L’analisi della
quota di emissioni soggette a un prezzo del carbonio tramite permessi di emissione
scambiabili (Emissions
Trading System, ETS) nel periodo 2021-2023 offre una visione molto interessante
sulla diffusione e sull’efficacia di uno degli strumenti principali di carbon
pricing a livello globale. Il sistema ETS consente di fissare un tetto massimo
di emissioni e di assegnare o mettere all’asta permessi, che le imprese possono
acquistare o vendere. Il valore di questi permessi diventa un prezzo esplicito
delle emissioni di gas serra e, dunque, un incentivo diretto alla riduzione
dell’impatto ambientale.
Il dataset dell’OCSE
misura la quota
di emissioni di gas serra (GHG) coperte da un ETS con un prezzo
effettivo, espresso nel Net Effective Carbon Rate (ECR), che tenga conto anche
dei sussidi ai combustibili fossili. In termini generali, i dati mostrano un quadro molto stabile,
con pochissime variazioni tra il 2021 e il 2023, e con differenze significative
tra paesi che utilizzano pienamente lo strumento e altri che non lo applicano
affatto.
Una delle
sorprese più significative è rappresentata dall’Australia. Se nel 2021 non
risultava alcuna emissione coperta da ETS, nel 2023 il paese ha raggiunto il
24,3% di copertura, segnando un incremento assoluto importante. Questo
cambiamento evidenzia l’introduzione o il rafforzamento di meccanismi di
mercato che mirano a regolare le emissioni industriali, probabilmente
attraverso programmi subnazionali o nuove normative federali. È un segnale
incoraggiante, considerando che l’Australia è una delle economie più esposte
alla crisi climatica.
Il caso più
eclatante, tuttavia, è quello dell’Austria, che passa da una copertura del
31,1% nel 2021 al 78,2% nel 2023. Si tratta di un incremento del 151%, che la
rende il paese con il miglioramento relativo più marcato. Questo dato è
particolarmente rilevante poiché suggerisce che il paese ha notevolmente
ampliato la portata del proprio sistema ETS, coinvolgendo nuove attività
economiche o aumentando la stringenza del sistema esistente.
All’opposto,
alcuni paesi presentano una copertura invariata o nulla, a indicare l’assenza di
sistemi ETS attivi o efficaci. Tra questi troviamo Cile, Colombia, Costa
Rica, Israele, Messico e Türkiye, che nel biennio analizzato mostrano ancora una copertura pari a
zero. Questo significa che nessuna quota delle emissioni è soggetta a un prezzo
del carbonio tramite ETS. Tali dati mettono in evidenza una lacuna strutturale
nella politica climatica di questi paesi, che ancora non utilizzano uno degli
strumenti più consolidati a livello internazionale per incentivare la
decarbonizzazione dell’economia.
Paesi come
Belgio, Canada, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Italia,
Lituania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo,
Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito mostrano una copertura invariata
nel tempo, spesso su livelli già consolidati. Ad esempio, la
Germania mantiene un livello molto alto, passando lievemente da 85,4 a 85,6%,
mentre la Corea rimane ferma all’80%. Anche la Repubblica Ceca, con una
copertura del 47,1%, e la Polonia, con il 48,6%, mantengono livelli elevati ma
senza alcuna evoluzione.
Questi dati
segnalano che l’ETS è già in fase matura in molte economie europee e in
alcuni paesi asiatici, ma anche che manca una spinta innovativa o riformatrice
per estendere ulteriormente la portata dello strumento. In paesi come il
Belgio, dove la quota resta ferma al 32,9%, o in Francia al 20,1%, esistono
ampi margini per aumentare la copertura del sistema ETS, ma sembra mancare
l’iniziativa politica per farlo.
In altri casi si
osservano variazioni marginali. La Germania, ad esempio, migliora leggermente
la copertura, segnalando un aggiustamento tecnico o un’estensione moderata del
perimetro ETS. Anche gli Stati Uniti mostrano un piccolo progresso, passando
dal 6,9 all’8,1% di copertura, con una variazione relativa del 17%. Sebbene il
dato assoluto resti molto basso, indica un leggero miglioramento, forse dovuto
all’espansione di sistemi regionali come il California Cap-and-Trade Program o
al coinvolgimento di nuovi settori in altri stati federali.
La Norvegia,
invece, registra una lieve flessione, passando dal 43,4% al 43,1%, così come la
Francia, che perde 0,1 punti percentuali. Si tratta di cambiamenti poco
significativi, ma che potrebbero riflettere un calo nel valore reale dei
permessi, una modifica normativa o variazioni nella copertura settoriale.
Un dato
interessante emerge dall’aggregazione per aree economiche. Nei paesi del G7,
la copertura media passa dal 17,3 al 18,1%, mentre nei paesi del G20
dal 21,6 al 22,3%. Questi numeri suggeriscono una crescita molto modesta, pari
rispettivamente allo 0,8 e allo 0,7 punti percentuali, e dimostrano che i grandi blocchi economici
non stanno facendo progressi significativi nell’estensione dell’ETS. Ciò è preoccupante se si considera
che il G20 da solo è responsabile di circa l’80% delle emissioni globali.
