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Tra il 2018 e il 2023 diplomati adulti in aumento ovunque, ma la Campania è ancora ferma al 56,8%

 

·         La Calabria registra la crescita percentuale più alta: +12,73% in soli cinque anni.

·         Il divario Nord-Sud resta marcato: Sardegna e Sicilia sotto il 56%, Trentino sopra il 72%.

·         L’Umbria sorprende con risultati eccellenti: +7,91% e oltre il 73% di adulti diplomati nel 2023.

 

Nel periodo compreso tra il 2018 e il 2023, i dati relativi alla percentuale di persone tra i 25 e i 64 anni in possesso almeno di un diploma in Italia mostrano un'evoluzione significativa, benché disomogenea, tra le diverse regioni del Paese. L'analisi di questa crescita, espressa sia in termini assoluti sia percentuali, offre una panoramica interessante sulle dinamiche educative regionali, sulle disuguaglianze territoriali e sull’efficacia delle politiche formative adottate in questi anni. Emergono differenze notevoli tra le aree del Nord e quelle del Sud, tra regioni tradizionalmente forti sul piano della scolarizzazione e altre che, pur partendo da livelli molto più bassi, sembrano aver compiuto progressi rilevanti.

A livello nazionale, si osserva un generale incremento della quota di popolazione con almeno un diploma, segno di una tendenza positiva e costante nel tempo. Tuttavia, la crescita non è stata uniforme, né per intensità né per direzione nei diversi anni. Alcune regioni hanno registrato incrementi particolarmente marcati, sia in valore assoluto che in termini percentuali, a indicare un’accelerazione significativa nel processo di innalzamento del livello medio di istruzione. La Calabria è il caso più emblematico in tal senso, con un incremento assoluto di 6,9 punti percentuali, che corrisponde a una crescita del 12,73%. Si tratta del progresso percentuale più alto registrato in tutta la penisola, a fronte di un punto di partenza tra i più bassi (54,2% nel 2018). Un altro caso degno di nota è rappresentato dalla Puglia, che ha visto una crescita di 5,4 punti in valore assoluto, pari a un aumento del 10,74%, anch’essa partendo da una base molto bassa nel 2018, quando il valore si attestava al 50,3%. Questi dati sembrano indicare un processo di recupero, o almeno un tentativo, da parte delle regioni meridionali, nel colmare il divario storico che le separa dal resto d’Italia in termini di istruzione della popolazione adulta.

Nonostante i progressi compiuti, le regioni del Sud restano comunque fanalino di coda nella classifica nazionale. Campania, Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Sardegna continuano a presentare valori decisamente inferiori rispetto alla media nazionale. Ad esempio, la Campania, pur avendo aumentato la quota di diplomati del 6,97%, si attesta nel 2023 ancora su un modesto 56,8%. La Sicilia, anch’essa in lieve miglioramento, raggiunge il 54,9%, partendo dal 51,5% del 2018. La Sardegna cresce di 3,4 punti percentuali, ma si ferma al 55%. Questi valori sono ancora molto distanti da quelli delle regioni settentrionali o centrali più virtuose, a conferma di un dualismo educativo radicato nel tempo, che riflette probabilmente sia fattori strutturali legati alla distribuzione delle opportunità formative, sia elementi culturali, economici e sociali.

Nel Nord Italia, i livelli di istruzione risultano generalmente più elevati già a partire dal 2018, con tendenze di crescita più moderate ma costanti. La Liguria rappresenta una delle regioni con i livelli più alti di diplomati nella fascia di età 25-64 anni, raggiungendo il 71,5% nel 2023, con una variazione assoluta di 4,2 punti e una crescita percentuale del 6,24%. Il Trentino-Alto Adige, che già partiva da un valore elevato nel 2018 (69,6%), arriva al 72,9% nel 2023. Anche il Friuli-Venezia Giulia si colloca su livelli alti, toccando il 72,7% nel 2023, con un incremento di 4,1 punti, pari al 5,98%. La Lombardia mostra un miglioramento costante e significativo: partendo da un valore del 65,1% nel 2018, raggiunge il 68,6% nel 2023, con una crescita di 3,5 punti in valore assoluto e del 5,38% in termini relativi. Simile l’andamento del Veneto, che cresce di 3,5 punti percentuali, passando dal 64,6% al 68,1%, segnando un +5,42%.

