Passa ai contenuti principali

Crescita e Sostenibilità: Un’Analisi del Reddito Interno e dei Consumi nelle Economie OCSE

 

L’analisi dei dati presentati relativi al reddito nazionale disponibile, al risparmio e al saldo netto di prestiti/indebitamenti per le economie nazionali, attraverso l’indicatore del reddito interno lordo (Gross Domestic Income - GDI) e della spesa per consumi finali, evidenzia una dinamica economica fortemente influenzata da shock macroeconomici, transizioni strutturali e politiche fiscali nei diversi paesi membri dell’OCSE.

Nel caso dell’Australia, si osserva una crescita costante del GDI dal 2010 al 2024. Il reddito interno lordo passa da circa 943 miliardi di dollari PPP nel 2010 a oltre 2.010 miliardi nel 2024, evidenziando una robusta crescita economica, in parte spiegabile con l’espansione del settore minerario e delle esportazioni verso i mercati asiatici. Tuttavia, la spesa per consumi finali aumenta anch’essa in modo significativo, raggiungendo circa 1.437 miliardi nel 2023, indicando una crescita parallela del consumo privato e pubblico. Questo potrebbe implicare una stabilità del risparmio nazionale, ma anche un potenziale rischio di vulnerabilità qualora l’aumento della spesa dovesse superare il reddito disponibile, specialmente in periodi di shock esterni o inflazione elevata.

Austria e Belgio mostrano un comportamento simile, seppur su scala più contenuta. L’Austria vede il GDI aumentare da circa 349 miliardi a 643 miliardi tra il 2010 e il 2023, mentre la spesa per consumi cresce in modo proporzionale, indicando una gestione equilibrata tra reddito e spesa. Il Belgio segue lo stesso trend, pur con un incremento più deciso a partire dal 2020, che riflette la risposta espansiva delle politiche fiscali post-pandemiche. In entrambi i casi, si nota come le economie siano riuscite a mantenere un bilancio relativamente stabile tra GDI e consumi, suggerendo un modello di crescita sostenibile.

Il Canada, paese fortemente dipendente dalle esportazioni di materie prime, registra un GDI che cresce da circa 1.363 miliardi nel 2010 a oltre 2.705 miliardi nel 2024. La spesa per consumi segue questo andamento, aumentando di oltre 1.000 miliardi nello stesso periodo. Il tasso di crescita dei consumi appare leggermente inferiore rispetto al GDI, suggerendo un aumento potenziale della capacità di risparmio o di investimenti interni. Tuttavia, l’elevata volatilità dei prezzi delle commodities può influenzare significativamente questa tendenza.

Analizzando l’America Latina, il caso cileno è emblematico. Il Cile passa da un GDI di circa 307 miliardi nel 2010 a oltre 684 miliardi nel 2024. La spesa per consumi segue una traiettoria simile, ma sempre su un livello più basso rispetto al GDI, segnalando un avanzo lordo di risparmio. Questo è tipico di economie esportatrici di risorse naturali che riescono a mantenere un saldo positivo del conto corrente, finché i prezzi internazionali restano favorevoli.

La Colombia presenta una dinamica simile, con una crescita robusta del GDI e dei consumi, benché il rapporto tra i due indicatori suggerisca una tendenza verso una maggiore propensione al consumo rispetto al risparmio, il che potrebbe indebolire la posizione finanziaria esterna nel medio periodo, specie in presenza di elevata inflazione o tassi di interesse globali in aumento.

Guardando all’Europa Centrale e Orientale, la Repubblica Ceca e la Polonia si distinguono per un’evoluzione positiva del GDI. La Polonia, in particolare, aumenta il proprio reddito interno da circa 798 miliardi nel 2010 a oltre 1.708 miliardi nel 2023. La spesa per consumi segue questo sviluppo, ma con una leggera differenza positiva in favore del reddito, indicando un potenziale di accumulo interno e di sviluppo degli investimenti. Anche in paesi più piccoli come Estonia, Lettonia e Lituania, la crescita del GDI rispecchia i progressi dell’integrazione economica europea e l’efficienza nell’utilizzo dei fondi strutturali. In questi paesi, la differenza positiva tra GDI e consumi indica un avanzo strutturale che può essere impiegato in capitale produttivo.

