Il reddito
nazionale disponibile lordo (Gross Domestic Income - GDI), espresso in dollari
USA a parità di potere d’acquisto (PPP) e a prezzi correnti, rappresenta la
somma dei redditi percepiti dai residenti di un paese, inclusi salari,
profitti, rendite e trasferimenti netti dall'estero. Questo indicatore è
particolarmente utile per confronti internazionali poiché neutralizza le
distorsioni derivanti dalle differenze nei livelli dei prezzi interni.
L’analisi dei dati relativi al periodo 2010–2024 mette in luce una crescita
diffusa, ma non omogenea, del GDI nei diversi paesi analizzati. Il contesto
storico di questo arco temporale è caratterizzato da eventi rilevanti come la
ripresa dalla crisi finanziaria del 2008, un rallentamento globale nel 2012, un
ciclo espansivo fino al 2019, la crisi pandemica del 2020 e il successivo
rimbalzo, accompagnato da inflazione e tensioni geopolitiche.
Osservando i
dati nel loro complesso, emerge che la maggior parte dei paesi ha registrato un
incremento del GDI nel lungo periodo, anche se con andamenti e intensità
differenti. I paesi del G7, in particolare Stati Uniti, Germania e Giappone,
continuano a primeggiare in termini assoluti. Tuttavia, alcune economie come
Irlanda, Corea del Sud e Lituania hanno mostrato i tassi di crescita più
elevati in termini relativi. Il 2020 rappresenta una frattura evidente: la
pandemia di COVID-19 ha causato un calo generalizzato o un forte rallentamento
del GDI, seguito però da un marcato rimbalzo nel biennio 2021–2022, sostenuto
da politiche fiscali e monetarie espansive.
Negli Stati
Uniti, il GDI è passato da circa 14.966 miliardi di dollari nel 2010 a oltre
23.800 miliardi nel 2021, evidenziando una crescita regolare interrotta solo
nel 2020, prima del forte recupero dell’anno successivo. La leadership
americana rimane salda. La Germania ha più che raddoppiato il proprio GDI,
passando da 3.249 miliardi a oltre 6.037 miliardi nel 2024, con una traiettoria
stabile sostenuta da una forte struttura industriale e da un surplus
commerciale consolidato. Il Giappone, pur partendo da livelli molto alti, ha
registrato una crescita più moderata, salendo da 4.525 miliardi nel 2010 a
oltre 6.200 miliardi nel 2023, grazie a politiche monetarie accomodanti.
Francia, Regno Unito e Italia mostrano andamenti simili nella prima parte del
decennio; tuttavia, mentre Francia e Regno Unito registrano un’accelerazione
più decisa nel post-pandemia, l’Italia rimane indietro, con una crescita più
contenuta che la porta da 2.092 miliardi nel 2010 a circa 3.589 miliardi nel
2024.
Tra le economie
OCSE non appartenenti al G7, Corea del Sud e Messico hanno avuto una
performance notevole. La Corea del Sud ha quasi raddoppiato il proprio GDI da
1.640 miliardi a quasi 2.900 miliardi nel 2023, spinta da un’economia
tecnologicamente avanzata e orientata all’export. Il Messico è passato da 1.807
miliardi a oltre 3.224 miliardi nello stesso periodo, beneficiando della sua
integrazione economica con gli Stati Uniti. La Turchia mostra una crescita
sostenuta, ma i dati più recenti sono parziali. L’espansione nominale del suo
GDI è evidente, ma va considerata con cautela data l’alta inflazione e
l’instabilità valutaria.
Paesi come
Irlanda, Lussemburgo e Svizzera rappresentano esempi di piccole economie
avanzate che hanno registrato una forte crescita. L’Irlanda è uno dei casi più
notevoli, con un GDI che passa da 197 miliardi nel 2010 a oltre 709 miliardi
nel 2022. Questo incremento è dovuto in gran parte alla presenza di
multinazionali, soprattutto nel settore tecnologico e farmaceutico, che
gonfiano i valori nominali rispetto alla dimensione reale dell’economia
domestica. Anche Lussemburgo e Svizzera mostrano traiettorie di crescita
stabili, con GDI che nel caso della Svizzera passano da circa 426 miliardi a
oltre 800 miliardi nel 2023.
