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L’evoluzione del PIL nei Paesi OCSE (2010–2024): crescita, crisi e ripresa

 

Di seguito viene proposta un’analisi approfondita dei dati sul reddito nazionale disponibile lordo annuo (PIL) in dollari internazionali PPP (Parità di potere d’acquisto) per un campione di Paesi OCSE, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2024. I valori, espressi in milioni di dollari a prezzi correnti, consentono di osservare l’evoluzione economica di economie avanzate ed emergenti, con particolare attenzione alle dinamiche di crescita, agli shock esterni e alle prospettive a medio termine.

Il prodotto interno lordo a prezzi correnti, convertito in dollari PPP, rappresenta uno strumento efficace per effettuare confronti internazionali, in quanto tiene conto delle differenze nei livelli dei prezzi e del costo della vita tra i vari paesi. Analizzare l’andamento di questo indicatore consente di ottenere informazioni preziose non solo sulla crescita economica di ciascuna nazione, ma anche sulle implicazioni per il reddito disponibile, la propensione al risparmio e la capacità di indebitamento o finanziamento dei diversi sistemi economici.

Nel quindicennio in esame si individuano tre grandi fasi storiche: il periodo post-crisi finanziaria del 2008, la ripresa e la stabilizzazione economica fino al 2019, e infine gli effetti della pandemia da COVID-19 a partire dal 2020, seguiti da un periodo di forte rimbalzo e poi da nuove tensioni macroeconomiche dovute all’inflazione e alla situazione geopolitica globale.

A livello generale, la maggior parte dei paesi ha mostrato una crescita tendenziale positiva del PIL, sebbene intervallata da momenti di discontinuità. Dal 2010 al 2014 si osserva una ripresa moderata, mentre nel quinquennio 2015-2019 la crescita è risultata più sostenuta, favorita da condizioni favorevoli sui mercati finanziari, bassa inflazione e politiche monetarie accomodanti. Il biennio 2020-2021 ha segnato un punto di svolta con l’avvento della pandemia, che ha prodotto una caduta repentina dell’attività economica seguita da un rimbalzo nel 2021 e nel 2022. Gli anni successivi sono stati caratterizzati da incertezza, aumento dei prezzi e interventi restrittivi da parte delle banche centrali.

Osservando l’andamento dell’Australia, si nota una crescita regolare, con il PIL che passa da circa 943 miliardi di dollari nel 2010 a oltre 2.010 miliardi nel 2024. L’espansione è particolarmente marcata dopo il 2016, quando il paese ha beneficiato dell’elevata domanda di materie prime, soprattutto da parte della Cina. Anche la gestione della pandemia è stata efficace, permettendo una ripresa rapida e sostenuta. L’aumento degli ultimi anni è da attribuire anche alla spinta inflazionistica e alla dinamica dei tassi di cambio.

La Germania, potenza industriale europea, mostra un andamento simile ma con valori assoluti più elevati. Il PIL tedesco passa da circa 3.249 miliardi nel 2010 a più di 6.037 miliardi nel 2024. Questo raddoppio riflette la forza del settore manifatturiero e dell’export. Tuttavia, la Germania ha dovuto affrontare problemi legati alla dipendenza energetica, accentuati dal conflitto russo-ucraino, oltre a difficoltà nella catena di approvvigionamento e un rallentamento della domanda globale. Malgrado ciò, resta una delle economie più solide e competitive dell’area euro.

Gli Stati Uniti presentano la curva di crescita più significativa tra i paesi esaminati. Partendo da circa 15.000 miliardi di dollari nel 2010, il PIL supera i 27.700 miliardi nel 2023. L’economia americana ha beneficiato di ingenti stimoli fiscali e monetari, di un tessuto imprenditoriale dinamico e di una forte innovazione nel settore tecnologico. I piani di sostegno durante la pandemia hanno avuto un impatto significativo, contribuendo a un’immediata ripresa. Tuttavia, ciò ha comportato un aumento dell’inflazione e una successiva necessità di rialzo dei tassi d’interesse. La crescita nominale è dunque attribuibile sia all’espansione economica reale, sia all’aumento dei prezzi e dei valori di mercato.

La Francia, invece, ha mostrato un’evoluzione più contenuta. Il PIL è passato da circa 2.335 miliardi di dollari nel 2010 a circa 3.982 miliardi nel 2023. Il paese ha sofferto maggiormente di rigidità strutturali, un’elevata pressione fiscale e una minore flessibilità del mercato del lavoro rispetto ad altri partner europei. Tuttavia, grazie a un robusto sistema di welfare e a una domanda interna relativamente stabile, la Francia ha mantenuto un livello di reddito disponibile soddisfacente per la maggior parte della popolazione.

