Il saldo di
finanziamento netto, espresso come differenza tra risparmio e investimenti
all'interno del settore istituzionale dell'economia totale, rappresenta una
delle misure chiave per comprendere la sostenibilità delle politiche economiche
di un paese. Un valore positivo indica un prestito netto, cioè il paese è un
creditore rispetto al resto del mondo, mentre un valore negativo corrisponde a
un indebitamento netto, segnalando che le spese superano il risparmio
disponibile.
Negli Stati
Uniti, i valori sono costantemente negativi in tutto il periodo dal 2010 al
2023. Il deficit si aggira attorno ai 500 miliardi di dollari nei primi anni
del decennio, aumentando progressivamente fino a oltre 1.1 trilioni nel 2023.
Questo indica che, nonostante l'elevata produzione e reddito disponibile, gli
Stati Uniti continuano a spendere molto di più di quanto risparmiano,
mantenendo un modello di crescita fortemente basato sull'indebitamento esterno.
La situazione si è accentuata particolarmente dopo il 2020, quando le misure
fiscali espansive adottate per fronteggiare la pandemia hanno ulteriormente
ampliato il deficit.
La Germania, al
contrario, si distingue come uno dei maggiori creditori netti del periodo. I
saldi positivi partono da circa 182 miliardi nel 2010 e superano i 300 miliardi
nel 2023. Questo trend riflette un'economia con una forte propensione al
risparmio, trainata da un consistente surplus commerciale e da un'elevata
competitività delle esportazioni. Anche in momenti di crisi, come nel 2020, la
Germania mantiene un saldo ampiamente positivo, segno della sua stabilità
macroeconomica.
L'Italia mostra
un profilo piuttosto altalenante. Nei primi anni del decennio, il paese
registra un forte disavanzo, fino a -67 miliardi nel 2010. Tuttavia, a partire
dal 2012 si osserva un'inversione di tendenza che culmina con un saldo positivo
superiore agli 86 miliardi nel 2019. Questa evoluzione positiva è il risultato
di una maggiore disciplina fiscale e del miglioramento della bilancia dei
pagamenti. Tuttavia, il 2022 segna un ritorno al disavanzo, probabilmente a
causa dell'aumento della spesa pubblica per contrastare gli effetti della crisi
energetica e dell'inflazione.
La Francia
presenta costantemente saldi negativi, spesso superiori ai 20 miliardi di
dollari, con punte molto ampie come nel 2020 quando si tocca un disavanzo di
oltre 64 miliardi. Anche nei periodi di miglioramento economico, come il 2021,
i saldi positivi sono temporanei e non riescono a invertire la tendenza di
fondo. Il persistente indebitamento suggerisce una struttura di spesa pubblica
elevata rispetto al risparmio disponibile.
Il Regno Unito
evidenzia una situazione strutturalmente deficitaria. A partire dal 2010, con
un disavanzo di circa 64 miliardi, il paese vede un progressivo peggioramento
del saldo, che raggiunge valori intorno ai 139 miliardi nel 2015. Anche negli
anni successivi, malgrado alcuni miglioramenti relativi, il deficit resta
ampiamente negativo. Il saldo del 2023 indica ancora un forte squilibrio,
riflettendo probabilmente l'impatto economico della Brexit, le politiche
fiscali espansive e l'inflazione.
Il Canada mostra
anch'esso una tendenza all'indebitamento, con saldi negativi che si mantengono
sopra i 40 miliardi di dollari per quasi tutto il periodo, raggiungendo picchi
di -68 miliardi nel 2015 e di -51 miliardi nel 2023. Anche in questo caso,
l'elevato livello di investimenti pubblici, specie nel settore delle
infrastrutture e dei servizi sociali, non è compensato da un risparmio interno
sufficiente.
La Spagna, dopo
un forte disavanzo nei primi anni, riesce a migliorare il proprio saldo,
passando da -47 miliardi nel 2010 a un attivo di oltre 96 miliardi nel 2023.
Questo cambiamento è attribuibile in gran parte alle riforme strutturali, al
contenimento della spesa pubblica e a un maggiore equilibrio della bilancia dei
pagamenti, che hanno permesso al paese di rientrare su una traiettoria più
sostenibile.
La Corea del
Sud, storicamente un paese con forte propensione all'export, presenta saldi
positivi per tutto il periodo, con picchi significativi tra il 2014 e il 2016 e
un leggero calo nel 2022. Questa performance riflette una gestione fiscale
prudente e una bilancia commerciale in attivo, frutto di un settore industriale
fortemente competitivo e innovativo.
Anche i Paesi
Bassi evidenziano una posizione finanziaria estremamente solida, con saldi
positivi che superano i 120 miliardi nel 2021 e raggiungono i 234 miliardi nel
2022. Questa dinamica è indicativa di un'economia aperta e orientata
all'export, con una forte capacità di generare surplus esterni.
La Svizzera si
distingue per saldi anch'essi positivi e volatili. Dopo un valore
particolarmente elevato nel 2010 (oltre 51 miliardi), il saldo si riduce ma
rimane in territorio positivo per la maggior parte degli anni. Il picco del
2022 (oltre 72 miliardi) conferma la capacità della Svizzera di mantenere
stabilità finanziaria grazie a un sistema bancario solido, un settore
industriale competitivo e una forte attrattività degli investimenti.
Il Giappone, pur
partendo con valori molto alti, mostra una riduzione dei saldi positivi nel
tempo. Dopo il 2015, il saldo netto si mantiene attorno ai 150-200 miliardi,
indicando una certa stabilità, ma con una tendenza al rallentamento rispetto ai
primi anni del decennio. L'invecchiamento della popolazione, la bassa crescita
e l'elevato debito pubblico sono fattori strutturali che influenzano questa
dinamica.
Diversi paesi
dell'Est Europa, come la Polonia, la Slovacchia e la Slovenia, mostrano
andamenti molto variabili. La Polonia, ad esempio, passa da saldi negativi fino
al 2014 a valori positivi e poi nuovamente in rosso nel 2022. Questo riflette
la vulnerabilità di economie ancora in fase di consolidamento rispetto a shock
esterni. Anche la Slovacchia mostra forti oscillazioni, con una tendenza più
marcata al deficit negli anni recenti.
L'Irlanda
presenta un caso molto peculiare. Dopo forti disavanzi nel primo decennio, il
saldo migliora drasticamente nel 2021, superando i 74 miliardi, e mantenendosi
su livelli elevati anche nel 2023. Questo risultato è fortemente influenzato
dalla presenza di grandi multinazionali che, tramite operazioni fiscali
complesse, incrementano temporaneamente il saldo delle partite correnti.
In sintesi,
l'analisi del saldo netto di finanziamento offre una prospettiva chiara sulla
capacità dei paesi di finanziare le proprie attività economiche senza ricorrere
all'indebitamento esterno. Le economie più forti, con bilance commerciali
positive e risparmi interni elevati, tendono a mantenere saldi positivi, mentre
paesi con alti livelli di spesa o forti squilibri strutturali mostrano deficit
persistenti. Le crisi economiche, le politiche fiscali espansive e i
cambiamenti geopolitici hanno un impatto diretto su questi saldi, rendendoli un
indicatore cruciale per la valutazione della salute economica di lungo termine
di una nazione.
Fonte: OCSE
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