupera oltre 25 punti in due anni. Al Sud, la ripresa è più lenta: la Sicilia, la Basilicata e la Calabria rimangono su livelli inferiori a quelli pre-pandemici, mentre la Campania e la Puglia mostrano progressi incoraggianti ma ancora fragili. Alcune regioni di piccole dimensioni, come la Valle d’Aosta, riescono addirittura a migliorare i livelli precedenti alla pandemia, grazie al forte legame tra turismo e cultura e a una gestione locale più flessibile.

Nel complesso, la partecipazione culturale fuori casa in Italia riflette la persistente polarizzazione territoriale. Le regioni del Nord e del Centro continuano a mantenere valori elevati, mentre il Mezzogiorno, pur migliorando, resta distante. Le cause di questa disparità sono molteplici: differenze economiche, accessibilità dei servizi culturali, concentrazione di istituzioni nei centri urbani del Nord e carenze infrastrutturali nel Sud. Tuttavia, emerge anche un elemento di resilienza: nonostante le crisi economiche e sanitarie, la domanda culturale italiana non scompare, ma si trasforma.

La pandemia ha rappresentato un momento di discontinuità radicale, ma anche di rinnovamento. Le regioni con reti culturali solide e una tradizione di partecipazione diffusa hanno saputo reagire meglio, riorganizzando eventi e incentivando la partecipazione attraverso nuove forme di fruizione, anche integrate con strumenti digitali. Dove il sistema culturale era più fragile, la ripresa è stata più lenta e discontinua. In prospettiva, i dati del 2023 lasciano intravedere segnali di ottimismo: la maggior parte delle regioni è tornata su livelli comparabili a quelli di fine anni 2010, ma restano sfide importanti, soprattutto per colmare i divari territoriali e generazionali. La partecipazione culturale non dipende solo dall’offerta, ma anche dalle condizioni economiche, dall’istruzione, dalla mobilità e dall’inclusione sociale.

In conclusione, tra il 2005 e il 2023 la partecipazione culturale fuori casa in Italia ha attraversato un percorso discontinuo ma significativo. Lungo un arco di vent’anni, la cultura ha mostrato una notevole capacità di adattamento alle trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche. La crescita di alcune regioni, la resilienza di altre e la lenta ma costante espansione nel Sud delineano un Paese in cui la cultura continua a rappresentare un elemento identitario forte, anche se ancora diseguale. La sfida per il futuro sarà consolidare questa ripresa e rendere la partecipazione culturale un’esperienza realmente accessibile e diffusa, superando le barriere territoriali e sociali che ancora oggi ne limitano la piena espressione.

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

 

 









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