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Verso un’Educazione di Qualità per Tutti: Tra Progressi e Disuguaglianze Globali

 

Il Sustainable Development Goal 4 (SDG 4) delle Nazioni Unite, volto a garantire un’istruzione di qualità, equa, inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti, rappresenta un pilastro fondamentale dello sviluppo sostenibile globale. Analizzando i dati relativi ai tassi di completamento scolastico e ai livelli minimi di competenza in lettura e matematica nei vari gradi scolastici (primario, secondario inferiore, e gradi 2/3), emerge un panorama complesso e variegato tra le diverse regioni e i differenti contesti economici. Nei paesi ad alto reddito come Australia, Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Francia e Regno Unito, si osservano generalmente alti livelli di completamento della scuola primaria e secondaria inferiore, spesso superiori al 98%. Questi valori suggeriscono la presenza di sistemi educativi consolidati, accessibili, e sostenuti da politiche pubbliche efficaci, infrastrutture adeguate e un forte impegno sociale per l’istruzione universale. Tuttavia, anche in questi contesti avanzati si notano leggere flessioni nel passaggio alla scuola secondaria superiore: ad esempio, in Australia il tasso passa da oltre il 99% nella primaria e secondaria inferiore all’88% nella superiore, indicando possibili criticità legate all’orientamento scolastico, all’ingresso nel mercato del lavoro o a scelte educative individuali. Allo stesso modo, in paesi come Austria e Belgio, la differenza tra completamento della scuola primaria (circa il 99%) e quella superiore (85-88%) suggerisce che, pur in presenza di risorse adeguate, la transizione verso l’educazione terziaria o la formazione professionale possa essere ostacolata da fattori socioeconomici, culturali o strutturali. Nei paesi a medio reddito o in via di sviluppo, in particolare in America Latina come Colombia, Costa Rica, Cile e Messico, emergono disparità ben più accentuate. Sebbene si registrino progressi significativi nel completamento della scuola primaria (Colombia 94%, Messico 98%, Costa Rica 98%), i tassi nella scuola secondaria superiore sono ancora insoddisfacenti: Colombia mostra un declino al 66% nel 2023, Costa Rica si ferma al 77% nel 2022, e Messico oscilla tra il 57% e il 64% nel periodo 2019–2023. Questi dati suggeriscono che, pur in presenza di un accesso iniziale all’educazione di base, esistono difficoltà nella prosecuzione del percorso scolastico, dovute spesso a povertà, lavoro minorile, disuguaglianze territoriali, qualità dell’offerta formativa e carenze nella gestione del sistema educativo. Ulteriori elementi critici emergono dall’analisi dei livelli minimi di competenza in lettura e matematica, che costituiscono un indicatore essenziale per valutare non solo l’accesso all’istruzione, ma anche la sua efficacia. In molti paesi europei e OCSE, come Finlandia, Estonia, Irlanda, Lituania, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, le competenze in lettura nella scuola primaria raggiungono livelli molto elevati, spesso superiori al 95%, mentre in matematica si rilevano valori leggermente inferiori, ma comunque generalmente sopra l’80%. Questi risultati riflettono curricula scolastici consolidati, la presenza di docenti qualificati, la disponibilità di materiali didattici e l’integrazione della tecnologia nell’apprendimento. Tuttavia, in contesti come Colombia, Costa Rica e Messico, i livelli minimi di competenza sono drasticamente inferiori: in Colombia, ad esempio, solo il 16,6% dei bambini raggiunge la soglia minima in matematica nella scuola primaria, mentre in lettura il dato sale al 37,5%; in Costa Rica, le cifre sono simili, con il 20,9% in matematica e il 54% in lettura; Messico registra il 38% in matematica e il 41,7% in lettura. Questi divari enormi segnalano problematiche strutturali che non si limitano all’accesso, ma toccano la qualità intrinseca del processo educativo, l’adeguatezza dei materiali e metodi didattici, la formazione dei docenti e l’equità del sistema. Un altro aspetto rilevante è la coerenza tra i livelli di completamento scolastico e le competenze acquisite: infatti, completare un ciclo educativo non implica necessariamente aver acquisito le competenze minime richieste. Questo scollamento è evidente in numerosi contesti, dove tassi di completamento formalmente alti coesistono con competenze cognitive basse, rivelando un problema di apprendimento invisibile che mina l’efficacia dell’istruzione. Questo fenomeno, definito da alcuni ricercatori come "crisi globale dell’apprendimento", richiede interventi