Particolarmente
importante è il caso del Regno Unito, che resta fermo al 24,2%. Nonostante
l’introduzione di un proprio sistema ETS dopo l’uscita dall’Unione Europea, il
livello di copertura non è aumentato. Ciò potrebbe essere dovuto a una
transizione troppo cauta o alla necessità di armonizzare i nuovi strumenti con
quelli precedenti. Anche paesi storicamente attivi nel carbon pricing, come la
Svezia (33,1%) e la Svizzera (10,5%), non mostrano progressi nella copertura
ETS, confermando un certo consolidamento ma anche un’assenza di nuove
ambizioni.
Un aspetto da
considerare è che il semplice fatto di avere un ETS non garantisce l’efficacia climatica.
Molto dipende dal prezzo effettivo dei permessi, dalla quantità di emissioni effettivamente
regolata, dall’assenza di allocazioni gratuite e dalla rigidità del tetto
massimo. Tuttavia, la quota di copertura resta un indicatore importante per
misurare l’ambizione di un paese nell’uso di strumenti di mercato per limitare
le emissioni.
La lentezza con
cui si estende l’ETS a livello globale solleva dubbi sulla capacità dei paesi
di rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nonostante l’evidente
efficacia teorica dello strumento e i buoni risultati raggiunti in contesti
come l’Unione Europea, solo pochi paesi sembrano puntare sull’ETS come leva
centrale per il carbon pricing. Altri, pur avendolo implementato, lo mantengono
limitato in termini di copertura o settori inclusi.
In conclusione,
il periodo 2021-2023 mostra una fotografia immobile o solo lievemente dinamica
dell’uso degli ETS a livello globale. A parte pochi esempi virtuosi come
Austria e, in misura minore, Australia e Stati Uniti, la maggior parte dei
paesi ha mantenuto invariata la propria quota di emissioni coperte. La diffusione
dell’ETS resta quindi disomogenea, frammentata e, in molti contesti, ancora
insufficiente. Per accelerare la transizione climatica, sarà necessario non
solo estendere la copertura di questi sistemi, ma anche rafforzarne il
funzionamento, aumentando il prezzo dei permessi e riducendo le esenzioni.
L’ETS può e deve essere uno degli strumenti chiave del carbon pricing, ma solo
se applicato in modo ampio, equo ed efficace.
Fonte: OCSE
Link: https://data-explorer.oecd.org/
|
Emissions trading system
(ETS) permit price |
|||
Time period |
2021 |
2023 |
Var Ass |
Var Per |
Australia |
0 |
24,3 |
24,3 |
#DIV/0! |
Austria |
31,1 |
78,2 |
47,1 |
151,447 |
Belgium |
32,9 |
32,9 |
0 |
0 |
Canada |
42,3 |
42,3 |
0 |
0 |
Chile |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Colombia |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Costa Rica |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Czechia |
47,1 |
47,1 |
0 |
0 |
Denmark |
27,2 |
27,2 |
0 |
0 |
Estonia |
49,4 |
49,4 |
0 |
0 |
Finland |
36,1 |
36,1 |
0 |
0 |
France |
20,2 |
20,1 |
-0,1 |
-0,495 |
Germany |
85,4 |
85,6 |
0,2 |
0,23419 |
Greece |
43,1 |
43,1 |
0 |
0 |
Hungary |
24,5 |
24,5 |
0 |
0 |
Iceland |
12,5 |
12,5 |
0 |
0 |
Ireland |
24,9 |
24,9 |
0 |
0 |
Israel |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Italy |
33,9 |
33,9 |
0 |
0 |
Japan |
1,5 |
1,5 |
0 |
0 |
Korea |
80 |
80 |
0 |
0 |
Latvia |
17,7 |
17,7 |
0 |
0 |
Lithuania |
20,4 |
20,4 |
0 |
0 |
Luxembourg |
13,9 |
13,9 |
0 |
0 |
Mexico |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Netherlands |
41,4 |
41,4 |
0 |
0 |
New Zealand |
44,5 |
44,5 |
0 |
0 |
Norway |
43,4 |
43,1 |
-0,3 |
-0,6912 |
Poland |
48,6 |
48,6 |
0 |
0 |
Portugal |
29,2 |
29,2 |
0 |
0 |
Slovak Republic |
43 |
43 |
0 |
0 |
Slovenia |
36,4 |
36,4 |
0 |
0 |
Spain |
31,4 |
31,4 |
0 |
0 |
Sweden |
33,1 |
33,1 |
0 |
0 |
Switzerland |
10,5 |
10,5 |
0 |
0 |
Türkiye |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
United Kingdom |
24,2 |
24,2 |
0 |
0 |
United States |
6,9 |
8,1 |
1,2 |
17,3913 |
G7 |
17,3 |
18,1 |
0,8 |
4,62428 |
G20 |
21,6 |
22,3 |
0,7 |
3,24074 |
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