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Riforma fiscale ambientale tra sussidi da eliminare e carbon tax da rafforzare

 


 

L’analisi dei dati relativi alle entrate nette da tassazione energetica e al potenziale di riforma nel 2023, espressi in percentuale del PIL, offre una fotografia molto eloquente delle attuali politiche fiscali in materia ambientale e delle opportunità ancora ampiamente inespresse. Questi dati, elaborati con una media ponderata, permettono di confrontare la performance attuale dei vari paesi con il margine di miglioramento possibile, in termini di entrate fiscali, se venissero rimosse le distorsioni e adottati strumenti di carbon pricing più ambiziosi.

Partiamo dalle entrate attuali da tassazione netta sull’energia, che in molti paesi restano modeste. La media per il G7 e il G20 si attesta appena allo 0.5% del PIL, un dato che evidenzia come la fiscalità ambientale sia ancora lontana dal suo potenziale. Solo pochi paesi, come Polonia (3.0%), Paesi Bassi (2.3%), Cechia (2.2%), Slovenia (1.9%) e Finlandia (1.8%), si distinguono per un impiego strutturato ed esteso della tassazione energetica. Al contrario, paesi come Francia (0.1%), Giappone (0.1%), Regno Unito (0.1%), Stati Uniti (0.3%) e Türkiye (0.4%) mostrano livelli molto bassi, incompatibili con una strategia climatica efficace.

La seconda colonna, relativa ai ricavi attuali da carbon pricing netto, segue un pattern simile. Anche qui, con poche eccezioni, il dato resta contenuto: ad esempio, Polonia, Cechia e Slovenia presentano una buona correlazione tra tassazione energetica generale e prezzo effettivo del carbonio, con valori intorno al 2%. Al contrario, paesi con elevato potenziale industriale ed emissivo come gli Stati Uniti, Giappone e Türkiye mostrano valori molto più bassi, evidenziando un uso limitato di strumenti di carbon pricing espliciti.

L’indicatore più interessante, tuttavia, è quello sul potenziale di riforma fiscale, calcolato come somma delle entrate aggiuntive ottenibili attraverso tre leve: la rimozione dei sussidi ai combustibili fossili, la graduale eliminazione delle allocazioni gratuite nei sistemi ETS, e l’introduzione di un prezzo minimo sul carbonio, sia a 60 che a 120 euro per tonnellata di CO₂.

Da questo punto di vista, il potenziale di riforma complessivo è impressionante. Per il G20, il totale stimato è pari al 2.4% del PIL, valore che conferma l’enorme margine di miglioramento in termini sia ambientali che fiscali. Anche per il G7, il potenziale è significativo, pari a 1.2% del PIL, nonostante si tratti di economie più sviluppate e già parzialmente regolate.

Paesi con le maggiori possibilità di incremento delle entrate fiscali sono Colombia (2.3%), Korea (2.4%), Giappone (2.0%), Türkiye (2.1%), Slovacchia (1.7%), Chile (1.6%), Canada e Polonia (1.5%), Australia (1.3%), e Stati Uniti (1.2%). Questo dimostra che anche i paesi con sistemi fiscali più deboli o frammentati possono beneficiare enormemente da una riforma coordinata. Il potenziale maggiore spesso coincide con un basso livello attuale di tassazione e con la presenza di sussidi o allocazioni gratuite che possono essere riorientate.

Un caso interessante è quello della Colombia, che attualmente mostra una voce negativa nelle entrate nette da tassazione energetica (-0.8%), ma che potrebbe recuperare ben 2.3% del PIL attraverso riforme mirate. Questa dinamica evidenzia come i sussidi rappresentino non solo un costo ambientale, ma anche un peso fiscale, che limita la capacità dello Stato di intervenire in altri settori chiave.

Anche Giappone e Stati Uniti, due dei principali emettitori globali, potrebbero quasi quadruplicare le loro entrate fiscali energetiche se adottassero un prezzo minimo del carbonio e riformassero gli attuali sistemi di allocazione. Ciò rappresenterebbe un passo cruciale per allineare le politiche interne agli impegni presi negli accordi internazionali sul clima.

È utile notare che anche paesi già relativamente virtuosi, come Paesi Bassi, Germania, Italia, Belgio, Irlanda e Portogallo, presentano comunque un certo spazio di manovra, anche se più contenuto, con potenziali compresi tra lo 0.5% e l’1.0% del PIL. Questo suggerisce che nessun paese è davvero “arrivato”, e che il perfezionamento degli strumenti fiscali può portare benefici anche dove il sistema è già sviluppato.

Tra le leve di riforma, la più promettente a livello sistemico è l’introduzione di un floor price del carbonio. Per molti paesi, il maggior contributo potenziale alle entrate deriva proprio da questa misura. Ad esempio, in Korea, l’introduzione di un prezzo minimo a 60 euro potrebbe generare l’1.2% del PIL in nuove entrate. Per Giappone, México e Türkiye, il valore oscilla tra lo 0.9% e l’1.1%. Il fatto che il prezzo effettivo del carbonio in questi paesi sia ancora molto sotto le soglie raccomandate dall’OCSE ne rafforza l’urgenza.

