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Attività immobiliari e affitti imputati: stabilità del settore e sfide industriali

 

L’analisi del valore aggiunto del settore delle attività immobiliari, con particolare riferimento agli affitti imputati per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari in Italia tra il 2014 e il 2022, evidenzia un trend di crescita moderata ma costante fino al 2020, seguito da una leggera contrazione nel 2021 e da una ripresa nel 2022. Complessivamente, il valore aggiunto del settore è aumentato di 5,42 miliardi di euro nell’arco di otto anni, con una crescita del 3,72%. Questa dinamica riflette l’andamento del mercato immobiliare italiano, influenzato da fattori economici, demografici, normativi e dalle politiche di investimento nel settore.

Nel 2014, il valore aggiunto delle attività immobiliari ammontava a 145,83 miliardi di euro. Nel 2015 si registra un incremento dello 0,78%, pari a 1,14 miliardi di euro, portando il totale a 146,97 miliardi di euro. Questo aumento è attribuibile a una ripresa del mercato immobiliare dopo la crisi finanziaria del 2008-2012, con un rinnovato interesse per gli investimenti nel settore residenziale e una maggiore stabilità dei prezzi. Tuttavia, la crescita rimane contenuta, segnale di un mercato che non ha ancora recuperato appieno il dinamismo del periodo pre-crisi.

Nel 2016 la crescita rallenta ulteriormente allo 0,19%, con un incremento di appena 275,4 milioni di euro, raggiungendo 147,25 miliardi di euro. Questo rallentamento può essere attribuito alla stagnazione della domanda di acquisto di immobili, dovuta a fattori come la debole crescita dei redditi delle famiglie, le incertezze economiche e la difficoltà di accesso al credito, nonostante i tassi di interesse favorevoli. Nel 2017 il settore registra una crescita leggermente più sostenuta dello 0,56%, con un aumento di 819,4 milioni di euro, portando il valore aggiunto a 148,07 miliardi di euro.

Il 2018 segna un’accelerazione della crescita dell’1,19%, con un incremento di 1,76 miliardi di euro, raggiungendo 149,83 miliardi di euro. Questo miglioramento è legato a diversi fattori, tra cui il consolidamento del mercato immobiliare, l’aumento delle transazioni e una maggiore fiducia da parte degli investitori. La ripresa del turismo e della domanda di affitti brevi nelle principali città italiane ha inoltre incentivato gli investimenti immobiliari, contribuendo all’aumento del valore del settore. Nel 2019 la crescita rallenta nuovamente allo 0,33%, con un incremento di 488,5 milioni di euro, portando il valore aggiunto a 150,32 miliardi di euro.

Il 2020 rappresenta un anno particolare per il settore, con un incremento dello 0,13% e un valore aggiunto di 150,51 miliardi di euro. La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo sul mercato immobiliare, determinando una riduzione delle transazioni e una maggiore incertezza tra investitori e acquirenti. Tuttavia, il valore del settore non ha subito una contrazione significativa, grazie alla tenuta del mercato residenziale e all’assenza di un crollo dei prezzi degli immobili, a differenza di quanto accaduto in altri comparti dell’economia.

Nel 2021 si registra un calo dello 0,35%, con una perdita di 523,6 milioni di euro, che porta il valore aggiunto a 149,99 miliardi di euro. Questo calo è dovuto principalmente all’effetto ritardato della crisi economica post-pandemia, con una riduzione della domanda di immobili e un rallentamento delle compravendite, soprattutto nelle grandi città. Inoltre, la minore attrattività degli affitti brevi e il calo del turismo hanno avuto un impatto negativo sui rendimenti degli investimenti immobiliari.

Nel 2022 il settore torna a crescere dello 0,84%, con un incremento di 1,26 miliardi di euro, raggiungendo 151,25 miliardi di euro. Questo rimbalzo è dovuto alla ripresa dell’attività economica, al miglioramento della fiducia nel mercato immobiliare e al ritorno degli investimenti nel settore residenziale e turistico. Tuttavia, il contesto macroeconomico rimane incerto, con l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse che potrebbero influenzare negativamente la domanda di immobili nei prossimi anni.