mirati non solo sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità dell’educazione. È interessante notare che, sebbene paesi come Colombia, Costa Rica e Messico mostrino carenze significative in matematica, in lettura i risultati tendono a essere leggermente migliori, il che potrebbe essere legato a differenze nei metodi di insegnamento, nell’esposizione familiare alla lettura, nella disponibilità di libri o nell’importanza culturale attribuita all’alfabetizzazione rispetto alla numeracy. Al contrario, in alcuni paesi OCSE le competenze matematiche risultano inferiori alle aspettative, segnalando una possibile area di debolezza anche in contesti sviluppati che meritano attenzione, specialmente nel contesto della crescente importanza delle STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) per l’economia digitale. Un ulteriore dato interessante riguarda la stabilità o l’evoluzione dei tassi di completamento nel tempo. Nella maggior parte dei paesi OCSE, i dati dal 2019 al 2023 mostrano una leggera crescita o una stabilizzazione positiva, segnalando una resilienza del sistema educativo anche di fronte a sfide come la pandemia da COVID-19. Tuttavia, in altri contesti, come in Colombia e in alcuni paesi europei (ad esempio Belgio e Portogallo), si notano variazioni significative tra un anno e l’altro, che possono riflettere cambiamenti politici, economici o sociali, oppure difficoltà nel mantenere elevati livelli di copertura educativa in situazioni di crisi. In paesi come Corea del Sud, il completamento dell’istruzione primaria e secondaria inferiore è praticamente universale (100%), dimostrando un modello estremamente efficiente, anche se permangono questioni legate alla pressione accademica e agli alti livelli di competizione che possono generare stress e disuguaglianze nell’esperienza scolastica. Un aspetto che merita particolare attenzione è il ruolo della disuguaglianza socioeconomica nell’accesso e nei risultati scolastici: in quasi tutti i contesti, i bambini provenienti da famiglie a basso reddito, da minoranze etniche o da aree rurali hanno minori probabilità di completare l’istruzione secondaria superiore o di raggiungere livelli adeguati di competenza. La povertà educativa si manifesta non solo in termini di risorse materiali, ma anche di aspettative familiari, sostegno sociale, accesso alla tecnologia e opportunità di apprendimento extrascolastico. Per colmare questi divari, le politiche pubbliche devono orientarsi verso programmi di sostegno mirato, borse di studio, refezione scolastica, trasporto pubblico gratuito, didattica inclusiva, tutoraggio personalizzato e promozione dell’equità di genere. Inoltre, la qualità dell’insegnamento è un determinante cruciale dei risultati educativi: la formazione iniziale e continua dei docenti, il supporto alla carriera e il riconoscimento professionale sono fattori chiave per garantire un apprendimento significativo e duraturo. La pandemia ha ulteriormente amplificato le disuguaglianze, introducendo nuove barriere legate all’accesso alla didattica a distanza e all’uso delle tecnologie. Le famiglie più svantaggiate, prive di connessione internet stabile o dispositivi adeguati, hanno visto i propri figli allontanarsi dal percorso educativo, con conseguenze che si ripercuoteranno negli anni a venire. Per recuperare il terreno perso e accelerare i progressi verso l’SDG 4, è necessario investire in infrastrutture scolastiche resilienti, innovazione didattica, digitalizzazione inclusiva e monitoraggio continuo dei risultati. In conclusione, i dati analizzati confermano che, nonostante i progressi notevoli in molte aree del mondo, l’obiettivo di garantire un’istruzione equa e di qualità per tutti è ancora lontano dall’essere raggiunto. Il completamento dell’istruzione non può più essere misurato soltanto in termini quantitativi, ma deve essere valutato attraverso le reali competenze acquisite, la capacità di apprendere, risolvere problemi, comprendere testi, usare la matematica in contesti concreti e partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. L’Agenda 2030 offre un quadro di riferimento ambizioso ma indispensabile: occorre rafforzare gli impegni politici, aumentare i finanziamenti pubblici all’educazione, promuovere la cooperazione internazionale, e valorizzare il ruolo centrale dell’istruzione come diritto umano e fondamento dello sviluppo sostenibile. Solo così sarà possibile trasformare l’educazione in uno strumento universale di emancipazione individuale, inclusione sociale e prosperità condivisa.


Fonte: OCSE

Link: www.oecd.org





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