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Dinamiche produttive del settore tessile italiano: analisi tra crisi e recupero (2014-2021)

 

L’analisi degli indicatori di produttività del capitale nel settore delle industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento, pelle e simili in Italia, nel periodo 2014-2021, mostra un andamento caratterizzato da estrema volatilità e cicli altalenanti. Questo settore, particolarmente importante per l’economia italiana e spesso identificato come parte integrante del “Made in Italy”, si è trovato a fronteggiare non solo dinamiche economiche globali ma anche shock esogeni come la pandemia da COVID-19, che ha colpito duramente le filiere produttive e la domanda globale.

L’analisi prende in considerazione i tassi di variazione logaritmici della produttività del capitale, cioè il valore aggiunto ai prezzi base per unità di input di capitale. Questi tassi offrono una misura importante dell’efficienza con cui il capitale viene utilizzato per generare valore nel settore considerato. Nel periodo esaminato, è evidente come i cicli di crescita positiva siano seguiti da crolli improvvisi, senza una chiara tendenza di crescita stabile.

Il 2014 segna un inizio promettente per il settore con un tasso di produttività pari al 2,4%. Questo dato positivo riflette un periodo favorevole per l’industria tessile e dell’abbigliamento italiana, caratterizzata da una buona domanda sia interna che estera. La variazione assoluta, nonostante sia negativa e pari a -0,2, suggerisce una lieve flessione rispetto agli anni precedenti ma non ancora critica. Tuttavia, la variazione percentuale del -8,33% indica un lieve rallentamento che potrebbe essere attribuito alla competizione internazionale crescente e alla difficoltà di mantenere elevati standard produttivi senza investimenti significativi in innovazione.

Nel 2015, la produttività del capitale scende leggermente al 2,2%, mostrando un lieve calo rispetto all’anno precedente. La variazione assoluta è di -0,2, il che conferma una tendenza al ribasso che si manifesta anche nella variazione percentuale di -8,33%. Questo calo potrebbe essere spiegato da una stagnazione della domanda o da un rallentamento negli investimenti produttivi. Il settore tessile italiano, tradizionalmente orientato all’export, potrebbe aver risentito di un rallentamento della domanda internazionale o di politiche commerciali sfavorevoli.

Il 2016 rappresenta un punto critico con un tasso di produttività pari a zero. Questo dato segnala un arresto completo della crescita della produttività, evidenziato anche da una variazione percentuale di -100%. La variazione assoluta negativa di -2,2 suggerisce un rallentamento piuttosto drastico. Le cause di questo arresto potrebbero essere molteplici: dalla concorrenza internazionale sempre più aggressiva, in particolare dai paesi asiatici, a difficoltà interne legate a innovazioni non sufficientemente rapide o a crisi di settore particolari.

Il 2017 vede un deciso recupero con un tasso di produttività pari al 6,7%. Questo picco positivo rappresenta il valore più alto registrato fino a quel momento nel periodo analizzato. La variazione assoluta positiva di 6,7 conferma una forte ripresa, mentre la variazione percentuale del -94,03% indica una situazione di estrema volatilità. Questo rimbalzo può essere attribuito a una ripresa della domanda internazionale e a una maggiore competitività del prodotto italiano sui mercati esteri. Inoltre, il comparto moda e tessile è particolarmente sensibile alle tendenze globali, e un aumento della domanda per determinati prodotti di lusso o alta gamma potrebbe aver contribuito a questo risultato positivo.

L’anno 2018 mostra un nuovo rallentamento, con un tasso di produttività ridotto allo 0,4%. Questo calo drastico, da 6,7% a 0,4%, è accompagnato da una variazione assoluta negativa di -6,3. La variazione percentuale è negativa e molto significativa (-94,03%), segnalando un ritorno a livelli produttivi bassi. Probabilmente, la crescita del 2017 non era sostenibile a lungo termine e il settore ha mostrato nuovamente le sue debolezze strutturali.

Nel 2019, il settore cerca di recuperare con un tasso di produttività pari all’1,2%. Sebbene si tratti di un miglioramento rispetto al 2018, la variazione assoluta è modesta e pari a 0,8. Tuttavia, la variazione percentuale è estremamente elevata (200%), un segnale di quanto sia difficile per il settore mantenere livelli produttivi stabili. La crescita osservata potrebbe essere attribuita a una maggiore domanda per i prodotti italiani, ma anche a una parziale ripresa degli investimenti produttivi.

Il 2020, segnato dalla pandemia da COVID-19, rappresenta un crollo senza precedenti per il settore, con un tasso di produttività negativo pari a -27,1%. Questo risultato drammatico è accompagnato da una variazione assoluta di -28,3 e da una variazione percentuale estremamente negativa (-2358,33%). Le cause di questo tracollo sono chiaramente legate agli effetti della pandemia: la chiusura temporanea delle attività produttive, il calo della domanda globale, la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e l’interruzione delle catene di approvvigionamento. Inoltre, il settore della moda, strettamente legato agli eventi e alle manifestazioni internazionali, ha subito un durissimo colpo a causa della cancellazione di fiere e sfilate.

Nonostante il drammatico calo del 2020, il 2021 vede un notevole recupero con un tasso di produttività pari al 23,8%. Questa ripresa straordinaria è accompagnata da una variazione assoluta positiva di 50,9, la più alta registrata nel periodo analizzato. Anche la variazione percentuale di 891,67% suggerisce un forte rimbalzo tecnico, probabilmente trainato dalla ripartenza delle attività produttive e dal ritorno della domanda globale per i prodotti tessili italiani. Tuttavia, resta il dubbio sulla sostenibilità di questa ripresa nel lungo periodo.

L’analisi complessiva del periodo 2014-2021 mostra un settore caratterizzato da un’estrema volatilità e da cicli di crescita seguiti da crolli improvvisi. La pandemia ha avuto un impatto devastante nel 2020, ma la ripresa del 2021 suggerisce una certa resilienza del settore. Tuttavia, l’assenza di un trend stabile e la continua alternanza tra fasi di crescita e declino evidenziano le difficoltà strutturali del settore tessile italiano. Per garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo, sarà fondamentale investire in innovazione, digitalizzazione e diversificazione dei mercati di sbocco.









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