Passando a economie emergenti come Polonia, Cile, Colombia e Ungheria, si osserva una dinamica di convergenza verso i livelli dei paesi più sviluppati. La Polonia, ad esempio, è passata da circa 799 miliardi nel 2010 a oltre 1.700 miliardi nel 2023. Il paese ha tratto vantaggio dall’integrazione nell’economia europea, da una forte crescita industriale e da un buon livello di innovazione nel settore tecnologico. La Colombia e il Cile, pur con un PIL inferiore, mostrano una crescita costante, legata alla domanda internazionale di materie prime. Tuttavia, queste economie restano vulnerabili alla volatilità dei mercati globali e alla dipendenza da specifici settori.

I paesi baltici, come Lituania, Lettonia ed Estonia, rappresentano un caso interessante. Nonostante le piccole dimensioni, hanno registrato incrementi importanti grazie alla modernizzazione dell’apparato produttivo, all’adozione di tecnologie digitali e a politiche fiscali prudenti. In particolare, la Lituania ha quasi raddoppiato il suo PIL tra il 2010 e il 2023, mostrando un processo di convergenza accelerato.

L’impatto della pandemia nel biennio 2020-2021 è visibile in quasi tutti i paesi. Nel 2020, il PIL reale è sceso bruscamente, ma il valore nominale non sempre ha subito lo stesso calo, grazie agli interventi pubblici e alla tenuta dei prezzi. Negli Stati Uniti, ad esempio, la caduta è stata rapidamente compensata da una ripresa molto energica nel 2021. In Europa, la ripresa è stata più lenta, a causa di lockdown più lunghi e di una maggiore rigidità del mercato del lavoro. In paesi più piccoli e agili, come Israele, Irlanda o Nuova Zelanda, la ripresa è stata più veloce grazie all’uso di tecnologie digitali, all’elevata copertura vaccinale e alla flessibilità dell’economia.

L’evoluzione del PIL va poi letta in relazione alla distribuzione della ricchezza e del reddito. In molti paesi, specialmente in Europa occidentale e Nord America, la crescita del PIL non si è tradotta in un aumento proporzionale del potere d’acquisto per tutte le fasce della popolazione. L’inflazione, soprattutto tra il 2021 e il 2023, ha eroso i guadagni reali. In aggiunta, la concentrazione della ricchezza e le disparità regionali sono aumentate. Alcuni paesi, grazie a sistemi di welfare ben sviluppati come quelli scandinavi o la Germania, hanno saputo mitigare in parte questi squilibri, garantendo maggiore coesione sociale.

Guardando al 2024, i dati indicano un consolidamento della ripresa, sebbene con tassi di crescita più contenuti rispetto al periodo immediatamente successivo alla pandemia. Le economie avanzate, come Australia, Germania e Canada, stanno mostrando una crescita moderata, compatibile con un contesto di politica monetaria restrittiva e maggiore incertezza geopolitica. Gli Stati Uniti continuano a trainare la crescita globale, spinti dai settori dell’innovazione, dell’energia e dei servizi. Le economie emergenti europee, come la Polonia, proseguono nel loro processo di convergenza, beneficiando di investimenti e di una crescente integrazione nei mercati continentali.

In conclusione, l’analisi dell’andamento del PIL nei principali paesi OCSE tra il 2010 e il 2024 evidenzia un sistema economico globale in profonda trasformazione. Le economie sviluppate hanno mantenuto la loro centralità, ma quelle emergenti hanno fatto significativi progressi, riducendo il divario di reddito e modernizzando le proprie strutture produttive. Tuttavia, le disuguaglianze, le vulnerabilità energetiche e i rischi ambientali rappresentano sfide cruciali per il prossimo decennio. La crescita economica dovrà essere sempre più sostenibile, inclusiva e resiliente, per garantire un benessere diffuso e duraturo.

 

Fonte: OECD

 

Fonte: https://data-explorer.oecd.org/vis?lc=en&tm=DF_TABLE2&pg=0&snb=1&vw=tb&df[ds]=dsDisseminateFinalDMZ&df[id]=DSD_NAMAIN10%40DF_TABLE2&df[ag]=OECD.SDD.NAD&df[vs]=&pd=2010%2C2024&dq=A.USA%2BGBR%2BTUR%2BCHE%2BSWE%2BESP%2BSVN%2BSVK%2BPRT%2BPOL%2BNOR%2BNZL%2BNLD%2BMEX%2BLUX%2BLTU%2BLVA%2BKOR%2BJPN%2BITA%2BISR%2BIRL%2BISL%2BHUN%2BGRC%2BDEU%2BFRA%2BFIN%2BEST%2BDNK%2BCZE%2BCRI%2BCOL%2BCHL%2BCAN%2BBEL%2BAUT%2BAUS...B1GQ....USD_PPP.V..&ly[cl]=TIME_PERIOD&to[TIME_PERIOD]=false

 


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