La produttività totale dei fattori (PTF) è un
indicatore fondamentale per valutare l’efficienza complessiva con cui
un’economia combina capitale e lavoro per generare valore aggiunto. L'analisi
dei dati dal 2014 al 2023 mostra una crescita complessiva della PTF di 8 punti
percentuali, con un andamento irregolare caratterizzato da periodi di
accelerazione e rallentamenti. Il periodo iniziale 2014-2019 registra un
incremento moderato ma costante, con un tasso medio annuo di crescita dello
0,84%. Questa fase è caratterizzata da un graduale recupero della produttività
dopo la crisi economica che aveva colpito l’Italia nella prima parte del
decennio. L’incremento più significativo si verifica nel 2017, con una crescita
dell’1,7%, segnale di una fase di miglioramento della competitività
dell’industria italiana. Tuttavia, il 2018 e il 2019 mostrano una
decelerazione, con incrementi rispettivamente dello 0,4% e dello 0,8%,
evidenziando difficoltà nel sostenere un ritmo di crescita elevato. Il 2020
segna una battuta d’arresto con una contrazione dell’1% dovuta agli effetti
della pandemia di COVID-19 che ha colpito duramente l’economia italiana, con
chiusure forzate delle attività produttive e una generale riduzione della
domanda. La forte ripresa del 2021 (+4,2%) indica una fase di rimbalzo
post-pandemico, trainata dalle misure di stimolo e dal recupero delle attività
produttive. Il 2022 vede un ulteriore incremento del 2,6%, segnalando che il
sistema produttivo italiano ha continuato a migliorare in efficienza e
competitività grazie anche alle politiche di sostegno e ai fondi del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, il 2023 registra una nuova
contrazione del 2%, suggerendo difficoltà strutturali e un possibile esaurimento
della spinta propulsiva post-pandemica. Questa evoluzione solleva importanti
questioni di politica industriale. La crescita discontinua della PTF in Italia
evidenzia la necessità di interventi strutturali volti a migliorare la
competitività del sistema produttivo. Uno dei principali problemi dell’economia
italiana è la bassa crescita della produttività rispetto ad altri paesi
avanzati, un fenomeno che si protrae da decenni. Le cause sono molteplici: da
un lato, un tessuto imprenditoriale frammentato con una prevalenza di piccole e
medie imprese che spesso faticano a innovare e a investire in tecnologie
avanzate; dall’altro, un mercato del lavoro caratterizzato da rigidità e una
scarsa valorizzazione del capitale umano. Le politiche industriali dovrebbero
quindi concentrarsi su alcune direttrici chiave. In primo luogo, è necessario
incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S), un ambito in cui
l’Italia è storicamente debole rispetto ad altri paesi europei. Le imprese
italiane investono meno in innovazione e digitalizzazione, fattori fondamentali
per migliorare la produttività. Servono politiche di sostegno mirate, come
agevolazioni fiscali per la R&S e incentivi agli investimenti in tecnologie
emergenti, dall’intelligenza artificiale alla robotica avanzata. In secondo
luogo, la formazione del capitale umano deve essere potenziata. Il sistema
educativo e la formazione professionale dovrebbero essere più allineati alle
esigenze del mercato del lavoro, riducendo il disallineamento tra domanda e
offerta di competenze. Le competenze digitali e tecnico-scientifiche devono
essere rafforzate per favorire l’adozione di nuove tecnologie nei processi
produttivi. Inoltre, l’efficienza della pubblica amministrazione gioca un ruolo
cruciale. La burocrazia eccessiva rappresenta un freno agli investimenti e alla
crescita della produttività. Semplificare i processi amministrativi e
migliorare la qualità dei servizi pubblici può avere un impatto positivo sulle
imprese, riducendo i costi operativi e incentivando l’innovazione. Un altro
elemento centrale riguarda le infrastrutture materiali e digitali. La carenza
di infrastrutture adeguate penalizza la produttività, soprattutto nel
Mezzogiorno, dove il gap infrastrutturale è più marcato. Investire in reti di
trasporto efficienti e nella connettività digitale è essenziale per migliorare
la competitività delle imprese e favorire una maggiore integrazione nei mercati
globali. La transizione ecologica rappresenta un’opportunità per rilanciare la
produttività attraverso un modello di crescita sostenibile. Le politiche
industriali dovrebbero favorire la trasformazione green delle imprese,
incentivando investimenti in energie rinnovabili, economia circolare ed
efficientamento energetico. Le aziende che adottano modelli produttivi
sostenibili possono ottenere vantaggi competitivi e migliorare la loro
produttività. Il calo della produttività nel 2023 suggerisce che la crescita
osservata nei due anni precedenti potrebbe essere stata trainata più da fattori
straordinari legati alla ripresa post-COVID che da un reale rafforzamento
strutturale del sistema produttivo. Questo sottolinea la necessità di politiche
industriali di lungo termine piuttosto che interventi congiunturali. Il PNRR
rappresenta un’occasione unica per affrontare alcune delle debolezze
strutturali dell’economia italiana, ma la sua attuazione deve essere efficace e
tempestiva. La capacità di trasformare le risorse del PNRR in investimenti
produttivi sarà determinante per evitare un nuovo rallentamento della produttività
nei prossimi anni. Le politiche di politica industriale devono quindi puntare
su una visione strategica di lungo periodo, superando la logica degli
interventi emergenziali e puntando su innovazione, formazione e sostenibilità
come pilastri della crescita. Se l’Italia riuscirà a rafforzare la propria base
produttiva e a migliorare la competitività del sistema economico, potrà non
solo recuperare il terreno perso rispetto ad altri paesi avanzati, ma anche
costruire un modello di crescita più solido e resiliente per il futuro.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
|
Aggregato: Produttività totale dei
fattori (basata sul valore aggiunto) - indici 2020=100 |
Variazione assoluta |
2014
|
96,8 |
|
2015
|
97,4 |
0,6 |
2016
|
98,1 |
0,7 |
2017
|
99,8 |
1,7 |
2018
|
100,2 |
0,4 |
2019
|
101 |
0,8 |
2020
|
100 |
-1,0 |
2021
|
104,2 |
4,2 |
2022
|
106,8 |
2,6 |
2023
|
104,8 |
-2,0 |
2014-2023 |
8,0 |
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