I dati
dell’Ocse analizzati di seguito rappresentano una fotografia molto selettiva ma
significativa dell’impegno dei vari paesi nel fornire sostegno fiscale
basato sul reddito per attività di Ricerca e Sviluppo (R&S) e
innovazione, espresso in percentuale del Prodotto Interno Lordo (PIL). I
dati, distribuiti su un arco temporale limitato (2018–2021), evidenziano 49
valori osservati che ci permettono di tracciare alcune riflessioni importanti
sulle strategie economiche e fiscali legate all’innovazione in diversi contesti
nazionali.
Il punto di
partenza per un’analisi comparativa è la notevole eterogeneità dei valori,
che spaziano dallo zero assoluto (o mancanza di dati significativi) fino
a picchi sorprendentemente alti, come Cipro (0,7203% del PIL) e Israele
(0,2266%). La distanza tra questi estremi non è solo quantitativa, ma
riflette scelte politiche, strutture economiche e diversi livelli di maturità
nei sistemi di supporto all’innovazione.
La dicotomia tra presenza e assenza del sostegno
fiscale
Un dato che
colpisce immediatamente è la presenza di valori pari a zero per un
numero elevato di paesi. Tra questi figurano economie avanzate come Australia,
Austria, Cile, Danimarca, Finlandia, Germania, Giappone, Norvegia, Nuova
Zelanda, Svezia e Svizzera, oltre a una serie di economie non-OCSE come Brasile,
Bulgaria, Croazia, Perù e Sud Africa. Questo dato non implica
necessariamente una mancanza totale di incentivi all’innovazione: molti di
questi paesi utilizzano forme di supporto diretto alla R&S (come
finanziamenti pubblici o bandi), oppure meccanismi costi-based (cioè
basati sulle spese sostenute per attività innovative, non sul reddito
generato).
Tuttavia,
l’assenza di un supporto income-based indica che in questi paesi
l’incentivo fiscale non è legato direttamente ai profitti derivanti dalla
commercializzazione dell’innovazione, come nel caso dei patent box o
altri regimi agevolati per i redditi derivanti da brevetti, marchi, software,
know-how o design industriali.
I leader nell’incentivazione fiscale basata sul
reddito
Sul fronte
opposto troviamo paesi che investono cifre significative in proporzione al
proprio PIL in incentivi fiscali basati sul reddito. In cima alla classifica
troviamo:
- Cipro (0,7203%): un dato che spicca nettamente
rispetto a tutti gli altri paesi. Questo valore indica l’utilizzo
aggressivo di regimi fiscali preferenziali per attrarre imprese ad alta
intensità di R&S. Il paese ha storicamente utilizzato strumenti come
l’IP Box, che consente una tassazione molto ridotta sui redditi da
proprietà intellettuale. La dimensione limitata del PIL rende l’indice
ancora più alto, ma anche più esposto a fluttuazioni.
- Israele (0,2266%): conferma il suo status di
“start-up nation” con una politica coerente di supporto all’innovazione,
non solo tramite sussidi diretti, ma anche con un regime fiscale
favorevole agli utili da R&S. Israele ha una lunga tradizione di
trasferimento tecnologico tra università, imprese e Stato, sostenuta da
agevolazioni legate all’introduzione sul mercato di prodotti innovativi.
- Paesi Bassi (0,2170%) e Stati Uniti (0,0997%):
due economie avanzate che si affidano fortemente agli incentivi fiscali
come parte della loro strategia per attrarre investimenti in tecnologia e
stimolare la competitività del sistema produttivo. I Paesi Bassi, in
particolare, hanno strutturato il loro regime fiscale per le imprese ad alta
tecnologia in modo da essere tra i più attrattivi d’Europa.
- Regno Unito (0,0581%), Italia (0,0414%), Lituania
(0,0414%) e Francia (0,0222%) completano il gruppo dei paesi
che adottano una strategia intermedia, utilizzando l’income-based support
come strumento complementare al supporto costi-based. L’Italia, per
esempio, ha sviluppato un regime di patent box che consente di
detassare i redditi da brevetti, incentivando l’uso economico della
proprietà intellettuale.
Il paradosso dell’assenza nei paesi avanzati
Molto
interessante è la totale assenza di valori significativi in economie fortemente
industrializzate come Germania, Giappone, Finlandia e Svezia. Questo
fatto può sembrare sorprendente, ma è spiegabile considerando l’approccio
differente di questi paesi, che preferiscono concentrare gli sforzi sulla
spesa pubblica diretta in R&S, su programmi di cooperazione tra
pubblico e privato e su crediti d’imposta legati ai costi (non ai redditi).
