Peggiorano le competenze numeriche: +14,5 % in Piemonte, +21,4 % in Liguria; Sud già al 50-60 % inadeguati
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Crescono ovunque le difficoltà numeriche, con
picchi oltre il 60% nel Sud.
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Il Nord registra aumenti fino al 33%, segnale di
regressione generalizzata.
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Divario territoriale stabile: competenze più
solide al Nord, criticità persistenti nel Mezzogiorno.
L’analisi dei
dati relativi alla competenza numerica non adeguata tra gli
studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado nelle
diverse regioni italiane dal 2018 al 2023 evidenzia un quadro complesso e
stratificato, in cui le differenze territoriali rimangono marcate nonostante
alcuni miglioramenti complessivi. Il dato di fondo riguarda la percentuale di
studenti che non raggiunge un livello adeguato di competenza numerica, quindi
valori più elevati indicano una situazione più critica. Ciò che emerge
chiaramente è la persistenza di un divario Nord-Sud, con il Mezzogiorno che
continua a mostrare percentuali molto più alte di studenti in difficoltà,
mentre le regioni del Nord e parte del Centro presentano livelli più contenuti,
pur con alcune oscillazioni negli anni.
Nel 2018, anno
di riferimento iniziale, la media delle regioni settentrionali si attestava tra
il 26 e il 36 per cento, mentre nel Sud i valori oscillavano tra il 45 e il 58
per cento, con punte massime in Calabria e Sicilia. In altre parole, già
all’inizio del periodo considerato, il gap territoriale era molto evidente: uno
studente meridionale su due non possedeva competenze numeriche adeguate, contro
circa uno su tre nel Nord. Nel corso degli anni successivi, i dati mostrano un
andamento altalenante, con un peggioramento generalizzato nel 2021,
probabilmente connesso agli effetti della pandemia e della didattica a
distanza, seguito da un parziale recupero nel biennio 2022-2023. Tuttavia, la
distribuzione geografica delle difficoltà rimane sostanzialmente invariata.
Prendendo in esame
il Nord-Ovest, il Piemonte mostra un incremento della percentuale di studenti
con competenza numerica non adeguata, passando dal 34,5 per cento nel 2018 al
39,5 nel 2023, con una variazione assoluta di cinque punti e una crescita
relativa del 14,49 per cento. Ciò significa che, pur partendo da livelli non
critici, la regione ha sperimentato un peggioramento sensibile, forse legato
alle conseguenze del periodo pandemico e a una successiva ripresa non
pienamente consolidata. La Valle d’Aosta, pur essendo una piccola regione,
mostra una dinamica ancora più marcata: dal 29,7 per cento al 36, con una
variazione del 21,21 per cento. Questo dato indica che anche territori
generalmente performanti non sono immuni da un peggioramento nella qualità
degli apprendimenti di base. La Liguria, invece, registra un aumento ancora più
evidente: dal 36,4 per cento nel 2018 al 44,2 nel 2023, con una variazione del
21,43 per cento. Tale dato suggerisce un indebolimento strutturale nella
preparazione matematica della popolazione scolastica ligure, che oggi si
colloca su livelli simili a quelli del Centro Italia, più che del Nord.
In Lombardia, la
situazione appare più stabile, con una crescita moderata dal 29,4 al 35,4 per
cento e una variazione del 20,41 per cento. Anche in questo caso, però,
l’aumento della quota di studenti in difficoltà è evidente, segnalando una
tendenza nazionale di regressione delle competenze di base. Se si guarda al
Veneto e al Friuli-Venezia Giulia, il quadro è più eterogeneo. Il Veneto
presenta un incremento limitato, con una variazione di 4,5 punti percentuali e
un aumento relativo del 15,63 per cento, mantenendosi comunque tra le regioni
più virtuose. Il Friuli, invece, mostra un peggioramento più consistente, da
26,7 a 35,6 per cento, cioè un incremento del 33,33 per cento, il più alto tra
le regioni settentrionali. Si tratta di un dato che desta attenzione, poiché il
Friuli partiva da una situazione molto favorevole e in pochi anni ha visto
quasi raddoppiare la quota di studenti con competenze non adeguate.
L’Emilia-Romagna
segue un andamento simile a quello del Veneto, con un aumento contenuto: dal
32,5 al 38 per cento, pari a una crescita del 16,92 per cento. Anche qui si
registra una sostanziale tenuta, ma con un peggioramento non trascurabile rispetto
al periodo pre-pandemico. Passando alle regioni centrali, la Toscana registra
un incremento da 33 a 39,4 per cento, con una variazione del 19,39 per cento.
La regione, tradizionalmente tra le più performanti del Centro, mostra un
deterioramento che potrebbe essere interpretato come un effetto combinato della
crisi pandemica e di una lenta ripresa della didattica laboratoriale e del
pensiero logico. L’Umbria passa dal 31,2 al 35,8 per cento, con una variazione
del 14,74 per cento, mantenendo un livello di criticità inferiore rispetto alla
media nazionale. Le Marche e il Lazio seguono un andamento parallelo: entrambe
mostrano un peggioramento, ma con differenze nel livello assoluto. Le Marche
passano da 30,1 a 35,6 per cento (+18,27 per cento), mentre il Lazio, già più
in difficoltà nel 2018 con il 38,4 per cento, arriva al 44,9 per cento (+16,93
per cento). In particolare, il Lazio presenta un quadro problematico per una
regione centrale e capitale, con valori vicini a quelli del Mezzogiorno.