Il caso della Francia, tra le maggiori economie dell’Unione Europea, evidenzia un GDI che cresce costantemente da 2.335 miliardi nel 2010 a circa 3.982 miliardi nel 2023. La spesa per consumi finali aumenta proporzionalmente, segnalando una propensione al consumo stabile, che però lascia poco spazio per un’espansione significativa del risparmio. Questa configurazione è coerente con un’economia fortemente orientata al welfare state, dove l’intervento pubblico bilancia i cicli economici attraverso la spesa corrente.

La Germania si conferma la locomotiva industriale d’Europa, con un GDI che passa da 3.249 miliardi nel 2010 a oltre 6.037 miliardi nel 2024. L’eccedenza tra GDI e spesa per consumi è marcata, suggerendo una forte capacità di risparmio e un saldo positivo della bilancia dei pagamenti. Ciò riflette la competitività industriale tedesca e la moderazione salariale adottata per anni, che ha favorito l’export ma anche ridotto la dinamica dei consumi interni rispetto ad altre economie comparabili.

Il Regno Unito mostra una crescita significativa del GDI fino al 2023, ma con una spesa per consumi che si mantiene su livelli relativamente elevati. Questo suggerisce un modello economico basato sulla domanda interna e sui servizi, più vulnerabile agli shock del potere d’acquisto come l’inflazione energetica post-Brexit e la volatilità dei mercati finanziari.

Negli Stati Uniti, il GDI raggiunge oltre 23.800 miliardi di dollari nel 2021, con una spesa per consumi che rappresenta più del 70% del GDI, un dato costante lungo tutto il periodo analizzato. Questo profilo segnala una struttura economica fortemente dipendente dalla spesa privata, alimentata da debito e politiche fiscali espansive. Tale modello può sostenere la crescita nel breve termine, ma pone interrogativi sulla sostenibilità fiscale e sull’esposizione a crisi finanziarie.

In Asia, il Giappone mostra una crescita lenta ma costante del GDI fino al 2021, con una spesa per consumi relativamente più contenuta, che riflette l’invecchiamento demografico e la maggiore propensione al risparmio. La Corea del Sud, al contrario, presenta una dinamica espansiva, con il GDI che passa da 1.640 a oltre 2.898 miliardi in meno di 15 anni, sostenuto da un mix di esportazioni high-tech e consumi interni in crescita, sebbene con un disavanzo ridotto tra reddito e spesa.

Il caso turco è tra i più interessanti: la Turchia registra un raddoppio del GDI tra il 2010 e il 2022, ma con una spesa per consumi che aumenta in misura pressoché equivalente. Questo indica una scarsa capacità di accumulo interno, con implicazioni sull’equilibrio macroeconomico, in particolare su inflazione, debito estero e svalutazione della lira turca. Una simile dinamica espansiva non accompagnata da risparmio sufficiente può rendere l’economia vulnerabile a crisi di bilancia dei pagamenti.

Infine, tra i paesi nordici, Svezia, Danimarca e Finlandia presentano una crescita ordinata e sostenibile. Il differenziale tra GDI e consumi è moderato ma positivo, coerente con una politica economica orientata alla stabilità fiscale e all’efficienza del welfare. Anche la Svizzera segue questo modello, con un’economia basata sull’innovazione e i servizi ad alto valore aggiunto, che permette di mantenere un GDI crescente e una spesa per consumi sotto controllo.

