I dati relativi
alla quota di emissioni di gas serra prezzate attraverso l’Effective Carbon Rate
(ECR) nel periodo
2021–2023 forniscono un quadro dettagliato e significativo sull’andamento delle
politiche fiscali climatiche globali. L’ECR, che rappresenta la somma di accise
sui carburanti, carbon tax e permessi di emissione scambiabili (ETS), depurato
dai sussidi ai combustibili fossili, è uno degli indicatori più completi per
valutare il grado di internalizzazione del costo del carbonio nelle economie
nazionali. La quota di emissioni soggetta a un prezzo effettivo del carbonio
riflette quindi la reale intensità delle politiche adottate contro il
cambiamento climatico.
Nel periodo
considerato si osservano tendenze eterogenee, con alcune
economie che mostrano progressi significativi e altre che mantengono livelli
stabili o addirittura registrano lievi arretramenti. Uno dei casi più rilevanti
è senza dubbio l’Australia, che ha visto la quota di emissioni
prezzate attraverso l’ECR crescere dal 14,3% al 38,4%. Con un incremento
assoluto di 24,1 punti percentuali e una variazione relativa del 168%, questo
risultato rappresenta un cambio di passo netto nelle politiche ambientali del
paese, storicamente caratterizzato da approcci più deboli in materia di
fiscalità climatica. Questo salto suggerisce l’introduzione di nuove tasse,
l’espansione di sistemi ETS o la rimozione di sussidi ai combustibili fossili,
e conferma una nuova volontà politica nell’affrontare il tema delle emissioni.
Tra i paesi che
si sono distinti per incrementi rilevanti troviamo anche la Colombia,
che ha aumentato la quota di emissioni prezzate dal 21,4% al 31,6%, con una
crescita del 47%. Questo dato è particolarmente significativo se si considera
che si tratta di un’economia emergente, dove strumenti fiscali legati
all’ambiente sono tradizionalmente più difficili da implementare a causa di
vincoli sociali e politici. Anche la Norvegia mostra
un’espansione interessante, con un passaggio dal 78% all’83,4%, un incremento
di 5,4 punti percentuali. In questo caso, si tratta di un miglioramento che
parte già da livelli molto alti, confermando la coerenza e la progressione
costante delle politiche ambientali norvegesi.
Polonia
e Cechia sono altri due paesi europei che evidenziano una
crescita sostenuta del carbon pricing effettivo, rispettivamente di 4,2 punti
percentuali ciascuna. Questo suggerisce un rafforzamento dei sistemi ETS e una
maggiore incidenza delle imposte ambientali nel mix fiscale. Si tratta di
economie storicamente legate a fonti fossili, e l’aumento della quota di
emissioni prezzate segnala un cambiamento graduale ma importante.
In ambito europeo
si registrano anche altri miglioramenti, più contenuti ma costanti, in paesi
come Austria, Belgio, Danimarca,
Islanda, Paesi Bassi, Spagna
e Irlanda, con incrementi tra lo 0,5 e l’1,9%. Queste
variazioni, sebbene non radicali, testimoniano un percorso di consolidamento
delle politiche esistenti. Anche in Messico, con un incremento
di 2,9 punti percentuali, si assiste a un rafforzamento della politica fiscale
ambientale, con una variazione percentuale dell’8,2%.
Tra le economie
più avanzate, la Germania presenta un tasso molto
elevato e stabile, passando dall’86% all’86,1%, confermando la solidità del
proprio sistema di carbon pricing. Anche l’Italia, con un
valore pari all’81,1%, mostra una situazione di consolidamento, pur con un
incremento minimo. La Corea del Sud mantiene livelli
eccezionalmente alti, pari al 98,5%, posizionandosi come uno dei paesi con la
più ampia copertura delle emissioni. Valori molto alti si registrano anche in Lussemburgo
(87,1%) e Slovenia
(81,9%), anche se quest’ultima proviene da una flessione nei dati relativi ad
altri strumenti di carbon pricing.
Di contro, alcuni paesi presentano
una stagnazione evidente, con valori che non cambiano tra il
2021 e il 2023. È il caso di Costa Rica, Estonia, Grecia, Lettonia, Nuova
Zelanda, Portogallo, Svizzera e Regno Unito. L’assenza di variazioni in questi
paesi può indicare un sistema già stabilizzato, ma in alcuni casi potrebbe
anche suggerire una mancanza di innovazione o di spinta riformatrice. La Corea, ad
esempio, rimane ferma al 98,5%, un dato positivo in sé, ma che non evolve
ulteriormente.
Poche ma
significative sono le diminuzioni osservate nel periodo. La Slovacchia
registra un calo da 74,1% a 72,5%, un’inversione di tendenza pari a -2,2%.
Anche Finlandia, Francia e Svezia mostrano leggere flessioni, inferiori all’1%. Pur
trattandosi di variazioni marginali, queste flessioni meritano attenzione,
soprattutto se dovute alla rimozione di strumenti fiscali o alla reintroduzione
di sussidi ai combustibili fossili. È essenziale comprendere se questi cali
derivino da decisioni politiche o da meccanismi tecnici legati all’economia
interna.