Nel complesso,
il Centro Italia conferma una posizione intermedia, con valori in crescita ma
non drammaticamente distanti da quelli del Nord, anche se le differenze tra
regioni interne e costiere, o tra aree metropolitane e periferiche, potrebbero
essere rilevanti ma non emergono in questi dati aggregati. Spostandoci nel Sud
e nelle Isole, la situazione appare molto più grave. L’Abruzzo mostra un
aumento contenuto, da 37,8 a 42,1 per cento (+11,38 per cento), mentre il
Molise, pur partendo da valori più alti, cresce solo di 3,8 punti, arrivando al
44,8 per cento (+9,27 per cento). Entrambe le regioni, pur appartenendo al
Mezzogiorno, si collocano su livelli migliori rispetto alle regioni più
meridionali, mostrando una parziale capacità di contenere la dispersione. In Campania,
invece, il problema resta imponente: il 57,7 per cento degli studenti nel 2023
non possiede competenze numeriche adeguate, contro il 54 per cento del 2018.
L’aumento è relativamente modesto (+6,85 per cento), ma il livello assoluto
resta allarmante: più di un ragazzo su due non raggiunge il livello minimo
richiesto.
In Puglia la
percentuale passa da 45,1 a 49,6 per cento (+9,98 per cento), un dato in linea
con il trend generale ma comunque elevato. La Basilicata, che nel 2018
registrava il 47,4 per cento, arriva al 49 per cento, con un aumento molto
contenuto (+3,38 per cento), segnale che il livello di difficoltà è ormai
strutturale e non legato a fluttuazioni temporanee. La Calabria, tra le regioni
più in difficoltà, mostra una leggera riduzione rispetto al picco del 2021, ma
sul lungo periodo il dato resta preoccupante: dal 58,3 al 60,7 per cento, con
un incremento del 4,12 per cento. La Sicilia si colloca su valori analoghi: dal
56,6 al 61,4 per cento, con una crescita dell’8,48 per cento, confermando la
presenza di gravi criticità educative e sociali. La Sardegna, infine, pur
migliorando lievemente nel 2022, arriva nel 2023 al 58,1 per cento, con un
incremento del 13,26 per cento rispetto al 2018. Ciò significa che, nonostante
alcune politiche regionali di contrasto alla dispersione e di rafforzamento
delle competenze STEM, l’isola non è riuscita a invertire la tendenza.
Se si osservano
le variazioni percentuali complessive, emerge che le regioni del Nord e del
Centro hanno conosciuto peggioramenti più marcati in termini relativi, pur
partendo da livelli migliori. Invece, nel Sud, dove le difficoltà erano già
molto elevate, le variazioni sono più contenute, ma questo non rappresenta un
segnale positivo: piuttosto indica una stagnazione su livelli di criticità
strutturale. Il dato nazionale, pur non esplicitamente riportato, suggerisce
che la quota di studenti con competenza numerica non adeguata è aumentata in
media di circa 5-6 punti percentuali nell’arco di cinque anni, con un picco nel
2021, anno della pandemia, che ha evidenziato la fragilità del sistema
educativo nel garantire equità e continuità.
Il contesto
pandemico ha sicuramente inciso su questi risultati. La didattica a distanza ha
penalizzato in particolare gli studenti provenienti da contesti socio-economici
svantaggiati, spesso concentrati nel Mezzogiorno, dove l’accesso a risorse
tecnologiche, connessioni stabili e ambienti di studio adeguati è più limitato.
Tuttavia, la crescita delle difficoltà anche nelle regioni settentrionali segnala
che il problema non è soltanto di natura territoriale o economica, ma coinvolge
più in generale la capacità del sistema scolastico di garantire un
apprendimento solido e duraturo delle competenze di base. In questo senso, la
matematica e le competenze numeriche rappresentano un banco di prova cruciale,
poiché la loro carenza si traduce in una minore capacità di problem solving e
di interpretazione della realtà, competenze fondamentali non solo per il
successo scolastico ma anche per l’inclusione sociale e lavorativa.
Un’altra chiave
di lettura riguarda la coerenza tra i diversi livelli scolastici e la
transizione verso la scuola secondaria di secondo grado. Le difficoltà
numeriche che emergono alla fine della scuola media riflettono spesso carenze
accumulate già nella scuola primaria, dove l’acquisizione del pensiero logico e
delle competenze di calcolo dovrebbe essere consolidata. L’aumento delle
percentuali di studenti con competenza non adeguata suggerisce che il sistema
di monitoraggio e di intervento precoce non è stato sufficientemente efficace.
Le regioni che mostrano incrementi più elevati, come Friuli-Venezia Giulia,
Liguria e Toscana, dovrebbero interrogarsi sulla qualità della didattica,
sull’aggiornamento professionale dei docenti e sulla continuità dei percorsi
educativi.
Infine, il
quadro generale evidenzia che le politiche di contrasto alla dispersione e di
potenziamento delle competenze matematiche, pur presenti, non hanno prodotto
effetti strutturali. Il fatto che nel 2023 oltre il 60 per cento degli studenti
in alcune regioni non raggiunga un livello adeguato di competenza numerica
rappresenta un segnale d’allarme per il Paese nel suo complesso. L’Italia
continua a mostrare una profonda frattura educativa, in cui la geografia
dell’apprendimento ricalca quella delle disuguaglianze economiche e sociali.
Per colmare questo divario non bastano interventi episodici o limitati alle
aree più deboli: è necessario un ripensamento complessivo del curricolo, della
formazione dei docenti e delle strategie di valutazione, con un’attenzione
particolare all’equità territoriale e alla valorizzazione del potenziale di
ogni studente. In sintesi, i dati dimostrano che la competenza numerica resta
una delle principali criticità del sistema scolastico italiano, un indicatore
non solo del rendimento individuale ma anche della capacità del Paese di
garantire pari opportunità di apprendimento e di futuro.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
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