Dal punto di vista industriale, il settore immobiliare italiano si caratterizza per una forte stabilità nel tempo, grazie all’elevata percentuale di proprietà della casa tra le famiglie italiane e alla tradizionale preferenza per gli investimenti in immobili come forma di risparmio e protezione del capitale. Tuttavia, presenta anche diverse criticità, tra cui una bassa mobilità abitativa, un parco immobiliare spesso obsoleto e la necessità di interventi di riqualificazione per migliorare l’efficienza energetica degli edifici.

Uno dei principali fattori che ha influenzato il mercato negli ultimi anni è stato l’impatto delle politiche di incentivo fiscale, come il Superbonus 110%, che ha stimolato la domanda di ristrutturazioni e miglioramenti energetici, favorendo la valorizzazione degli immobili. Tuttavia, l’efficacia di queste misure è stata spesso limitata da difficoltà burocratiche e da incertezze normative, che hanno creato ostacoli per imprese e proprietari.

Dal punto di vista della politica industriale, il settore immobiliare rappresenta un pilastro dell’economia italiana e necessita di strategie di sviluppo che favoriscano una maggiore efficienza del mercato e una migliore gestione del patrimonio edilizio. Un primo intervento utile potrebbe essere il potenziamento delle politiche di riqualificazione urbana, con incentivi per la ristrutturazione e l’ammodernamento degli edifici, in particolare nelle aree periferiche e nei piccoli centri, per contrastare il fenomeno dello spopolamento e favorire un uso più efficiente del territorio.

Un altro aspetto cruciale riguarda la digitalizzazione del settore immobiliare, con la promozione di strumenti innovativi per la gestione delle transazioni, la valutazione degli immobili e la trasparenza del mercato. L’adozione di tecnologie come la blockchain per la registrazione delle compravendite e la digitalizzazione dei contratti potrebbe contribuire a ridurre i costi di intermediazione e aumentare la fiducia degli investitori.

Inoltre, sarebbe fondamentale incentivare politiche abitative che favoriscano l’accesso alla casa per le fasce più giovani della popolazione, attraverso mutui agevolati, fondi di garanzia e programmi di edilizia sociale. L’Italia si caratterizza per un mercato immobiliare poco accessibile ai giovani, a causa di salari relativamente bassi e difficoltà nell’ottenere finanziamenti, elementi che limitano la domanda e riducono il dinamismo del mercato.

Infine, la sostenibilità e l’efficienza energetica degli edifici rappresentano un tema chiave per il futuro del settore. L’Unione Europea sta promuovendo obiettivi sempre più ambiziosi per la riduzione delle emissioni e il miglioramento della qualità degli edifici, e l’Italia dovrà adeguarsi a queste direttive attraverso incentivi mirati e strategie di lungo termine per la trasformazione del patrimonio immobiliare esistente.

In conclusione, il settore delle attività immobiliari in Italia ha mostrato una crescita moderata tra il 2014 e il 2022, con una sostanziale stabilità del valore aggiunto nonostante le crisi economiche e la pandemia. Per garantire una crescita sostenibile e un mercato più dinamico, sarà fondamentale adottare politiche industriali mirate alla riqualificazione urbana, alla digitalizzazione e all’accessibilità abitativa, garantendo al contempo la sostenibilità ambientale degli edifici e la competitività del settore immobiliare italiano nel contesto europeo.

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

Metodi: Prezzi costanti 2020.

 


Attività immobiliari, di cui: affitti imputati per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari 

Milioni di euro

Variazione Assoluta

Variazione Percentuale

2014

145.833

2015

146.976,40

1.143,40

0,78

2016

147.251,80

275,4

0,19

2017

148.071,20

819,4

0,56

2018

149.833,40

1.762,20

1,19

2019

150.321,90

488,5

0,33

2020

150.515,30

193,4

0,13

2021

149.991,70

-523,6

-0,35

2022

151.256

1.264,30

0,84

2014-2022

5.423,00

3,72

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