La fine delle allocazioni gratuite nei mercati ETS rappresenta un’altra componente chiave. In paesi come Cechia, Estonia, Slovacchia e Polonia, l’eliminazione di questi privilegi potrebbe da sola generare tra lo 0.3% e lo 0.5% del PIL. Tali risorse potrebbero essere ridistribuite in modo più equo, ad esempio per finanziare misure sociali o incentivare l’efficienza energetica nelle PMI.

Infine, la rimozione dei sussidi ai combustibili fossili, seppur più controversa dal punto di vista politico, è essenziale per evitare distorsioni. In paesi come Francia, Colombia, Giappone, Grecia e Regno Unito, questa misura da sola potrebbe contribuire in modo rilevante all’aumento delle entrate, riducendo contemporaneamente l’impatto climatico negativo delle politiche fiscali attuali.

È importante sottolineare che questi dati non rappresentano soltanto numeri astratti, ma una road map concreta per la transizione ecologica. Il passaggio da un sistema fiscale basato su sussidi e incentivi dannosi a un sistema coerente e orientato alla sostenibilità ambientale potrebbe generare risorse significative per finanziare innovazione, infrastrutture verdi, welfare energetico e misure di equità sociale.

In conclusione, il quadro emerso dai dati del 2023 evidenzia che la fiscalità ambientale resta una leva sotto-utilizzata, ma con un potenziale riformatore straordinario. Paesi di ogni dimensione e grado di sviluppo possono ottenere enormi benefici ambientali, economici e sociali da una riforma strutturale. In un contesto di emergenza climatica e crescente pressione sui bilanci pubblici, non cogliere questa opportunità rappresenterebbe un’occasione persa di dimensioni storiche.

 

Fonte: OCSE

Link: https://data-explorer.oecd.org/

 

Net energy tax revenues

Current net carbon pricing revenues

Potential revenue from fossil fuel subsidies reform

Additional revenue from phasing out free allocation

Additional revenue from carbon price floor of EUR 60

Additional revenue from carbon price floor of EUR 120

Total reform potential

Australia

0.4

0.5

0.0

0.1

0.7

0.5

1.3

Austria

1.0

1.0

0.1

0.2

0.1

0.2

0.7

Belgium

1.1

1.0

0.0

0.3

0.3

0.3

0.9

Canada

1.0

0.9

0.0

0.4

0.3

0.8

1.5

Chile

1.0

1.0

0.0

0.0

0.9

0.7

1.6

Colombia

-0.8

-0.7

0.7

0.0

1.0

0.6

2.3

Costa Rica

1.3

1.2

0.0

0.0

0.1

0.1

0.2

Czechia

2.2

2.1

0.0

0.3

0.4

0.6

1.3

Denmark

1.1

1.0

0.0

0.1

0.0

0.1

0.2

Estonia

1.7

2.1

0.0

0.5

0.1

0.4

1.1

Finland

1.8

1.4

0.0

0.3

0.1

0.2

0.6

France

0.1

0.5

0.3

0.1

0.1

0.2

0.7

Germany

1.5

1.4

0.1

0.2

0.1

0.3

0.7

Greece

-1.4

1.8

0.3

0.3

0.3

0.3

1.1

Hungary

1.4

1.3

0.0

0.2

0.4

0.4

1.1

Iceland

0.8

0.8

0.0

0.0

0.0

0.0

0.1

Ireland

0.6

0.6

0.0

0.0

0.0

0.1

0.2

Israel

1.0

1.0

0.0

0.0

0.3

0.2

0.5

Italy

1.9

1.7

0.0

0.2

0.1

0.2

0.5

Japan

0.1

0.1

0.3

0.0

1.1

0.6

2.0

Korea

0.9

0.9

0.0

0.2

1.2

1.0

2.4

Latvia

1.4

1.4

0.1

0.1

0.2

0.2

0.6

Lithuania

0.4

0.7

0.1

0.3

0.7

0.2

1.2

Luxembourg

1.3

1.2

0.0

0.1

0.1

0.1

0.3

Mexico

0.6

0.9

0.0

0.0

0.9

0.5

1.4

Netherlands

2.3

1.6

0.0

0.3

0.1

0.2

0.5

New Zealand

0.9

0.9

0.0

0.1

0.2

0.3

0.6

Norway

1.3

0.9

0.0

0.1

0.0

0.1

0.3

Poland

3.0

2.9

0.0

0.4

0.4

0.7

1.5

Portugal

1.3

1.3

0.1

0.2

0.0

0.2

0.5

Slovak Republic

1.3

1.4

0.1

0.5

0.4

0.6

1.7

Slovenia

1.9

1.8

0.0

0.1

0.1

0.3

0.5

Spain

1.0

1.0

0.1

0.2

0.2

0.2

0.7

Sweden

1.2

0.6

0.0

0.2

0.0

0.1

0.3

Switzerland

1.0

0.8

0.0

0.0

0.0

0.0

0.1

Türkiye

0.4

0.3

0.0

0.0

1.2

0.9

2.1

United Kingdom

0.1

0.3

0.3

0.1

0.5

0.2

1.0

United States

0.3

0.3

0.0

0.0

0.6

0.5

1.2

G7

0.5

0.5

0.1

0.1

0.5

0.5

1.2

G20

0.5

0.5

0.1

0.1

1.3

1.0

2.4

 

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