In conclusione, l’analisi comparativa dei dati mostra che la crescita economica non è di per sé garanzia di equilibrio finanziario interno. I paesi che riescono a mantenere un differenziale positivo tra GDI e consumi dispongono di maggiore flessibilità per affrontare shock esterni, promuovere investimenti pubblici e garantire la sostenibilità fiscale. Al contrario, un’espansione trainata unicamente dal consumo, senza un’adeguata crescita del reddito, può portare a squilibri strutturali nel lungo termine. Gli esempi di Germania, Corea del Sud e Svizzera rappresentano modelli virtuosi in questo senso, mentre paesi come la Turchia o, in parte, il Regno Unito e gli Stati Uniti, potrebbero dover riconsiderare il loro mix tra stimolo al consumo e sostenibilità macroeconomica.

 

 

Fonte: OCSE

Link: https://data-explorer.oecd.org/vis?lc=en&tm=DF_TABLE2&pg=0&snb=1&vw=tb&df[ds]=dsDisseminateFinalDMZ&df[id]=DSD_NAMAIN10%40DF_TABLE2&df[ag]=OECD.SDD.NAD&df[vs]=&pd=2010%2C2024&dq=A.USA%2BGBR%2BTUR%2BCHE%2BSWE%2BESP%2BSVN%2BSVK%2BPRT%2BPOL%2BNOR%2BNZL%2BNLD%2BMEX%2BLUX%2BLTU%2BLVA%2BKOR%2BJPN%2BITA%2BISR%2BIRL%2BISL%2BHUN%2BGRC%2BDEU%2BFRA%2BFIN%2BEST%2BDNK%2BCZE%2BCRI%2BCOL%2BCHL%2BCAN%2BBEL%2BAUT%2BAUS...P3%2BB1GQXOTGL....USD_PPP.V..&ly[cl]=TIME_PERIOD&to[TIME_PERIOD]=false

 

 


Commenti

Post popolari in questo blog

Il Cuneo Fiscale nei Principali Paesi OCSE nel 2024

  I dati mostrano l’evoluzione del tax wedge medio – cioè l’incidenza percentuale delle imposte sul lavoro rispetto al costo totale del lavoro – per un lavoratore single senza figli, con un reddito pari al 100% del salario medio, in un campione ampio di Paesi OCSE, nel periodo 2015–2024. Questo indicatore è centrale per comprendere l’onere fiscale sul lavoro e il suo impatto sull’economia, sull’occupazione e sulla competitività. L’analisi mostra un panorama piuttosto eterogeneo. I Paesi OCSE si collocano su un ampio spettro, che va da chi applica una pressione fiscale minima, come Colombia e Cile, fino a chi presenta carichi elevati, come Belgio e Germania. Nonostante le differenze strutturali tra i sistemi fiscali, è possibile individuare alcune tendenze comuni e differenziazioni regionali e temporali. Cominciando dai Paesi con le pressioni fiscali più alte, il Belgio resta costantemente in cima alla classifica per tutta la serie temporale, pur mostrando un leggero trend dis...

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Superbonus, PNRR e digitalizzazione il futuro del settore dell’architettura e dell’ingegneria in Italia

  L’analisi del valore aggiunto nel settore delle attività degli studi di architettura e ingegneria, collaudi e analisi tecniche in Italia tra il 2014 e il 2022 evidenzia un incremento complessivo del 34,68%, con un aumento assoluto di 6,08 miliardi di euro. Il settore ha attraversato fasi alterne, con momenti di crescita e contrazione che riflettono l’andamento del mercato delle costruzioni, delle infrastrutture e degli investimenti pubblici e privati. Se nei primi anni del periodo analizzato il comparto ha subito una serie di difficoltà legate alla stagnazione economica e alla riduzione degli investimenti, dal 2020 in poi si è registrata una ripresa significativa, culminata nel boom del 2021 e 2022. Questo andamento è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui il rilancio degli investimenti in infrastrutture, l’impatto del Superbonus 110%, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’aumento della domanda di progettazione e collaudi nel settore edilizio e indus...