L’analisi della
quota di emissioni di gas serra soggette a un prezzo esplicito del carbonio nel
periodo 2021–2023, come presentata nel rapporto “Pricing Greenhouse Gas
Emissions 2024”, rappresenta una fonte chiave per comprendere l’evoluzione
globale delle politiche fiscali e ambientali in materia di cambiamento
climatico. Il dato riguarda in particolare la percentuale di emissioni
effettivamente coperte da strumenti di carbon pricing espliciti, ossia accise
sui combustibili, carbon tax e sistemi di scambio di quote (ETS), depurati dei
sussidi che abbassano i prezzi pre-tasse dei combustibili fossili.
Nel biennio
2021–2023 si osservano tendenze molto differenziate. Il primo dato che salta
all’occhio è l’incremento netto registrato da alcuni paesi che in precedenza non avevano
alcuna copertura. L’Australia, ad esempio, ha portato la quota
di emissioni soggette a prezzo esplicito da zero al 24,3%. Questo rappresenta
un cambiamento significativo nella politica ambientale nazionale, che per molti
anni è stata caratterizzata da un approccio reticente al carbon pricing.
L’incremento suggerisce una volontà nuova di integrare strumenti di mercato nel
quadro della transizione energetica.
Il caso più
straordinario è quello dell’Austria, dove la quota di emissioni prezzate è
passata dal 31,1% al 78,2%, con una variazione assoluta di 47,1 punti
percentuali e un incremento relativo del 151%. Questo cambiamento radicale
indica una riforma strutturale del sistema fiscale ambientale a livello
nazionale. Un simile ampliamento della copertura non può che riflettere una
decisione politica forte, volta a rafforzare il segnale di prezzo per le
emissioni in una gamma molto più ampia di settori economici.
In altri paesi,
invece, i livelli di copertura sono rimasti invariati. È il caso di Belgio,
Cechia, Estonia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo,
Nuova Zelanda, Portogallo, Slovacchia, Regno Unito. In questi contesti,
l’assenza di variazione può indicare due cose: o i livelli di copertura sono
già consolidati, come per il Lussemburgo (86,7%) e la Corea (80%), o c’è stato
un blocco nell’evoluzione delle politiche di carbon pricing. L’Italia, ad
esempio, rimane ferma al 33,9%, un livello modesto per un paese
industrializzato e membro del G7, indicando che negli ultimi due anni non sono
stati introdotti strumenti o riforme significative in questo ambito.
Alcuni paesi
mostrano miglioramenti
contenuti ma costanti,
come il Canada, che aumenta leggermente la copertura dal 72,1% al 72,5%, e la
Francia, che passa dal 59,8% al 60,4%. Anche la Danimarca, l’Irlanda, i Paesi
Bassi e la Spagna migliorano, seppur di pochi punti percentuali. Questi
incrementi, pur non rivoluzionari, indicano un processo di consolidamento e
perfezionamento dei meccanismi esistenti, e riflettono un impegno continuo da
parte di questi governi.
Particolarmente
significativi sono i casi della Norvegia e della Polonia. La Norvegia aumenta
la propria quota di copertura di 5,5 punti percentuali, passando dal 77,9%
all’83,4%, mentre la Polonia sale dal 51,4% al 55,6%. In entrambi i casi si
tratta di economie che stanno progressivamente estendendo il proprio sistema di
carbon pricing a nuovi settori o migliorando l'efficacia del sistema esistente.
La Polonia, in particolare, rappresenta un esempio interessante:
tradizionalmente fortemente dipendente dal carbone, sta dimostrando un
cambiamento tangibile nella sua strategia energetica.
L’evoluzione
positiva più marcata in America Latina si osserva in Colombia, che cresce dal
21,4% al 31,6%, con un incremento del 47,6%. Anche il Messico mostra un
miglioramento, dal 35,3% al 38,2%. Questi due paesi dimostrano che anche le
economie emergenti possono contribuire in modo attivo all’espansione del carbon
pricing, nonostante le difficoltà strutturali e politiche.
Un caso negativo
è invece rappresentato dalla Slovenia, che passa da una quota di copertura
dell’80% a solo il 38,4%, con una diminuzione di ben 41,6 punti percentuali,
pari a oltre il 50%. Questo dato suggerisce un cambiamento drastico nella
struttura fiscale ambientale del paese, forse dovuto alla revoca o alla
sospensione di strumenti preesistenti. Un simile arretramento risulta
preoccupante, soprattutto considerando l’urgenza della transizione energetica.
Anche in
Giappone si registra una lieve diminuzione, dal 71,8% al 70,2%. La variazione è
modesta, ma è sintomatica di una fase di stasi o di possibile indebolimento del
segnale di prezzo. Situazione simile si osserva in Finlandia, Svezia e
Svizzera, dove le variazioni negative sono minime, ma comunque indicative di un
momento di riflessione o ricalibrazione.
