L’analisi del reddito nazionale lordo (Gross National Income - GNI), espresso in dollari USA a parità di potere d’acquisto (PPP) e a prezzi correnti, consente una valutazione comparativa del benessere economico tra i paesi e della loro capacità di generare redditi da tutte le fonti, interne ed estere. A differenza del PIL, che misura il valore dei beni e servizi prodotti all'interno del territorio nazionale, il GNI include anche i redditi netti da e verso il resto del mondo, offrendo quindi una visione più completa delle risorse a disposizione dell’economia di ciascun paese. Nel periodo 2010–2024, i dati mostrano una generale crescita del GNI per la maggior parte delle economie, anche se a ritmi diversi e con alcune discontinuità legate a eventi globali, come la pandemia da COVID-19.
Negli Stati Uniti, il GNI passa da circa 15.185 miliardi nel 2010
a oltre 27.576 miliardi nel 2023, con una traiettoria di crescita pressoché
continua, interrotta solo da un rallentamento nel 2020. Questo andamento
riflette la forza strutturale dell’economia americana, la leadership tecnologica,
la capacità di attrarre investimenti esteri e la presenza internazionale delle
sue multinazionali. Anche il Giappone mostra una crescita sostenuta del reddito
nazionale, con valori che aumentano da circa 4.646 miliardi nel 2010 a oltre
6.582 miliardi nel 2023, grazie al ruolo di primo piano che l’economia
nipponica continua a ricoprire nei settori dell’alta tecnologia,
dell’automotive e dell’export.
La Germania, terza economia più forte in termini di GNI tra i
paesi OCSE, vede un incremento da 3.313 miliardi nel 2010 a oltre 6.253
miliardi nel 2024. Il modello tedesco, fondato su esportazioni, innovazione
industriale e finanza solida, si conferma uno dei più resilienti, capace di
generare surplus strutturali nei redditi primari e di accumulare ricchezza anche
nei momenti di crisi. Anche la Francia mostra una dinamica di crescita
positiva, sebbene meno marcata, passando da circa 2.392 miliardi nel 2010 a
oltre 4.056 miliardi nel 2023. L’andamento è costante, ma più vulnerabile agli
shock esterni, riflettendo una maggiore rigidità del sistema economico e del
mercato del lavoro.
Il Regno Unito, invece, presenta un andamento altalenante: da
2.291 miliardi nel 2010 a quasi 3.948 miliardi nel 2023. Gli effetti della
Brexit, uniti alla pandemia e alle recenti tensioni geopolitiche, hanno
influenzato negativamente la stabilità dei flussi di reddito, nonostante una
parziale ripresa post-2021. L’Italia mostra una dinamica più contenuta: da
2.087 miliardi nel 2010 a 3.566 miliardi nel 2024, evidenziando il peso della stagnazione
economica, l’alto debito pubblico e una crescita della produttività ancora
debole. Tuttavia, negli anni post-pandemici si registra una certa
accelerazione, che indica un parziale recupero di competitività e una maggiore
presenza sui mercati internazionali.
Tra le economie emergenti, il caso della Corea del Sud è
emblematico. Il suo GNI passa da circa 1.642 miliardi nel 2010 a oltre 2.949
miliardi nel 2023. Questa forte espansione è frutto di un modello industriale
orientato all’export, con importanti investimenti in tecnologia, istruzione e
infrastrutture. L’industria elettronica, in particolare, ha trainato la
crescita del GNI, insieme alla presenza crescente di multinazionali coreane in
Asia e nel resto del mondo. Un altro paese con un'evoluzione simile è il
Messico, che mostra un passaggio da circa 1.788 miliardi a oltre 3.144 miliardi
nel 2023. In questo caso, il GNI è cresciuto grazie all’integrazione produttiva
con gli Stati Uniti e il Canada, agevolata dagli accordi di libero scambio come
il NAFTA e il più recente USMCA.
Anche il Canada evidenzia una crescita continua del GNI, da circa
1.336 miliardi nel 2010 a oltre 2.666 miliardi nel 2024. L’economia canadese ha
beneficiato della stabilità politica, dell’apertura commerciale e della
gestione prudente delle risorse naturali. L’Australia segue una traiettoria
simile, con un GNI che cresce da circa 905 miliardi a quasi 1.891 miliardi nel
2023, nonostante alcune oscillazioni legate alla dipendenza dai prezzi delle
materie prime e alle dinamiche dei flussi migratori. Tra le piccole economie
avanzate, l’Irlanda spicca per una crescita molto forte: da circa 165 miliardi
nel 2010 a oltre 504 miliardi nel 2023. Questo incremento è, tuttavia,
fortemente condizionato dalla presenza di grandi multinazionali che operano nel
paese grazie a una fiscalità favorevole.
