L'analisi del valore aggiunto nel settore dei
trasporti marittimi e per vie d’acqua in Italia tra il 2014 e il 2022 mostra
un'evoluzione significativa, caratterizzata da periodi di crescita sostenuta,
contrazioni marcate e una forte ripresa post-pandemia. Il valore aggiunto del
settore è passato da 2,2 miliardi di euro nel 2014 a 4,19 miliardi di euro nel
2022, registrando una crescita assoluta di 1,99 miliardi di euro, pari al
90,52%. Tuttavia, questo aumento non è stato lineare, ma caratterizzato da tre
fasi principali: una fase di crescita dal 2014 al 2017, una fase di contrazione
dal 2018 al 2020 e una fase di ripresa esplosiva tra il 2021 e il 2022.
Dal 2014 al 2017 il valore aggiunto è cresciuto
costantemente passando da 2,2 miliardi di euro nel 2014 a 2,96 miliardi nel
2017. Il tasso di crescita ha accelerato progressivamente con un incremento
dell'1,7% nel 2015, del 13,63% nel 2016 e del 16,29% nel 2017. Questo trend
positivo può essere spiegato dall’aumento del commercio marittimo, dagli
investimenti nelle infrastrutture portuali e da una generale ripresa economica
dopo la crisi finanziaria del 2008-2012. L'Italia, grazie alla sua posizione
strategica nel Mediterraneo, ha probabilmente beneficiato della crescita degli
scambi con l'Asia e il Nord Europa.
Nel periodo 2018-2020 si registra un'inversione
di tendenza con un calo del valore aggiunto che scende a 2,75 miliardi nel 2018
(-6,94%), seguito da un ulteriore calo nel 2019 a 2,64 miliardi (-4,03%). Le
cause potrebbero includere un rallentamento del commercio globale, l'inizio
della guerra commerciale tra USA e Cina e una maggiore concorrenza da parte di
altre rotte marittime europee. Il 2020 segna un crollo drammatico con una
riduzione del 38,88% rispetto all'anno precedente, portando il valore aggiunto
a 1,61 miliardi di euro. Questo crollo è chiaramente legato alla pandemia di
COVID-19, che ha bloccato i flussi commerciali, ridotto la domanda di trasporto
marittimo e portato a interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali.
Nel 2021 il settore rimbalza con un +54,97%
riportandosi a 2,5 miliardi di euro, mentre nel 2022 la ripresa diventa
esplosiva con un incremento del 67,59% e un valore aggiunto che raggiunge il
record di 4,19 miliardi di euro. Le cause principali di questa impennata sono la
ripresa della domanda globale post-pandemia, le congestionI nei porti asiatici
e americani che hanno reso più competitivi i porti del Mediterraneo, l'aumento
dei prezzi del trasporto marittimo e della logistica dovuto alla crisi delle
supply chain e gli investimenti in digitalizzazione e sostenibilità del
settore.
I fattori chiave che hanno influenzato il settore
possono essere suddivisi in macroeconomici e settoriali. Tra i primi si
annoverano la crescita del commercio globale tra il 2014 e il 2017, la guerra
commerciale USA-Cina tra il 2018 e il 2019, la pandemia di COVID-19 nel 2020 e
la successiva ripresa della domanda di trasporti nel 2021 e 2022. Tra i fattori
settoriali, invece, sono da considerare gli investimenti in porti e
infrastrutture che hanno aumentato la capacità e l'efficienza, l'automazione e
digitalizzazione che ha migliorato la logistica e la gestione dei carichi,
nonché i cambiamenti nei modelli di commercio internazionale con la crescita
delle rotte alternative che ha influenzato il traffico marittimo italiano.
Per il futuro emergono opportunità e rischi. Tra
le opportunità vi è il ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo che, con
la crescita delle rotte commerciali via mare, può consolidare il suo ruolo nei
traffici intercontinentali. Inoltre, gli investimenti nel settore green con
l’adozione di carburanti sostenibili e navi più efficienti possono rendere il
settore più competitivo, così come la digitalizzazione e automazione portuale
potrebbe aumentare ulteriormente la produttività. Tuttavia, permangono rischi
significativi come le tensioni geopolitiche, guerre commerciali, crisi
energetiche e conflitti che possono influenzare negativamente il settore,
l'aumento dei costi operativi dovuto al rialzo dei prezzi del carburante e della
manodopera, nonché le regolamentazioni ambientali più stringenti imposte
dall’Unione Europea che potrebbero aumentare i costi di adeguamento per le
imprese del settore.
L’andamento del valore aggiunto nel settore dei
trasporti marittimi e per vie d’acqua in Italia tra il 2014 e il 2022 mostra
dunque una forte volatilità con fasi di espansione, contrazione e un’imponente
ripresa post-COVID. Se il settore riuscirà a sfruttare la posizione strategica
dell’Italia, investire in digitalizzazione e sostenibilità e adattarsi alle
nuove sfide globali, potrà continuare a crescere nei prossimi anni,
consolidando il suo ruolo centrale nel commercio internazionale.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
Metodo: Prezzi concatenati 2020
Valore aggiunto in Italia Trasporti
marittimi e per vie d'acqua |
|||
Esercizio |
Trasporti marittimi e per vie d'acqua
|
Variazione assoluta |
Variazione percentuale |
2014 |
2.200,40 |
||
2015 |
2.237,70 |
37,3 |
1,7 |
2016 |
2.542,80 |
305,1 |
13,63 |
2017 |
2.957,10 |
414,3 |
16,29 |
2018 |
2.752 |
-205,1 |
-6,94 |
2019 |
2.641 |
-111 |
-4,03 |
2020 |
1.614,20 |
-1.026,80 |
-38,88 |
2021 |
2.501,50 |
887,3 |
54,97 |
2022 |
4.192,30 |
1.690,80 |
67,59 |
2014-2022 |
1.991,90 |
90,52 |
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