In Germania,
ad esempio, l’introduzione del "Forschungszulage" (bonus
fiscale per la ricerca) è un fenomeno recente, e non era ancora pienamente
operativo nel 2021. Analogamente, in Giappone, il sostegno fiscale
all’innovazione è storicamente concentrato su detrazioni legate
all’investimento iniziale, non sui risultati in termini di redditività.
Economie emergenti e non-OCSE: occasioni mancate e
potenzialità
Molti paesi
non-OCSE mostrano valori pari a zero, a testimonianza di sistemi fiscali ancora
non strutturati per sostenere efficacemente l’innovazione attraverso il canale
del reddito. È il caso di Argentina, Brasile, Bulgaria, Perù, Sud Africa,
paesi che, pur avendo potenziale in termini di capitale umano e risorse,
mancano spesso di un framework normativo adeguato.
Tuttavia,
alcune eccezioni meritano attenzione. Romania (0.0165%), Malta
(0.0015%) e Grecia (0.0026%) mostrano una volontà, seppur ancora
limitata, di utilizzare l’income-based support per attrarre investimenti o
stimolare la valorizzazione della proprietà intellettuale. Questi valori, pur
modesti, indicano un movimento verso una maggiore armonizzazione con le best
practices OCSE.
Un confronto con la spesa pubblica diretta
È
fondamentale ricordare che l’income-based support è solo una delle
componenti del più ampio ecosistema dell’innovazione. Molti paesi con
valori bassi o nulli in questa categoria risultano invece molto attivi nella spesa
pubblica diretta in R&S. Ad esempio, Danimarca, Finlandia, Svezia
e Germania figurano regolarmente ai primi posti per intensità di spesa
pubblica e privata in ricerca rispetto al PIL. La loro assenza nel presente
dataset non implica un disinteresse per l’innovazione, ma riflette una diversa filosofia
di intervento: invece di premiare i risultati (reddito da brevetto),
preferiscono incentivare i processi (spesa in ricerca).
Il ruolo dei regimi IP Box
Un elemento
chiave che accomuna molti dei paesi con valori alti in questo dataset è
l’adozione di regimi IP Box, un meccanismo fiscale che consente una
tassazione ridotta sui redditi derivanti da proprietà intellettuali (inclusi
brevetti, software e design). Questi regimi hanno come obiettivo l’attrazione
di capitali mobiliari e profitti da innovazione, spesso con l’effetto
collaterale di essere usati anche per strategie di ottimizzazione fiscale da
parte delle multinazionali. È per questo che l’OCSE, nell’ambito del progetto BEPS
(Base Erosion and Profit Shifting), ha messo sotto osservazione questi
strumenti, cercando di limitarne gli abusi.
Considerazioni finali
I dati
rivelano un panorama estremamente disomogeneo. Alcuni paesi, come Cipro,
Israele e Paesi Bassi, mostrano un’adozione aggressiva di strumenti fiscali
basati sul reddito da R&S, anche come leva per la competitività fiscale.
Altri, come Germania, Svezia o Giappone, scelgono un approccio più
prudente, puntando su strumenti tradizionali come il finanziamento diretto. Un
terzo gruppo, prevalentemente tra i paesi non-OCSE, è ancora in una fase
embrionale o del tutto privo di strumenti adeguati.
Questa
eterogeneità riflette la varietà delle strategie di sviluppo industriale
adottate nei diversi paesi. Nei contesti più maturi e ad alta intensità
tecnologica, il focus è spesso sulla sostenibilità a lungo termine e sul
rafforzamento del capitale umano, più che sull’incentivo fiscale immediato. Nei
paesi in via di sviluppo o emergenti, l’adozione di strumenti fiscali potrebbe
rappresentare una leva fondamentale per colmare il divario, ma richiede
un’architettura istituzionale solida e un sistema di enforcement efficace.
In
conclusione, il dataset non solo mostra la quantità di sussidio fiscale, ma
evidenzia la qualità e la direzione della politica industriale di ciascun
paese. L’income-based support non è una soluzione universale, ma può
rappresentare un complemento strategico all’interno di un ecosistema
innovativo ben progettato. La sfida per il futuro sarà armonizzare questi
strumenti, renderli più equi, trasparenti e coerenti con gli obiettivi di
sviluppo sostenibile e crescita inclusiva.
Fonte: OCSE
Link: https://data-explorer.oecd.org
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