L’analisi dell’andamento del valore aggiunto del
settore dei servizi finanziari in Italia, escludendo assicurazioni e fondi
pensione, nel periodo 2014-2022 evidenzia una tendenza prevalentemente
negativa, con una perdita complessiva di 3,47 miliardi di euro e un calo del
6,67%. Questo trend riflette le trasformazioni profonde del comparto
finanziario, influenzato da fattori macroeconomici, regolamentari e
tecnologici. Se da un lato la digitalizzazione e l’evoluzione del settore
fintech hanno ridefinito il mercato, dall’altro la stagnazione economica, i
bassi tassi d’interesse e l’aumento della regolamentazione hanno limitato la
redditività delle istituzioni finanziarie tradizionali. Nonostante una lieve
ripresa nel 2021, il settore non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi e
rimane soggetto a sfide strutturali che ne condizionano la crescita futura.
Nel 2014 il valore aggiunto del settore
finanziario in Italia era pari a 52,05 miliardi di euro. Già nel 2015 si
registra un calo del 2,17%, con una perdita di 1,13 miliardi di euro che porta
il valore aggiunto a 50,92 miliardi. Questa riduzione può essere attribuita al
contesto macroeconomico sfavorevole, caratterizzato da bassi tassi d’interesse,
crescita economica lenta e margini di profitto ridotti per le istituzioni
finanziarie. La politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea
(BCE), con tassi d’interesse vicini allo zero e il Quantitative Easing (QE), ha
reso il credito più accessibile ma ha eroso la redditività delle banche e degli
altri intermediari finanziari, che hanno visto ridursi i margini sui prestiti e
gli investimenti.
Nel 2016 il settore continua a perdere valore,
registrando un ulteriore calo dell’1,22% e portandosi a 50,3 miliardi di euro.
La situazione di tassi bassi persiste, mentre il sistema bancario italiano
affronta difficoltà legate alla crescita dei crediti deteriorati (NPL - Non
Performing Loans), che limitano la capacità delle banche di erogare nuovo
credito e frenano la crescita del settore finanziario. Nel 2017 la contrazione
accelera con una perdita del 2,03% e un valore aggiunto che scende a 49,28
miliardi di euro. Il settore finanziario è sotto pressione a causa delle
crescenti richieste di adeguamento patrimoniale da parte della BCE e
dell’Autorità Bancaria Europea (EBA), che impongono alle banche requisiti più
stringenti per migliorare la solidità del sistema.
Nel 2018 il valore aggiunto subisce un ulteriore
calo del 2,99%, portandosi a 47,8 miliardi di euro. Il rallentamento
dell’economia italiana, unito alle incertezze politiche e finanziarie, ha
contribuito a un minor dinamismo del settore. Il sistema bancario è ancora in
fase di ristrutturazione, con operazioni di fusione e acquisizione che cercano
di ridurre i costi operativi e migliorare l’efficienza. Anche le istituzioni
finanziarie non bancarie, come le società di intermediazione mobiliare e gli
operatori del credito al consumo, registrano difficoltà a causa della maggiore
concorrenza da parte di nuovi attori digitali.
Il 2019 segna una lieve stabilizzazione del settore,
con un calo marginale dello 0,12% e un valore aggiunto di 47,75 miliardi di
euro. La riduzione del ritmo della contrazione suggerisce che il settore
potrebbe aver trovato un nuovo equilibrio, sebbene i livelli di valore aggiunto
siano ancora inferiori rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, la pandemia di
COVID-19 nel 2020 interrompe questa stabilizzazione, portando a un nuovo calo
dell’1,27% e riducendo il valore aggiunto a 47,14 miliardi di euro. Il settore
finanziario subisce l’impatto del lockdown e della crisi economica globale, con
un aumento della rischiosità dei crediti, una riduzione dei consumi e degli
investimenti e una maggiore volatilità dei mercati finanziari. Per mitigare gli
effetti della crisi, il governo italiano e la BCE adottano misure
straordinarie, tra cui garanzie pubbliche sui prestiti, moratorie sui mutui e
iniezioni di liquidità nel sistema finanziario.
Il 2021 rappresenta una svolta per il settore,
con una crescita del 5,39% e un valore aggiunto che risale a 49,68 miliardi di
euro. La ripresa economica post-pandemia, favorita dalla riapertura delle
attività e dal sostegno pubblico all’economia, ha permesso al settore
finanziario di recuperare parte delle perdite accumulate negli anni precedenti.
L’aumento della domanda di credito da parte delle imprese e delle famiglie, il