In Emilia-Romagna si registra una delle crescite più contenute, pari a soli 1,7 punti percentuali in valore assoluto e al 2,49% in termini percentuali. Tuttavia, la regione si manteneva già su valori elevati nel 2018, intorno al 68,2%, raggiungendo nel 2023 il 69,9%. Questo suggerisce una certa stabilità nel livello di istruzione, con un miglioramento più lento, forse dovuto alla minore necessità di interventi correttivi. Anche la Toscana registra un aumento contenuto, passando dal 64,9% al 66,4% (+1,5 punti assoluti), con una variazione percentuale del 2,31%. Si tratta di incrementi meno vistosi, ma che consolidano un posizionamento comunque superiore alla media nazionale.

Interessante è il caso dell’Umbria, che si distingue per essere una delle regioni con l’incremento percentuale più elevato del Centro Italia: +7,91%. Partendo già da un buon livello nel 2018 (68,3%), l’Umbria raggiunge il 73,7% nel 2023, superando anche regioni settentrionali tradizionalmente virtuose. Questo dato potrebbe riflettere politiche educative regionali efficaci, un buon accesso alla formazione, oppure un mutamento nella composizione della popolazione adulta. Il Lazio segue un andamento analogo, con un passaggio dal 70,1% al 74%, segnando un incremento del 5,56%, anch’esso molto positivo, che conferma il ruolo centrale della regione nella promozione dell’istruzione.

Le Marche si collocano in una posizione intermedia, con un incremento moderato: dal 64,8% del 2018 si arriva al 67,2% nel 2023 (+2,4 punti), con una variazione percentuale del 3,7%. La regione mostra dunque una tendenza positiva, ma meno accentuata rispetto ad altre aree del Centro Italia. Anche il Molise, pur partendo da livelli piuttosto bassi (62,1%), riesce a crescere del 6,12%, arrivando al 65,9% nel 2023. Questo dato rappresenta un segnale positivo, pur rimanendo su valori ancora distanti rispetto ai territori più avanzati.

Nel Nord-Ovest, il Piemonte mostra un andamento di crescita regolare, passando dal 62,9% al 66,6%, con un incremento di 3,7 punti, pari al 5,88%. Si tratta di un miglioramento significativo, che però lascia la regione ancora al di sotto di alcune realtà vicine, come la Liguria o la Lombardia. La Valle d’Aosta, invece, presenta una crescita più modesta, sia in valore assoluto (+2 punti) che in termini percentuali (+3,28%), mantenendosi comunque su livelli relativamente bassi per il contesto nord-occidentale, con un 63% nel 2023.

Complessivamente, i dati confermano il permanere di un divario strutturale tra Nord e Sud in termini di istruzione della popolazione adulta, con una parte del Mezzogiorno ancora lontana dagli standard medi nazionali ed europei. Tuttavia, proprio nelle regioni meridionali si registra, in molti casi, una crescita più rapida, che potrebbe indicare un processo di recupero in atto. Questo è particolarmente evidente in Calabria, Puglia e Campania, dove la crescita percentuale è tra le più elevate. È importante però sottolineare che, in alcuni casi, tali incrementi rappresentano un recupero parziale rispetto a una condizione di partenza molto svantaggiata, e non un vero e proprio avanzamento rispetto alla media nazionale. Le regioni del Nord e del Centro, invece, pur mostrando una crescita più contenuta, consolidano la loro posizione, mantenendo livelli di scolarizzazione alti e spesso in linea con gli obiettivi europei.

Le dinamiche osservate tra il 2018 e il 2023 sembrano rispondere sia a tendenze demografiche, come l’invecchiamento della popolazione o la sostituzione generazionale, sia a politiche regionali o nazionali tese a migliorare l’accesso e la permanenza nei percorsi formativi. Resta però evidente l’esigenza di interventi mirati nelle aree più svantaggiate, in particolare nel Mezzogiorno, dove i tassi di abbandono scolastico restano elevati e il livello medio di istruzione della popolazione adulta continua a rappresentare un limite per lo sviluppo sociale ed economico.

Per concludere, se da un lato il periodo in esame mostra una tendenza incoraggiante sul piano generale, dall’altro sottolinea come le diseguaglianze territoriali restino un ostacolo strutturale da affrontare con politiche più incisive e coordinate, capaci non solo di elevare il livello medio di istruzione, ma anche di ridurre il gap tra Nord e Sud, tra aree urbane e interne, tra centro e periferia del sistema educativo italiano.

 

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

 




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