Il dato degli
Stati Uniti merita un commento a parte. Il paese mostra un lieve incremento
della copertura, passando dal 6,9% all’8,1%, pari a un miglioramento del 17% in
termini relativi. Tuttavia, la quota assoluta rimane estremamente bassa per una
delle principali economie del mondo. Questo dato evidenzia come il carbon
pricing esplicito, a livello federale, sia ancora marginale, e come eventuali
strumenti siano implementati a livello statale e non nazionale.
Un elemento
chiave dell’analisi riguarda i valori aggregati. Nei paesi del G7 la quota di
emissioni prezzate passa dal 29,7% al 30,3%, un incremento di appena 0,6 punti
percentuali. Nel G20 il valore cresce dal 26,3% al 27%, un aumento dello 0,7%.
Questi numeri, pur lievemente positivi, mostrano che i paesi più responsabili
delle emissioni globali stanno avanzando molto lentamente. Considerando che la
comunità scientifica indica la necessità di prezzare tutte le emissioni ad
almeno 60-120 euro per tonnellata per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di
Parigi, il fatto che solo un terzo delle emissioni sia coperto da un prezzo
esplicito è indicativo di una profonda incoerenza tra retorica politica e
azione concreta.
In conclusione,
il quadro emerso dai dati 2021–2023 conferma una situazione globale ancora
lontana da una fiscalità climatica realmente efficace. Se da un
lato alcuni paesi mostrano segnali di forte progresso, come Austria, Australia,
Colombia e Norvegia, la maggior parte delle economie mondiali procede con
lentezza o addirittura resta ferma. In alcuni casi, come la Slovenia, si
registra un vero e proprio arretramento. La media dei paesi G7 e G20 evidenzia
che, nonostante le promesse, le politiche di carbon pricing esplicito restano
timide, frammentate e spesso poco ambiziose.
Affinché il
prezzo del carbonio diventi uno strumento davvero efficace per guidare la
transizione energetica, è necessario estendere la copertura a più settori,
aumentare i livelli di prezzo e armonizzare i sistemi tra paesi. In un contesto
in cui le emissioni devono calare rapidamente, ogni punto percentuale
guadagnato nella copertura del carbon pricing rappresenta un passo importante,
ma ancora insufficiente se non accompagnato da una visione globale e integrata.
Fonte: OCSE
Link: https://data-explorer.oecd.org/
|
Explicit carbon price |
|||
Time period |
2021 |
2023 |
Var Ass |
Var Per |
Australia |
0 |
24,3 |
24,3 |
#DIV/0! |
Austria |
31,1 |
78,2 |
47,1 |
151,447 |
Belgium |
32,9 |
32,9 |
0 |
0 |
Canada |
72,1 |
72,5 |
0,4 |
0,55479 |
Chile |
32,8 |
32,9 |
0,1 |
0,30488 |
Colombia |
21,4 |
31,6 |
10,2 |
47,6636 |
Costa Rica |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Czechia |
47,1 |
47,1 |
0 |
0 |
Denmark |
63,6 |
65 |
1,4 |
2,20126 |
Estonia |
49,4 |
49,4 |
0 |
0 |
Finland |
68,1 |
67,9 |
-0,2 |
-0,2937 |
France |
59,8 |
60,4 |
0,6 |
1,00334 |
Germany |
85,4 |
85,6 |
0,2 |
0,23419 |
Greece |
43,1 |
43,1 |
0 |
0 |
Hungary |
24,5 |
24,5 |
0 |
0 |
Iceland |
66,6 |
67,8 |
1,2 |
1,8018 |
Ireland |
56,2 |
56,7 |
0,5 |
0,88968 |
Israel |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
Italy |
33,9 |
33,9 |
0 |
0 |
Japan |
71,8 |
70,2 |
-1,6 |
-2,2284 |
Korea |
80 |
80 |
0 |
0 |
Latvia |
21,2 |
21,2 |
0 |
0 |
Lithuania |
20,4 |
20,4 |
0 |
0 |
Luxembourg |
86,7 |
86,7 |
0 |
0 |
Mexico |
35,3 |
38,2 |
2,9 |
8,2153 |
Netherlands |
41,4 |
42 |
0,6 |
1,44928 |
New Zealand |
44,5 |
44,5 |
0 |
0 |
Norway |
77,9 |
83,4 |
5,5 |
7,06033 |
Poland |
51,4 |
55,6 |
4,2 |
8,17121 |
Portugal |
66,7 |
66,7 |
0 |
0 |
Slovak Republic |
43 |
43 |
0 |
0 |
Slovenia |
80 |
38,4 |
-41,6 |
-52 |
Spain |
31,4 |
33,8 |
2,4 |
7,64331 |
Sweden |
69,2 |
68,9 |
-0,3 |
-0,4335 |
Switzerland |
43 |
42,9 |
-0,1 |
-0,2326 |
Türkiye |
0 |
0 |
0 |
#DIV/0! |
United Kingdom |
24,4 |
24,4 |
0 |
0 |
United States |
6,9 |
8,1 |
1,2 |
17,3913 |
G7 |
29,7 |
30,3 |
0,6 |
2,0202 |
G20 |
26,3 |
27 |
0,7 |
2,6616 |
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