rimbalzo dei mercati finanziari e l’espansione del settore fintech hanno
contribuito alla crescita del valore aggiunto. Tuttavia, nel 2022 il settore
torna a contrarsi, con una perdita del 2,23% che porta il valore aggiunto a
48,57 miliardi di euro. Il rallentamento della crescita economica, l’inflazione
in aumento e le incertezze geopolitiche, tra cui la guerra in Ucraina e la
crisi energetica, hanno creato nuove difficoltà per il comparto finanziario, influenzando
negativamente la domanda di credito e la redditività delle istituzioni
finanziarie.
Dal punto di vista industriale, il settore
finanziario italiano si trova in una fase di profonda trasformazione,
caratterizzata da un processo di consolidamento, dall’innovazione tecnologica e
dalla crescente regolamentazione. La digitalizzazione sta ridefinendo il
panorama del settore, con la crescita delle fintech e delle banche digitali che
stanno erodendo quote di mercato agli operatori tradizionali. Le nuove tecnologie,
come l’intelligenza artificiale, la blockchain e i big data, stanno
rivoluzionando il modo in cui i servizi finanziari vengono offerti e gestiti,
aumentando l’efficienza ma anche la concorrenza nel settore.
Dal punto di vista della politica industriale, il
settore finanziario rappresenta un pilastro fondamentale per l’economia
italiana e richiede strategie di sviluppo che favoriscano l’innovazione e la
competitività. Tra le misure più importanti vi è il sostegno alla
digitalizzazione del settore, con incentivi per l’adozione di nuove tecnologie
e la promozione di startup fintech che possano migliorare l’accesso ai servizi
finanziari. Inoltre, è necessario garantire una regolamentazione equilibrata
che protegga i consumatori senza soffocare l’innovazione, trovando un
compromesso tra stabilità finanziaria e competitività del settore.
Un altro elemento chiave riguarda la promozione
della finanza sostenibile. La crescente attenzione agli investimenti ESG
(Environmental, Social, Governance) sta spingendo il settore finanziario a
integrare criteri di sostenibilità nelle proprie strategie di investimento e di
prestito. La politica industriale dovrebbe incentivare questa transizione
attraverso agevolazioni fiscali e strumenti finanziari che supportino la crescita
delle imprese impegnate nella sostenibilità ambientale e sociale.
Infine, è fondamentale rafforzare il ruolo
dell’Italia nel panorama finanziario europeo, favorendo l’integrazione del
settore con i mercati internazionali e promuovendo Milano come hub finanziario
di riferimento. La Brexit ha aperto nuove opportunità per le piazze finanziarie
europee e l’Italia potrebbe trarne vantaggio, attrarre investimenti esteri e
sviluppare nuove competenze nel settore della finanza digitale.
In conclusione, il settore dei servizi finanziari
in Italia ha subito un progressivo calo del valore aggiunto tra il 2014 e il
2022, riflettendo le difficoltà strutturali legate alla regolamentazione, alla
digitalizzazione e alla redditività ridotta. Nonostante la ripresa del 2021, il
comparto continua a essere influenzato da fattori esterni e da cambiamenti
tecnologici che ne stanno ridefinendo il futuro. Per garantire una crescita
sostenibile, sarà necessario un mix di innovazione, regolamentazione
equilibrata e strategie di sviluppo industriale che permettano all’Italia di
competere in un mercato finanziario globale sempre più digitalizzato e
sostenibile.
Fonte: ISTAT
Link:
www.istat.it
Metodo:
Prezzi concatenati 2020. 
| 
   Prestazione di servizi finanziari (ad
  esclusione di assicurazioni e fondi pensione) 
    | 
 |||
| 
   Milioni di euro   | 
  
   Variazione Assoluta  | 
  
   Variazione Percentuale  | 
 |
| 
   2014  | 
  
   52.050,10  | 
  ||
| 
   2015  | 
  
   50.922,10  | 
  
   -1.128,00  | 
  
   -2,17  | 
 
| 
   2016  | 
  
   50.299,40  | 
  
   -622,7  | 
  
   -1,22  | 
 
| 
   2017  | 
  
   49.278,20  | 
  
   -1.021,20  | 
  
   -2,03  | 
 
| 
   2018  | 
  
   47.805,80  | 
  
   -1.472,40  | 
  
   -2,99  | 
 
| 
   2019  | 
  
   47.750,50  | 
  
   -55,3  | 
  
   -0,12  | 
 
| 
   2020  | 
  
   47.142,20  | 
  
   -608,3  | 
  
   -1,27  | 
 
| 
   2021  | 
  
   49.684,20  | 
  
   2.542,00  | 
  
   5,39  | 
 
| 
   2022  | 
  
   48.576,40  | 
  
   -1.107,80  | 
  
   -2,23  | 
 
| 
   2014-2022  | 
  
   -3.473,70  | 
  
   -6,67  | 
 |
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