Nei paesi
mediterranei, la Spagna ha mostrato un recupero significativo, passando da
1.481 miliardi a oltre 2.573 miliardi nel 2023, favorita dalla diversificazione
economica post-crisi del 2008. Grecia e Portogallo, pur partendo da livelli più
bassi, hanno anch’essi recuperato progressivamente: la Grecia da 309 miliardi a
oltre 428 miliardi e il Portogallo da 288 miliardi a 541 miliardi nel 2024.
L’Italia, pur essendo una delle maggiori economie dell’area, ha mostrato una
dinamica più lenta, con una ripresa post-2020 meno marcata rispetto ai vicini.
I paesi
dell’Europa centro-orientale, come Polonia, Ungheria, Slovacchia, Lituania,
Lettonia ed Estonia, hanno mostrato alcune delle crescite relative più
impressionanti. La Polonia ha più che raddoppiato il proprio GDI, da circa 798
miliardi nel 2010 a oltre 1.700 miliardi nel 2023. Simili trend si riscontrano
anche in Ungheria e Slovacchia, segno di una forte convergenza verso i livelli
dell’Europa occidentale, favorita da investimenti diretti esteri, fondi europei
e delocalizzazioni produttive. In paesi baltici come Lituania e Lettonia, il
GDI è cresciuto in modo consistente, confermando un percorso di modernizzazione
economica e di integrazione nell’economia europea.
Anche Australia
e Canada hanno mostrato andamenti solidi. L’Australia è passata da 943 miliardi
nel 2010 a oltre 2.010 miliardi nel 2024, mentre il Canada ha visto una
crescita regolare da 1.363 miliardi a circa 2.705 miliardi. Israele ha
registrato una crescita particolarmente forte, con un GDI che è più che
raddoppiato da 224 miliardi nel 2010 a oltre 555 miliardi nel 2024, trainato
dal settore hi-tech. Cile e Colombia, pur avendo livelli assoluti più
contenuti, mostrano una dinamica positiva, con il GDI che cresce costantemente
nel tempo, a dimostrazione della stabilità economica di fondo e
dell’integrazione nei mercati globali.
Dietro queste
tendenze si celano diversi fattori economici. L’espansione monetaria degli
ultimi anni, con tassi d’interesse storicamente bassi, ha favorito il credito e
la spesa pubblica. La globalizzazione ha sostenuto le economie emergenti,
mentre la pandemia ha temporaneamente interrotto queste dinamiche. Tuttavia,
gli interventi pubblici hanno generato un rimbalzo superiore alle aspettative.
Negli anni più recenti, l’inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse hanno
inciso sui dati nominali, facendo apparire una crescita del GDI che potrebbe
essere in parte illusoria dal punto di vista reale.
È dunque
necessario distinguere tra crescita nominale e benessere effettivo. In alcuni
paesi, come la Turchia, l’aumento del GDI è fortemente influenzato
dall’inflazione, mentre in altri, come l’Irlanda, è influenzato da dinamiche
fiscali e dalla presenza di grandi gruppi multinazionali. Si nota inoltre un
riposizionamento della leadership economica mondiale, con l’Asia orientale e
l’Europa centro-orientale che guadagnano terreno. Alcuni paesi avanzati
dell’Europa occidentale, come Italia e Grecia, mostrano segnali di stagnazione,
mentre quelli che hanno investito in innovazione e tecnologia, come Corea del
Sud, Irlanda e Israele, hanno ottenuto risultati superiori alla media.
Il reddito
nazionale disponibile lordo, se letto in chiave comparativa e nel contesto
delle dinamiche globali, evidenzia i profondi cambiamenti in corso nell’economia
mondiale. La crescita non è uniforme, ma mostra come le strategie di politica
economica, la composizione settoriale, l’innovazione e l’integrazione
internazionale siano determinanti nel plasmare il successo economico di ciascun
paese. La sostenibilità di questa crescita dipenderà dalla capacità di
mantenere equilibrio tra produttività, stabilità macroeconomica e coesione
sociale.
Fonte:
OCSE
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