Tra i grandi
paesi industrializzati, gli Stati Uniti migliorano lievemente la quota di
emissioni prezzate, passando dal 32,6% al 33,3%. La variazione, pari allo 0,7%,
è modesta, ma va comunque segnalata come un piccolo passo in avanti in un
contesto nazionale dove il carbon pricing non è implementato a livello
federale. Il miglioramento è probabilmente attribuibile all’espansione di
programmi regionali di cap-and-trade, come quello della California o del
Regional Greenhouse Gas Initiative (RGGI) nel nord-est del paese.
Per quanto
riguarda le medie aggregati, nei paesi del G7 si osserva un
incremento della quota di emissioni prezzate dal 49,2% al 49,7%, mentre nel G20 si
passa dal 42,2% al 43%. Questi dati suggeriscono che, anche se si sta andando
nella direzione giusta, la velocità di implementazione resta insufficiente. La
crescita di mezzo punto percentuale nei paesi G7 e di 0,8 punti nei G20 indica
che gli strumenti di carbon pricing sono ancora lontani dall’essere adottati su
larga scala con l’intensità necessaria per influenzare seriamente le scelte
produttive e di consumo.
Un’altra
osservazione utile riguarda la coerenza interna dei paesi. Paesi
come Germania, Corea, Italia, Norvegia e Lussemburgo mantengono livelli molto
alti e mostrano coerenza tra l’effettiva copertura delle emissioni e gli
strumenti messi in campo. In altri contesti, come gli Stati Uniti, l’Australia
o la Colombia, si notano incrementi significativi ma partendo da livelli molto
bassi, il che suggerisce che il percorso è ancora lungo.
In conclusione,
il biennio 2021–2023 mostra alcuni progressi reali ma ancora troppo lenti
nella copertura delle emissioni da parte del carbon pricing, secondo
l’indicatore dell’ECR. Mentre alcuni paesi dimostrano dinamismo e coerenza con
gli obiettivi climatici internazionali, molti altri rimangono indietro o non
fanno progressi tangibili. Per rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi e
contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, è necessario non solo
aumentare la copertura delle emissioni soggette a prezzo, ma anche elevare i
livelli di carbon pricing, rimuovere i sussidi dannosi e armonizzare gli
strumenti esistenti. Il futuro della fiscalità ambientale dipende dalla
capacità dei governi di integrare in modo credibile ed efficace il costo del
carbonio nel sistema economico globale.
Fonte: OCSE
Link: https://data-explorer.oecd.org/
|
Effective carbon rate |
|||
Time period |
2021 |
2023 |
Var Ass |
Var Per |
Australia |
14,3 |
38,4 |
24,1 |
168,531 |
Austria |
77,3 |
78,6 |
1,3 |
1,68176 |
Belgium |
76,2 |
77,1 |
0,9 |
1,1811 |
Canada |
74,2 |
74,6 |
0,4 |
0,53908 |
Chile |
56,1 |
56,2 |
0,1 |
0,17825 |
Colombia |
21,4 |
31,6 |
10,2 |
47,6636 |
Costa Rica |
45,9 |
45,9 |
0 |
0 |
Czechia |
71 |
75,2 |
4,2 |
5,91549 |
Denmark |
63,6 |
65 |
1,4 |
2,20126 |
Estonia |
73,9 |
73,9 |
0 |
0 |
Finland |
70,6 |
69,6 |
-1 |
-1,4164 |
France |
67,3 |
67,2 |
-0,1 |
-0,1486 |
Germany |
86 |
86,1 |
0,1 |
0,11628 |
Greece |
72,3 |
72,3 |
0 |
0 |
Hungary |
57,5 |
57,6 |
0,1 |
0,17391 |
Iceland |
66,6 |
67,8 |
1,2 |
1,8018 |
Ireland |
56,2 |
56,7 |
0,5 |
0,88968 |
Israel |
65,4 |
65,9 |
0,5 |
0,76453 |
Italy |
81 |
81,1 |
0,1 |
0,12346 |
Japan |
73,2 |
73,3 |
0,1 |
0,13661 |
Korea |
98,5 |
98,5 |
0 |
0 |
Latvia |
56,6 |
56,6 |
0 |
0 |
Lithuania |
56 |
56,1 |
0,1 |
0,17857 |
Luxembourg |
87 |
87,1 |
0,1 |
0,11494 |
Mexico |
35,3 |
38,2 |
2,9 |
8,2153 |
Netherlands |
76,6 |
77,2 |
0,6 |
0,78329 |
New Zealand |
44,7 |
44,7 |
0 |
0 |
Norway |
78 |
83,4 |
5,4 |
6,92308 |
Poland |
75,7 |
79,9 |
4,2 |
5,54822 |
Portugal |
68,7 |
68,7 |
0 |
0 |
Slovak Republic |
74,1 |
72,5 |
-1,6 |
-2,1592 |
Slovenia |
80 |
81,9 |
1,9 |
2,375 |
Spain |
71,1 |
73,5 |
2,4 |
3,37553 |
Sweden |
69,2 |
69,6 |
0,4 |
0,57803 |
Switzerland |
75,1 |
75,1 |
0 |
0 |
Türkiye |
31,3 |
31,4 |
0,1 |
0,31949 |
United Kingdom |
58,9 |
58,9 |
0 |
0 |
United States |
32,6 |
33,3 |
0,7 |
2,14724 |
G7 |
49,2 |
49,7 |
0,5 |
1,01626 |
G20 |
42,2 |
43 |
0,8 |
1,89573 |
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