L’analisi del valore aggiunto nel settore delle
attività di produzione cinematografica, video, programmi televisivi,
registrazioni musicali e sonore, nonché attività di programmazione e
trasmissione in Italia tra il 2014 e il 2022 evidenzia un andamento altalenante,
caratterizzato da una fase iniziale di crescita, una successiva contrazione tra
il 2018 e il 2020, una forte ripresa nel 2021 e una lieve flessione nel 2022.
Complessivamente, il settore ha registrato un incremento di 533,2 milioni di
euro in otto anni, pari a una crescita dell’8,8%, segnale di una relativa
stabilità nonostante le crisi economiche e le trasformazioni strutturali del
comparto. Tuttavia, dietro questi numeri si celano dinamiche industriali
complesse legate all’evoluzione del mercato audiovisivo, alla concorrenza
internazionale, all’impatto delle piattaforme di streaming e agli effetti della
pandemia di COVID-19.
Nel 2014 il valore aggiunto del settore era pari
a 6,06 miliardi di euro. Nel 2015 si registra una crescita significativa dell’8,86%,
con un incremento di 536,7 milioni che porta il valore aggiunto a 6,60 miliardi
di euro. Questa espansione è attribuibile al consolidamento dell’industria
cinematografica e televisiva italiana, favorita dall’aumento degli investimenti
nella produzione locale e dalla crescente domanda di contenuti audiovisivi.
Inoltre, la progressiva digitalizzazione del settore ha aperto nuove
opportunità, facilitando la distribuzione di contenuti su scala internazionale
e aumentando le collaborazioni con operatori globali.
Nel 2016 e nel 2017 la crescita rallenta
notevolmente, con aumenti rispettivamente dello 0,29% e dello 0,41%, che
portano il valore aggiunto a 6,64 miliardi di euro nel 2017. Questo
rallentamento può essere spiegato da diversi fattori, tra cui la saturazione
del mercato televisivo tradizionale, l’inizio della transizione verso modelli
di consumo basati sulle piattaforme di streaming e la riduzione degli
investimenti pubblici e privati nel settore.
Nel 2018 inizia una fase di contrazione, con un
calo del 5,26% e una perdita di 349,5 milioni di euro, che porta il valore
aggiunto a 6,29 miliardi. Questo trend negativo prosegue nel 2019 con una
ulteriore riduzione del 4,91% e una perdita di 309,2 milioni, portando il
settore a 5,98 miliardi di euro. La flessione è legata a diversi fattori: da un
lato, la crisi del modello televisivo tradizionale con il calo degli ascolti
della TV generalista e la progressiva erosione delle entrate pubblicitarie;
dall’altro, la crescente concorrenza delle piattaforme di streaming come
Netflix, Amazon Prime Video e Disney+, che hanno sottratto audience e risorse
economiche alle reti televisive tradizionali. Inoltre, la riduzione delle
produzioni nazionali e il rallentamento dei finanziamenti pubblici hanno
influito negativamente sulla crescita del settore.
Il 2020 segna un’ulteriore contrazione del 5,09%,
con una perdita di 304,7 milioni di euro e un valore aggiunto che scende a 5,68
miliardi di euro. L’impatto della pandemia di COVID-19 è stato particolarmente
pesante per l’industria cinematografica e televisiva, con la chiusura delle
sale cinematografiche, il blocco delle produzioni e la riduzione degli
investimenti pubblicitari. La crisi del settore ha colpito duramente anche le
produzioni musicali e le registrazioni sonore, con il crollo degli eventi dal
vivo e la riduzione dei ricavi legati ai concerti e alle esibizioni dal vivo.
Tuttavia, la pandemia ha accelerato la trasformazione del mercato, con un
aumento significativo della domanda di contenuti digitali e una crescita
esponenziale degli abbonamenti alle piattaforme di streaming, che hanno
compensato in parte le perdite subite dal settore tradizionale.
Nel 2021 il settore registra una forte ripresa
con una crescita del 17,05% e un incremento di 968,5 milioni di euro, portando
il valore aggiunto a 6,65 miliardi di euro. Questa espansione è legata a
diversi fattori: la ripresa delle produzioni cinematografiche e televisive, il
ritorno del pubblico nelle sale cinematografiche, l’aumento degli investimenti
pubblici nel settore audiovisivo e la crescita delle esportazioni di contenuti
italiani a livello internazionale. Inoltre, il successo delle serie TV e dei
film italiani sulle piattaforme di streaming ha contribuito a rafforzare la
competitività del settore, creando nuove opportunità di crescita per le
produzioni nazionali.
