L’analisi della distribuzione del reddito attraverso l’indice di Gini, così come riportato dai dati dell’Income Distribution Database dell’OCSE, offre un quadro articolato delle dinamiche di disuguaglianza nei paesi membri e in alcune economie non appartenenti all’OCSE nel periodo compreso tra il 2010 e il 2023. L’indice di Gini, espresso su una scala da 0 a 1, misura la disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile: valori prossimi allo zero indicano una distribuzione molto equa, mentre valori vicini all’unità riflettono una forte concentrazione del reddito in poche mani. Da questa base metodologica, emergono trend significativi e differenze marcate tra le varie aree geografiche. In Europa centrale e settentrionale, come Austria, Finlandia, Danimarca, Germania e Paesi Bassi, l’indice tende a rimanere contenuto, generalmente compreso tra 0.24 e 0.29, mostrando una relativa stabilità nel tempo e una distribuzione del reddito più equa rispetto alla media OCSE. In particolare, paesi come la Slovacchia e la Slovenia si posizionano tra i più egualitari, con valori inferiori a 0.25 in numerosi anni del periodo osservato. Anche la Repubblica Ceca e l’Ungheria si collocano in quest’area, con una tendenza alla lieve diminuzione o stabilizzazione dell’indice, indicando efficaci politiche redistributive e sistemi di welfare ben strutturati. Contrariamente, in Europa meridionale e orientale si rilevano livelli più elevati di disuguaglianza, soprattutto in paesi come la Bulgaria e la Romania, che mostrano valori spesso superiori a 0.35, con picchi in alcuni anni che superano lo 0.40. In particolare, la Bulgaria ha toccato nel 2016 il valore di 0.402, il più alto tra i paesi europei OCSE. Queste economie, pur registrando in alcuni casi lievi miglioramenti nella seconda metà del periodo, continuano a presentare forti squilibri economici interni. L’Italia, nel confronto, mostra un andamento abbastanza stabile, oscillando tra lo 0.325 e lo 0.333, con un leggero miglioramento nel 2022, anno in cui l’indice è sceso a 0.319. Tuttavia, questo livello rimane superiore rispetto alla media dell’Europa centro-settentrionale, segnalando persistenti criticità nella distribuzione del reddito. Spostandosi in America, gli Stati Uniti registrano costantemente valori elevati dell’indice di Gini, intorno allo 0.39 e con alcuni picchi vicini allo 0.40, confermando la nota polarizzazione dei redditi e la presenza di forti disparità socioeconomiche. Il Canada, pur mantenendosi su livelli più bassi, mostra una certa fluttuazione, ma una tendenza alla diminuzione tra il 2010 e il 2020, con un indice che scende fino allo 0.280 per poi risalire leggermente nel 2023. L’America Latina, rappresentata da paesi come Messico, Cile, Costa Rica e Brasile, conferma storicamente alti livelli di disuguaglianza. Il Costa Rica, ad esempio, mantiene valori molto elevati durante tutto il periodo, con punte fino a 0.497 nel 2020, sebbene presenti una lieve tendenza alla riduzione negli anni successivi. Anche il Cile registra costantemente valori oltre lo 0.45, mentre il Messico mostra una discesa a partire dal 2018, passando da valori sopra lo 0.45 a circa 0.400 nel 2022. Il Brasile, pur avendo dati non completi, evidenzia valori costantemente superiori allo 0.45. Questi dati confermano le storiche fragilità redistributive e le profonde disuguaglianze sociali nella regione latinoamericana. In Asia, le situazioni sono eterogenee: la Corea del Sud mostra una tendenza alla progressiva riduzione della disuguaglianza, scendendo da 0.388 nel 2011 a 0.324 nel 2022, suggerendo un miglioramento del sistema economico e redistributivo. Il Giappone presenta dati frammentari, ma gli anni registrati indicano un indice di Gini attorno allo 0.33. L’India e la Cina offrono dati limitati, ma la Cina, nel 2011, mostra un valore estremamente elevato di 0.514, confermando le ampie disparità presenti nel paese, specialmente tra aree urbane e rurali. Un caso estremo è rappresentato dal Sudafrica, che nel 2015 e nel 2017 presenta valori superiori a 0.61, di gran lunga i più alti tra i paesi osservati. Questo riflette una distribuzione del reddito fortemente diseguale, eredità delle profonde divisioni sociali e razziali del passato. Un’analisi particolare merita l’andamento della disuguaglianza nei paesi nordici, considerati esempi virtuosi di equità e redistribuzione. Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca mostrano valori di Gini relativamente bassi, ma con una tendenza all’aumento soprattutto dopo il 2015. Ad esempio, la Svezia passa da 0.267 nel 2013 a 0.290 nel 2022, mentre la Norvegia registra un picco di 0.285 nel 2021. Questo suggerisce una progressiva erosione dell’equità in questi paesi, potenzialmente legata a cambiamenti nel mercato del lavoro, all’immigrazione e alle trasformazioni del welfare. Il Regno Unito mantiene un livello elevato e stabile di disuguaglianza, con valori sempre sopra lo 0.35 e una lieve tendenza all’aumento, raggiungendo 0.367 nel 2023. Questo riflette le crescenti disuguaglianze generate da un’economia altamente finanziarizzata e da riforme sociali meno redistributive. In Oceania, l’Australia presenta dati incompleti ma mediamente collocati intorno allo 0.33, mentre la Nuova Zelanda mostra una leggera tendenza alla riduzione della disuguaglianza, passando da 0.335 nel 2010 a 0.326 nel 2022, dopo un picco nel 2013. L’analisi dei dati mostra anche l’impatto delle crisi economiche e sanitarie globali. In molti paesi, ad esempio, il biennio 2020-2021 coincide con un aumento della disuguaglianza o con una maggiore instabilità, come si osserva negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Norvegia e in Germania, probabilmente a causa degli effetti del COVID-19 che ha colpito in modo diseguale i diversi segmenti della popolazione. Tuttavia, in alcuni casi si registra una riduzione temporanea dell’indice, probabilmente legata a interventi pubblici straordinari di sostegno al reddito. Un’ulteriore osservazione riguarda le economie in transizione o a sviluppo intermedio, come la Russia, la Turchia, la Croazia e i Balcani occidentali. In questi paesi si rilevano andamenti altalenanti, con miglioramenti parziali ma anche ricadute dovute all’instabilità politica ed economica. La Turchia, ad esempio, mostra una crescita della disuguaglianza dal 2013 al 2021, passando da 0.390 a 0.433, segno di un progressivo peggioramento del quadro redistributivo. Infine, la presenza di dati mancanti o frammentari per molti paesi evidenzia la necessità di rafforzare la raccolta statistica e la trasparenza nei sistemi di rilevazione del reddito, condizione fondamentale per valutare con precisione l’equità economica e guidare le politiche pubbliche. In sintesi, i dati dell’indice di Gini nel periodo 2010-2023 mostrano una realtà globale profondamente disomogenea, dove le economie più avanzate tendono a mantenere livelli di disuguaglianza più contenuti, ma con segnali preoccupanti di deterioramento anche in contesti tradizionalmente egualitari. Le economie emergenti e quelle con sistemi di welfare meno sviluppati registrano invece valori costantemente elevati, con rischi significativi di esclusione sociale e tensioni economiche. Questi trend, se non affrontati con politiche adeguate, rischiano di compromettere la coesione sociale e la sostenibilità dello sviluppo nei prossimi anni.
Source: OCSE
Link: www.oecd.org
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