Tra i paesi nordici, la Svezia mostra una dinamica espansiva
molto regolare, passando da 405 miliardi nel 2010 a oltre 783 miliardi nel
2024. Anche la Norvegia cresce, passando da 287 miliardi a oltre 672 miliardi
nel 2022, trainata dalle rendite petrolifere e dalle esportazioni energetiche.
La Danimarca, seppur su scala minore, cresce anch’essa da circa 242 miliardi
nel 2010 a oltre 491 miliardi nel 2024, sostenuta da un'economia diversificata
e da alti livelli di innovazione. La Finlandia segue con una progressione che
va da 211 miliardi a oltre 361 miliardi nello stesso periodo.
Nel contesto dell’Europa centro-orientale, la Polonia emerge come
una delle economie con la crescita più vigorosa, passando da 771 miliardi nel
2010 a oltre 1.643 miliardi nel 2023. Questo risultato si deve a una
combinazione di investimenti esteri, utilizzo efficiente dei fondi europei e
crescita interna del mercato del lavoro. Anche l’Ungheria e la Slovacchia
mostrano dinamiche positive, sebbene su scala inferiore. La Slovacchia, ad
esempio, sale da circa 133 miliardi a oltre 250 miliardi nel 2024, mentre
l’Ungheria cresce da 206 a circa 421 miliardi.
Tra i paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania registrano
aumenti consistenti del GNI, con valori che si sono quasi raddoppiati o
triplicati. L’Estonia, ad esempio, passa da 27 a oltre 62 miliardi, mentre la
Lituania sale da 61 a oltre 141 miliardi. Questi paesi, piccoli ma dinamici,
beneficiano di economie flessibili, investimenti tecnologici e apertura ai
mercati europei.
La Turchia merita una menzione a parte. Il suo GNI passa da circa
1.257 miliardi nel 2010 a oltre 3.290 miliardi nel 2022. Tuttavia, questa
crescita è in parte nominale, trainata da inflazione e svalutazione della lira,
e va letta con cautela. La sostenibilità del modello economico turco è oggetto
di dibattito, soprattutto per la forte dipendenza da capitali esteri e
l’instabilità politica degli ultimi anni.
Il GNI della Spagna passa da 1.459 miliardi a oltre 2.561
miliardi nel 2023. Dopo la crisi del debito sovrano nei primi anni del
decennio, l’economia spagnola ha recuperato gradualmente competitività, con
un’espansione trainata dal turismo, dalle esportazioni e dagli investimenti
infrastrutturali. Anche il Portogallo ha visto miglioramenti significativi,
salendo da circa 279 miliardi a oltre 531 miliardi nel 2024, grazie a riforme
strutturali, attrattività per l’immigrazione qualificata e investimenti diretti
esteri.
Nei paesi dell’America Latina, il Cile e la Colombia mostrano una
crescita regolare del GNI. Il Cile sale da 287 a oltre 649 miliardi,
beneficiando delle esportazioni minerarie e della stabilità macroeconomica. La
Colombia, da 463 a oltre 1.113 miliardi, ha visto una crescita più sostenuta, legata
all’espansione del settore dei servizi e alla maggiore inclusione finanziaria.
Costa Rica, pur con valori assoluti inferiori, cresce da circa 58 miliardi a
oltre 142 miliardi nel 2024, a dimostrazione del progresso dell’area
centroamericana più stabile.
I Paesi Bassi registrano una crescita del GNI da circa 748
miliardi a oltre 1.388 miliardi, confermando la propria posizione di economia
avanzata con forte attrattività per gli investimenti internazionali. La
Svizzera, invece, sale da circa 448 a oltre 779 miliardi nel 2023, rafforzando
la sua posizione tra le economie ad alto reddito, grazie al settore bancario,
farmaceutico e alla stabilità istituzionale.
In sintesi, il GNI è
cresciuto per quasi tutti i paesi esaminati, ma le modalità e le velocità di
tale crescita variano notevolmente. Alcune economie hanno beneficiato di
modelli orientati all’export, altre della presenza di capitali internazionali,
mentre molte economie emergenti hanno tratto vantaggio dalla globalizzazione e
dalla maggiore apertura dei mercati. Tuttavia, è importante sottolineare che la
crescita del GNI nominale non sempre corrisponde a un miglioramento del
benessere reale, specialmente nei contesti in cui la crescita è trainata da
inflazione o squilibri strutturali. Il GNI, quindi, resta uno strumento
prezioso per misurare il potenziale economico e la capacità di attrarre e
trattenere ricchezza, ma va interpretato alla luce dei contesti economici,
sociali e politici specifici di ciascun paese.
Fonte: OCSE
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