Nel 2022, tuttavia, si registra una lieve
flessione dello 0,83%, con una perdita di 54,9 milioni di euro, che porta il
valore aggiunto a 6,59 miliardi di euro. Questo calo può essere attribuito a diversi
fattori: la normalizzazione della domanda di contenuti dopo il boom del 2021,
la riduzione degli incentivi pubblici per il settore audiovisivo e il
rallentamento della crescita economica, che ha influito sugli investimenti
pubblicitari e sugli investimenti privati nelle produzioni cinematografiche e
televisive.
Dal punto di vista industriale, il settore
audiovisivo italiano si trova in una fase di profonda trasformazione. La
crescita delle piattaforme di streaming ha ridefinito le dinamiche di produzione
e distribuzione dei contenuti, creando nuove opportunità ma anche nuove sfide
per le imprese italiane. Se da un lato le piattaforme globali offrono una
vetrina internazionale per i prodotti italiani, dall’altro il rischio è che il
mercato nazionale venga dominato da operatori stranieri, con una riduzione
della quota di mercato per le produzioni italiane indipendenti.
Un altro elemento critico riguarda il
finanziamento del settore. La produzione cinematografica e televisiva in Italia
dipende in larga misura dagli incentivi pubblici e dai fondi europei, che hanno
sostenuto la crescita del comparto negli ultimi anni. Tuttavia, la
sostenibilità a lungo termine del settore richiede una maggiore
diversificazione delle fonti di finanziamento, con un ruolo più attivo degli
investitori privati e delle partnership tra aziende italiane e operatori
internazionali.
La politica industriale gioca un ruolo chiave nel
supportare la competitività del settore. Tra le misure più efficaci vi sono gli
incentivi fiscali per la produzione audiovisiva, che hanno stimolato
l’attrazione di investimenti stranieri e favorito la crescita delle produzioni
nazionali. Tuttavia, è necessario rafforzare il supporto alle piccole e medie
imprese del settore, che spesso faticano a competere con le grandi case di
produzione internazionali.
Un altro aspetto fondamentale riguarda
l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. La transizione verso il
digitale ha reso necessario investire in nuove tecnologie di produzione,
post-produzione e distribuzione, con un’attenzione particolare alla realtà
virtuale, agli effetti speciali avanzati e alla distribuzione su piattaforme
OTT (Over The Top). Le imprese italiane devono essere supportate nella loro
capacità di innovazione per rimanere competitive in un mercato globale sempre
più dominato dalle grandi corporation tecnologiche.
Infine, la formazione e lo sviluppo delle
competenze professionali sono elementi chiave per il futuro del settore. Il
mercato del lavoro nel comparto audiovisivo richiede sempre più figure
specializzate in tecnologie digitali, sceneggiatura, regia e produzione di
contenuti per le nuove piattaforme. Politiche industriali mirate alla
formazione di nuovi talenti e alla valorizzazione delle competenze possono
garantire un futuro più solido e innovativo per l’industria audiovisiva
italiana.
In conclusione, il settore delle attività di
produzione cinematografica, televisiva e musicale in Italia ha attraversato un
decennio di cambiamenti significativi, con un trend di crescita iniziale, una
fase di contrazione e una ripresa post-pandemia. Le sfide future riguardano la
capacità di competere in un mercato sempre più globalizzato, la necessità di
innovazione tecnologica e il rafforzamento del supporto pubblico per sostenere
la produzione nazionale. Se l’Italia saprà valorizzare il proprio patrimonio
culturale e artistico attraverso politiche industriali efficaci e investimenti
strategici, il settore potrà continuare a crescere e consolidarsi nel panorama
internazionale.
Fonte: ISTAT
Link:
www.istat.it
Metodo:
Prezzi Concatenati 2020.
Valore aggiunto Attività di produzione
cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni
musicali e sonore, attività di programmazione e trasmissione |
|||
Milioni di euro |
Variazione Assoluta |
Variazione Percentuale |
|
2014 |
6.060 |
||
2015 |
6.596,70 |
536,7 |
8,86 |
2016 |
6.615,70 |
19 |
0,29 |
2017 |
6.643 |
27,3 |
0,41 |
2018 |
6.293,50 |
-349,5 |
-5,26 |
2019 |
5.984,30 |
-309,2 |
-4,91 |
2020 |
5.679,60 |
-304,7 |
-5,09 |
2021 |
6.648,10 |
968,5 |
17,05 |
2022 |
6.593,20 |
-54,9 |
-0,83 |
2014-2022 |
533,2 |
8,8 |
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